Pietre d'inciampo in Emilia-Romagna
La lista delle pietre d'inciampo in Emilia-Romagna contiene l'elenco delle pietre d'inciampo (in tedesco Stolpersteine) poste in Emilia-Romagna. Esse commemorano le vittime della persecuzione del regime nazista nell'ambito di un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig estesa a tutta l'Europa. La prima pietra d'inciampo in Emilia-Romagna è stata collocata a Ravenna il 13 gennaio 2013. Al 2024 le Stolpersteine in Emilia-Romagna sono 298.
Città metropolitana di Bologna
[modifica | modifica wikitesto]In provincia di Bologna sono presenti 17 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Casalecchio di Reno il 12 gennaio 2018.
Bologna
[modifica | modifica wikitesto]Nel comune di Bologna si trovano 15 pietre di inciampo, tutte poste l'8 gennaio 2020 nell'ambito di un progetto sostenuto dal Tavolo della Memoria, che riunisce Comune, Regione, Università, Ufficio scolastico regionale, Istituto Parri, Comunità ebraica, Museo ebraico di Bologna, Associazione Figli della Shoah, ANPI e ANED.[1] Nel 2021 gli alunni dell'IIS Aldini Valeriani hanno partecipato al progetto Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, raccontando la storia delle famiglie Calò e Baroncini e di Mario Finzi con un video proiettato sul muro del Quadriportico dell'Istituto Parri.[2][3]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
8 gennaio 2020 | Via de' Gombruti 9[E 1] 44°29′37.03″N 11°20′14.13″E |
QUI ABITAVA
LEONE ALBERTO ORVIETO NATO 1866 ARRESTATO DIC.1943 DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 6.2.1944 |
Livorno 6 dicembre 1866 - Auschwitz 6 febbraio 1944), dal 1899 rabbino capo della comunità ebraica bolognese, fu durante il suo incarico che nel 1928 venne edificata la nuova Sinagoga di Bologna. Rifugiatosi a Firenze dopo l'8 settembre 1943, nel dicembre venne però denunciato e arrestato assieme alla moglie Margherita dal Reparto dei Servizi Speciali fiorentino, meglio noto come Banda Carità. Fu trasferito prima a Milano, da dove il 30 gennaio 1944 fu deportato ad Auschwitz. Morì all'arrivo, il 6 febbraio dello stesso anno.[1]
Leone Alberto Orvieto ( | |
QUI ABITAVA
MARGHERITA CANTONI ORVIETO NATA 1872 ARRESTATA DIC. 1943 DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Margherita Cantoni ( | |||
Strada Maggiore 13 44°29′36.72″N 11°20′53.02″E |
QUI ABITAVA
ADELAIDE DI SEGNI CALÒ NATA 1896 ARRESTATA 13.5.1944 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 30.6.1944 |
Roma 21 ottobre 1896 - Auschwitz 30 giugno 1944), commerciante ambulante. Dopo che le fu vietato di svolgere il suo lavoro a causa delle leggi razziali, sopravvisse molto probabilmente grazie all'aiuto dell'associazione ebraica DELASEM, tramite il suo segretario emiliano Mario Finzi, e di confraternite. Successivamente si nascose assieme ai figli sulle colline bolognesi a Savigno, dove però, disperata, senza denaro, tessere annonarie e documenti, si consegnò il 13 maggio 1944 ai Carabinieri locali che la arrestarono assieme ai figli. Dopo essere stata trasferita in un primo tempo a Bologna, il 26 giugno venne internata a Fossoli e da lì venne deportata ad Auschwitz. Morì all'arrivo, il 30 giugno 1944.[1]
Adelaide Di Segni ( | ||
QUI ABITAVA
DAVID CALÒ NATO 1917 ARRESTATO 13.5.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 3.3.1945 BUCHENWALD |
Roma 10 agosto 1917 - Buchenwald 3 marzo 1945), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Morì a Buchenwald il 3 marzo del 1945.[1]
David Calò ( | |||
QUI ABITAVA
RAIMONDO CALÒ NATO 1926 ARRESTATO 13.5.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Raimondo Calò, ( | |||
QUI ABITAVA
JAK EMANUELE CALÒ NATO 1927 ARRESTATO 13.5.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Jak Emanuele Calò, ( | |||
QUI ABITAVA
SERGIO CALÒ NATO 1930 ARRESTATO 13.5.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Sergio Calò, ( | |||
QUI ABITAVA
AURELIANO CALÒ NATO 1932 ARRESTATO 13.5.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 30.6.1944 |
Aureliano Calò, ( | |||
QUI ABITAVA
ALBERTA CALÒ NATA 1932 ARRESTATA 13.5.1944 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 30.6.1944 |
Alberta Calò ( | |||
Via del Cestello 4 44°29′16.53″N 11°20′49.55″E |
QUI ABITAVA
MARIO FINZI NATO 1913 ARRESTATO 6.4.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ MORTO 27.2.1945 |
Mario Finzi (Bologna 15 luglio 1913 - Auschwitz 22 o 27 febbraio 1945), laureato giovanissimo in legge, dal 1937 era uditore giudiziario, incarico che perse nel 1938 a causa delle leggi razziali. Nel 1939 emigrò a Parigi dove lavorò come pianista, ma scaduto il visto dovette tornare in Italia. Lo stesso anno si avvicinò ai gruppi clandestini di Giustizia e Libertà e ai gruppi di assistenza ai suoi correligionari, divenendo segretario emiliano della DELASEM. Dopo un breve arresto per antifascismo nel 1943, dall'8 settembre iniziò a prestare aiuto ai partigiani di Vergato, fino al 6 aprile 1944 quando fu arrestato a Bologna. Internato a Fossoli, il 16 maggio venne deportato ad Auschwitz, dove morì il 27 febbraio, un mese dopo la liberazione, a causa dei maltrattamenti subiti.[1]
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Via Rimesse 25 44°29′42.21″N 11°22′22.69″E |
QUI ABITAVA
ADELCHI BARONCINI NATO 1889 ARRESTATO 24.2.1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 MAUTHAUSEN ASSASSINATO 3.1.1945 |
Conselice 4 novembre 1889 - Castello di Hartheim 3 gennaio 1945), sposato con Teresa Benini, era operaio alla O.A.R.E., Officina Automezzi Riparazione dell'Esercito. Dopo l'8 settembre entrò nella Resistenza nella 7ª Brigata GAP Garibaldi "Gianni", stampando in casa volantini antifascisti, con l'aiuto delle figlie. Il 24 febbraio 1944 il suo arresto da parte della Gestapo per sabotaggio della produzione bellica portò alla scoperta della tipografia clandestina e all'arresto del resto della famiglia. Adelchi e la figlia Lina vennero interrogati e torturati per un mese nella sede bolognese della Gestapo, per poi raggiungere il resto della famiglia nelle carceri cittadine. Il 6 maggio tutta la famiglia venne internata a Fossoli, ma in seguito il solo Adelchi fu trasferito nel campo di Bolzano. Da qui venne deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 7 agosto. Fu ucciso il 3 gennaio 1945 nel Castello di Hartheim, campo di sterminio destinato agli inabili al lavoro di Mauthausen e Dachau.[1][4]
Adelchi Baroncini ( | ||
QUI ABITAVA
TERESA BENINI BARONCINI NATA 1893 ARRESTATA 24.2.1944 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 1944 RAVENSBRÜCK ASSASSINATA 26.1.1945 |
Imola 19 maggio 1893 - Ravensbrück 26 gennaio 1945), moglie di Adelchi Baroncini, casalinga. Venne arrestata assieme alle figlie e trasferita nel carcere cittadino di Bologna. Il 6 maggio fu internata assieme al marito e alle figlie a Fossoli, da dove il 2 agosto venne inizialmente trasferita con le figlie a Verona, venendo poi tutte deportate a Ravensbrück come prigioniere politiche, dove arrivarono quattro giorni dopo. Morì nel campo il 26 gennaio 1945.[1][5]
Teresa Benini ( | |||
QUI ABITAVA
JOLE BARONCINI NATA 1917 ARRESTATA 24.2.1944 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 1944 RAVENSBRÜCK ASSASSINATA 4.3.1945 |
Imola 13 agosto 1917 - Ravensbrück 4 marzo 1945), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Arrestata assieme alle madre e alle sorelle, ne seguì il destino fino a Ravensbrück. Morì nel campo il 4 marzo 1945.[1]
Jole Baroncini ( | |||
QUI ABITAVA
ANGELA BARONCINI NATA 1923 ARRESTATA 24.2.1944 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 1944 RAVENSBRÜCK |
Bologna 20 luglio 1923 - ??), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. All'arresto, dopo aver tentato inutilmente di addossarne su di sé la responsabilità del materiale clandestino e di scagionare madre e sorelle, venne portata nella sede della Gestapo, dove fu interrogata e torturata per un mese assieme al padre, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine assieme al resto della famiglia. Da qui seguì il destino della madre e delle sorelle fino a Ravensbrück. Successivamente fu nuovamente trasferita a Salzwedel, un sottocampo di Neuengamme, dove il 12 aprile 1945 fu liberata dalle truppe americane. Nel 1978 testimoniò assieme alla sorella Nella la propria esperienza di deportata nel libro Le donne di Ravensbrueck. Testimonianze di deportate politiche italiane.[1][6]
Angela Baroncini detta Lina ( | |||
QUI ABITAVA
NELLA BARONCINI NATA 1925 ARRESTATA 24.2.1944 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 1944 RAVENSBRÜCK |
Bologna 26 agosto 1925 - Bologna 19 aprile 2015), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Arrestata assieme alle madre e alle sorelle, fu deportata assieme a loro a Ravensbrück. Sopravvisse e il 30 aprile 1945 fu liberata nel campo dalle truppe sovietiche. Tornata nella città natale, vi visse sino alla morte, avvenuta in tarda età. Nel corso degli anni fece numerose testimonianze della propria esperienza di deportata: la prima nel 1961, poi ancora nel 1978 (assieme alla sorella Lina) nel libro Le donne di Ravensbrueck. Testimonianze di deportate politiche italiane, poi ancora nel 1980 nell'opera La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, e infine nel 2000 con una video-testimonianza a Rai Educational.[1][7][8]
Nella Baroncini, ( |
Casalecchio di Reno
[modifica | modifica wikitesto]Casalecchio di Reno accoglie due pietre d'inciampo, poste il 12 gennaio 2018 nell'ambito di un'iniziativa promossa dal Comune in collaborazione con l'Istituto storico Parri Emilia-Romagna, la scuola secondaria "G. Galilei" (i cui studenti hanno contribuito a ricostruire le biografie dei deportati), e con le associazioni che compongono il Tavolo di co-progettazione della Memoria Civile.[9]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
12 gennaio 2018 | Piazza del Popolo[E 2] 44°28′39.81″N 11°16′35.09″E |
A CASALECCHIO VIVEVA
VANES DE MARIA NATO 1921 PARTIGIANO ARRESTATO 10.11.1943 CHERSO, JUGOSLAVIA DEPORTATO 1943 DACHAU LIBERATO |
Casalecchio di Reno 7 settembre 1921 - ??), disegnatore meccanico. Nel 1940 fu convocato alla leva e prestò servizio come marconista nell'Isola di Cherso, nella Jugoslavia occupata dagli italiani. Dopo l'8 settembre fu fatto prigioniero dagli ustascia, ma fu liberato dai partigiani comunisti dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia. Si unì a loro col nome di battaglia "Druse", ma due mesi dopo fu catturato dai nazisti e deportato come prigioniero politico a Dachau, dove arrivò il 20 novembre 1943. Passò per i sottocampi di Kempten e Kottern, dove riuscì a sfuggire alla marcia della morte verso Innsbruck e dove il 30 aprile 1945 venne liberato dalle truppe americane. Nel 2004 testimoniò la propria esperienza di deportato per il progetto Lager e Deportazione dei Comuni di Nova Milanese e Bolzano (vedi Lager e deportazione – Le testimonianze: Vanes De Maria (PDF) [collegamento interrotto], su lageredeportazione.org.)[9]
Vanes De Maria ( | |
A CASALECCHIO VIVEVA
GIOVANNI GALLI NATO 1923 PARTIGIANO ARRESTATO 24.12.1944 CARCERE DI TORINO DEPORTATO 1945 MAUTHAUSEN ASSASSINATO 17.3.1945 |
Casalecchio di Reno 24 giugno 1923 - Gusen 17 marzo 1945), diplomato in ragioneria. A dicembre 1943 venne chiamato alle armi dalla Repubblica Sociale, si presentò, e fu destinato a Torino, nell'aeronautica. Nell'agosto 1944 disertò, aderendo alla Brigata Giustizia e Libertà "Nanni Camporese", operante nella città, col nome di battaglia "Raggi". Il 24 dicembre venne catturato, a gennaio venne internato nel campo di Bolzano-Gries, da dove fu deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Successivamente fu trasferito nel campo di Gusen, dove morì il 17 marzo 1945.[9]
Giovanni Galli ( |
Provincia di Forlì-Cesena
[modifica | modifica wikitesto]Nella provincia di Forlì-Cesena si trovano 23 pietre d'inciampo. La prima pietra è stata collocata a Cesena il 19 gennaio 2022.
Cesena
[modifica | modifica wikitesto]A Cesena si trovano 9 pietre d'inciampo, posate nel gennaio 2022.[10][11]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
19 gennaio 2022 | Piazza del Popolo, 3 44°08′14.14″N 12°14′31.52″E |
QUI ABITAVA
MARIO SARALVO NATO 1891 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 23.5.1944 |
Cesena, 19 maggio 1891 - Auschwitz, 23 maggio 1944), figlio di Samuele e Luigia Ester Del Vecchio, marito di Amalia Levi, padre di Giorgio Saralvo. La famiglia gestiva un negozio di generi diversi. Arrestato con la famiglia probabilmente nel dicembre 1943 e trasferiti nel carcere “Caterina Sforza” di Forlì, a cui segue la prigionia a Fossoli
ed infine la deportazione nel Reich con il trasporto n° 10 del 16 maggio 1944 con destinazione Auschwitz con arrivo il 23 maggio 1944. A questa data viene fatta risalire la morte.[12]
Mario Saralvo ( | |
QUI ABITAVA
AMALIA LEVI NATA 1893 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA MAGGIO 1944 |
Casale Monferrato, 12 settembre 1893 - Auschwitz, ???.5.1944), figlia di Aronne e Romilda Treves, moglie di Mario Saralvo, madre di Giorgio Saralvo; condivide il tragico destino della famiglia: arrestata probabilmente nel dicembre 1943, trasferita nel carcere “Caterina Sforza” di Forlì, a cui segue la prigionia a Fossoli
ed infine la deportazione nel Reich con il trasporto n° 10 del 16 maggio 1944 con destinazione Auschwitz con arrivo il 23 maggio 1944. Si ipotizza la morte all'arrivo al campo.[13]
Amalia Levi Saralvo ( | |||
QUI ABITAVA
GIORGIO SARALVO NATO 1915 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 23.5.1944 |
Cesena, 14 giugno 1915 - Auschwitz, 23 maggio 1944), figlio di Mario Saralvo e Amalia Levi Saralvo, segue la famiglia nel suo tragico destino: arrestato probabilmente nel dicembre 1943, trasferito nel carcere “Caterina Sforza” di Forlì, a cui segue la prigionia a Fossoli
ed infine la deportazione nel Reich con il trasporto n° 10 del 16 maggio 1944 con destinazione Auschwitz con arrivo il 23 maggio 1944. Si ipotizza la morte all'arrivo al campo.[14]
Giorgio Saralvo ( | |||
25 gennaio 2022 | Corso Giuseppe Garibaldi 44°08′11.62″N 12°14′49.2″E |
QUI ABITAVA
LUCIA FORTI NATA 1879 ARRESTATA 17.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Lugo di Romagna, 20 febbraio 1879 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlia di Emanuele e Cleofe Jachia. Con le sorelle Elda Forti, Lina Forti, Anna Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano a Cesena da Bologna ospitate dalle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][18]
Lucia Forti ( | |
QUI ABITAVA
ELDA FORTI NATA 1881 ARRESTATA 17.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Lugo di Romagna, 7 agosto 1881 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), condivide il tragico destino delle sorelle Lucia Forti, Lina Forti, Anna Forti, e delle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia presso le quali, le quattro sorelle Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano, a Cesena da Bologna. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][19]
Elda Forti ( | |||
QUI ABITAVA
LINA FORTI NATA 1883 ARRESTATA 17.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Lugo di Romagna, 4 agosto 1883 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), condivide il tragico destino delle sorelle Lucia Forti, Elda Forti, Anna Forti, e delle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia presso le quali, le quattro sorelle Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano, a Cesena da Bologna. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][20]
Lina Forti ( | |||
QUI ABITAVA
ANNA FORTI NATA 1885 ARRESTATA 17.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Lugo di Romagna, 3 novembre 1885 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), condivide il tragico destino delle sorelle Lucia Forti, Elda Forti, Lina Forti, e delle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia presso le quali, le quattro sorelle Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano, a Cesena da Bologna. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][21]
Anna Forti ( | |||
Corso Ubaldo Comandini, 54 44°08′11.22″N 12°15′06.42″E |
QUI ABITAVA
DIANA JACCHIA NATA 1881 ARRESTATA 17.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Lugo di Romagna, 21 maggio 1881 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlia di Sabatino e Fanny Forti, sorella di Dina Jacchia, nubile, residente a Cesena fin dalla giovinezza, modista come la sorella. Ebrea, è arrestata il 17 dicembre 1943 insieme alla sorella e alle quattro cugine, Lucia, Elda, Lina e Anna Forti, sfollate da Bologna e ospitate in casa Jacchia. Condotte temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][22]
Diana Jacchia ( | ||
QUI ABITAVA
DINA JACCHIA NATA 1884 ARRESTATA 17.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Lugo di Romagna, 16 ottobre 1884 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), sorella di Diana Jacchia, anch'essa nubile, a Cesena dalla giovinezza come la sorella, modista come la sorella. Ebrea, è arrestata il 17 dicembre 1943 insieme alla sorella e alle quattro cugine, Lucia, Elda, Lina e Anna Forti, sfollate da Bologna e ospitate in casa Jacchia. Condotte temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][23]
Dina Jacchia ( |
Forlì
[modifica | modifica wikitesto]A Forlì si trovano 14 pietre d'inciampo, posate tra il 2022 e 2023.[24][25]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
25 gennaio 2022 | Corso Giuseppe Garibaldi, 2 44°13′21.03″N 12°02′23.56″E |
QUI ABITAVA
NISSIM MATATIA NATO 1889 ARRESTATO NOV.1943 DEPORTATO 1943 AUSCHWITZ ASSASSINATO 27.4.1944 |
Smirne, ??? 1889 - Auschwitz, 27 aprile 1944), ebreo, figlio di Salomon, sposa Matilde Hakim dalla quale avrà tre figli: Beniamino Nino Matatia, Camelia Matatia e Roberto Matatia. Commerciante pellicciaio benestante, veste le mogli dei gerarchi fascisti locali. A Riccione, la villa di proprietà, in cui la famiglia Matatia trascorre le vacanze, confina con quella di Mussolini. L'emanazione delle leggi razziali fasciste, le conseguenti discriminazioni, sono il preludio alla tragedia della Shoah. Arrestato a Bologna nel novembre 1943 è internato a Verona quindi da lì deportato nel Reich con il trasporto n° 5 del 6 dicembre 1943 con destinazione Auschwitz dove arriva l'11 dicembre 1943; numero di matricola 16801, muore il 27 aprile 1944.[24][26][27]
Nissim Matatia ( | |
QUI ABITAVA
MATILDE HAKIM NATA 1897 ARRESTATA 1.12.1943 DEPORTATA 1944 ASSASSINATA |
Smirne, 12 aprile 1895 - Auschwitz, ???), ebrea, figlia di Samuele e Luna Norma Sardas, moglie di Nissim Matatia dalla quale avrà tre figli: Beniamino Nino Matatia, Camelia Matatia e Roberto Matatia. Catturata a Savigno dov'era sfollata con i figli, arrestata a Savignano sul Panaro il 1º dicembre 1943. Rinchiusa prima a Bologna quindi San Vittore[15], infine deportata nel Reich con il convoglio n° 6 del 30 gennaio 1944 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano con destinazione Auschwitz. Più nulla è dato di sapere sul suo destino.[24][28]
Matilde Hakim ( | |||
QUI ABITAVA
NINO MATATIA NATO 1924 ARRESTATO 1.12.1943 DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ LIBERATO |
Forlì, 1 febbraio 1924 - ???, 1947), figlio di Nissim Matatia e Matilde Hakim, è arrestato a Savignano sul Panaro il 4 dicembre 1943. Come la madre ed i fratelli è rinchiuso prima a Bologna quindi San Vittore,[15] infine deportato nel Reich con il convoglio n° 6 del 30 gennaio 1944 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano con destinazione Auschwitz; numero di matricola 173446. Suona la fisarmonica nella macabra orchestrina del campo ed è probabilmente la sua salvezza. È liberato il 27 gennaio 1945, ma gravemente debilitato dalla prigionia muore due anni dopo. Riposa nel Campo Nuovo Israelitico della Certosa di Bologna.[24][27][29][30]
Beniamino "Nino" Matatia ( | |||
QUI ABITAVA
CAMELIA MATATIA NATA 1926 ARRESTATA 1.12.1943 DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Forlì, 5 marzo 1926 - Auschwitz, ???), figlia di Nissim Matatia e Matilde Hakim, sorella di Nino e Roberto, è arrestata con la famiglia a Savignano sul Panaro il 1 dicembre 1943. Come la madre ed i fratelli rinchiusa prima a Bologna quindi San Vittore,[15] infine deportata nel Reich con il convoglio n° 6 del 30 gennaio 1944 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano con destinazione Auschwitz. Ignota la data della sua morte.[24][31].
