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Romanino

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Lattanzio Gambara (?), Ritratto di Girolamo Romanino (1550-1559), Budapest, Szépművészeti

Romanino, anche detto Romani, vero nome Girolamo da Romano (Brescia, 1484 circa – 1566 circa), è stato un pittore italiano.

Romanino, Lo scaccia-importuni, affresco, Trento, Palazzo del Buonconsiglio.
Romanino, particolare delle Storie di sant'Obizio, affresco, Brescia, chiesa di San Salvatore.

Figlio di Luchino, esponente di una famiglia che dall'inizio del XV secolo si insediò a Brescia, ma originaria di Romano di Lombardia.[1] La sua formazione avvenne tra Brescia e Venezia, con influenze di Giorgione e di Dürer, come dimostra la Madonna col Bambino, conservata presso il Museo del Louvre ed eseguita verso la metà del primo decennio. Negli anni successivi, l'artista si indirizzò verso i modi illusionistico prospettici milanesi di Bramantino e Bernardo Zenale. Databili al 1509, sono gli affreschi con Episodi della vita di Nicolò Orsini, realizzati per palazzo Orsini a Ghedi e conservati da metà dell'Ottocento a Budapest;[2][3][4] dello stesso periodo è anche la Paletta di san Rocco nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Brescia.

Datato al 1510 è il Compianto sul Cristo morto, già in San Lorenzo a Brescia e ora nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dove sui modi della tradizione del «realismo» lombardo si innestano riferimenti cremonesi e ferraresi.

Di questo periodo, dove la prospettiva illusionistica di ascendenza milanese ha la preponderanza, sono: l'affresco con la Madonna, santi e committenti per la romanica chiesa di San Pietro a Tavernola Bergamasca, la Pietà in San Francesco a Brescia, e due coppie di santi, divise tra la raccolta Cunietti di Milano e il Museo di Kassel, un tempo parte di un polittico commissionato nel 1511.

Successivamente si trasferì a Padova, dove nell'aprile del 1513, l'artista fu incaricato dai Padri Benedettini del Monastero di Santa Giustina di realizzare la pala dell'altare maggiore. L'opera mostra un esplicito riferimento a Tiziano, di cui poté studiare i tre affreschi della Scuola del Santo; nella pala riaffiorano anche, nell'architettura bramantesca della volte a botte che sovrasta le figure, ricordi della formazione lombarda. La pala ornò l'altare maggiore fino al 1866, anche dopo che nel 1810 fu soppresso il monastero in seguito ai Decreti Napoleonici; fu quindi trasferita alla Pinacoteca Civica, insieme a numerose altre opere provenienti dal monastero, dove si può ammirare da allora, dopo un recente restauro.[5]

Gli stessi padri benedettini gli commissionano un “cenaculo”, per il refettorio del convento, probabilmente precedente cronologicamente alla pala, mentre erano già state realizzate dal Romanino due ante d'organo, oggi perdute.

Rientrato a Brescia sul finire del 1516, essendo stata la sua città natale occupata dalle truppe della Lega di Cambrai fino al maggio di quell'anno, il Romanino ripropose i motivi padovani nella Madonna col Bambino e santi, realizzata per l'altare maggiore della chiesa bresciana di San Francesco; del 1516 circa è la Salomè, ora al Bode-Museum di Berlino, archetipo per una serie di dipinti di analogo soggetto eseguiti nel bresciano.

Nel 1517 si recò a Cremona per collaudare gli affreschi di Altobello Melone nella navata sinistra del Duomo; sempre di questo periodo sono la Madonna col Bambino fra i santi Ludovico di Tolosa e Rocco, già a Berlino e ora distrutta e la Madonna col Bambino e i santi Bonaventura e Sebastiano del Duomo di Salò. Tra la tarda estate e l'autunno del 1519 sappiamo che affrescò quattro riquadri con Storie della Passione di Cristo nella navata centrale del Duomo di Cremona, lavoro che doveva continuare con altre scene; ma i nuovi massari, eletti nel 1520, gli tolsero l'incarico affidandolo al Pordenone, probabilmente giudicando ormai fuori moda la tecnica nordica del Romanino rispetto alle novità romane introdotte dal pittore friulano.

Romanino, particolare della Discesa al Limbo, Pisogne (BS), chiesa di Santa Maria della Neve
Romanino, Miracolo della fornace (particolare), Breno, chiesa di Sant'Antonio

Nel 1521, iniziò, insieme al Moretto, la decorazione della cappella del Sacramento in San Giovanni Evangelista a Brescia, che, lasciata incompiuta, venne poi completata dai due pittori nella prima metà degli anni quaranta. I dipinti di questa prima fase, corrispondenti al registro superiore, mostrano forte l'influsso del Pordenone, e del Tiziano del Polittico Averoldi, realizzato nel 1522 per la chiesa bresciana di San Nazaro e Celso.

