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Italo Siciliano

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Italo Siciliano (Campo Calabro, 27 luglio 1895Venezia, 21 settembre 1980) è stato un critico letterario italiano, maggiormente noto come storico della letteratura francese.

Dopo varie esperienze all'estero come professore di lingua e letteratura italiana presso le università di Grenoble, Budapest e Varsavia, nel 1936 Siciliano si insediò presso l'Università Ca' Foscari Venezia, dove insegnò lingua e letteratura francese fino al 1965, e dove fu anche rettore tra il 1953 e il 1971.[1][2]

Oltre ad essere insignito della Legion d'onore (1963) e dell'Ordine al merito della Repubblica italiana (1956 e 1963),[2] Siciliano ricevette il premio Feltrinelli per la storia e critica della letteratura (1972)[3][4] e nel 1959 la laurea honoris causa in lettere sia dall'Università di Parigi che da quella di Grenoble.[2]

  • La letteratura ungherese nel sec. XIX (1927)
  • Dal Romanticismo al Simbolismo: Théodore de Banville (1927)
  • Il teatro di Luigi Pirandello (1929)
  • Chrétien de Troyes (1932)
  • François Villon et les thèmes poétiques du Moyen-âge (1934)
  • Le origini delle canzoni di gesta (1940)
  • Le origini delle Canzoni di gesta (1942)
  • Il teatro medievale francese (1944)
  • Vita e opere di F. Villon (1946)
  • Racine e il classicismo francese (1950)
  • Verlaine (2 voll., 1948-54)
  • Il Romanticismo francese da Prévost ai nostri giorni (1955)
  • Medioevo e Rinascimento (1956)
  • Il teatro francese dalle origini ai nostri giorni (3 voll., 1959)
  • Il romanticismo francese da Prévost ai nostri giorni (1955)
  • Les chansons de geste et l'épopée (1968)
  • Saggi di letteratura francese (1977)

Onorificenze italiane

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Onorificenze straniere

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  1. ^ "Siciliano, Italo". Enciclopedia Italiana - III Appendice. Treccani, 1961.
  2. ^ a b c d e "Italo Siciliano. Rettore (1953 - 1971)". Phaidra.
  3. ^ Maurizio Giammuso. Vita di Eduardo. Minimum Fax, 2015. p. 464.
  4. ^ Premi Feltrinelli 1950-2011, su lincei.it. URL consultato il 17 novembre 2019.
  5. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

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Collegamenti esterni

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