Camelia Matatia ( | |||
QUI ABITAVA
ROBERTO MATATIA NATO 1929 ARRESTATO NOV.1943 DEPORTATO 1943 AUSCHWITZ ASSASSINATO 18.1.1945 |
Forlì, ??? 1929 - Auschwitz, 18 gennaio 1945), figlio di Nissim Matatia e Matilde Hakim, fratello di Nino e Camelia. Col padre condivide il tragico destino: arrestato a Bologna nel novembre 1943 è internato a Verona quindi da lì deportato nel Reich con il trasporto n° 5 del 6 dicembre 1943 con destinazione Auschwitz, numero di matricola 168013, muore il 18 gennaio 1945.[24][32]
Roberto Matatia ( | |||
Corso Armando Diaz, 63 44°13′13.37″N 12°02′21.11″E |
QUI ABITAVA
REMIGIO DIENA NATO 1923 ARRESTATO 8.3.1944 DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 1945 |
Milano, 13 marzo 1923 - Auschwitz, ??? 1945), figlio di Arturo e Lidia Sacerdoti. Studente di medicina, è arrestato nel marzo del 1944 a Parma. Deportato nel Reich partendo da Modena con destinazione Auschwitz. Assassinato durante una delle marce della morte per l'evacuazione del campo nel 1945.[24][27][33]
Remigio Diena ( | ||
Corso della Repubblica, 108 44°13′10.91″N 12°02′45.78″E |
QUI ABITAVA
GUSTAVO SARALVO NATO 1890 ARRESTATO GIUGNO 1944 IMPRIGIONATO 1944 MARRADI MORTO 27.6.1944 |
Cesena), 18 marzo 1890 - Marradi, 27 giugno 1944), figlio di Davide e Frusina Sinigallia, fratello di Renzo Saralvo. Col fratello gestisce un negozio di tessuti nel centro città; per sfuggire alla cattura, dismessa l'attività si nasconde, ospite pagante, in una clinica psichiatrica a Bologna; esaurita la disponibilità economica, all’inizio del 1944, raggiunge la moglie Clara Mughini, di religione cattolica che con i figli è sfollata a Marradi, suo paese d'origine. Una delazione causa il suo arresto. Stroncato da un infarto nel corso di un interrogatorio delle SS il 27 giugno 1944. La moglie e i due figli, di cui eran stati falsificati i certificati di battesimo, si salvano.[24][34][35]
Gustavo Saralvo ( | ||
26 gennaio 2023 | Via Giorgio Regnoli, 88 angolo via Cairoli 44°13′18.65″N 12°02′44.93″E |
QUI ABITAVA
RENZO SARALVO NATO 1891 SOPRAVVISSUTO NASCONDENDOSI |
Cesena, 18 luglio 1891 - ???), coniugato con l’ebrea Celeste Sonnino, gestisce, oltre al negozio di tessuti col fratello Gustavo Saralvo, anche un commercio di manifatture. Censiti, dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938, tra i quattordici nuclei familiari di origine ebraica residenti in città, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, l'unica speranza di salvezza è la fuga. Il loro appartamento sarà occupato dal giudice del tribunale che prende possesso di tutte le loro proprietà. Renzo e Celeste trovano inizialmente rifugio e nascondiglio in montagna, ospiti paganti, presso l'abitazione di alcuni mezzadri, in zona di attività partigiana, ma anche di frequenti controlli dei nazifascisti, in occasione dei quali il nascondiglio è la vigna. Finito il denaro, ripararono presso alcune formazioni partigiane fino alla liberazione. Dopo di essa si trasferirono a Roma.[24][35][36]
Renzo Saralvo ( | |
QUI ABITAVA
CELESTE SONNINO NATA 1901 SOPRAVVISSUTA NASCONDENDOSI |
Celeste Sonnino (???, ??? 1901 - ???, ???), moglie di Renzo Saralvo, condivide la sorte del marito. | |||
Piazzetta Don Pietro Garbin, 5 44°13′38.23″N 12°02′13.62″E |
QUI ABITAVA
DON PIETRO GARBIN NATO 1907 DAVA RIFUGIO AD EBREI ARRESTATO AGOSTO 1944 TORTURATO LIBERATO AGOSTO 1944 |
Saletto, ??? 1907 - Forlì, 9 ottobre 1973), ordinato sacerdote nel 1934, vive a Parma fino al 1940, dall’ottobre ‘42 a Forlì. Convinto antifascista, ospita ebrei, antifascisti, sfollati e renitenti alla chiamata della Repubblica di Salò, sostiene le formazioni partigiane. Per questa sua attività è arrestato nell’agosto del 1944 e torturato prima della sua liberazione. Alla liberazione della città, novembre 1944, il CLN lo incarica di creare la Casa del Reduce per accogliere e aiutare i forlivesi che rientravano nella loro città, offendo loro viveri e pasti caldi. Riferimento per i concittadini nella ricostruzione dell'immediato dopoguerra, prosegue la sua missione pastorale all'Aquila, poi Roma, Faenza per fare ritorno alla sua Forlì nel 1973, dove muore il 9 ottobre dello stesso anno.[27][37]
don Pietro Garbin ( | ||
Via Bruni, 16 44°13′15.26″N 12°02′26.59″E |
QUI ABITAVA
ITALA SPAZZOLI NATA 1904 ARRESTATA 7.8.1944 DEPORTATA 1944 DACHAU LIBERATA |
Ravenna, 26 gennaio 1904 - Padova, 9 agosto 1993), figlia di Emidio e Teresa Fantinelli, madre di Orsola Franca Ferrini e sorella dei partigiani Tonino Spazzoli e Arturo Spazzoli. Condividere le idee dei fratelli è l'accusa che la porta in carcere a Forlì, insieme alla figlia, nello stesso giorno dell'arresto del fratello Tonino alle cui torture è costretta ad assistere e lei stessa a subire percosse. Al trasferimento a Fossoli, segue la deportazione a Dachau con la figlia; sopravvivono e vengono liberate entrambe, fanno ritorno in Italia nel 1946.[24][38]
Itala Spazzoli ( | ||
QUI ABITAVA
ORSOLA FRANCA FERRINI NATA 1923 ARRESTATA 7.8.1944 DEPORTATA 1944 DACHAU LIBERATA |
Forlì, 16 agosto 1923- Fogliano Redipuglia, 13 gennaio 2012), ragioniera, staffetta partigiana, è arrestata con la madre Itala Spazzoli e lo zio partigiano Tonino Spazzoli dalla Gestapo il 7 agosto 1944. Condivide con la madre la terribile esperienza della deportazione nel campo di Fossoli prima e Dachau dopo. Sopravvivono entrambe e fanno ritorno in Italia. Sposa Oliviero Trentin dal quale avrà una figlia.[24][39]
Orsola Franca Spazzoli ( | |||
17 aprile 2023 | Viale Fratelli Spazzoli, 41 44°12′48.38″N 12°02′54.25″E |
QUI ABITAVA
TONINO SPAZZOLI NATO 1899 PARTIGIANO ARRESTATO 7.8.1944 ASSASSINATO 19.8.1944 COCCOLIA |
Tonino Spazzoli (Ravenna, 2 giugno 1899 - Coccolia, 19 agosto 1944), partigiano, figlio di Emidio e Teresa Fantinelli, fratello di Arturo Spazzoli. Antonio "Tonino" combattente nella Grande Guerra, pluridecorato, volontario nell’Impresa di Fiume. Imprenditore, poi antifascista, nel 1934 è confinato politico. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 è attivo insieme al fratello Arturo, in una rete clandestina in stretto collegamento con gli Alleati. Notevoli le imprese, alle quali collaborano i due fratelli, che portano al salvataggio dei Generali Inglesi che dall’alta Valle del Bidente sono fatti passare oltre le linee del fronte, nel sud Italia; offrono assistenza, protezione, salvataggio e scambio di informazioni ed aiuto a molti prigionieri britannici e americani. Subisce un primo arresto nel maggio del 1944, rilasciato riprende l'attività partigiana che si conclude con l'arresto definitivo, ad opera della Gestapo, il 7 agosto; per giorni subisce sevizie e torture. É assassinato il 19 agosto 1944. Un cippo è stato posto sul luogo dove avvenne l'uccisione, sulla Via Ravegnana SS67, tra Ravenna e Forlì, in territorio di Coccolia. Tonino Spazzoli è considerato come la figura probabilmente di maggior rilievo della Resistenza romagnola.[25][38]
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QUI ABITAVA
ARTURO SPAZZOLI NATO 1923 PARTIGIANO ARRESTATO E ASSASSINATO 18.8.1944 MONTE TREBBIO |
Forlì, 15 aprile 1923 - Monte Trebbio, 18 agosto 1944), figlio di Emidio e Teresa Fantinelli, fratello di Tonino Spazzoli. Studente, antifascista, partigiano, partecipa alle attività clandestine organizzate dal fratello maggiore Tonino. Attivo come agente dell'OSS, il servizio segreto americano, entra a far parte del "Battglione Corbari" dopo
l’arresto del fratello per cercare di liberarlo. Il 18 agosto 1944, alla base di Ca’ Cornio[40] nelle colline fra Modigliana e Tredozio, rimane vittima dell'attacco dei nazifascisti, insieme ai compagni Iris Versari, Adriano Casadei e Silvio Corbari. I loro corpi senza vita saranno appesi ai lampioni di piazza Saffi, alla vista di tutti i forlivesi, in segno di disprezzo e monito.[25][38][41]
Arturo Spazzoli ( |
Provincia di Modena
[modifica | modifica wikitesto]In provincia di Modena sono presenti 4 pietre d'inciampo. La prima è stata collocata a Mirandola il 16 gennaio 2019.
Finale Emilia
[modifica | modifica wikitesto]Finale Emilia accoglie 2 pietre d'inciampo, le quali sono state collocate il 27 gennaio 2019 nell'ambito di un'iniziativa sostenuta dal Comune, dalla Biblioteca Comunale, dall'Associazione Alma Finalis, dal Liceo scientifico Morandi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola.[42][43]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
27 gennaio 2019[42] | via Torre Portello 4 44.833496°N 11.295009°E |
QUI ABITAVA
EMILIO CASTELFRANCHI NATO 1918 PERSEGUITATO LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 COLPITO DA MALE IMPROVVISO MORTO 4.1.1942 |
Emilio Castelfranchi, medico militare. Fu licenziato nel 1939 a causa delle | |
via Mazzini, 6 44.83373°N 11.29378°E |
QUI ABITAVA
ADA OSIMA NATA 1892 ARRESTATA 7.12.1943 INTERNATA ASTI DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ DESTINO IGNOTO |
Finale Emilia 6 gennaio 1892 - ?), farmacista, costretta a lasciare il proprio incarico nel 1939 a causa delle Leggi razziali. Fu arrestata ad Asti il 28 gennaio 1944. Dopo un transito per le carceri di Milano, venne deportata ad Auschwitz, dove arrivò il 6 febbraio 1944. Non sopravvisse.[42][44][45]
Ada Osima ( |
Mirandola
[modifica | modifica wikitesto]Mirandola accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 16 gennaio 2019 per iniziativa dell'Associazione culturale "Educamente" in collaborazione con ANPI, Università della Libera Età, Comitato per la Pace e il patrocionio dei Comuni di Mirandola e Carpi.
«Non dobbiamo dimenticare che Focherini ha agito come sappiamo perché era un cristiano autentico, perché viveva la sua fede con impegno. Se non si considera questo, si rischia di menomare la memoria di Odoardo»
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
16 gennaio 2019[46] | piazza Costituente, 58 44.889268°N 11.066289°E |
QUI ABITAVA
ODORARDO FOCHERINI NATO 1907 ARRESTATO 11.3.1944 DEPORTATO FOSSOLI GRIES, FLOSSENBÜRG ASSASSINATO 27.12.1944 HERSBRUCK |
Odoardo Focherini (Carpi, 6 giugno 1907 – Hersbruck, 27 dicembre 1944), dirigente d'azienda e intellettuale cattolico, medaglia d'oro al merito civile della Repubblica Italiana e riconosciuto tra i Giusti tra le Nazioni. L'11 marzo 1944 Odoardo Focherini organizzò la fuga dal campo di concentramento di Fossoli del medico ebreo Enrico Donati con la scusa di un'operazione chirurgica urgente.[47] Giunto presso l'ospedale di Carpi Focherini fu arrestato. Successivamente venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli e dopo diverse detenzioni venne deportato in Germania, nel campo di concentramento di Flossenbürg e poi nel sottocampo di Hersbruck.[47] Lì trovò la morte a causa di una setticemia conseguente a una ferita alla gamba.[48]
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Vignola
[modifica | modifica wikitesto]A Vignola è presente una pietra d'inciampo, posta il 27 gennaio 2021 per iniziativa del Comune, in collaborazione con ANPI e Università Popolare N. Ginzburg. La ricerca storica è iniziata col lavoro di una classe della scuola media di Vignola, e poi portata avanti dall'Associazione di documentazione Mezaluna. Contestualmente alla posa è stato realizzato un video sulla storia della vittima in collaborazione con Emilia Romagna Teatro.[49][50]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
27 gennaio 2021 | via Fontana 2 44.477748°N 11.009687°E |
QUI NACQUE
UGO MILLA NATO 1894 ARRESTATO 13.10.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 11.12.1943 |
Vignola 4 novembre 1894 – Auschwitz 11 dicembre 1943), commesso viaggiatore, ebreo. La pietra d'inciampo è posta di fronte alla casa dove nacque. Un'altra pietra d'inciampo a lui dedicata è presente a Milano, dove viveva prima della deportazione. Per la sua biografia vedi la voce dedicata alle pietre d'inciampo a Milano.[51][52]
Ugo Milla ( |
Provincia di Parma
[modifica | modifica wikitesto]In provincia di Parma sono presenti 123 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Parma il 16 gennaio 2017.