Del 1524 circa è il Polittico di Sant'Alessandro[6], già nella chiesa di Sant'Alessandro a Brescia e ora alla National Gallery. Tra il 1524-25 dipinse le ante d'organo per il Duomo di Asola e, l'anno successivo, ne completò con tavole e affreschi la cantoria. Al 1526-27 risale il ciclo delle Storie di sant'Obizio per la cappella omonima nella chiesa di San Salvatore, mentre al 1529 sono datati sia la pala di Brera con la Presentazione di Gesù al Tempio, sia il Sant'Antonio da Padova con un donatore del Duomo di Salò.

Tra il 1531-32 lavorò a Trento insieme a Dosso Dossi, a Battista Dossi e al Fogolino alla decorazione della nuova residenza nota come il "Magno Palazzo", nel Castello del Buonconsiglio, su commissione del cardinale Bernardo Cles, principe vescovo di Trento.
Lontano da Brescia, in un ambiente meno invaghito dei modi artistici di Tiziano, Romanino si sentì libero di esprimere – pur in un ciclo di affreschi che dovevano aderire ai temi iconografici cari alla cultura umanistica delle corti - il suo temperamento di pittore ironico e beffardo, con una marcata vena anticlassica e con evidenti accenti derivanti dai modi pittorici transalpini che dovevano risultare graditi ad un uomo di cultura internazionale come Bernardo Clesio.

Lago d'Iseo e Val Camonica

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In questo stesso periodo iniziò a lavorare in alcune chiese del Lago d'Iseo e della Val Camonica: Santa Maria della Neve a Pisogne (Storie di Cristo), Sant'Antonio a Breno, Santa Maria Annunciata a Bienno, cappella di San Rocco a Villongo, chiesa di San Pietro a Tavernola Bergamasca (l'affresco Madonna col Bambino tra i santi Giorgio, Maurizio, Pietro e Paolo che presentano gli offerenti) lasciando tavole ed affreschi espressi in un linguaggio antiaulico, connotato da un forte senso della realtà quotidiana nei gesti, nelle espressioni e nei costumi. Siamo in presenza dei momenti forse più alti della poetica del Romanino. In Santa Maria della Neve a Pisogne, definita da Giovanni Testori la "Cappella Sistina dei poveri", la scena della Crocifissione e le Storie di Cristo, impaginate in maniera originalissima, parlano un linguaggio popolano, ricco di emozioni, che chiama i fedeli ad una partecipazione corale. "Tutto è qui - osserva Alessandro Nova - rimesso in discussione: la costruzione dello spazio sembra quasi ignorare le regole della prospettiva rinascimentale, volti e corpi sono deformati sino al grottesco e le pose dei personaggi sembrano a volte derivare dall'esperienza di un Sacro Monte, come se l'artista fosse alla ricerca di una spiritualità più diretta, partecipe e libera dai riti della Chiesa istituzionalizzata". Tra il 1536 e il 1538 realizza, mentre è in corso la costruzione dell'omonimo santuario, la pala della Madonna della Stella (o Madonna in trono con Bambino) sul colle oggetto dell'apparizione della Madonna ad un pastore sordomuto, posto tra i comuni di Cellatica, Gussago e Concesio. In questa opera Romanino accoglie la lezione di Savoldo che aveva rappresentato sul manto delle Maddalene il bagliore del Cristo Risorto. Qui il panneggio è reso fulgido dalla luce del corpo celeste apparso in cielo al pastore.

Brescia e Modena

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Tra il 1539-40 realizzò le ante d'organo per il Duomo vecchio di Brescia e nel 1540 quelle per San Giorgio in Braida a Verona. Tra il 1545 e il 1548 si colloca invece l'esecuzione della Pala di San Domenico.

Negli ultimi anni, iniziò la collaborazione con il giovane Lattanzio Gambara - che presto, sposandone la figlia, divenne suo genero - nei cicli profani dei Palazzi Lechi e Averoldi a Brescia. L'ultima opera nota, commissionata nel dicembre del 1557 ed in parte eseguita in collaborazione con il Gambara è la Vocazione dei santi Pietro e Andrea nella chiesa di San Pietro a Modena.

Gia nel 1550 Giorgio Vasari lo indicò nel suo “Vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani” ponendolo a confronto con un altro pittore bresciano Il Moretto.

