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Assemblea consultiva dell'Arabia Saudita

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Assemblea Consultiva dell'Arabia Saudita
مجلس الشورى السعودي
Majlis al-Shūra al-Saʿūdiyy
L'Assemblea Consultiva dell'Arabia Saudita
StatoArabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita
Istituito7 luglio 1927 e 1924
PresidenteAbd Allah bin Muhammad Al ash-Sheikh
Numero di membri150
SedeRiad
IndirizzoPalazzo al-Yamama, Riad
Sito webAssemblea Consultiva

L'Assemblea consultiva dell'Arabia Saudita, conosciuta anche come Majlis as-Shura o Consiglio della Shura, è l'organo consultivo formale dell'Arabia Saudita, tuttora una monarchia assoluta. L'Assemblea Consultiva ha poteri limitati, tra cui quello di proporre leggi al re e al governo, ma non può creare e far rispettare norme giuridiche, essendo queste prerogative riservate al sovrano. È composta da 150 membri di nomina regia. L'Assemblea Consultiva è guidata da un Presidente, che attualmente è Abd Allah bin Muhammad Al ash-Sheikh, in linea con una tradizione che ha mantenuto il ruolo in quella famiglia. L'organo ha sede nel Palazzo al-Yamama a Riad.

All'Assemblea Consultiva è consentito proporre progetti di legge e trasmetterli al re, ma solo quest'ultimo ha il potere di approvarli e di farli rispettare. Essa ha, tuttavia, il potere di interpretare le leggi, come pure di esaminare le relazioni annuali fatte dai ministeri e dalle agenzie statali. Può anche consigliare il re sulle decisioni politiche, sui trattati internazionali e sui piani economici. L'Assemblea è inoltre autorizzata a rivedere il bilancio annuale del paese e a chiamare i ministri per interrogarli.[1]

L'influenza di quest'organo nella sua forma attuale deriva dalla sua responsabilità per i piani quinquennali di sviluppo, da cui derivano i bilanci annuali, dalla sua possibilità di convocare i funzionari di governo per un interrogatorio e dal suo ruolo come forum di dibattito politico.[2]

Il primo Majlis al Shura (Assemblea Consultiva) è stata fondata da re Abd al-Aziz il 13 gennaio 1926.[3] La creazione del nuovo istituto è stata così motivata dal sovrano: "dobbiamo seguire ciò che viene affermato nel Sacro Corano e nella Sunna; per eseguire gli ordini di Allah bisogna consultare più persone sulle questioni attuali". Questo era presieduto da suo figlio, il principe Faysal.[4] Tuttavia, l'istituzionalizzazione completa dell'assemblea è stato ultimata nel 1932.[3] In seguito, all'inizio del regno di Sa'ud, è stata ampliata per includere venticinque membri. Tuttavia, le sue funzioni sono state trasferite ai ministri del governo a causa di pressioni politiche dei membri della famiglia reale. D'altra parte, Majlis al Shura non è stata mai ufficialmente sciolta e rimase inefficace fino a quando re Fahd l'ha rivitalizzata nel 2000.[4]

Il 24 novembre 2000, re Fahd ha emanato una nuova legge sul Majlis Al Shura, che ha sostituito la precedente norma che era in vigore dal 1928, e ha decretato lo statuto del consiglio, emanato il 22 agosto 1993. Il Consiglio, nella prima legislatura (1993-1997), aveva un presidente e 60 membri.[5] Il numero dei membri è stato aumentato di 30 ad ogni legislatura: nella seconda (1997-2001) contava 90 componenti,[5] nella terza (2001-2005), 120 e nella quarta (2005-2009) 150.

Essendo stato ampliato nel 1997 e nel 2001, l'Assemblea ha guadagnato un posto nell'Unione parlamentare internazionale alla fine del 2003. Nella quarta legislatura si sono tenute 845 sessioni e ha rilasciato 1174 dichiarazioni durante il suo secondo anno.[6] Nel settembre 2011, pochi giorni prima delle elezioni comunali, re Abd Allah ha dichiarato che le donne potevano diventare membri del Consiglio.[7]

Nel gennaio 2013, lo stesso sovrano ha emesso due decreti reali, in cui si stabiliva la concessione di trenta seggi del consiglio a delle donne e che queste devono sempre essere almeno un quinto dei componenti dell'assemblea.[8] Secondo i decreti, i membri del consiglio di sesso femminile devono essere "impegnate nella discipline islamica della Shari'a senza eventuali violazioni" e di essere "tenute a indossare il velo religioso".[8] I decreti hanno anche stabilito che le donne del consiglio sarebbero entrate nel palazzo comunale da porte speciale, avrebbero occupato seggi riservati e avrebbero pregato in luoghi di adorazione speciali.[8] In precedenza, i funzionari hanno detto che uno schermo separerà i due generi e una rete di comunicazione interna permetterà a uomini e donne di comunicare.[8] Pertanto, le donne dal 2013, occupano una trentina di seggi.[9][10] Tra queste ci sono due principesse della famiglia reale: Sara bint Faysal e Moudi bint Khalid.[11]