Bedonia
[modifica | modifica wikitesto]A Bedonia sono state posate otto pietre d'inciampo il 26 gennaio 2022,[53]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
26 gennaio 2022 | Piazza Caduti per la Patria, 1 dinanzi Municipio 44°30′12.21″N 9°37′52.68″E |
QUI ABITAVA
MARIA DOMAIC NATA 1900 ARRESTATA 20.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Belgrado, ??? 1900 - Auschwitz, ???), ebrea, in seguito all'occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse, per sfuggire alle persecuzioni si rifugia, con i figli Davide Levic e la figlia Stella Levic a Spalato, all'epoca sotto controllo delle autorità italiane. Nel 1941, vengono trasferiti in Italia, nel comune di Bedonia in regime di “internamento libero”[54]. A seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, il 30 novembre 1943 i nazifascisti arrestano i due figli, il 20 dicembre sarà la volta di Maria. Le due donne sono internate nel campo di Monticelli Terme[55], il figlio in quello di Scipione[56]. Si ritroveranno al Fossoli a cui segue la deportazione nel Reich; il 10 aprile sono ad Auschwitz. Nessuno dei tre sopravvive: Maria e Davide muoiono in data ignota; Stella, all’età di soli 17 anni, è assassinata il 30 settembre 1944.[57]
Maria Domaic ( | |
QUI ABITAVA
DAVIDE LEVIC NATO 1924 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Belgrado, ??? 1924 - Auschwitz, ???), Davide con la sorella Stella Levic e la madre Maria Dovaic, "internati liberi"[54] nel Comune di Bedonia, vengono arrestati dai nazifascisti: Davide e la sorella il 30 novembre 1943, la madre il 20 dicembre. Le due donne vengono internate nel campo di Monticelli Terme,[55] Davide a Scipione[56]. Il 9 marzo 1944 vengono trasferiti a Fossoli da dove, il 5 aprile 1944, vengono caricati sul convoglio che li avrebbe condotti ad Auschwitz, dove tutti e tre trovano la morte.[58]
Davide Levic ( | |||
QUI ABITAVA
STELLA LEVIC NATA 1927 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 30.9.1944 |
Belgrado, ??? 1927 - Auschwitz, 30 settembre 1944), come il fratello Davide Levic e la madre Maria Dovaic, è soggetta al regime di "internati liberi"[54] nel Comune di Bedonia. il 30 novembre 1943 è arrestata dai nazifascisti insieme al fratello. La madre è arrestata il 20 dicembre. Le due donne vengono internate nel campo di Monticelli Terme,[55] Davide a Scipione[56]. Il 9 marzo 1944 vengono trasferiti a Fossoli da dove, il 5 aprile 1944, vengono caricati sul convoglio che li avrebbe condotti ad Auschwitz, dove tutti e tre trovano la morte. Della madre e del fratello non è nota la data della morte, Stella, all’età di soli 17 anni, fu assassinata il 30 settembre 1944.[59]
Stella Levic ( | |||
QUI ABITAVA
RUDOLF MARTON NATO 1916 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Sarajevo, 11 novembre 1916 - Auschwitz, ???), ebreo jugoslavo in seguito all'occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse, per sfuggire alle persecuzioni degli ustascia, si rifugia in Montenegro: fu uno dei 192 ebrei stranieri rastrellati in Montenegro dalle autorità italiane. Internato nel campo di Kavaja[61], in Albania, poi trasferito nel campo di Ferramonti di Tarsia, a Cosenza. Nel 1942 è sottoposto al regime di “internamento libero”[54] nel Comune di Bedonia, da dove riesce a fuggire grazie ai documenti falsi fornitigli da Emilio Cellurale[62], responsabile dell’ufficio stranieri della Questura di Parma. Il 30 novembre 1943, tuttavia, è catturato ed internato nel campo di Scipione,[56] fino al 9 marzo 1944, data del suo trasferimento a Fossoli. Infine deportato a Auschwitz, dove muore in data ignota.[63]
Rudolf Marton ( | |||
QUI ABITAVA
CARLO BERGAMASCHI NATO 1912 CATTURATO INTERNATO BRUX ASSASSINATO 27.3.1945 |
Bedonia, ??? 1912 - Brux, ???), è catturato col fratello dai nazisti e destinato la lavoro coatto nel Reich. Il fratello riesce a fuggire ai nazisti nei pressi di Fontanellato, Carlo è trasferito nel campo di lavoro di Brux, in Cecoslovacchia (oggi Most, Repubblica Ceca), dove muore il 27 marzo 1945.[60]
Carlo Bergamaschi ( | |||
Via Don S.Raffi, 19 44°30′19.08″N 9°37′49.57″E |
QUI ABITAVA
TINA ORNSTEIN NAT 1880 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 10.4.1944 |
Vienna, ??? 1880 - Auschwitz, ???), di religione ebraica, due figli: Alfredo Finz e Marcello Finz. "Internati liberi"[54] a Sorbolo, trasferiti poi nell’agosto 1941, nel comune di Bedonia. Riescono a fuggire, ma il 30 novembre 1943 vengono rintracciati e arrestati. Tina è internata nel campo di Monticelli Terme,[55] i figli rinchiusi nel campo di Scipione[56]. Trasferiti in seguito a Fossoli ed il 5 aprile deportati ad Auschwitz. Tina è immediatamente assassinata nella camera a gas, i due figli muoiono entrambi nel campo in data ignota.[64]
Tina Ornstein ( | ||
QUI ABITAVA
ALFREDO FINZ NATO 1905 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Auschwitz, ???), con il fratello Marcello Finz e la madre Tina Ornstein è sottoposto al regime di "Internati liberi"[54] a Sorbolo, trasferiti poi nell’agosto 1941, nel comune di Bedonia. Riescono a fuggire, ma il 30 novembre 1943 vengono rintracciati e arrestati. Alfredo ed il fratello sono rinchiusi nel campo di Scipione[56], la madre internata nel campo di Monticelli Terme.[55] Quindi internati a Fossoli ed il 5 aprile deportati ad Auschwitz. Alfredo ed il fratello muoiono entrambi nel campo in data ignota. La madre, anziana, è assassinata all'arrivo al campo nella camera a gas.[65]
Alfredo Finz (???, 1905 - | |||
QUI ABITAVA
MARCELLO FINZ NATO 1909 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Auschwitz, ???), con il fratello Alfredo Finz e la madre Tina Ornstein è sottoposto al regime di "Internati liberi"[54] a Sorbolo, trasferiti poi nell’agosto 1941, nel comune di Bedonia. Riescono a fuggire, ma il 30 novembre 1943 vengono rintracciati e arrestati. Marcello ed il fratello sono rinchiusi nel campo di Scipione[56], la madre internata nel campo di Monticelli Terme.[55] Quindi internati a Fossoli ed il 5 aprile deportati ad Auschwitz. Marcello ed il fratello muoiono entrambi nel campo in data ignota. La madre, anziana, è assassinata all'arrivo al campo nella camera a gas.[66]
Marcello Finz (???, 1909 - |
Borgotaro
[modifica | modifica wikitesto]A Borgotaro sono state posate tre pietre d'inciampo il 26 gennaio 2022.[67]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
26 gennaio 2022 | Piazza Prospero Manara, 6 dinanzi Municipio 44°29′17.17″N 9°46′01.97″E |
QUI ABITAVA
BARTOLOMEO LEONARDI NATO 1917 CATTURATO 9.8.1943 INTERNATO FALLINGBOSTEL MORTO 20.5.1945 |
Borgotaro, 19 gennaio 1917 - Bad Fallingbostel, 20 maggio 1945), arruolato nel 1º Reggimento di Fanteria, l'armistizio dell'8 settembre 1943 lo coglie a Bologna. Lo stesso giorno è catturato dai tedeschi: uno degli oltre 600.000 militari italiani che rifiutano l'arruolamento nell'esercito nazista e di aderire alla RSI e che saranno deportati nel Reich. Leonardi è internato nel campo di prigionia di Fallingbostel,[68], situato nella Bassa Sassonia. Muore nel campo il 20 maggio 1945.[67][69]
Bartolomeo Leonardi ( | |
QUI ABITAVA
DORA KLEIN NATA 1913 ARRESTATA 30.11.1944 DEPORTATA AUSCHWITZ LIBERATA BERGEN-BELSEN |
Łódź, 25 gennaio 1913 - ???), ebrea di origini polacche si laurea in medicina all'Università di Bologna nel 1936; un anno più tardi, ottenuta l'abilitazione alla professione, diviene la più giovane donna medico in Italia. In seguito all'emanazione delle leggi razziali fasciste le condizioni di vita degli ebrei, sono soggette a privazioni e persecuzioni cui non sfugge Dora. Nel 1941, a causa delle sue origini, insieme alla figlia, nata da una relazione con un ufficiale della Marina militare, è soggetta alle imposizioni dello stato di “internata libera”[54] in Borgotaro. Presagendo l'insprirsi della loro condizione, si separa dalla figlia per evitarle conseguenze più tragiche. È arrestata il 30 novembre del 1943 e internata nel campo di Monticelli Terme.[55] Trasferita a Fossoli, col convoglio n. 09 è deportata nel Reich destinata a Auschwitz. Nel campo, riconosciutole competenze professionali, da medico si prodiga per alleviare le sofferenze degli internati. All'evacuazione del campo per l'avanzata dell'armata rossa è costretta ad una delle tante marce della morte verso il campo di Bergen-Belsen. Il 14 aprile 1945 il campo è liberato dagli inglesi e Dora ritorna in libertà.[67][70]
Dora Klein ( | |||
QUI ABITAVA
GIOVANNI BRATTESANI NATO 1920 CATTURATO INTERNATO GÖRLITZ ASSASSINATO 8.6.1944 |
Borgotaro, 20 giugno 1920 - Görlitz, 8 giugno 1944), caporale del 9º Reggimento G.a.f. Artiglieria, a seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è arrestato il giorno immediatamente successivo condividendo la sorte di altri centinaia di migliaia di militari italiani che rifiutano di combattere per i nazisti e di aderire alla RSI. Come conseguenza segue la deportazione nel Reich e l'internamento nei campi per IMI, una definizione coniata da Hitler per distinguere gli internati militari italiani – privati delle tutele stabilite dalle Convenzioni di Ginevra del 1929 – dagli altri prigionieri di guerra. Giovanni Brattesani è internato nello Stalag VIII-A, campo di prigionia nelle vicinanze di Görlitz rimanendovi fino alla sua morte: 8 giugno 1944.[67][71]
Giovanni Brattesani ( |
Busseto
[modifica | modifica wikitesto]Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
24 gennaio 2022 | Piazza Verdi, 10 cortile della Rocca 44°58′53.18″N 10°02′29.29″E |
A BUSSETO ABITAVA
DESCIO FOÀ NATO 1879 ARRESTATO 26.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Busseto, 1 febbraio 1879 - Auschwitz, 10 aprile 1944), gestisce insieme al fratello Dante un negozio di vetri e cornici. Il 26 novembre 1943, Descio e la moglie sono arrestati e prelevati a casa dai fascisti. Descio è condotto nel campo di internamento di Scipione[56], mentre la moglie in quello di Monticelli Terme[55]. Il 9 marzo 1944 l’uomo viene trasferito a Fossoli, per essere deportato nel Reich con destinazione Auschwitz. Al suo arrivo al campo viene immediatamente condotto al crematorio. Nulla è dato di sapere del destino della moglie.[72]
Descio Foà ( | |
A BUSSETO ABITAVA
FAUSTINO CAVAGNA NATO 1921 ARRESTATO 6.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 23.3.1945 |
Busseto, 11 giugno 1921 - Mauthausen, 23 marzo 1945), dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si unisce alle formazioni partigiane di stanza a Bore. Dopo un periodo trascorso al fianco dei partigiani, viene convinto dal padre Anteo a tornare a casa, dove però, dopo alcuni giorni, è arrestato nel corso di un controllo da parte di un gruppo di fascisti. Trasferito a Fossoli, quindi deportato nel Reich con destinazione Mauthausen, dove muore il 23 marzo 1945.
Faustino Cavagna (Nei primi anni Settanta a Faustino Cavagna, che era stato un giocatore della formazione calcistica del paese, è stato intitolato lo Stadio Comunale di Busseto.[73] |
Calestano
[modifica | modifica wikitesto]A Calestano sono presenti 4 pietre d'inciampo posate l'otto febbraio 2023.[74]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
8 febbraio 2023 | Via Giuseppe Mazzini, 16 dinanzi Municipio 44°36′02.14″N 10°07′19.43″E |
QUI ABITAVA
MEHEMED REKNITZER NATO 1880 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Ptuj, 10 gennaio 1880 – Auschwitz, 6 febbraio 1944), ebreo, figlio di Adolfo e Elisa Vermuth, cognato di Melania Bermann, come tanti connazionali per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Raggiunge la famiglia della cognata, forzatamente trasferita in regime di "internamento libero"[54] nel comune di Calestano. Non gli riesce il tentativo di evasione ed espatrio del settembre 1943: il 4 dicembre è catturato con la cognata, a Cernobbio a cui segue l'internamento a Scipione[56] per lui ed il nipote, invece la cognata e la nipote a Monticelli[55]. Il 5 aprile 1944 è deportato ad Auschwitz, dove è assassinato il 10 aprile.[74]
Mehemed Reknitzer ( | |
QUI ABITAVA
MELANIA BERMANN NATA 1891 ARRESTATA 7.12.1943 DEPORTATA BERGEN-BELSEN LIBERATA |
Zagabria, 11 marzo 1891 - ???, ???), figlia di Bernardo e Giulia Piset, coniugata con Bernardo Reknitzer, madre di Adolfo Reknitzer e Carlotta Reknitzer. Per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Nel dicembre del 1941 è forzatamente inviata nel comune di Calestano in regime di "internamento libero"[54]. Per sollevarsi dallo stato di indigenza, sollecita ed ottiene che la raggiunga il cognato Mehemed Reknitzer. Falliscono il tentativo di evasione ed espatrio del settembre 1943; il 4 dicembre è catturata con i figli ed il cognato a Cernobbio, a cui segue l'internamento a Scipione[56] per i due maschi ed a Monticelli[55] per lei e la figlia, in seguito Fossoli e la deportazione nel Reich: Melania destinata a Bergen-Belsen, la figlia a Ravensbrück, Adolfo a Buchenwald. Tutti e tre saranno liberati.[74]
Melania Bermann ( | |||
QUI ABITAVA
ADOLDO REKNITZER NATO 1926 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO BUCHENWALD LIBERATO |
Zagabria, 6 maggio 1926 - ???, ???), figlio di Melania Bermann, fratello di Carlotta Reknitzer, condivide il destino della famiglia. Fuga dalle persecuzioni dal paese di origine, nel 1941 inviato nel comune di Calestano in regime di "internamento libero"[54] dal quale tenta di evadere con la famiglia, ma è catturato il 4 dicembre 1943, insieme alla madre, sorella, cognato, a Cernobbio, a cui segue l'internamento a Scipione[56] fino a marzo '44, quindi internato a Fossoli e la deportazione nel Reich, destinazione Buchenwald, matricola44507. Sarà liberato come la sorella e la madre.[74]
Adolfo Reknitzer ( | |||
QUI ABITAVA
CARLOTTA REKNITZER NATA 1930 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA RAVENSBRÜCK LIBERATA |
Zagabria, 6 maggio 1930 - ???, ???), figlia di Melania Bermann, sorella di Adolfo Reknitzer. Condivide il destino della sua famiflia. Fuga dalle persecuzioni dal paese di origine; nel 1941 inviata nel comune di Calestano in regime di "internamento libero"[54] dal quale, con la famiglia, tenta di evadere ma è catturata il 4 dicembre 1943, insieme alla madre, fratello, cognato, a Cernobbio, a cui segue l'internamento a Monticelli[55] per lei e la madre, in seguito Fossoli e la deportazione nel Reich, con destinazione Ravensbrück. Sarà liberata come la madre ed il fratello.[74]
Carlotta Reknitzer ( |
Colorno
[modifica | modifica wikitesto]Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
23 gennaio 2021 | Via Matteotti 5 44°55′52.32″N 10°22′30.8″E |
QUI ABITAVA
BATTISTELLI PASQUALINO NATO 1908 CATTURATO 11.9.1943 INTERNATO STALAG TORGAU ASSASSINATO 7.6.1944 |
Colorno 17 aprile 1908 - Torgau 7 giugno 1944), arruolato nel IV Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria, è catturato l’11 settembre 1943 dai tedeschi ad Halle, deportato nel Reich è internato in Sassonia, dapprima a Mühlberg, nello Stalag IV B[75], e successivamente a Torgau, nello Stalag IV D[76]. Muore il 7 giugno 1944.[77]
Pasqualino Battistelli ( | |
Piazza Garibaldi 20 44°55′49.44″N 10°22′31.36″E |
QUI ABITAVA
MASSIMILIANO POLLITZER NATO 1885 ARRESTATO 7.10.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 19.1.1945 DACHAU |
Istanbul 23 marzo 1885 - Dachau, 19 gennaio 1945), ebreo di origini cecoslovacche, si trasferisce a Milano nel 1907, rappresentante di commercio presso un’azienda inglese. È arrestato a Milano, per la sua avversione al fascismo e suoi sentimenti filo inglesi, ed internato nel campo di Ferramonti di Tarsia, da dove, nel gennaio 1941, è trasferito nel campo di Montechiarugolo. Nel maggio del 1942 è sottoposto al “regime” di “internamento libero” nel comune di Colorno. Arrestato dalle SS il 17 febbraio 1944, è internato a Fossoli, quindi carcere di Verona; il 2 agosto 1944 è deportato nel Reich destinato a Auschwitz ed infine Dachau, dove muore il 19 gennaio 1945.[78]
Massimiliano Pollitzer ( |
Collecchio
[modifica | modifica wikitesto]A Collecchio sono presenti due pietre d'inciampo, poste il 26 gennaio 2021, grazie a un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune e con l'ANPI locale.[79][80]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
26 gennaio 2021 | Vicolo Manghi, 1 44°45′09.48″N 10°12′43.11″E |
QUI ABITAVA
GUIDO BONATI NATO 1923 ARRESTATO 9.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 26.4.1945 |
Collecchio 21 marzo 1923 - Gusen 26 aprile 1945).
Guido Bonati ( | |
Gaiano, Strada Ripa 47 44°43′26.05″N 10°10′28.6″E |
QUI ABITAVA
ARNALDO CASOLI NATO 1911 CATTURATO DEPORTATO CAMPO MARKT PONGAU ASSASSINATO 11.8.1944 |
Collecchio 3 aprile 1911 - Markt Pongau 11 agosto 1944).
Arnaldo Casoli ( |
Fidenza
[modifica | modifica wikitesto]A Fidenza si trovano 6 pietre d'inciampo, posate tra il 2020 e il 2021, grazie a un'iniziativa dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[81][82]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
11 gennaio 2020 | Via Malpeli 70 44°51′57.79″N 10°03′51.95″E |
QUI ABITAVA
GUIDO CAMORALI NATO 1902 ARRESTATO DEPORTATO 1945 MAUTHAUSEN ASSASSINATO 31.3.1945 GUSEN |
Guido Camorali ( | |
Piazza Garibaldi 1[E 3] 44°52′00.48″N 10°03′40.77″E |
A FIDENZA ABITAVA
NANDO PINCOLINI NATO 1924 ARRESTATO DEPORTATO 1945 MAUTHAUSEN ASSASSINATO 10.4.1945 GUSEN |
Fidenza 21 dicembre 1924 - Gusen 10 aprile 1945), contadino. Dopo l'8 settembre si unì alla 31ª Brigata Garibaldi "Forni", nome di battaglia Lucia. Venne però arrestato qualche mese dopo a Tabiano di Salso e venne deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Trasferito nel sottocampo di Gusen, vi morirà.[85][86]
Nando Pincolini ( | ||
A FIDENZA ABITAVA
RENZO PINCOLINI NATO 1925 ARRESTATO 14.2.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 25.4.1945 GUSEN |
Renzo Pincolini, ( | |||
A FIDENZA ABITAVA
GUALTIERO REBECCHI NATO 1924 ARRESTATO 21.11.1944 DEPORTATO 1945 MAUTHAUSEN ASSASSINATO 15.3.1945 |
Fidenza 16 luglio 1924[E 4] - Mauthausen 15 marzo 1945), sarto. Dopo l'8 settembre si unì ai partigiani nel distaccamento Sorrenti della 31ª Brigata Garibaldi "Forni", nome di battaglia Aldo, ma fu arrestato e deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945 e morì poco più di un mese dopo.[88]
Gualtiero Rebecchi ( | |||
26 gennaio 2021 | QUI ABITAVA
PARIDE MORELLI NATO 1919 CATTURATO 10.9.1943 DEPORTATO KZ RATHENOW ASSASSINATO 3.5.1944 |
Paride Morelli | ||
QUI ABITAVA
GINO ZANELLATI NATO 1915 CATTURATO 9.9.1943 INTERNATO BENZEN-WALSRODE LIBERATO |
Gino Zanellati |
Fontanellato
[modifica | modifica wikitesto]A Fontanellato si trovano 2 pietre d'inciampo, posate il 26 gennaio 2021, grazie a un'iniziativa dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune e l'ANPI locale.[80]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
26 gennaio 2021 | Piazza Giacomo Matteotti 1 (Davanti alla Rocca di Fontanellato) 44°52′56.57″N 10°10′22.97″E |
QUI ABITAVA
ANDREA BARUFFINI NATO 1892 ARRESTATO 11.3.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 11.4.1945 |
Medesano, 24 marzo 1892 - Mauthausen, 11 aprile 1945), contadino. Veterano plurimedagliato della guerra di Libia e della prima guerra mondiale, nel corso delle quali aveva acquisito il grado di maresciallo, dopo l'8 settembre aiutò alcuni prigionieri inglesi internati a Cannetolo di Fontanellato, dove viveva, nascondendoli prima nella propria abitazione e poi presso amici. I prigionieri riuscirono a riparare in Svizzera nel gennaio 1944, ma Baruffini venne comunque scoperto e arrestato dalle brigate nere nel marzo dello stesso anno, che lo portarono nelle carceri cittadine. Nel maggio non approfittò del bombardamento del carcere per fuggire, temendo rappresaglie per la famiglia. Il giorno dopo sarà però trasferito a Fossoli, e di qui prima a Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 24 giugno. Sarà poi trasferito nei sottocampi di Großraming e di Redl-Zipf, per poi essere riportato nel campo principale, dove morì.[89][90]
Andrea Baruffini ( | |
QUI ABITAVA
MARINO MINGARDI NATO 1920 CATTURATO 11.9.1943 DEPORTATO SACHSENHAUSEN- TREUENBRIETZEN ASSASSINATO 23.4.1945 |
Fontanellato, 22 marzo 1920 - Treuenbrietzen, 23 aprile 1945).