«Girolamo Romanino bonissimo pratico e buon disegnatore, come apertamente si vede nelle opere fatte da lui, et in Brescia et intorno a molte miglia. Né da meno di questi resta, anzi più tosto gli passa, Alessandro Moretto, delicatissimo ne' colori et amicissimo della diligenzia, come apertamente fon fede le pulite e be lodate opere [fatte] da lui»

Pala di Santa Giustina - Padova, Musei civici agli Eremitani.
Madonna col Bambino e santi, altare maggiore della chiesa bresciana di San Francesco d'Assisi.

Datazione incerta

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  1. ^ La firma posta su di un contratto aveva messo in dubbio la nascita a Brescia, ma uno ulteriore dei primi anni del XV secolo riporta che a Brescia viveva un Giacomo da Romano così chiamato per indicare la provenienza della sua famiglia p 83 gabriele Foresti, Giuseppe Tognazzi, Romanino a Tavernola Bergamasca, Sebinius, 2006..
  2. ^ (EN) Doge Agostino Barbarigo Handing over a Banner to Niccolo Orsini, su Museum of Fine Arts, Budapest.
  3. ^ (EN) Pope Innocent VIII Handing over a Banner to Niccolo Orsini, su Museum of Fine Arts, Budapest.
  4. ^ (EN) Alfons II King of Naples Handing over a Banner to Niccolo Orsini, su Museum of Fine Arts, Budapest.
  5. ^ Un restauro esemplare: nuova luce sulla pala del Romanino | Padova Cultura, su padovacultura.padovanet.it. URL consultato il 21 aprile 2022.
  6. ^ a b (EN) High Altarpiece, S. Alessandro, Brescia, su nationalgallery.org.uk, Londra, National Gallery. URL consultato il 22 aprile 2023.
  • Stefano Fenaroli, Dizionario degli artisti bresciani, Brescia, 1877, pp. 201-216, SBN IT\ICCU\RMR\0016011.
  • Giorgio Nicodemi, Gerolamo Romanino, Brescia, Tip. La Poligrafica, 1925, SBN IT\ICCU\PUV\0522675.
  • Roberto Bassi-Rathgeb, Il Lotto e il Romanino negli affreschi della Val Calepio, Bergamo, Secomandi, 1953, SBN IT\ICCU\CUB\0076334.
  • Maria Luisa Ferrari, Il Romanino, Milano, Bramante, 1961, SBN IT\ICCU\SBL\0027865.
  • Gaetano Panazza (a cura di), Mostra di Girolamo Romanino, con la collaborazione di A. Damiani e B. Passamani; prefazione di G. A. Dell'Acqua, Brescia, Comitato della mostra di Girolamo Romanino, 1965, SBN IT\ICCU\LO1\0038848.
  • Gaetano Panazza, Affreschi di Girolamo Romanino, Milano, Cassa di risparmio, 1965, SBN IT\ICCU\SBL\0538155.
  • Bruno Passamani, Gli affreschi del Romanino al Buonconsiglio di Trento, presentazione di Giuseppe Fiocco; testo di Bruno Passamani; 16 tavole a colori di Alberto Luisa, Trento, G. B. Monauni, 1965, SBN IT\ICCU\SBL\0285973.
  • Elvira Cassa Salvi, Romanino, Milano, Fabbri, 1965, SBN IT\ICCU\RAV\0048537.
  • Giovanni Vezzoli (a cura di), Gli affreschi di Girolamo Romanino in Pisogne nella chiesa di S. Maria della neve, Brescia, Morcelliana, 1965, SBN IT\ICCU\SBL\0424317.
  • Carlo Boselli, Il Romanino: la cappella del ss. Sacramento in s. Giovanni evangelista a Brescia, presentazione di Giuseppe Fiocco, Milano, Edizioni Beatrice d'Este: Arti Grafiche Ricordi, 1964, SBN IT\ICCU\RML\0135124.
  • Giovanni Testori, Romanino e Moretto alla cappella del Sacramento, in San Giovanni in Brescia, Brescia, Grafo, 1975, SBN IT\ICCU\SBL\0590106.
  • L'arte del Romanino e il nostro tempo: dibattito tenuto a Brescia il 7 settembre 1965 in occasione della mostra di Gerolamo Romanino con interventi di Ernesto Balducci, Gian Alberto Dell'Acqua, Renato Guttuso, Pier Paolo Pasolini, Guido Piovene, Brescia 1976.
  • Ezio Chini (a cura di), Il Romanino a Trento: gli affreschi nella Loggia del Buonconsiglio, Milano, Electa, 1988, ISBN 88-435-2447-X, SBN IT\ICCU\VEA\0037845.
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