Inoltre, quell'anno tre donne sono state nominate vice presidenti di tre commissioni: Thurayya Obeid del comitato per i diritti e le petizioni umanitarie, Zainab Abu Talib, del comitato delle informazioni e culturale e Lubna Al Ansari, della commissione per gli affari della salute e dell'ambiente.[9]

Lo sceicco Mohammed bin Ibrahim bin Jubair, un rispettato giurista hanbalita ed ex ministro della giustizia, è stato nominato presidente della prima legislatura e delle successive.[5] Ha mantenuto la carica fino alla sua morte, avvenuta nel 2002. È stato sostituito da Saleh bin Abd Allah bin Homaid.[12]

La quinta legislatura (2009-2012), che ha avuto inizio il 28 febbraio 2009, e incluso il tema delle donne [13] era presieduta dal dottor Abd Allah bin Muhammad Al ash-Sheikh,[13] che fino a quel momento occupava la carica di ministro della giustizia. Egli è considerato uno studioso islamico di tutto rispetto, e la sua nomina è considerata una mossa per rassicurare i conservatori religiosi sul fatto che il Majlis avrebbe rispettato le disposizioni della legge islamica dalla Shari'a nelle sue deliberazioni.[2]

Il vicepresidente della quinta legislatura è il dottor Bandar bin Mohammed Hamza Assad Hajar.[14] Dal febbraio 2009 al dicembre 2011, il presidente assistente era Abdul Rahman bin Abd Allah Al Barrak.[14] Il segretario generale dell'Assemblea è stato per diversi anni Mohammed Al Ghamdi.[13] Al Ghamdi, il cui mandato di quattro anni è scaduto nel maggio 2012, è stato sostituito da Mohammed al Amr.[15]

I membri del Majlis sono scelti, oltre che in base alla provincia di origine, anche in rappresentanza di tre gruppi significativi: istituzione religiosa, burocrazia e dei gruppi di lavoro. I membri dell'assemblea sono seguaci delle ideologie conservatrici e liberali, solitamente altamente istruiti, con esperienza e considerati esperti nei loro campi. Universitari, alti ufficiali pensionati, ex-funzionari pubblici e imprenditori sono stati scelti come membri dell'Assemblea.[12]

Legislatura 2005-2009

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La distribuzione dei componenti sulla base della loro occupazione per la quarta legislatura (2005-2009) è la seguente:[16]

Occupazione Numero (su 150) Percentuale (%)
Accademici (Ph. D.) 105 70
Burocrati/Ingegneri 12 8
Burocrati/Religiosi 4 2,6
Burocrati (masters o diploma di laurea) 25 16,7
Militari 4 2,6

Legislatura 2009-2013

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Durante il periodo 2009-2013, circa la metà dei membri (43 % dei nuovi incaricati) ha avuto una formazione universitaria negli Stati Uniti e 70 di loro avevano conseguito un dottorato. I membri dell'Assemblea per il periodo 2009-2013 erano considerati tecnocrati esperti, piuttosto che leader locali.[2] Il loro background formativo è stato il seguente: il 16 % erano laureati, il 13 % avevano un master, il 70 % avevano conseguito un dottorato e l'1 % un MD.[2] La distribuzione dei membri in termini di paesi in cui sono stati educati è la seguente: il 49% negli Stati Uniti, il 29% in Arabia Saudita, il 16% nel Regno Unito, il 3 % in Francia, l'1 % in Germania, l'1% in Egitto e l'1 % in Pakistan.[2]

La rappresentazione delle province in questa legislatura è stata la seguente:[2]

Provincia % popolazione % consiglio
Provincia di al-Jawf 2 4
Provincia di Tabuk 3 2
Provincia di al-Hudud al-Shamaliyya 1 4
Provincia di Ha'il 3 4
Provincia di al-Qasim 5 13
Provincia di al-Sharqiyya 16 8
Provincia di Medina 7 12
Provincia della Mecca 22 24
Provincia di Riyad 23 18
Provincia di al-Bāha 2 2
Provincia di 'Asir 8 6
Provincia di Jizan 6 2
Provincia di Najran 2 1