Marino Mingardi ( |
Langhirano
[modifica | modifica wikitesto]Langhirano accoglie 5 pietre d'inciampo, di cui due nella frazione di Torrechiara, poste nell'ambito di un progetto del l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma in collaborazione col Comune e con l'Istituto Gadda, una classe del quale ha contribuito a ricostruire la storia della famiglia Israel.[91]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
11 gennaio 2020 | Torrechiara, Strada Pilastro 4 44°39′23.74″N 10°16′43.31″E |
QUI TROVÒ RIFUGIO
ARMANDO BACHI NATO 1883 ARRESTATO 17.10.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 11.12.1943 |
Armando Bachi (Verona 17 gennaio 1883 - Auschwitz 6 febbraio 1944), militare, dal 1937 generale di divisione. Congedato nel 1939 a causa delle leggi razziali, si trasferì con la famiglia a Parma. Dopo l'8 settembre si nascosero a Torrechiara, ma padre e figlio vennero scoperti e arrestati dalle SS il 16 ottobre 1943. Incarcerato a Milano, venne percosso e dovette essere ricoverato. Qui rifiutò la possibilità di fuga per non lasciare solo il figlio, che credeva ancora carcerato. Fu così deportato anch'egli ad Auschwitz, dove venne ucciso all'arrivo, il 6 febbraio 1944. È da escludersi invece l'ipotesi secondo la quale sarebbe stato deportato assieme al figlio e ucciso sempre all'arrivo, l'11 dicembre 1943.[92][93][94]
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QUI TROVÒ RIFUGIO
ROBERTO BACHI NATO 1929 ARRESTATO 17.10.1943 DEPORTATO 1943 AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Torino 12 marzo 1929 - Auschwitz ottobre 1944), figlio di Armando Bachi. Venne arrestato assieme al padre, e deportato ad Auschwitz prima di lui, il 6 dicembre 1943. Morì circa un anno dopo, nel 1944, per tubercolosi. Gli è dedicata un'altra pietra d'inciampo a Ravenna, dove la famiglia risiedette tra 1937 e 1938. Alla sua storia è stata dedicata un'opera, Il Viaggio di Roberto. Un treno verso Auschwitz, diretta e composta da Paolo Marzocchi, su un libretto di Guido Barbieri, andata in scena per la prima volta nel 2014.[92][93][95][96]
Roberto Bachi ( | |||
12 gennaio 2020 | Via XX Settembre 15[E 5] 44°36′55.87″N 10°16′01.83″E |
QUI ABITAVA
JESUA ISRAEL NATO 1883 ARRESTATO 3.12.1943 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 22.2.1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 26.2.1944 |
Sarajevo 26 settembre 1883 - Auschwitz 26 febbraio 1944), commerciante, originario di Sarajevo, ebreo. All'invasione della Jugoslavia, la famiglia fuggì a Spalato nella Dalmazia occupata dagli italiani, per sfuggire a tedeschi e ustascia croati. Internati in un primo tempo in un campo a Curzola, vennero poi trasferiti come altri ebrei croati in Italia, arrivando il 20 dicembre 1941 a Langhirano, dove vennero poi posti in internamento libero e sopravvissero col magro sussidio fornito dallo Stato. Dopo l'8 settembre fuggirono in Svizzera, ma, giunti alla frontiera il 3 dicembre, furono respinti dalle guardie confinarie svizzere e arrestati subito dopo nel paese di Lanzo d'Intelvi e di lì trasferiti prima nel carcere di Como e poi a Fossoli. Vennero deportati ad Auschwitz, dove Jesua morì all'arrivo.[97][98][99]
Ieshua Israel ( | |
QUI ABITAVA
MASALTA CABILIO NATA 1885 ARRESTATA 3.12.1943 INTERNATA FOSSOLI DEPORTATA 22.2.1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Masalta Cabilio ( | |||
QUI ABITAVA
MOSHE LIKO ISRAEL NATO 1911 ARRESTATO 3.12.1943 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 22.2.1944 AUSCHWITZ BERGEN-BELSEN LIBERATO |
Sarajevo 13 febbraio 1911 - Israele 1987), ingegnere elettrico. Per lavoro a Belgrado al momento dell'invasione tedesca del suo paese, riuscì a riunirsi ai genitori Ieshua Israel e Masalta Cabilio, dei quali condivise le vicende fino all'arrivo ad Auschwitz. Qui si finse fabbro e venne assegnato al campo di Monowitz, dove conobbe Primo Levi. Poco prima della liberazione del campo, fu nuovamente trasferito a Bergen-Belsen, dove, nonostante si fosse ammalato di tifo, sopravvisse e fu liberato dalle truppe americane. Dopo la guerra tornò a Belgrado, dove si sposò, trasferendosi poi in Israele, dove morì in tarda età. Rimase sempre in contatto con Onesto Coruzzi, il vicino di casa degli Israel durante il loro soggiorno a Langhirano, che li aveva aiutati durante e subito dopo la guerra.[97][101]
Liko Israel ( |
Montechiarugolo
[modifica | modifica wikitesto]Montechiarugolo ospita 3 pietre d'inciampo posate il 4 febbraio 2024.[102]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
4 febbraio 2024 | Piazza Rivasi, 3 davanti Municipio 44°41′36.4″N 10°25′20.5″E |
QUI ABITAVA
VITO GHIRETTI NATO 1918 CATTURATO 8.9.1943 INTERNATO LIMBURG LIBERATO |
Basilicagoiano, 26 ottobre 1918 - ???, ???), manovale, catturato a Maratona, sul fronte greco il giorno stesso della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è deportato nel Reich come altri centinaia di migliaia di soldati italiani, gli IMI. Destinato al lavoro coatto nello Stalag XII-A nei pressi di Limburg, è liberato il 6 maggio 1945. 7 luglio 1945 la data del suo rientro in Patria.[103]
Vito Ghiretti ( | |
QUI ABITAVA
RINO BURATTI NATO 1924 CATTURATO 9.9.1943 INTERNATO PUPPING ASSASSINATO 25.7.1944 |
Basilicanova, 24 marzo 1924 - Stalag 398[104] (Pupping), 25 luglio 1944), catturato il giorno successivo alla proclamazione dell'armistizio, è deportato nel Reich come altri centinaia di migliaia di soldati italiani, gli IMI. Internato nello Stalag 398 di Pupping nei pressi di Linz, matricola 92916, è impiegato nel lavoro coatto presso la fabbrica P.K.I. a Linz – Donau. Muore il 25 luglio 1944 durante un bombardamento aereo sul campo.[105]
Rino Buratti ( | |||
QUI ABITAVA
ERMES MANFREDINI NATO 1922 CATTURATO 10.9.1943 INTERNATO KÜSTRIN LIBERATO |
Montechiarugolo, 1922 - ???, ???), catturato successivamente alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è deportato nel Reich come i concittadini Vito Ghiretti e Rino Buratti e così come altri centinaia di migliaia di soldati italiani, gli IMI. Internato nel nello Stalag III-C[106] nei pressi di Küstrin destinato al lavoro coatto, sopravvive ed è liberato.
Ermes Manfredini ( |
Parma
[modifica | modifica wikitesto]Nella città di Parma si trovano 51 pietre d'inciampo, posate tra il 2017 e il 2024. Il progetto è nato nel 2017 per iniziativa del Comune e dell'Istituto storico della Resistenza in collaborazione con Comunità ebraica, ANPI, ANED e, nel 2019, ANPPIA, ALPI e ANPC. Nel 2019 le pietre poste sono state inizialmente pietre in terracotta create dagli allievi del Liceo artistico "Toschi", poi sostituite dalle pietre "ufficiali" dell'artista Gunter Demnig.[107][108][109][110][111][112] Nel 2020 gli alunni del Liceo Marconi e del Liceo Romagnosi, nell'ambito del progetto Nei luoghi della guerra e della Resistenza a Parma, hanno ricostruito in una webserie, tra le altre cose, le storie della Famiglia Della Pergola, di Sergio e Giuseppe Barbieri, di Samuel Spritzman e del gruppo clandestino cui apparteneva Luigi Longhi.[113] Nel 2021 di nuovo gli alunni del Liceo Toschi hanno partecipato al progetto Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, raccontando la storia di Carolina Blum, Primo Polizzi, Ugo Franchini e Sergio Barbieri con un video proiettato sul muro del Palazzo della Pilotta.[111][114] Il 27 gennaio 2023 posizionate 4 nuove pietre d'inciampo.[115] Sei le pietre posate nel 2024.[116]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
16 gennaio 2017 | Via Torelli 10 44°47′38.99″N 10°20′13.19″E |
QUI ABITAVA
EMILIA CAMERINI SPOSATA DELLA PERGOLA NATA 1895 ARRESTATA 10.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 23.5.1944 |
Pitigliano 15 luglio 1885 - Auschwitz 23 maggio 1944), moglie del rabbino di Parma Enrico Della Pergola. Il 9 dicembre 1943, alla vigilia di un tentativo di arresto da parte fascista, la famiglia fuggì da Parma, dividendosi: Enrico si rifugiò in Svizzera, mentre i fratelli di Emilia furono costretti a nascondersi prima a Voghera e poi a Genova. Emilia invece fu arrestata il giorno successivo da una squadra fascista a Tizzano Val Parma assieme ai figli, alla madre Orsola Amar e alle sorelle Ulda, Gemma e Letizia. La madre fu rilasciata per anzianità (fuggirà poi da Parma rimanendo nascosta fino alla Liberazione), mentre Gemma e Letizia furono ricoverate all'Ospedale Maggiore, dove Letizia sarà fatta fuggire dalla crocerossina Luisa Minardi, mentre Gemma rimarrà ricoverata e poi convalescente sotto sorveglianza. Emilia, i figli e la sorella invece furono internati prima nel campo di Monticelli Terme[55], dove Emilia fu anche rappresentante delle internate. Il 9 marzo vennero trasferiti a Fossoli, da dove il 5 aprile furono deportati ad Auschwitz, dove Emilia morì un mese dopo l'arrivo.[117][118][119][120][121]
Emilia Lea Camerini ( | |
QUI ABITAVA
CESARE DELLA PERGOLA NATO 1935 ARRESTATO 10.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Cesare Davide Della Pergola ( | |||
QUI ABITAVA
DONATO DELLA PERGOLA NATO 1932 ARRESTATO 10.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Donato Della Pergola ( | |||
Strada Nino Bixio 116 44°47′50.44″N 10°19′09.49″E |
QUI ABITAVA
FORTUNATA LEVI NATA 1869 ARRESTATA 21.7.1944 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.8.1944 |
Busseto 27 aprile 1869 - Auschwitz 6 agosto 1944), ebrea. Inizialmente risparmiate per la tarda età, il 21 luglio 1944 lei e la sorella Libera furono arrestate nella loro casa a Parma da militari tedeschi, che poi razziarono l'abitazione. Le due sorelle furono internate a Fossoli, poi trasferite nel carcere di Verona e infine deportate ad Auschwitz, dove furono uccise all'arrivo.[124][125]
Fortunata Levi ( | ||
QUI ABITAVA
LIBERA LEVI NATA 1863 ARRESTATA 21.7.1944 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.8.1944 |
Libera Levi ( | |||
Vicolo Santa Maria 6 44°48′14.05″N 10°19′04.02″E |
QUI ABITAVA
SECONDO POLIZZI DETTO ERNESTO NATO 1898 ARRESTATO 31.7.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 22.4.1944 |
Salsomaggiore 20 aprile 1898 - Mauthausen 22 aprile 1945), falegname. Proveniente da una famiglia di tradizioni socialiste, fu attivo nel 1922 nel respingimento delle squadre fasciste di Balbo, mentre il fratello e il cognato divennero dirigenti locali del PCdI e per questo furono a più riprese arrestati e inviati al confino. Dopo l'8 settembre l'attività politica venne ripresa soprattutto dai figli, ma il 31 luglio 1944 Ernesto venne arrestato assieme alla moglie Ida e alla figlia Lina, e interrogato e torturato nel carcere cittadino e presso la sede del SD tedesco. In settembre vennero trasferiti tutti e tre come prigionieri politici nel campo di Bolzano-Gries, ma a ottobre venne deportato da solo a Mauthausen, dove fu ucciso pochi giorni prima della Liberazione.[127][128][129]
Secondo Polizzi detto Ernesto ( | ||
QUI ABITAVA
IDA MUSSINI SPOSATA POLIZZI NATA 1906 ARRESTATA 31.7.1944 DEPORTATA RAVENSBRUECK FLOSSENBUERG LIBERATA |
Parma 1 gennaio 1906 - Parma 15 ottobre 1964), casalinga, moglie di Secondo Polizzi. Venne arrestata assieme al marito e alla figlia il 31 luglio 1944 e assieme a loro detenuta e poi trasferita a Bolzano. Nell'ottobre 1944 fu deportata assieme alla figlia Lina come prigioniera politica a Ravensbrück, dove riuscì a sopravvivere fino alla Liberazione, dopo la quale tornerà nella città natale.[127]
Ida Mussini ( | |||
QUI ABITAVA
PRIMO POLIZZI NATO 1925 ARRESTATO 4.11.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN GUSEN LIBERATO |
Parma 1 dicembre 1925 - Parma 30 novembre 2000), figlio di Secondo Polizzi ed Ida Mussini, allievo capostazione. Dopo alcuni atti di sabotaggio sul luogo di lavoro, nel maggio 1944 diventò partigiano nella 12ª Brigata Garibaldi, diventando prima commissario politico del Distaccamento "Betti" e poi comandante del Distaccamento "Remagni". A fine ottobre venne arrestato dalla brigata nera a Parma assieme all'amico Sergio Barbieri e ai genitori di quest'ultimo, venendo poi torturato nelle carceri cittadine e in quelle del SD. Successivamente fu deportato anch'egli come prigioniero politico prima nel campo di Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945, per essere poi trasferito nuovamente nel sottocampo di Gusen, dove lavorò nelle cave e riuscì a sopravvivere fino alla liberazione da parte delle truppe americane. Dopo un soggiorno a Mauthausen nel centro di ricovero americano, tornò nella città natale, dove si sposerà e morirà in tarda età. A causa degli effetti della deportazione fu riconosciuto grande invalido di guerra e dovette fare lunghi soggiorni in ospedale. Nel dopoguerra inoltre fondò e diresse l'ANED provinciale. Tra 1984 e 1985 testimoniò la propria esperienza di deportato in un'intervista depositata all'Istituto Storico della Resistenza di Parma. e pubblicata integralmente nel 2010 nell'opera Primo Polizzi, il prigioniero che canta. Intervista sulla deportazione.[114][127][128]
Primo Polizzi detto Manetto ( | |||
QUI ABITAVA
LINA POLIZZI NATA 1926 ARRESTATO 31.7.1944 DEPORTATA RAVENSBRUECK LIBERATA |
Parma 10 dicembre 1926 - Parma 1984), figlia di Secondo Polizzi e Ida Mussini. Dopo l'8 settembre seguì l'attività politica degli zii e divenne staffetta nella 12ª Brigata Garibaldi col nome di battaglia "Gabriella", subendo un primo arresto a febbraio 1944. Liberata, riprese l'attività con anche missioni in altre province e trasformando la propria casa in base partigiana, ma a causa dell'attività di due spie fasciste, venne scoperta e il suo arresto portò anche a quello dei genitori. Fu arrestata, torturata e deportata assieme ai genitori prima e alla sola madre poi. Sopravvissuta fino alla liberazione da parte delle truppe sovietiche, dovette essere ricoverata a Lubecca a causa dei maltrattamenti subiti, tornando nella città natale solo a settembre 1945, dove rimase fino alla morte avvenuta a soli 57 anni. Nel 1977 testimoniò la propria esperienza di deportata in un dattiloscritto depositato all'Istituto Storico della Resistenza di Parma.[127][130][131]
Lina Polizzi ( | |||
Strada del Quartiere 9 44°48′03″N 10°18′52.91″E |
QUI ABITAVA
ENRICO FANO NATO 1863 ARRESTATO CARCERE DI PARMA ASSASSINATO 25.1.1945 |
Enrico Fano ( | ||
QUI ABITAVA
GIULIA BIANCHINI SPOSATA FANO NATA 1866 ARRESTATA DEPORTATA BOLZANO ASSASSINATA |
Ferrara 20 maggio 1866 - Bolzano 9 febbraio 1945), ebrea, moglie di Enrico Fano, fu arrestata assieme al marito, morendo nel Campo di transito di Bolzano.[109][133]
Giulia Bianchini ( | |||
QUI ABITAVA
ALBA FANO NATA 1905 ARRESTATA 8.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Soragna 23 dicembre 1905 - Auschwitz ?), figlia di Enrico e sorella di Ernesto Fano, insegnante, ebrea. Iscritta al Fascio femminile dal 1930, era attiva nelle attività assistenziali in campo sanitario, sia nel PNF che nella Croce Rossa Italiana. Fu arrestata il 7 dicembre 1943 assieme al fratello, alla cognata e ai nipoti, e assieme a questi ultimi fu internata nel campo di Monticelli[55] prima e a Fossoli il 9 marzo 1944. Tutta la famiglia fu deportata ad Auschwitz, dove arrivarono il 10 aprile dello stesso anno. Non sopravvisse.[109][134][135]
