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Sangiaccato di Vidin

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Sangiaccato di Vidin
Видински санджак
Видински санџак
Sancağı Vidin
Informazioni generali
CapoluogoVidin
Dipendente daImpero ottomano (bandiera) Impero ottomano
Amministrazione
Forma amministrativaSangiaccato
Evoluzione storica
Inizio1396
CausaBattaglia di Nicopoli
Fine1878
CausaDissoluzione
Preceduto da Succeduto da
Regno di Vidin
Despotato di Serbia
Oggi parte di
Principato di Bulgaria
Principato di Serbia
Bulgaria (bandiera) Bulgaria
Serbia (bandiera) Serbia

Il sangiaccato di Vidin[1] o di Widdin[2] (in bulgaro Видински санджак?, in serbo Видински санџак?, in turco Sancağı Vidin) era un sangiaccato nell'Impero ottomano, con Vidin come centro amministrativo. Fu fondato dopo la battaglia di Nicopoli nel 1396 al di fuori dai territori del Regno di Vidin[3] e alla metà del XV secolo annesse alcuni territori che appartenevano al Despotato serbo prima della conquista ottomana.

La fortezza di Baba Vida
Fethislam, fortezza ottomana vicino Kladovo

Dopo l'importante sfondamento nei Balcani alla fine del XIV secolo, gli ottomani erano ben consapevoli dell'importanza strategica del Danubio e decisero di catturare tutte le importanti fortezze sulle sue rive. Il Regno di Vidin, che era sotto il controllo di Ivan Stratsimir, divenne uno stato vassallo ottomano nel 1393 e venne stanziata una forte guarnigione ottomana a Vidin.[4] Prima della battaglia di Nicopoli nel 1396, Sratsimir si arrese alla guarnigione ottomana contro i crociati che furono presto sconfitti, mentre Sratsimir fu catturato dagli ottomani e ucciso nel 1397.

Secondo i registri fiscali ottomani del 1454-55 il territorio del sangiaccato includeva le seguenti nahiyah: Banya (Sokobanja), Belgrad (l'odierna Belogradchik), Veleshnitsa, Vidin, Gelvie (Glavje), Zagorie, Isvrlig (Svrljig), Kladobo (Kladovo), Krivina, Timok, Tcherna reka/Crna reka e le seguenti fortezze: Vidin, Banya (Sokobanja), Belgrad (l'odierna Belogradchik), Isvrlig (Svrljig) e Florentin.[5] Alcuni studiosi ritengono che le regioni di Negotin, Kljuc e in parte Tcherna reka/Crna reka appartenessero prima della conquista ottomana al Despotato serbo e furono incluse nel Sangiaccato di Vidin dopo il 1455, perché il primo censimento del Sangiaccato di Vidin non le menziona. Si presume (dallo storico Bojanić-Lukač e da altri storici che confermano la sua tesi) che dopo la conquista ottomana finale, fosse necessario popolare questo territorio spopolato prima della sua inclusione nel sistema del timar del Sangiaccato di Vidin. Fino ad allora era un'unità amministrativa separata e una delle tante terre di confine ottomane.[6]

Alcune genti dal vicino territorio rumeno iniziarono a migrare verso il Sangiaccato di Vidin, specialmente dopo la Lunga Guerra (1591-1606) e la crisi della fame che colpì dopo la guerra.[7]

Nel 1807, durante la prima rivolta serba, i ribelli serbi attaccarono parti del sangiaccato, che all'epoca era ancora sotto il controllo del rinnegato ottomano Osman Pazvantoglu. L'obiettivo dei ribelli era quello di stabilire una comunicazione con le truppe russe in Valacchia sotto il generale Ignatiev.[8] Dopo il crollo della prima rivolta serba, parte del territorio intorno a Sokobanja e Svrljig ripreso dai ribelli fu annesso al sangiaccato di Vidin. [9]

Il sangiaccato di Vidin era uno dei sei sangiaccati ottomani con la cantieristica navale più sviluppata (insieme ai sangiaccati di Smederevo, Nicopolis, Požega, Zvornik e Mohač).[10]

Amministrazione

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Nel 1396, Vidin fu finalmente e definitivamente catturata dagli ottomani, che migliorarono la sua fortezza di Baba Vida e vi costruirono intorno lunghe mura.[11]

Nel 1455, gli ottomani registrarono per la prima volta tutti i luoghi abitati nel sangiaccato.[12] Nel periodo compreso tra il 1483 e il 1586 nel sangiaccato di Vidin furono realizzati quattro defter.[13] Nel 1460, dopo il suo successo nella battaglia vicino Baziaş (e la cattura di Mihály Szilágyi)[14] il sultano ricompensò Ali Bey Mihaloğlu nominandolo sanjak-bey di Vidin.[15][16] Nel marzo 1834 Husseyn pascià fu nominato sanjak-bey del sangiaccato di Nicopoli e del sangiaccato di Vidin.[17]