Nella sua forma originale, l'Assemblea era composta da otto commissioni specializzate. Questi comitati sono stati istituiti nel dicembre 1995. I comitati e il loro numero di membri erano i seguenti: commissione per gli affari sociali e della salute (7 membri), commissione per i problemi economici e finanziari (8 membri), comitato per la legislazione e l'amministrazione (5 membri), commissione per gli affari esteri (7 membri), commissione per gli affari islamici (7 membri), commissione per i servizi del settore pubblico (8 membri), Ccommissione per l'istruzione, la cultura e gli affari di informazione (9 membri) e commissione per la sicurezza (6 membri).[17]

In seguito, il numero dei comitati è stato ampliato. A partire dal marzo 2015, il gruppo è costituito da tredici comitati:[18]

  • affari giudiziari islamici;
  • affari sociali, della famiglia e della gioventù;
  • affari economici e energetici;
  • affari di sicurezza;
  • affari della formazione e della ricerca scientifica;
  • affari culturali e informativi;
  • affari esteri;
  • affari della salute e ambientali;
  • affari finanziari;
  • trasporti, comunicazioni, informazioni e tecnologia;
  • acqua e strutture e servizi pubblici;
  • amministrazione, risorse umane e petizioni;
  • diritti umani e petizioni.

A partire dal settembre 2012, ai lavori dell'Assemblea partecipano 12 consigliere donne, che si occupano prevalentemente di questioni femminili, familiari e dell'infanzia.[19]

  1. ^ Wilson, Peter W. and Graham, Douglas: Saudi Arabia: The Coming Storm (1994)
  2. ^ a b c d e f (EN) David Rundell, Saudi Consultative Council dominated By U.S.-educated experts, su wikileaks.ch, WikiLeaks, 22 aprile 2009. URL consultato il 6 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2013).
  3. ^ a b Mohammad Zaid Al Kahtani, The Foreign Policy of King Abdulaziz (PDF), su etheses.whiterose.ac.uk, University of Leeds, dicembre 2004. URL consultato il 21 luglio 2013.
  4. ^ a b (EN) Anthony H. Cordesman, Saudi Arabia enters the 21st century: III. Politics and internal stability (PDF), su forums.csis.org, Center for Strategic and International Studies (CSIS), 30 ottobre 2002. URL consultato il 17 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2016).
  5. ^ a b c The Middle East and North Africa 2003, Taylor & Francis, 22 novembre 2002, p. 949-950, ISBN 978-1-85743-132-2. URL consultato il 1º settembre 2012.
  6. ^ Shura in the Kingdom of Saudi Arabia: A Historical Background, su shura.gov.sa, Majlis ash Shura. URL consultato il 30 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2012).
  7. ^ Saudis vote in municipal elections, results on Sunday, in Oman Observer/AFP, 30 settembre 2011. URL consultato il 14 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2011).
  8. ^ a b c d Saudi king grants women seats on advisory council for 1st time, in Fox News, 14 maggio 2012. URL consultato il 12 gennaio 2013.
  9. ^ a b Women on 3 Shoura panels, in Saudi Gazette, 25 febbraio 2013. URL consultato il 3 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2015).
  10. ^ Abdulateef Al Mulhim, Saudi Stability and Royal Succession, in Arab News, 23 febbraio 2013. URL consultato il 12 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2016).
  11. ^ Breakthrough in Saudi Arabia: women allowed in parliament, in Al Arabiya, 11 gennaio 2013. URL consultato l'11 agosto 2013.
  12. ^ a b Andrzej Kapiszewski, Saudi Arabia: Steps Toward Democratization or Reconfiguration of Authoritarianism?f, in Journal of African and Asian Studies, vol. 41, n. 5-6, 2006, pp. 459–482, DOI:10.1177/0021909606067407. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2018).
  13. ^ a b c Saudi Arabia — Majlis Ash Shura (Consultative Council), su ipu.org, International Parliamentary Union, 2011. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2011).
  14. ^ a b Next Shoura Council members, in Saudi Gazette, 15 febbraio 2009. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2011).
  15. ^ New Shoura secretary-general appointed, in Arab News, 16 maggio 2012. URL consultato il 24 maggio 2012.
  16. ^ Okaz Archive Consultative Assembly (XML) [collegamento interrotto], in Okaz, 15 settembre 2008. URL consultato il 29 aprile 2012.
  17. ^ Rashed Aba-Namay, The New Saudi Representative Assembly, in Islamic Law and Society, vol. 5, n. 2, 1998, pp. 235–265, DOI:10.1163/1568519982599490. URL consultato il 3 maggio 2012.
  18. ^ Committees, su shura.gov.sa, Consultative Assembly of Saudi Arabia, 2015. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2011).
  19. ^ Habib Toumi, 30 women likely to be on Saudi Shura Council, in Gulf News, Manama, 1º settembre 2012. URL consultato il 2 settembre 2012.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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