Alba Fausta Fano ( | |||
QUI ABITAVA
ERMANNO FANO NATO 1903 ARRESTATO 8.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Soragna 26 marzo 1903 - Auschwitz ?), farmacista. Costretto a lasciare la farmacia a Pellegrino Parmense nel 1939 a causa delle leggi razziali, si convertì assieme alla moglie e ai figli al cattolicesimo, prima di riunirsi al resto della famiglia di origine a Parma, ma la conversione non bastò per la salvezza: arrestato assieme alla moglie, alla sorella e ai figli, fu internato inizialmente da solo nel Castello di Scipione, per poi essere riunito al resto della famiglia a Fossoli, condividendone in seguito le vicende. Non sopravvisse.[109][134][135][136]
Ermanno Fano ( | |||
QUI ABITAVA
LILIANA FANO NATA 1934 ARRESTATA 8.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 10.4.1944 |
Pellegrino Parmense 25 febbraio 1934 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlia di Ermanno Fano e Giorgina Padova, fu arrestata e deportata assieme ai genitori e ai fratelli. Fu uccisa all'arrivo nel campo.[109][137]
Liliana Fano ( | |||
QUI ABITAVA
LUCIANO FANO NATO 1936 ARRESTATO 8.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Pellegrino Parmense 16 febbraio 1932 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlio di Ermanno Fano e Giorgina Padova, fu arrestato e deportato assieme ai genitori e ai fratelli. Fu ucciso all'arrivo nel campo.[109][138]
Luciano Fano ( | |||
QUI ABITAVA
ROBERTO FANO NATO 1942 ARRESTATO 8.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Roberto Fano ( | |||
QUI ABITAVA
GIORGINA PADOVA SPOSATA FANO NATA 1905 ARRESTATA 8.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Giorgina Padova ( | |||
13 gennaio 2018 | Piazza Garibaldi 1 44°48′03.84″N 10°19′41.21″E |
QUI LAVORAVA
GIORGIO NULLO FOÀ NATO 1919 ARRESTATO 29.9.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 4.2.1944 |
Parma 27 marzo 1919 - Auschwitz 4 febbraio 1944, commesso, figlio di Doralice Muggia. Costretto ad abbandonare gli studi nel 1938 a causa delle leggi razziali, venne preso come commesso da Achille Bonelli nel proprio negozio, nonostante le stesse leggi razziali lo vietassero. La pietra d'inciampo è situata di fronte a quel negozio ed è proprio lì dove fu arrestato dai tedeschi il 15 settembre 1943. Dopo l'arresto fu internato nel carcere di Milano, per essere poi deportato il 6 dicembre dello stesso anno ad Auschwitz, dove morì. Nel 2019 gli è stata intitolata un'aula del liceo Romagnosi da dove era stato espulso.[141][142][143]
Giorgio Nullo Foà, ( | |
Strada Felice Cavallotti 30 44°48′21.34″N 10°19′51.22″E |
QUI ABITAVA
RENZO MOSÈ LEVI NATO 1887 ARRESTATO 27.9.1943 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 20.3.1944 |
Soragna 3 febbraio 1887 - Mauthausen 20 marzo 1945), proprietario terriero, ebreo. Trasferitosi da Parma alla natia Soragna dopo l'8 settembre, fu arrestato dai tedeschi il 27 settembre, il giorno prima del programmato tentativo di raggiungere con la moglie i figli già in salvo in Svizzera. La moglie riuscì però a scampare all'arresto e a rifugiarsi a Parma da amici. Detenuto inizialmente nel carcere di Parma, fu internato prima nel Castello di Scipione e poi a Fossoli, venendo infine deportato ad Auschwitz il 5 aprile 1944. Prima della liberazione del campo fu costretto a una marcia della morte, arrivando infine a Mauthausen, dove sarà ucciso.[144][145]
Renzo Mosè Levi, ( | ||
Viale delle Rimembranze 36 44°47′40.23″N 10°19′56.71″E |
QUI ABITAVA
GIUSEPPE BARBIERI NATO 1897 ARRESTATO 4.11.1944 DEPORTATO GUSEN ASSASSINATO 25.3.1945 |
Santa Cristina e Bissone 15 maggio 1887 - Gusen 25 marzo 1945), ferroviere. Antifascista, fu arrestato assieme alla moglie, al figlio partigiano Sergio e al suo amico Primo Polizzi, nonostante non avesse alcun ruolo nella Resistenza. Liberato in un primo tempo assieme alla moglie, poco dopo fu internato nuovamente e deportato come prigioniero politico assieme al figlio, da cui fu diviso all'arrivo a Mauthausen, pur venendo trasferiti entrambi nel febbraio a Gusen II, dove morì.[128][146][147]
Giuseppe Barbieri ( | ||
QUI ABITAVA
SERGIO BARBIERI NATO 1926 ARRESTATO 4.11.1944 DEPORTATO GUSEN ASSASSINATO 28.3.1945 |
Parma 5 maggio 1926 - Gusen 28 marzo 1945), ferroviere, figlio di Giuseppe Barbieri. Dopo le prime azioni di sabotaggio assieme all'amico Primo Polizzi, nel maggio 1944 si unì alla 12ª Brigata Garibaldi, prima come staffetta poi come partigiano del Distaccamento "Betti", nome di battaglia Gabor. A fine ottobre, durante una missione in città con Primo Polizzi, passò dalla casa dei suoi genitori, ma vennero tutti arrestati dalla brigata nera. Sergio venne quindi detenuto prima presso la sede delle brigate nere e poi nel carcere del SD. Il 17 dicembre fu deportato come prigioniero politico col padre prima a Bolzano poi a Mauthausen, dove arrivò nel gennaio 1945 e dove i due furono divisi, venendo poi trasferito nel febbraio a Gusen II. Piegato dalla notizia della morte del padre, morì qualche giorno dopo.[114][146][148]
Sergio Barbieri ( | |||
Viale Duca Alessandro 56 44°47′21.94″N 10°19′58.41″E |
QUI ABITAVA
ULDA CAMERINI NATA 1906 ARRESTATA 10.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Parma 20 giugno 1906 - Auschwitz 10 aprile 1944), insegnante, ebrea, figlia di Orsola Amar e sorella di Letizia, Gemma ed Emilia Lea. Fu arrestata insieme alle sorelle e ai nipoti ed internata con loro nel campo di Monticelli[55], prima di essere deportata assieme alla sorella Emilia Lea e ai nipoti prima a Fossoli e poi ad Auschwitz. Fu uccisa all'arrivo.[117][149]
Ulda Camerini ( | ||
6 febbraio 2019 | Stradone Martiri della Libertà 13[E 6] 44°47′43.76″N 10°19′45.71″E |
QUI ABITAVA
SAMUEL SPRITZMAN NATO 1904 ARRESTATO 20.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ-BIRKENAU GROSS-ROSEN LANDESHUT LIBERATO |
Samuel Spritzman (Chișinău 24 aprile 1904 - Parma 13 giugno 1982), ingegnere. Trasferitosi in Italia per gli studi, fu licenziato nel 1939 per effetto delle leggi razziali. Nel 1940 viene internato a Nepi e di lì iniziano una serie di vicende che lo porteranno a Roma, nel campo di Corropoli e infine nuovamente a Parma, in libertà vigilata. Dopo l'8 settembre fu arrestato dalla polizia tedesca, che lo internò nel Castello di Scipione. Dopo un rifiuto di collaborare con i tedeschi, nel febbraio 1944 fu trasportato prima a Bologna, poi a Verona, a Bolzano e in altri sottocampi. Il 28 ottobre 1944 fu deportato a Birkenau, dove, accusato di sabotaggio, sopravvisse al blocco di rigore, venendo trasferito in seguito a Gross-Rosen e poi nel sottocampo di Landeshut. Liberato il 9 maggio 1945, tornò in Italia nell’agosto del 1945. Successivamente si trasferirà a New York, si sposerà e in tarda età tornerà a Parma.[150][151]
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Via della Salute 46 44°47′53.32″N 10°19′04.42″E |
QUI ABITAVA
LUIGI LONGHI NATO 1925 ARRESTATO 14.2.1945 DEPORTATO DACHAU ASSASSINATO 7.3.1945 ÜBERLINGEN |
Parma 8 marzo 1925 - Überlingen,[152] 7 marzo 1945), elettrotecnico. Influenzato dall'attività del fratello Bruno (militante del PCd'I clandestino e futuro membro del CLN parmigiano), crea una cellula clandestina assieme ad altri 3 colleghi all'interno della società telefonica TIMO, dove lavora, e che dopo l'8 settembre è controllata dai tedeschi. Il gruppo nell'estate 1944 è inquadrato nelle SAP, intercetta le comunicazioni telefoniche nemiche girando poi le informazioni ai servizi informazioni partigiani, il SIP e il SIM. Svolge attività di sabotaggio alle linee telefoniche e partecipa direttamente alle azioni armate in città. Il 21 agosto 1944 Longhi ed altri tre compagni (Gaudenzio Anselmo, Bolsi e Corsini) sono arrestati e interrogati per otto giorni dal SD tedesco, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine. Per Longhi e Anselmo segue la deportazione, come prigionieri politici, prima a Bolzano, poi a Dachau, dove Longhi arriva il 9 ottobre e costretto ai lavori forzati. Morirà di stenti nel sottocampo di Überlingen,[152]. Insignito della Medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Un'altra pietra d'inciampo intitolata a Luigi è posata in via Cavesto 8/a dov'era la sede della TIMO. Alla vicenda della cellula clandestina della TIMO è dedicata l'opera di B. Manotti, I ribelli della TIMO. Storia di un gruppo sappista nella Resistenza. Parma 1943-1945.[153][154][155][156]
Luigi Longhi ( | ||
Strada dell'Università 9 44°48′05.01″N 10°19′30.37″E |
QUI ABITAVA
DORALICE MUGGIA NATA 1876 ARRESTATA 1944 INTERNATA BOLZANO ASSASSINATA MERANO |
Doralice Muggia ( | ||
Via Pellegrino Strobel (Accanto alla fermata dell'autobus) 44°48′20.09″N 10°20′43.08″E |
QUI ABITAVA
UGO FRANCHINI NATO 1929 ARRESTATO 24.12.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 9.4.1945 GUSEN |
Parma 4 maggio 1929 - Gusen 9 aprile 1945), apprendista sarto. Di famiglia antifascista, nel 1939 fu trasferito forzosamente assieme ad essa nei cosiddetti "Capannoni", abitati semi-fatiscenti costruiti dall'amministrazione fascista. Subito dopo l'8 settembre 1943, iniziò a raccogliere armi assieme ai fratelli maggiori, seguendoli poi in montagna, dove a soli 14 anni si unì alla 47ª Brigata Garibaldi, nome di battaglia Scampolo. A fine 1944 fu catturato dai nazifascisti e incarcerato nelle prigioni cittadine. Dopo alcune settimane fu deportato come prigioniero politico prima a Bolzano e infine nel febbraio 1945 a Mauthausen, da dove fu poco dopo trasferito a Gusen II, dove morirà di polmonite per le condizioni di vita del campo.[114][158]
Ugo Franchini ( | ||
11 gennaio 2020 | Via Emilia Est 54 44°47′48.55″N 10°20′44.11″E |
QUI ABITAVA
GINO RAVANETTI NATO 1910 CATTURATO 8.9.1943 INTERNATO 1943 FALLINGBOSTEL HILDESHEIM ASSASSINATO 20.3.1944 |
Felino 2 giugno 1910 - Bad Fallingbostel 20 marzo 1945), soldato del 3º Reggimento artiglieria, batteria addestramento, l'8 settembre fu catturato a Bologna dai tedeschi e internato come internato militare italiano nello Stalag XI B nei pressi di Bad Fallingbostel. Morì fucilato dai tedeschi per rappresaglia.[159]
Gino Ravanetti ( | |
Viale Vittorio Bottego 10 44°48′31.69″N 10°19′35.69″E |
QUI ABITAVA
AUGUSTO OLIVIERI NATO 1891 ARRESTATO 20.3.1944 DEPORTATO 1944 MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 29.4.1945 |
Parma 4 maggio 1891 - Gusen 28 aprile[E 7] 1945), avvocato. Figlio di Erminio Olivieri, ex deputato radicale e sindaco di Parma, Augusto nella prima guerra mondiale era stato volontario negli Alpini, pluridecorato e promosso sul campo a maggiore per meriti di guerra (sarà poi membro dell'ANA parmigiana e anche suo presidente per un biennio). Appartenente a una loggia massonica collegata al Grande Oriente d'Italia fino alla dissoluzione delle logge da parte del regime nel 1925, durante il Ventennio fu antifascista, mantenendo le proprie idee liberal-socialiste. Dopo l'8 settembre rifiutò l'offerta del prefetto di diventare podestà della città, finendo nel mirino delle autorità fasciste: il 20 marzo 1944 fu arrestato dal SD tedesco e portato nelle carceri di Bologna. Il 6 giugno fu condotto a Fossoli, poi trasferito a Bolzano e infine deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 7 agosto 1944, venendo subito dopo trasferito a Gusen I. A causa dell'età e delle pessime condizioni di vita, già il 7 settembre venne ricoverato nel Revier, l'infermeria, fino al 1 novembre quando venne dimesso e trasferito a Gusen II. Lì venne nuovamente ricoverato alla metà di marzo, anche a causa di maltrattamenti che gli fratturarono un braccio. Dimesso il 22 aprile in condizioni che gli impedivano di reggersi in piedi, venne portato con loro e nascosto dai compagni di prigionia sul luogo di lavoro, ma non resse ugualmente e morì pochi giorni dopo.[160][161][162]
Augusto Olivieri ( | ||
Borgo XX Marzo 11 44°48′06.71″N 10°19′48.38″E |
QUI ABITAVA
GINO AMADASI NATO 1919 CATTURATO 9.9.1943 INTERNATO 1943 BERLINO ASSASSINATO 25.4.1945 |
Parma 24 luglio 1909 - Berlino 25 aprile 1945), impiegato comunale. Soldato del 3º Reggimento artiglieria, il 9 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi a Capo Papas in Grecia e internato come internato militare italiano nello Stalag III-D a Berlino, dove morì per malattia.[163]
Gino Amadasi ( | ||
Strada Nino Bixio 64 44°48′00.65″N 10°19′18.09″E |
QUI ABITAVA
RENZO ILDEBRANDO BOCCHI NATO 1913 ARRESTATO 29.5.1944 DEPORTATO 1944 FLOSSENBÜRG ASSASSINATO 20.12.1944 HERSBRUCK |
Renzo Ildebrando Bocchi (Parma 1 settembre 1913 - Flossenbürg 15 dicembre 1944), commesso viaggiatore. Di educazione cattolica, entrò fin da giovanissimo nell'Azione Cattolica. Non ancora antifascista ma insofferente verso la violenza della dittatura, fu inviato dal regime come "volontario" nel corpo di spedizione italiano a supporto di Franco nella guerra civile spagnola (durante la quale compose anche dei versi a ricordo dei Fratelli Rosselli) e poi sul fronte libico durante la seconda guerra mondiale. Dopo l’8 settembre 1943 divenne prima uno dei leader politici dei partigiani cattolici nel Parmense, nome di battaglia Ruffini, poi capo del servizio informazioni partigiano per l’Emilia-Romagna, collaborando con l’OSS. Arrestato il 13 maggio 1944 al rientro da una missione in Svizzera, fu trasferito prima nel carcere di Como, poi a San Vittore a Milano, dove fu torturato. Fu poi deportato, via Bolzano, prima a Flossenbürg, poi nel sottocampo di Hersbruck, dove lavorò in miniera, e infine nuovamente a Flossenbürg, dove morì.[164][165]
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27 gennaio 2021 | Strada A. Saffi 13 44°48′07.02″N 10°20′04.46″E |
QUI ABITAVA
ARNALDO CANALI NATO 1894 ARRESTATO 13.7.1944 DEPORTATO FLOSSENBÜRG ASSASSINATO 16.11.1944 |
Arnaldo Canali | |
Piazzale Risorgimento (Davanti all'ingresso monumentale dello Stadio Ennio Tardini) 44°47′44.61″N 10°20′11.71″E |
A PARMA ABITAVA
RENZO CAVALLINA NATO 1921 CATTURATO 8.9.1943 INTERNATO BERLINO-LICHTERFELDE LIBERATO |
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Viale Maria Luigia, 1 (Davanti all'ingresso del Liceo Romagnosi) 44°47′52.23″N 10°19′19.6″E |
QUI STUDIAVA
GIORGIO NULLO FOÀ NATO 1919 ARRESTATO 29.9.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 4.2.1944 |
Parma 27 marzo 1919 - Auschwitz 4 febbraio 1944). La pietra è stata posta di fronte al Liceo Romagnosi, dove aveva studiato prima di esserne espulso nel 1938 a causa delle leggi razziali. Una pietra a lui dedicata è presente anche in Piazza Garibaldi 1, di fronte al negozio dove lavorava e dove venne arrestato. Per la sua biografia vedi sopra.