Dopo il 1541, il sangiaccato entrò a far parte dell'Eyalet di Budin e dal 1846 al 1864 il sangiaccato appartenne all'Eyalet di Widdin.[18] Dopo creazione del sistema amministrativo dei vilayet fece parte dal 1864 al 1878 al Vilayet del Danubio.[19]

  1. ^ Oriente moderno rivista mensile d'informazioni e di studi, Istituto per l'Oriente, 1943, p. 314. URL consultato il 1º ottobre 2021.
  2. ^ Descrizione dell'Asia, dell'Africa e dell'America da servire di continuazione alla geografia del signor Busching di m. Berenger. Traduzione dal francese, tomo 1. [-9.]: Tomo 1. Contiene la descrizione dell'Impero ottomano, presso G.P. Merande e compagni, 1785. URL consultato il 1º ottobre 2021.
  3. ^ Gliša Elezović, Turski spomenice, 1974, p. 174.
    «Vidinski Sandžak (Livâ-i Vidin...) obrazovao se u granicama nekadašnjeg Vidinskog Carstva i vidinske mitropolije.»
  4. ^ Kenneth M. Setton, Harry W. Hazard e Norman P. Zacour, A History of the Crusades: The Impact of the Crusades on Europe, Univ of Wisconsin Press, 1º June 1990, p. 251, ISBN 978-0-299-10744-4.
    «Farther to the west at Vidin, the Bulgarian tsar Sracimir (Sratsimir) was a loyal vassal of the sultan, and an Ottoman garrison...»
  5. ^ Андрей Пантев, Иван Божилов, Илия Илиев, Невен Илиев, Захарин Захариев, Тодор Диков. "Град Видин: Кратък исторически очерк", 2008, p.98
  6. ^ Tomislav Pajić, Bor i okolina: prošlost i tradicionalna kultura, Skupština opštine, 1973, p. 54.
    «Године 1455. видински санџак није обухватао данашњу Неготинску крајину, Кључ и један део Црне Реке; ово подручје сачињавало ;е у то доба посебно војно крајиште, у коме, разумљиво, није постојао тимарски систем.»
  7. ^ Collected papers, Institut, 1973, p. 25.
    «Неколико година после тога настаће у- сел>авање становништва са румуноке стране у видински санџак, особито после аустријско-турског рата 1593 – 1606. и глади која је после тога завладала»
  8. ^ Viktor Novak, Revue historique, 2003, p. 171.
    «Борбе на овом ратишту вођене су великом жестином 1807, јер је устаничка војска покушавала да nуспостави и учврсти комуникацију са руском војском генерала Игњатијева у Влашкој. То им је пошло за руком, а турски утврђени гарнизони Фетислам (Кладово) и Неготин, остали су изолована острва, која су дуго одолевала српско – руским нападима. Подручје Кључа и Крајине коначно је ослобођено тек 1810, у садејству српске са руском војском»
  9. ^ Dragoljub Mirčetić, Vojna istorija Niša, Prosveta, 1994, p. 89.
  10. ^ Godis̆njak grada Beograda, Beogradske novine, 1979, p. 35.
    «Ипак градња бродова се посебно везивала за шест санџака: никопољски, видински, смедеревски, зворнички, пожешки и мохачки.»
  11. ^ Bulgaria. Ediz. Inglese, Lonely Planet, 2008, p. 257, ISBN 978-1-74104-474-4.
  12. ^ Hristo Gandev, The Bulgarian People During the 15th Century: A Demographic and Ethnographic Study, Sofia-Press, 1987, p. 123.
    «...a complete registration of settlements in the Vidin sanjak, points out that at the time the register was made – 1455,»
  13. ^ Prilozi za orijentalnu filologiju: Revue de philologie orientale, 1977, p. 53.
    «4 deftera za Vidin od 1483. do 1586. godine»
  14. ^ TPI1 ,ZJ;OEPA JYHAKA (PDF), su doiserbia.nb.rs.
  15. ^ Rositsa Gradeva, Rumeli under the Ottomans, 15th–18th centuries: institutions and communities, Isis Press, 2004, p. 26, ISBN 978-975-428-271-9.
    «In 1460, Ali Bey Mihaloglu was the subasi of the district residing in Giivercinlik [Golubac, Serbia]. Later during the same year he became the sancakbey of Vidin for the first time. In 1462–63, he became sancakbey of Semendire»
  16. ^ Prilozi proučavanju narodne poezije, 1935, p. 123.
    «1460 у боју код данашњег Базијаша по- тукао је Мађаре и заробио њиховог вођу Михаила Силађија (Свило- јевић у нар. песмама), те је од султана као награду добио Видински санџак.»
  17. ^ sir Grenville Temple, Excursions in the Mediterranean, 1836, p. 277.
    «Husseyn pasha confirmed to the sanjaks of Widin and Nicopolis, and to the command of the fortress of Widin»
  18. ^ The three eras of Ottoman history, a political essay on the late reforms of .... By James Henry Skene
  19. ^ Stanford Jay Shaw e Ezel Kural. Shaw, History of the Ottoman Empire and Modern Turkey, Cambridge University Press, 1977, p. 90, ISBN 978-0-521-29166-8.

Collegamenti esterni

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