Giorgio Nullo Foà, ( | ||
Strada Bixio, 151 44°47′48.95″N 10°19′06.7″E |
QUI ABITAVA
GIUSEPPE FRAGNI NATO 1922 CATTURATO 15.4.1944 INTERNATO GRAZ-EGGENBERG LIBERATO |
Giuseppe Fragni, | ||
Via Costituente, 4/A (Davanti all'ingresso del Liceo Marconi) 44°48′01.84″N 10°19′14.47″E |
QUI STUDIAVA
PIERO IOTTI NATO 1926 ARRESTATO 15.11.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN-GUSEN LIBERATO |
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Viale Basetti, 12 44°47′47.23″N 10°19′28.96″E |
QUI ABITAVA
MICHELE VALENTI NATO 1894 CATTURATO 8.9.1943 INTERNATO MEPPEN LIBERATO |
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27 gennaio 2022 | Via Emilia est 140 44°47′43.59″N 10°20′58.64″E |
QUI ABITAVA
ENZO DALL'AGLIO NATO 1923 ARRESTATO 1.8.1944 DEPORTATO KÖNIGSBERG/KALININGRAD LIBERATO |
Enzo Dall'Aglio | |
Piazzale Santa Croce 9 44°48′14.84″N 10°18′48.17″E |
QUI ABITAVA
EUGENIO FRIGERI NATO 1926 ARRESTATO DEPORTATO GUSEN ASSASSINATO 20.3.1945 |
Eugenio Frigeri | ||
Via D'Azeglio 23 44°48′10.42″N 10°19′15.82″E |
QUI ABITAVA
GUIDO TOSCANI NATO 1922 ARRESTATO 15.8.1944 DEPORTATO CHORZOW/KÖNIGSHÜTTE LIBERATO |
Guido Toscani | ||
Via della Salute 43 44°47′52.36″N 10°19′03.39″E |
QUI ABITAVA
FERDINANDO VIGNALI NATO 1920 ARRESTATO DEPORTATO MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 4.2.1945 |
Ferdinando Vignali | ||
Via Corso Corsi 58 44°48′03.79″N 10°20′11″E |
QUI ABITAVA
ARISTIDE ZANACCA NATO 1903 ARRESTATO 8.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 28.2.1945 |
Aristide Zanacca | ||
27 gennaio 2023 | Borgo Pace, 8 44°48′13.61″N 10°20′05.95″E |
QUI ABITAVA
SERGIO LARINI NATO 1921 ARRESTATO 23.10.1943 INTERNATO ATENE DEPORTATO LIBERATO HOHENSTEIN |
Parma, 29 dicembre 1921 - ???), infermiere nel 33º Reggimento Artiglieria della Divisione “Acqui”, scampa all’eccidio di Cefalonia, sul fronte greco. Dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 il suo Reggimento è protagonista del primo atto resistenziale contro il nemico tedesco. Il 23 ottobre 1943 Larini è catturato dai tedeschi sull’isola greca e internato a Vilnius, quindi in Bielorussia, poi in Polonia, infine deportato nel Reich a Hohenstein, in Prussia Orientale, nello Stalag IB[166], dal quale riesce a fuggire, ma è nuovamente catturato dai tedeschi a Danzica, rimanendovi fino all’arrivo degli uomini dell'Armata Rossa, che liberano la città nel maggio 1945.[167]
Sergio Larini, ( | |
Borgo XX Marzo, 9 44°48′06.68″N 10°19′48.7″E |
QUI ABITAVA
LUIGI LUSARDI NATO 1895 ARRESTATO 31.1.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 20.2.1945 EBENSEE |
Santa Maria del Taro, ??? 1895 - Ebensee, 20 febbraio 1945), partigiano, esponente del CLN di Parma, il 31 gennaio 1944 è arrestato per la sua attività nelle file della Resistenza, ma anche con l'accusa di aver ospitato alcuni soldati inglesi fuggiti dal campo di prigionia di Fontanellato dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Inviato a Fossoli, quindi deportato a Mauthausen ed infine nel sottocampo di Ebensee, dove muore il 20 febbraio 1945.[168]
Luigi Lusardi, ( | ||
Via Paolo Raccagni, 12 44°47′37.19″N 10°20′01.45″E |
QUI ABITAVA
MARCELLO JANNUCCI NATO 1921 ARRESTATO 10.10.1943 INTERNATO BELGRADO LIBERATO EBENSEE |
Napoli, 28 febbraio 1921 - ???), comandante della decima compagnia del III Battaglione dell’83º Reggimento Fanteria “Venezia”, l'armistizio dell'8 settembre 1943 lo coglie sul fronte balcanico dove dà luogo, con i compagni, a forme di resistenza ai nazisti e come conseguenza è catturato il 10 ottobre 1943 a Podgorica, in Montenegro. Internato a Belgrado quindi deportato nel Reich, nel lager di Ebensee, dove rimane fino alla liberazione del campo ad opera degli americani, maggio 1945, tornando ad essere un uomo libero.[169]
Marcello Jannucci, ( | ||
Via Navetta, 33 sul ciglio stradale 44°47′10.9″N 10°19′12.46″E |
QUI ABITAVA
LUCIANO JASCHI NATO 1925 ARRESTATO 10.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 10.4.1945 GUSEN |
Roma, 14 dicembre 1925 - Gusen, 18 aprile 1945), partigiano, nel gennaio 1944 entra a far parte della Resistenza tra le file della 31ª Brigata Garibaldi “Copelli”, nome di battaglia “Dipaco”. Il 10 gennaio 1945 è catturato dai nazisti a Varano de' Melegari, durante un rastrellamento. Internato Bolzano, quindi deportato a Mauthausen, dove giunge il 4 febbraio 1945. Il 17 febbraio, infine trasferito nel sottocampo di Gusen dov'è assassinato il 18 aprile 1945.[170]
Luciano Jaschi, ( | ||
27 gennaio 2024 | Via Sidoli, 70 44°47′12.08″N 10°21′16.88″E |
QUI ABITAVA
PIETRO CAVAZZINI NATO 1912 ARRESTATO 10.9.1943 INTERNATO GÖRLITZ LIBERATO |
San Lazzaro Parmense, 28 dicembre 1912 - Parma, 1992), del 1938 la laurea in Medicina, nel 1939 inviato Sottotenente medico in Albania, dove si trova all'indomani della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943. In seguito al rifiuto di aderire alla RSI è deportato, come altri circa 700mila IMI nel Reich. Recluso nello Stalag VIII-A nei pressi di Görlitz si prodiga nelle cure ai soldati italiani come lui internati. Rimpatriato nel marzo del '45 è richiuso dai fascisti nelle carceri prima di Varese, quindi San Vittore. È liberato dai partigiani il 25 aprile 1945. Ritornato a Parma, riprende il suo lavoro di medico presso gli Ospedali riuniti di Parma.[116]
Pietro Cavazzini, ( | |
Viale Cocconi,30 44°48′37.8″N 10°20′49.18″E |
QUI ABITAVA
EMILIO SONCINI NATO 1915 ARRESTATO 1944 INTERNATO MAGDEBURG LIBERATO |
Parma, 1944), considerato pericoloso sovversivo è arrestato dalle camicie nere nel giugno 1944, viene rinchiuso prima nelle cantine dei bagni pubblici, quindi a Vicopò poi Suzzara e Verona ed infine deportato nel Reichnel destinato al lavoro coatto presso Magdeburgo. Pesantemente debilitato dai precedenti trattamenti r torture degli interrogatori, ritenuto inabile al lavoro è rimpatriato, ma muore in ospedale a Parma dopo solo qualche qualche mese.[116]
Emilio Soncini, (???, 1915 - | ||
Via Cavestro, 8/a 44°48′02.58″N 10°19′36.12″E |
QUI LAVORAVA
GAUDENZIO ANSELMO NATO 1926 ARRESTATO 21.8.1944 DEPORTATO DACHAU ASSASSINATO 7.3.1945 EBENSEE |
Torino, 3 luglio 1926 - Dachau, 7 marzo 1945), operaio, antifascista, partigiano, è nelle fila della Resistenza dal 1 ottobre 1943 tra le formazioni delle SAP. Insieme al collega Luigi Longhi ed altri due compagni da' vita ad una cellula clandestina all'interno della società telefonica TIMO (che in questo luogo, dov'è posata la pietra, aveva la sede) dove lavorano e che dopo l'8 settembre è controllata dai tedeschi; avendo modo di intercettare le comunicazioni telefoniche nemiche girano le informazioni ai servizi informazioni partigiani, svolge attività di sabotaggio alle linee telefoniche e partecipa direttamente alle azioni armate in città. Arrestati, è deportato insieme a Longhi nel Reich con destinazione Dachau dove muore il 7 marzo 1945.[171]
Gaudenzio Anselmo, ( | ||
QUI LAVORAVA
LUIGI LONGHI NATO 1925 ARRESTATO 21.8.1944 DEPORTATO DACHAU ASSASSINATO 7.3.1945 UÜBERLINGEN |
Parma, 8 marzo 1925 - Überlingen[152], 7 marzo 1945), partigiano, fratello di quel Bruno (militante del PCd'I clandestino e futuro membro del CLN parmigiano), che lo inizierà all'attivismo resistenziale. Da' vita ad una cellula clandestina assieme ad altri 3 colleghi all'interno della società telefonica TIMO (che aveva sede in questo luogo dov'è posata la pietra d'inciampo), dove lavora, e che dopo l'8 settembre è controllata dai tedeschi. Il gruppo nell'estate 1944 è inquadrato nelle SAP, intercetta le comunicazioni telefoniche nemiche girando poi le informazioni ai servizi informazioni partigiani, svolge attività di sabotaggio alle linee telefoniche e partecipa direttamente alle azioni armate in città. Il 21 agosto 1944 Longhi ed altri tre compagni (Gaudenzio Anselmo, Bolsi e Corsini) sono arrestati e interrogati per otto giorni dal SD tedesco, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine. Per Longhi e Anselmo segue la deportazione, come prigionieri politici, prima a Bolzano, poi a Dachau, dove Longhi arriva il 9 ottobre e costretto ai lavori forzati. Muore di stenti nel sottocampo di Überlingen[152]. Insignito della Medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Un'altra pietra d'inciampo intitolata a Luigi è posata in Via della Salute 46 dove abitava. Alla vicenda della cellula clandestina della TIMO è dedicata l'opera di B. Manotti, I ribelli della TIMO. Storia di un gruppo sappista nella Resistenza. Parma 1943-1945.[116][153][154][155][156]
Luigi Longhi, ( | |||
Vicolo Santa Maria, 6 44°48′15.01″N 10°19′03.81″E |
QUI ABITAVA
JULKA DESKOVIC NATA 1917 ARRESTATA 31.7.1944 DEPORTATA RAVENSBRÜCK MORTA 29.5.1945 |
Ravensbrück
, 29 maggio 1945), studentessa di origini croate, partigiana, combatte il fascismo in Patria come nell'Italia occupata. È arrestata in Iugoslavia e condannata al confino da scontare a Ventotene. Appena libera entra nella Resistenza parmense come staffetta partigiana. Scoperta è deportata nel campo di Ravensbrück dove muore a liberazione del campo già avvenuta.[116]
Julka Deskovic, (???, 1895 - | ||
QUI ABITAVA
MARIA LUIGIA BADIALI NATA 1910 ARRESTATA 31.7.1944 DEPORTATA RAVENSBRÜCK LIBERATA |
Medicina, 11 maggio 1910 - ???, ???), operaia, antifascista, partigiana. Tra le fila della Resistenza bolognese e romagnola prima, inviata poi nel parmense. Catturata a Parma, interrogata e torturata. Dopo Verona è trasferita a Bolzano e da qui internata nel campo di Ravensbrück. Sopravvive eed è liberata.[116]
Maria Luigia Badiali, ( |
Sala Baganza
[modifica | modifica wikitesto]Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
25 gennaio 2023 | Via Vittorio Emanuele II, 34 dinanzi Municipio 44°42′55.92″N 10°13′42.03″E |
QUI ABITAVA
DAVIDE APFEL NATO 1871 ARRESTATO 6.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Jevíčko, 26 aprile 1871 - Auschwitz, 10 aprile 1944), ebreo cecoslovacco, il 23 luglio 1940 è l'inizio della sua discesa agli inferi: internato nel campo di Montechiarugolo[172], quindi, ottobre 1940 trasferito nel campo di Civitella del Tronto, infine, dopo il campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, viene inviato come "internato libero"[54] nel comune di Sala Baganza. Nel dicembre 1943 è arrestato e trasferito nel campo di internamento di Scipione,[56] a cui segue, il 9 marzo 1944 Fossoli, da dove viene deportato nel Reich, destinazione Auschwitz: assassinato il 10 aprile 1944.[173]
Davide Apfel ( |
Salsomaggiore Terme
[modifica | modifica wikitesto]A Salsomaggiore Terme sono presenti 3 pietre d'inciampo, tutte poste il 24 gennaio 2022, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[174]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
24 gennaio 2022 | Piazza Libertà, 1 ingresso Municipio 44°48′56.45″N 9°58′41.61″E |
A SALSOMAGGIORE ABITAVA
ANNA KRESIC NATA 1900 ARRESTATA 21.2.1944 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Lubiana, 2 maggio 1900 - Auschwitz, ???), figlia di Mario e Teresa Svarz, coniugata con Alessandro Oblath, madre di Dragica Oblath. In seguito all’occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse e conseguente annessione di Lubiana all'italia, le due donne, in quanto ebree sono colpite dal provvedimento di "internamento libero"[54] e trasferite nel comune di Salsomaggiore. In seguito sono entrambe arrestate il 21 febbraio 1944 e internate a Monticelli Terme[175], poi trasferite a Fossoli, a cui segue Verona quindi la deportazione ad Auschwitz per la madre e Bergen-Belsen per la figlia. Non sopravvivono alla Shoah.[176]
Anna Kresic ( | |
A SALSOMAGGIORE ABITAVA
DRAGICA OBLATH NATA 1924 ARRESTATA 21.2.1944 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Dragica Oblath ( | |||
Via Crispi, 8 44°49′02.03″N 9°58′15.26″E |
QUI ABITAVA
PIETRO CORSINI NATO 1924 ARRESTATO 11.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 27.4.1945 GUSEN |
Salsomaggiore, 3 marzo 1924 - Mauthausen, 27 aprile 1945), partigiano “Friz” della 31ª Brigata Garibaldi “Forni”, è arrestato dai nazifascisti l’11 gennaio 1945. Internato nel campo di Bolzano il 1º febbraio 1945, quindi deportato nel Reich destinazione Mauthausen. Trasferito infine nel sottocampo di Gusen, muore il 27 aprile 1945.[177]
Pietro Corsini ( |
San Secondo Parmense
[modifica | modifica wikitesto]A San Secondo Parmense sono presenti 3 pietre d'inciampo, tutte posate il 25 gennaio 2022, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[178]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
25 gennaio 2022 | Piazza Mazzini, 1 dinanzi "La Volpe" 44°55′11.92″N 10°13′38.82″E |
QUI ABITAVA
MOSÉ SCHIFFELDRIN NATO 1890 ARRESTATO 20.3.1944 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Mszana Dolna, 18 aprile 1880 – Auschwitz, ???), ebreo di origini tedesche, figlio di Marko e Rosa Buchsbaum, coniugato con Feigel Haendler, risiede a Vienna. Commesso viaggiatore effettua parecchi viaggi in Italia suscitando il sospetto di spionaggio e dal 1933 una segnalazione di polizia. Ottenuta la cittadinanza, insieme alla moglie ed ai due figli, Kurt Schiffeldrin e Rosa, si stabilisce a Roma, ma a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938, è raggiunto da provvedimento di espulsione non eseguito poichè arrestato nel 1940 ed internato a Ferramonti di Tarsia, raggiunto dai familiari saranno poi inviati in regime di "internamento libero"[54] a San Secondo Parmense a cui nel dicembre '43 segue l'internamento a Scipione[56] per Mosè e a Monticelli[55] per la moglie e il figlio. Si ricongiungono a Fossoli prima della deportazione ad Auschwitz-Birkenau dal quale nessuno dei tre farà più ritorno, vittime della Shoah.[179]
Mosè Schiffeldrin ( | |
QUI ABITAVA
FEIGEL HAENDLER NATA 1893 ARRESTATA 7.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Myślenice, 13 luglio 1893 - Auschwitz, ???), figlia di Jacob e Jaube Lehrfeld, coniugata con Mosè Schiffeldrin, madre di Kurt Schiffeldrin e Rosa. Dopo le nozze con Mosè ne condivide il tragico destino: in italia a Roma, a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1940 raggiunge il marito internato a Ferramonti di Tarsia, quindi in regime di "internamento libero"[54] a San Secondo Parmense a cui nel dicembre '43 segue l'internamento a Scipione[56] per il marito e a Monticelli[55] per lei ed il figlio. Si ricongiungono a Fossoli prima della deportazione ad Auschwitz-Birkenau dal quale nessuno dei tre farà più ritorno, vittime della Shoah. Quanto la figlia Rosa, parrebbe riuscì nel 1941 a raggiungere la Palestina.[179]
Feigel Haendler ( | |||
QUI ABITAVA
KURT SCHIFFELDRIN NATO 1931 ARRESTATO 7.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Vienna, 29 marzo 1931 - Auschwitz, 10 aprile 1944), figlio di Mosè Schiffeldrin e Feigel Haendler, fratello di Rosa, condivide il destino tragico della famiglia: in italia a Roma, a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1940 con la madre raggiunge Ferramonti di Tarsia, dove è internato il padre; quindi in regime di "internamento libero"[54] la famiglia è inviata a San Secondo Parmense a cui nel dicembre '43 segue l'internamento a Scipione[56] per il padre e a Monticelli[55] per lui ed la madre. Si ricongiungono a Fossoli da dove, col convoglio n°9, parte il 5 marzo del '44 deportato ad Auschwitz-Birkenau dove è assassinato all'arrivo, 10 aprile 1944.[179]
Kurt Schiffeldrin ( |
Sissa Trecasali
[modifica | modifica wikitesto]Nel comune di Sissa Trecasali sono presenti 3 pietre d'inciampo, tutte poste il 23 gennaio 2021, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[80]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
23 gennaio 2021 | Trecasali, Piazza Fontana 1[E 8] 44°56′16.52″N 10°16′14.74″E |
QUI ABITAVA
RINO ADORNI NATO 1926 ARRESTATO 15.11.1944 DEPORTATO DACHAU LIBERATO |
Rino Adorni | |
QUI ABITAVA
JACOB MUSAFIA NATO 1895 ARRESTATO 4.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Jacob Musafia ( | |||
QUI ABITAVA
RENO TINELLI NATO 1913 CATTURATO 9.9.1943 INTERNATO GROSS LÜBARS ASSASSINATO 26.7.1944 |
Reno Tinelli |
Soragna
[modifica | modifica wikitesto]A Soragna sono presenti due pietre d'inciampo, tutte posate il 28 gennaio 2022, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[180]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
28 gennaio 2022 | Piazzale Meli Lupi, 1 ingresso Municipio 44°55′36.77″N 10°07′21.06″E |
QUI ABITAVA
RENZO MOSÉ LEVI NATO 1887 ARRESTATO 27.9.1943 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 20.3.1945 |
Soragna, 3 febbraio 1887 – Mauthausen, 20 marzo 1945), figlio di Abramo e Giulia Boch, sposato con Elena Foà. Si trasferisce a Parma, ma rimane legato al paese natio dove coltiva un podere di proprietà. Dopo l'emanazione delle leggi razziali fasciste si preoccunano di mettere al sicuro i due figli espatriandoli. Con l'occupazione tedesca successiva all'armistizio dell'8 settembre 1943, progettano la fuga, ma Renzo è arrestato a Soragna il 27 settembre; in carcere a Parma riceve quella che sarà l'ultima visita della moglie prima dell'internamento a Fossoli da dove il 5 aprile 1944, col convoglio n°9 è deportato ad Auschwitz, quindi a Mauthausen, dove muore il 20 marzo 1945.[181]
Renzo Mosè Levi ( | |
QUI ABITAVA
WILHELM HOCHBERGER NATO 1919 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 6.2.1945 MAUTHAUSEN |
Vienna, 23 ottobre 1919 - Mauthausen, 6 febbraio 1945), figlio di Isacco e Maria Braun, sposato con Edvige Neumann. A seguito dell'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania nazista ripara a Soragna dove esiste una comunità di ebrei apolidi. La situazione precipita dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca. Avvisato dai Carabinieri del suo imminente arresto, si nasconde in montagna, ma a causa dell'ammalarsi del figlio neonato fa ritorno in paese. È arrestato il 30 novembre 1943 a Soragna ed inviato a Scipione[56], quindi internato a Fossoli da cui, il 5 aprile 1944 è deportato ad Auschwitz da dove non farà ritorno.[182]
Wilhelm Hochberger ( |
Sorbolo Mezzani
[modifica | modifica wikitesto]Nel comune di Sorbolo Mezzani sono presenti 12 pietre d'inciampo, posate tra 2020 e 2024, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune, la Comunità ebraica e l'ANPI locale. All'interno del comune le pietre sono così ripartite: 9 a Mezzano Inferiore, 1 ciascuna a Mezzano Superiore, Sorbolo e Casale di Mezzani.[80][183]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
10 gennaio 2020 | Mezzano Inferiore, Viale Martiri della Libertà 9 44°54′17.03″N 10°28′02.44″E |
QUI ABITAVA
EVARISTO SACCANI NATO 1911 ARRESTATO 2.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN ASSASSINATO 23.3.1945 AMSTETTEN |
Sorbolo 14 aprile 1911 - Amstetten 25 marzo 1945?), bracciante agricolo. Entrò nella 78ª Brigata SAP nel settembre 1944, divenendo il capo del gruppo partigiano di Mezzano Inferiore, nome di battaglia Pellico. Il 2 gennaio 1945 però fu arrestato dai tedeschi a Coenzo, grazie a informazioni ricevute negli interrogatori, e venne portato nelle carceri cittadine. Da lì venne deportato prima a Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio, venendo poi trasferito ad Amstetten, dove presumibilmente morì il 25 marzo 1945, ma il suo corpo non sarà mai ritrovato e nel 1946 sarà dato per disperso.[184][185]
Evaristo Saccani ( | |
Mezzano Superiore, Via Argine destro del Parma 1 44°56′06.68″N 10°25′25.34″E |
QUI ABITAVA
MARIO VIETTA NATO 1923 ARRESTATO 10.12.1944 INTERNATO BOLZANO DEPORTATO 1945 MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 24.4.1945 |
Mezzani 14 luglio 1923 - Gusen 24 aprile 1945), boscaiolo. Entrò nella 78ª Brigata SAP nel maggio 1944, nome di battaglia Fulmine. Il 10 dicembre 1944 fu arrestato dai tedeschi, e portato prima nei sotterranei di Palazzo Rolli, sede parmigiana del SD, e poi nelle carceri cittadine. Da lì verrà deportato prima a Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio, venendo poi trasferito a Gusen, dove morì.[186][187]
Mario Vietta ( | ||
11 gennaio 2020 | Sorbolo, Via Gramsci[E 9] 16 44°50′45.62″N 10°26′54.11″E |
QUI ABITAVA
CAROLINA BLUM NATA 1881 ARRESTATA 11.12.1943 INTERNATA MONTICELLI TERME, FOSSOLI DEPORTATA AUSCHWITZ-BIRKENAU ASSASSINATA 10.4.1944 |
Sulz 21 febbraio 1881 - Auschwitz 10 aprile 1944), casalinga, ebrea. Nata nell'allora Reichsland di Alsazia-Lorena, era divenuta francese con la riannessione dell'Alsazia alla Francia nel 1918. Come la maggior parte degli altri ebrei stranieri, dall'entrata in guerra dell'Italia nel 1940 non era più libera, ma rientrava nella categoria di persone a cui era stato concesso il cosiddetto “internamento libero”[54], una sorta di libertà vigilata con molte limitazioni e obbligo di dimora in un determinato domicilio. Nel suo caso veniva ospitata dalla famiglia Fontana-Salvarani, coi quali arrivò da Genova a Sorbolo nel settembre 1943. Fu arrestata dai tedeschi l'11 dicembre 1943 (dopo segnalazione del Commissario prefettizio fascista), e portata al campo di Monticelli[55], da dove il 9 marzo 1944 fu trasferita a Fossoli, da dove il 5 aprile fu deportata ad Auschwitz. Fu uccisa all'arrivo.[99][114][188][189]
Carolina Blum ( | |
Mezzano Inferiore, Via Castello 14 44°54′27.57″N 10°28′07.68″E |
QUI ABITAVA
JACOB ISAKOVIC NATO 1899 ARRESTATO 4.12.1943 INTERNATO SCIPIONE, FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Belgrado 7 giugno 1899 - Auschwitz ?), commerciante, ebreo. All'Invasione della Jugoslavia, fuggì assieme alla famiglia nel Montenegro occupato dagli italiani. Qui però, dopo l'insurrezione generale del 13 luglio 1941 e la successiva repressione, tra il 22 e 23 luglio furono arrestati tutti gli ebrei stranieri e internati nel campo di Kavaja, assieme agli insorti montenegrini, in condizioni pessime e con scarso vitto. Le autorità italiane nell'Albania occupata però protestarono contro la presenza ebraica nel paese, e dunque il 25 ottobre 1941 la gran parte degli ebrei venne trasferita in Italia, nel campo di Ferramonti di Tarsia. Successivamente la famiglia Isakovic ottenne di poter passare al libero internamento[54], venendo assegnati a Mezzani. Dopo l'8 settembre 1943 rimasero a Mezzani, venendo arrestati dai tedeschi il 30 novembre. Jacob fu separato dalla moglie e dal figlio e fu mandato nel castello di Scipione. Di qui il 9 marzo 1944 venne trasferito a Fossoli, dove ritrovò i famigliari, ma da dove vennero tutti deportati ad Auschwitz, dove arrivarono il 10 aprile. Non sopravvisse.[190][191]
Jacob Isakovic ( | ||
QUI ABITAVA
RACHELE SCIOAMOVIC NATA 1913 ARRESTATA 30.11.1943 INTERNATA MONTICELLI TERME, FOSSOLI DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Rachele Scioamovic ( | |||
QUI ABITAVA
JOSIF ISAKOVIC NATO 1937 ARRESTATO 4.12.1943 INTERNATO MONTICELLI TERME, FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 10.4.1944 |
Josif Isakovic ( | |||
23 gennaio 2021 | Mezzano Inferiore, Via Martiri della Libertà 22 44°54′16.09″N 10°28′03.48″E |
QUI ABITAVA
NATAN BARUCH NATO 1905 ARRESTATO 4.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ LIBERATO |
Šabac 23 luglio 1905 - ??), impiegato, ebreo. All'Invasione della Jugoslavia, fuggì assieme al fratello a Spalato, nella Dalmazia occupata dagli italiani. Da lì, nel dicembre 1941 venne trasferito in Italia, assieme alla maggioranza degli ebrei rifugiati dalle altre zone dell'ex-Jugoslavia, e mandato col fratello a Mezzani, luogo individuato per il loro internamento libero[54]. Rimasti in paese dopo l'8 settembre 1943, il 20 dicembre vennero arrestati dai tedeschi e internati nel Castello di Scipione. Nel marzo 1944 vennero trasferiti a Fossoli, e da lì vennero deportati ad Auschwitz, dove arrivarono il 10 aprile. Il 22 gennaio 1945, poco prima della liberazione di Auschwitz, venne trasferito a Buchenwald. Sopravvisse.[192][193][194]
Natan Baruch ( | |
QUI ABITAVA
AVRAM BARUCH NATO 1911 ARRESTATO 4.12.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Avram Baruch (Babiči 17 gennaio 1911 - | |||
Casale di Mezzani, Strada della Resistenza 55 44°55′12.5″N 10°26′24.69″E |
QUI ABITAVA
GIACOMO FONTANILI NATO 1924 ARRESTATO 6.1.1945 DEPORTATO MAUTHAUSEN MORTO 8.5.1945 |
Collecchio 29 settembre 1924-Mauthausen 8 maggio 1945), carpentiere. Nel giugno 1944 entrò nella 78ª Brigata SAP, ma il 6 gennaio 1945 fu catturato a Mezzani dal SD tedesco, nell'ambito di una serie di rastrellamenti che entro il mese successivo sgominarono le squadre SAP nella pianura parmense. Trasferito prima nei sotterranei di Palazzo Rolli, sede parmigiana del SD, e poi nelle carceri cittadine, il 24 gennaio fu deportato a Bolzano e di lì a Mauthausen. Poco dopo fu trasferito a Sankt Aegyd, ma il 4 aprile fu nuovamente trasferito nel campo principale. A causa della condizione fisica ormai compromessa, morì il giorno della liberazione del campo da parte delle truppe americane.[195][196]
Giacomo Fontanili ( | ||
3 febbraio 2024 | Via Mosconi, 2 Mezzano Inferiore 44°54′44.6″N 10°27′38.6″E |
QUI ABITAVA
MISCIA ALKALAY NATO 1892 ARRESTATO 1943 DEPORTATO AUSCHWITZ BUCHENWALD ASSASSINATO |
Belgrado 11 agosto 1892 - Buchenwald, 28 gennaio 1945), figlio di Davide e di Rachele Alkalay, fratello di Josif Alkalay, cognato di Sultana Levi. Avvocato come il fratello, con cui e con la cognata è a Mezzano Inferiore in regime di “internamento libero”[54], il 10 ottobre 1943 vengono prelevati dalla locale milizia fascista e inviati prima nel campo di Scipione[197], quindi dopo un periodo di detenzione nel campo di transito di Fossoli sono deportati nel Reich destinati ad Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. Miscia ed il fratello Josif non sopravvivono alla Shoah.[198][199]
Miscia Alkalay ( | |
QUI ABITAVA
JOSIF ALKALAY NATO 1900 ARRESTATO 1943 DEPORTATO AUSCHWITZ BUCHENWALD ASSASSINATO |
Belgrado 27 luglio 1900 - Buchenwald 28 gennaio 1945), figlio di Davide e di Rachele Alkalay, fratello di Miscia Alkalay, marito di Sultana Levi. Avvocato come il fratello, con cui e con la moglie è a Mezzano Inferiore in regime di “internamento libero”[54], il 10 ottobre 1943 i due vengono prelevati dalla locale milizia fascista e inviati al campo di Scipione[197], quindi dopo un periodo di detenzione nel campo di transito di Fossoli sono deportati nel Reich destinati ad Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. Josif ed il fratello non sopravvivono alla Shoah.[198][200]
Josif Alkalay ( | |||
QUI ABITAVA
SULTANA LEVI NATA 1908 ARRESTATA 1943 DEPORTATA AUSCHWITZ LIBERATA DACHAU |
Belgrado 22 ottobre 1908 - ???, ???), figlia di Miska e Linke Farki, moglie di Josif Alkalay, cognata di Miscia Alkalay. È a Mezzano Inferiore in regime di “internamento libero”[54]. Arrestata il 30 novembre 1943 è inviata al campo di Monticelli Terme[55], quindi dopo un periodo di detenzione nel campo di transito di Fossoli dove si ricongiunge al marito, con lui è deportata nel Reich destinazione Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. Diversamente dal coniuge sopravvive ed è liberata 29 aprile 1945.[198][201]
Sultana Levi ( |
Tizzano Val Parma
[modifica | modifica wikitesto]A Tizzano Val Parma si trovano nove pietre d'inciampo, posate tra il 2023 e 2024.[202]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
7 febbraio 2023 | Piazza Roma, 1 ingresso Municipio 44°31′14.08″N 10°11′55.38″E |
QUI ABITAVA
DAVID YESUA NATO 1887 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Sielec, 24 luglio 1897 – Auschwitz, ???), ebreo, figlio di Jasha e Carlotta Russo, sposa Jenni Ben Aron da cui avrà Carlotta Yesua e Alessandro Yesua. Per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara con la famiglia a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Forzatamente trasferiti nel 1941 in regime di "internamento libero"[54] nel comune di Tizzano Val Parma fino al 30 novembre 1943 quando è arresto con la famiglia ed internato a Scipione[56] mentre la moglie ed i figli nel campo di Monticelli[55]. La famiglia si ricongiunge per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah.[203]
David Yesua ( | |
QUI ABITAVA
JENNI BEN ARON NATA 1908 ARRESTATA 7.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Belgrado, 19 febbraio 1906 - Auschwitz, ???), figlia di Nissim e Paola Coen, moglie di Davide Yesua, madre di Carlotta Yesua e Alessandro Yesua. Condivide il tragico destino dei familiari. Da Spalato la famiglia è forzatamente inviata nel 1941, in regime di "internamento libero",[54] nel comune di Tizzano Val Parma fino alla fine di novembre, primi di dicembre 1943 quando è arresta con la famiglia ed internata a Monticelli[55] con i due figli, mentre il marito è internato a Scipione[56]. Si ricongiungono per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah.[203]
Jenni Ben Aron ( | |||
QUI ABITAVA
CARLOTTA YESUA NATA 1927 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Belgrado, 13 maggio 1927 - Auschwitz, ???), figlia di Davide e Jenni, condivide il destino tragico della famiglia. Da Spalato la famiglia è forzatamente inviata nel 1941, in regime di "internamento libero",[54] nel comune di Tizzano Val Parma fino alla fine di novembre, primi di dicembre 1943 quando è arresta con la famiglia ed internata a Monticelli[55] con la madre ed il fratello, mentre il padre è internato a Scipione[56]. Si ricongiungono per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah.[203]
Carlotta Yesua ( | |||
QUI ABITAVA
ALESSANDRO YESUA NATO 1931 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Belgrado, 7 novembre 1931 - Auschwitz, 10 aprile 1944), figlio di Davide e Jenni, fratello di Carlotta, condivide il tragico destino della sua famiglia. Da Spalato la famiglia è forzatamente inviata nel 1941, in regime di "internamento libero",[54] nel comune di Tizzano Val Parma fino alla fine di novembre, primi di dicembre 1943 quando è arresto con la famiglia ed internato a Monticelli[55] con la madre e la sorella, mentre il padre è internato a Scipione[56]. Si ricongiungono per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah. Alessandro è assassinato il giorno stesso del loro arrivo al campo, il 10 aprile 1944[203].
Alessandro Yesua ( | |||
QUI ABITAVA
SARA LEVY NATA 1928 ARRESTATA 9.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Belgrado, 5 maggio 1928 - Auschwitz, ???), figlia di Isacco e Lella Burlan. Come gran parte dei connazionali, per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara con la famiglia a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Forzatamente trasferiti nel 1941 in regime di "internamento libero"[54] nel comune di Tizzano Val Parma. Il 2 dicembre 1943 Sara, insieme alla famiglia e a un altro gruppo di ebrei internati nel paese, tenta di evadere, ma solo a tre riesce e tra essi al fraello. Il 9 dicembre 1943 è arresta con la famiglia ed internata nel campo di Monticelli[55] a cui segue un breve periodo a Fossoli prima di essere deportata, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Non sopravvive alla Shoah.[204]
Sara Levy ( | |||
31 gennaio 2024 | Piazza Roma, 1 ingresso Municipio 44°31′14.08″N 10°11′55.38″E |
QUI ABITAVA
MIKA AVRAMOVIC NATA 1887 ARRESTATA 1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Sabac, 5 maggio 1928 - Auschwitz, ???), figlio di Avram e Sara Anaf, genitore di Sarika Avramovic. Come gran parte dei connazionali, per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara con la famiglia a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Forzatamente trasferiti nel 1941 in regime di "internamento libero"[54] nel comune di Tizzano Val Parma, il 3 dicembre 1943 è arrestato insieme alla famiglia e un altro gruppo di ebrei internati. Dopo la reclusione nel campo di Scipione[56], a cui segue la detenzione a Fossoli, è deportato nel Reich destinato ad Auschwitz. Non sopravvive alla Shoah.[205]
Mika Avramovic ( | |
QUI ABITAVA
SARIKA AVRAMOVIC NATA 1916 ARRESTATA 1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Labrezja, 27 febbraio 1916 - Auschwitz, ???), figlia di Mika e Vichizza Burlan, coniuge di Nissim Levi. Da Spalato dov'era rifugiata con la famiglia, è trasferita in regime di "internamento libero"[54] nel comune di Tizzano Val Parma; quindi arrestata con i famigliari il 3 dicembre 1943. Inviata al campo di Monticelli[55] e da qui a Fossoli, infine deportata il 5 aprile 1944 ad Auschwitz. Non sopravvive alla Shoah.[206]
Sarika Avramovic ( | |||
QUI ABITAVA
NISSIM LEVI NATO 1912 ARRESTATO 1943 DEPORTATO AUSCHWITZ LIBERATO THERESIENSTADT |
Belgrado, 28 aprile 1912 - ???, ???), figlio di Moses e Rosa Coen, marito di Sarika Avramovic; con lei da Spalato a Tizzano in regime di "internamento libero"[54]. È arrestato con la famiglia il 3 dicembre 1943 ed inviato al campo di Scipione[56], a cui segue Fossoli, quindi la deportazione, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz, infine Theresienstadt dove è liberato.[207]
Nissim Levi ( | |||
QUI ABITAVA
GIACOMO SAYA NATO 1913 ARRESTATO 1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Giacomo Saya ( |
Traversetolo
[modifica | modifica wikitesto]Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
24 gennaio 2023 | Piazza Vittorio Veneto, 30 dinanzi Municipio 44°38′23.34″N 10°22′54.34″E |
QUI ABITAVA
CLARA BARUK NATA 1890 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Sarajevo, 18 gennaio 1890 - Auschwitz, ???), ebrea jugoslava, con il marito Hermann Alkalay, per sfuggire alle persecuzioni degli ustaša nel 1941 ripara a Spalato, ma a seguito dell'annessione della città al Regno d’Italia i coniugi Alkalay sono inviati, in regime di “internamento libero”[54] nel comune di Traversetolo. Il 30 novembre 1943 sono arrestati entrambi: Clara è internata nel campo di Monticelli Terme,[55] per essere poi trasferita ai primi del marzo 1944 a Fossoli, dove si riunisce al marito proveniente dal campo di internamento di Scipione[56]. Il 5 aprile, infine, entrambi deportati nel Reich, il marito a Buchenwald, Clara ad Auschwitz. Entrambi assassinati ai campi in data ignota.[209]
Clara Baruk ( | |
QUI ABITAVA
HERMANN ALKALAY NATO 1883 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 29.1.1945 BUCHENWALD |
Brnjic, 29 gennaio 1883 - Buchenwald, ???), di religione ebraica, con la moglie Clara Baruk, per sfuggire alle persecuzioni degli ustaša nel 1941 ripara a Spalato, ma a seguito dell'annessione della città al Regno d’Italia i coniugi Alkalay sono inviati, in regime di “internamento libero”[54] nel comune di Traversetolo. Il 30 novembre 1943 sono arrestati entrambi; Hermann è inviato al campo di internamento di Scipione[56], quindi il 9 marzo 1944 giunge a Fossoli per essere deportato nel Reich dapprima ad Auschwitz, quindi nel lager di Buchenwald, dove è assassinato in data ignota.[210]
Hermann Alkalay ( |
Provincia di Piacenza
[modifica | modifica wikitesto]In provincia di Piacenza sono posate nove pietre d'inciampo.
Borgonovo Val Tidone
[modifica | modifica wikitesto]Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
23 aprile 2022 | Piazza Garibaldi vialetto d'accesso alla Scuola 45°01′05.77″N 9°26′51.39″E |
QUI FU ARRESTATO
LUIGI RAZZA NATO 1925 DEPORTATO MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 21.4.1945 |
Borgonovo Val Tidone, ??? 1925 - Gusen, 21 aprile 1945), partigiano tra le file della Brigata "Busconi" facente parte della Divisione “Piacenza”[211] comandata dal tenente dei carabinieri Fausto Cossu; nella mattina del 23 novembre del 1944 è catturato e portato in prigione prima a Piacenza e poi a Parma. Successivamente trasferito a Verona quindi Bolzano. Infine deportato a Mauthausen poi nel sottocampo di Gusen, dove è assassinato a pochi giorni dalla liberazione.[212][213]
Luigi Razza ( |
Carpaneto Piacentino
[modifica | modifica wikitesto]Carpaneto Piacentino accoglie quattro pietre d'inciampo collocate tra il 2020 e 2024.[214][215]
La pietra dedicata a Markus Nichtberger è stata criticata dall'ISREC piacentino per le imprecisioni e le scelte lessicali in essa riportate ed evidenziate nella missiva inviata dall'istituto storico alle autorità cittadine successivamente alla cerimonia di posa. La lettera sottolinea in particolare come Nichtberger fu in realtà arrestato dalle autorità italiane nel 1940 per essere poi trasportato a Ferramonti di Tarsia, e come il soggiorno in internamento libero a Carpaneto fosse coatto e sottoposto a diverse restrizioni.[216]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
2 febbraio 2020 | Via Cesare Battisti, 10 44°54′52.15″N 9°47′11.75″E |
QUI ABITAVA
MARCUS NICHTBERGER NATO 1885 ARRESTATO 1943 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO BIRKENAU |
Miasteczko Śląskie, Polonia 9 marzo 1895 - Auschwitz-Birkenau, ???), ebreo polacco, commerciante, figlio di Davide e Sara Kornagert, sposa Susanna Wormann nel 1920 dalla quale avrà due figli: Bobi Nichtberger e Dina Nichtberger. Per sfuggire le persecuzioni antisemite la famiglia si rifugia in Dalmazia all'epoca governatorato italiano, ma in seguito all'emanazione delle leggi razziali fasciste del 1938 e l'entrata in guerra dell'Italia, sono internati nel campo di Ferramonti di Tarsia, a Cosenza, quindi in regime di “internamento libero”[54] a Carpaneto Piacentino fino all'arresto del 30 novembre 1943 e la detenzione a Fossoli prima della deportazione nel Reich, che per Markus e la figlia Dina avviene col convoglio partito il 5 aprile 1944, mentre Susanna e Bobi partono il 16 maggio, ma per tutti identica la destinazione: Auschwitz-Birkenau. Nessuno della famiglia sopravvive alla Shoah.[217][215]
Markus Nichtberger ( | |
27 gennaio 2024 | QUI ABITAVA
SUSANNA WORMANN NICHTBERGER NATA 1897 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA |
Berlino, 17 marzo 1897 - Auschwitz-Birkenau, ???), figlia di Moritz e Isabella Goldschmidt, coniugata con Markus Nichtberger, madre di Bobi Nichtberger e Dina Nichtberger. Condivide il tragico destino della famiglia. Internata insieme ai due figli, nel novembre 1940, ad Acquapendente, uno dei tanti campi di internamento per ebrei stranieri in Italia, successivamente trasferiti a Ferramonti di Tarsia, ricongiungendosi con il marito. Quindi in regime di “internamento libero”[54] tutta la famiglia risiede a Carpaneto Piacentino fino all'arresto del 30 novembre 1943 e la detenzione a Fossoli prima della deportazione nel Reich, che per Markus e la figlia Dina avviene col convoglio partito il 5 aprile 1944, mentre Susanna e Bobi partono il 16 maggio, ma per tutti identica la destinazione:Auschwitz-Birkenau. Nessuno della famiglia sopravvive alla Shoah.[218][215]
Susanna Wormann Nichtberger ( | ||
QUI ABITAVA
DINA NICHTBERGER NATA 1923 ARRESTATA 30.11.1943 DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ MORTA 16.3.1945 |
berlino, 22 aprile 1923 - Auschwitz-Birkenau, 16 marzo 1945), figlia di Markus Nichtberger e Susanna Wormann, sorella di Bobi Nichtberger. Condivide il tragico destino della famiglia. È l'unica di cui sia certa la data di morte, 16 marzo 1945.[219][215]
Dina Nichtberger ( | |||
QUI ABITAVA
BOBI NICHTBERGER NATO 1926 ARRESTATO 30.11.1943 DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO |
Weisswasser, 6 luglio 1926 - Auschwitz-Birkenau, ???), figlio di Markus Nichtberger e Susanna Wormann, fratello di Dina Nichtberger. Condivide il tragico destino della famiglia. Nessuno sopravvive alla Shoah.[220][215]
Bobi Nichtberger ( |
Castel San Giovanni
[modifica | modifica wikitesto]Castel San Giovanni accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 20 gennaio 2019.
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
20 gennaio 2019 | Castel San Giovanni (davanti alle scuole elementari) |
A CASTEL SAN GIOVANNI
ABITAVA TINA PESARO NATA 1913 ARRESTATA 1.12.1943 DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 31.12.1944 LANDSBERG |
Castel San Giovanni 13 ottobre 1913 - Auschwitz 31 dicembre 1945) figlia di Bice Calabresi e Ferdinando Pesaro, fu arrestata il 1 dicembre 1943 a Castel San Giovanni ed internata nel carcere di Piacenza. Il 2 agosto 1944, dopo otto mesi di detenzione, fu deportata ad Auschwitz, partendo dal Campo di Fossoli con il convoglio n. 14. Il 6 agosto 1944 arrivò nel campo di sterminio. Tina Pesaro fu assassinata il 31 dicembre 1944 a Landsberg in Baviera.[221]
Ida Benedetta Pesaro ( |
Piacenza
[modifica | modifica wikitesto]Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
14 ottobre 2022 | Via XX Settembre ingresso Galleria S.Francesco 45°03′08.74″N 9°41′38.49″E |
QUI LAVORAVA
ENRICO RICHETTI NATO 1910 ARRESTATO 26.1.1944 DEPORTATO AUSCHWITZ ASSASSINATO 6.1.1945 DACHAU |
Gorizia, 7 dicembre 1910 - Dachau, 6 gennaio 1945), figlio di Elia e Virginia Ascoli, ebreo, insegnante iscritto al PNF, è espulso dal partito nel 1935 e inibito alla professione per le critiche espresse alla spedizione militare in Etiopia. A seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste, si trasferisce con la moglie a Piacenza nel 1939, nella speranza di nascondere la propria identità ebraica, avviando un negozio di macchine da scrivere in via XX Settembre. La sua vera identità è scoperta nel gennaio del 1944: arrestato a Firenze, trasferito a Fossoli prima, quindi Verona[222], ed infine deportato nel Reich con destinazione Auschwitz, a cui segue Dachau dove muore il 6 gennaio 1945.[223][224]
Enrico Richetti ( | |
22 aprile 2023 | Corso Garibaldi, 83 45°03′11.28″N 9°41′23.29″E |
QUI ABITAVA
FRANCESCO DAVERI NATO 1903 ARRESTATO 18.11.1944 DEPORTATO MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 13.4.1945 |
Piacenza, 1 gennaio 1903 - Gusen, 13 aprile 1945), antifascista, partigiano cattolico, laureato in giurisprudenza a Pavia, sposa Margherita Castagna; avvia il proprio studio legale che diviene ben presto ritrovo degli attivisti del Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, prende contatti col CLN di Milano; per alcuni atti ritenuti eversivi deve rifugiare in Svizzera per sfuggire l'arresto e la condanna. Intraprende la collaborazione con i servizi segreti inglesi. Rientrato a Milano, riprende l'attività nel CLN, ma nell'ottobre del 1944 è arrestato dalla Gestapo e rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano, quindi Bolzano a cui segue la deportazione nel Reich destinato a Mauthausen ed infine trasferito a Gusen, dove muore il 13 aprile 1945.
Francesco Daveri (Insignito di Medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Il Comune di Piacenza, oltre che intitolargli una strada (la stessa dove sorgeva lo studio), ha fatto apporre al n° 4 una lapide che ne ricorda il sacrificio.[225][226] | |
20 dicembre 2024 | Via Cavour, 64 45°03′15.28″N 9°41′44.42″E |
QUI ABITAVA
LUIGI ALBERTO BROGLIO NATO 1923 ARRESTATO MAG. 1944 INTERNATO FOSSOLI ASSASSINATO 12.7.1944 CIBENO DI CARPI |
Sant'Ilario Ligure, 19 agosto 1923 - Poligono di tiro di Cibeno, Carpi, 12 luglio 1944), proveniente da una famiglia di sentimenti liberali e patriottici stabilitasi a Piacenza, nel 1941 è espulso dal Liceo cittadono quale autore di una scritta murale antifascista, diplomandosi poi a Cremona. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, entra nella Resistena col nome di battaglia “Nataniele”. Collabora con i servizi segreti inglesi occupandosi dei prigionieri di guerra fuggiti dai campi di prigionia sul territorio italiano, fino all'arresto causato dalla delazione di un suo zio. Internato a Fossoli, quindi fucilato presso il poligono di tiro di Cibeno, allora frazione di Carpi, in quello che ricordiamo come l'eccidio di Cibeno, efferato assassinio di 67 internati del campo per mano delle SS tedesche. Decorato con la medaglia d’argento al valor militare.[227][228]
Luigi Alberto Broglio ( |
Provincia di Ravenna
[modifica | modifica wikitesto]Faenza
[modifica | modifica wikitesto]Faenza accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 11 gennaio 2018.[229]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
11 gennaio 2018 | Via della Croce, 16 44.287095°N 11.887376°E |
QUI ABITAVA
AMALIA FLEISCHER NATA 1885 ARRESTATA 4.12.1943 DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ |
Vienna 7 agosto 1885 - Auschwitz), figlia di Anna Michalup e Bertoldo Fleischer, fu arrestata a Faenza il 4 dicembre 1943. Fu internata prima nel carcere di Ravenna, poi a Milano. Il 30 gennaio 1944 fu deportata ad Auschwitz, partendo dal carcere di Milano con il convoglio n. 6. Arrivò nel campo di sterminio il 6 febbraio 1944. Amalia Fleischer non è sopravvissuta alla Shoah.[230]
Amalia Fleischer ( |
Lugo
[modifica | modifica wikitesto]Nei secoli passati Lugo ha potuto vantare una numerosa presenza ebraica (il 10% della popolazione nel XVII secolo). Ha pagato un pesante tributo di sangue durante la Seconda guerra mondiale: ventisei cittadini furono deportati nei campi di sterminio. Tra essi, Ida Caffaz. La sua pietra d'inciampo è stata posata il 28 gennaio 2024.[231]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
---|---|---|---|---|
Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
28 gennaio 2018 | Corso G. Matteotti, 103 44.418364°N 11.917028°E |
QUI ABITAVA
IDA CAFFAZ NATA 1881 ARRESTATA 9.12.1943 DEPORTATA AUSCHWITZ ASSASSINATA 6.2.1944 |
Ida Caffaz ( |
Ravenna
[modifica | modifica wikitesto]Ravenna accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 13 gennaio 2013.[233]
Pietra d'inciampo | Cenni biografici | |||
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Data di posa | Luogo di posa | Stolpersteine | Incisione | |
13 gennaio 2013 | Via F. Mordani, 5 44.41821°N 12.19794°E |
QUI STUDIÒ
ROBERTO BACHI NATO 1929 ARRESTATO 17.10.1943 DEPORTATO 1943 AUSCHWITZ ASSASSINATO 1944 |
Torino 12 marzo 1929 - Auschwitz ottobre 1944), la pietra si trova davanti alla scuola che frequentò durante l'anno scolastico 1937/1938. Un'altra pietra d'inciampo a lui dedicata è presente a Torrechiara, nel comune di Langhirano. Per la sua biografia vedi sopra.[96]
Roberto Bachi ( |
Provincia di Reggio Emilia
[modifica | modifica wikitesto]In provincia di Reggio Emilia sono presenti 119 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Correggio il 9 gennaio 2015.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Esplicative
[modifica | modifica wikitesto]- ^ All'epoca il civico era il 19
- ^ Il luogo in cui sono state poste le pietre non corrisponde alle abitazioni dei deportati. Vanes de Maria era residente in via Cavour 17, mentre Giovanni Galli abitava in via Canale 11
- ^ Le pietre per Renzo e Nando Pincolini e per Gualtiero Rebecchi sono state poste nella piazza centrale del paese perché non è stato possibile identificare con esattezza le abitazioni
- ^ Altre fonti danno San Pancrazio Parmense come luogo di nascita e il 17 luglio come data
- ^ All'epoca era il civico 45
- ^ All'epoca Viale Umberto I 27
- ^ Altre fonti danno come data di morte il 29 aprile
- ^ Le tre pietre sono poste davanti al Municipio del Comune
- ^ All'epoca Via Roma/Via Marconi
Bibliografiche e sitografiche
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Le Pietre di inciampo a Bologna, su comune.bologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 31 maggio 2020.
- ^ Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, su culturabologna.it, Comune di Bologna.
- ^ Andrea Gattini, Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, proiezione 27 1 2021 Istituto Parri Bologna, su YouTube, 4 febbraio 2021.
- ^ Baroncini Adelchi, su storiaememoriadibologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2022).
- ^ Teresa Benini, su storiaememoriadibologna.it, Comune di Bologna.
- ^ Angela Baroncini, su storiaememoriadibologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020.
- ^ Nella Baroncini, su ciportanovia.it, ANED. URL consultato il 1º giugno 2020.
- ^ Scomparsa di Nella Baroncini, su comune.bologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020.
- ^ a b c Posa di due Pietre d’Inciampo a Casalecchio di Reno intitolate a Vanes de Maria e Giovanni Galli (PDF), su istitutoparri.eu, Istituto Parri Emilia-Romagna. URL consultato il 2 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2020).
- ^ Tanti studenti per la posa delle pietre d'inciampo che ricordano le sorelle Forti e Jacchia, deportate ad Auschwitz, in Cesena Today, 25 gennaio 2022.
- ^ Cesena nella rete europea della memoria, su memorianovecento.emiliaromagnacultura.it.
- ^ Mario Saralvo, su resistenzamappe.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Amalia Levi Saralvo, su resistenzamappe.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Giorgio Saralvo, su resistenzamappe.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ a b c d e f g h i Carcere di San Vittore, su mi4345.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
- ^ a b c d e f g h i Stazione Centrale di Milano, su mi4345.it. URL consultato il 30giugno 2023.
- ^ a b c d e f Giornata della Memoria, posizionate le ultime pietre d'inciampo [collegamento interrotto], in corrierecesenate.it, 25 gennaio 2022. URL consultato il 5 luglio 2023.
- ^ Lucia Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Elda Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Lina Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Anna Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Diana Jacchia, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ Dina Jacchia, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
- ^ a b c d e f g h i j k l Gavino Cau, Forlì, posate le pietre d’inciampo per le vittime dell’orrore, in Corriere della Romagna, 26 gennaio 2022.
- ^ a b c Verso il 25 aprile, posate le pietre d'Inciampo alla memoria di Arturo e Tonino Spazzoli, in forlitoday.it, 17 aprile 2023. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Nissim Matatia, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
- ^ a b c d PIETRE D’INCIAMPO – PROGETTO TRACCE DELLA MEMORIA 2022, su liceocalboli.edu.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
- ^ Matilde Hakim, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
- ^ Cimiteero ebraico di Bologna, su visitjewishitaly.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Beniamino Matatia, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
- ^ Camelia Matatia, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
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- ^ Marradi, su percorsisolidarieta.istorecofc.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ a b c La famiglia Saralvo, su resistenzamappe.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Gli ebrei di Forlì dopo l’8 settembre 1943, su romagnapost.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Ottobre 1942: Forlì accoglie don Pietro Garbin, su diogene.news. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ a b c Storia dei Fratelli Spazzoli, su fratellispazzoli.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Addio a Franca, superstite del lager, in ilrestodelcarlino.it, 19 gennaio 2012. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Ca’ Cornio, su istorecofc.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ Episodio di Ca’ Cornio-Monte Trebbio (FC), 18 agosto 1944, su straginazifasciste.it. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ a b c d A Finale Emilia la pietra d'inciampo per Ada Osima ed Emilio Castelfranchi, su SulPanaro News, 28 gennaio 2019. URL consultato il 10 marzo 2020.
- ^ 27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA, su biblioteca.comunefinale.net, Biblioteca Comunale di Finale Emilia.
- ^ a b Nerino Barbieri, La Bassa Modenese tra il primo e il secondo conflitto mondiale.
- ^ Osima, Ada, su CDEC Digital Library, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
- ^ Modena. Una «Pietra d'inciampo» sotto casa: così Mirandola ricorda il beato Focherini, su avvenire.it, Avvenire, 21 gennaio 2019. URL consultato il 10 marzo 2020.
- ^ a b Focherini, 2001, p. 143.
- ^ Venerabile Teresio Olivelli Laico e martire, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it. URL consultato il 5 luglio 2017.
- ^ Vignola posa una pietra d'inciampo per Ugo Milla nel Giorno della Memoria, in Modena Today, 26 gennaio 2021. URL consultato il 9 agosto 2021.
- ^ Vignola, una pietra d'inciampo in via Fontana dedicata a Ugo Milla, in Modena Today, 27 gennaio 2021. URL consultato il 9 agosto 2021.
- ^ UGO MILLA, su pietred'inciampo.eu, Proedi Editore. URL consultato il 9 agosto 2021.
- ^ Pro-Memoria • Vignola e la Memoria della Shoah, su YouTube, emiliaromagnateatro, 27 gennaio 2021. URL consultato il 9 agosto 2021.
- ^ Pietre d'inciampo: i deportati valtaresi non saranno mai più dimenticati, in gazzettadiparma.it, 24 gennaio 2022. URL consultato il 20 giugno 2023.
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- ^ Davide Levic, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
- ^ Stella Levic, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
- ^ Carlo Bergamaschi, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
- ^ campo di concentramento di Kavaja, su annapizzuti.it. URL consultato il 21 giugno 2023.
- ^ Emilio Cellurale, il commissario di Parma che salvò migliaia di ebrei, su parmateneo.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
- ^ Rudolf Marton, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
- ^ Tina Ornstein, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
- ^ Alfredo Finz, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 20 giugno 2023.
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- ^ Giovanni Brattesani, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 15 giugno 2023.
- ^ Descio Foà, su pietredinciampoparma.it. URL consultato il 15 giugno 2023.
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Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Franco Focherini, Il fascismo modenese minuto per minuto, Modena, Il Fiorino, 2001.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Pietre d'inciampo
- Pietre d'inciampo in Italia
- Pietre d'inciampo nella provincia di Reggio Emilia
- Olocausto
- Resistenza italiana
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietre d'inciampo in Emilia-Romagna
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Sito ufficiale dell'iniziativa, su stolpersteine.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2014).