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Sessantotto

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Manifestazione studentesca a Roma nel 1968

Citazioni sul Sessantotto.

Citazioni

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  • All'epoca vivevo a Parigi, ero molto giovane e come tanti vivevo il sogno del cambiamento, ma non mi rendevo conto di quello che stava realmente accadendo. Di lì a poco la rivoluzione avrebbe cambiato anche me. (Florinda Bolkan)
  • All'inizio non c'era grande tensione fra destra e sinistra. All'università, di notte, si giocava a pallone insieme. Ricordo anche Valle Giulia. Destra e sinistra quel giorno erano insieme. La rivolta generazionale si sposava benissimo con le nostre idee. (Teodoro Buontempo)
  • Allora forse eravamo patetici, grotteschi quando dicevamo che volevamo fare la rivoluzione in un giorno. Ma adesso siamo dei tristi. (Stefano Satta Flores)
  • Boccasile, sopravvissuto alla sua interpretazione «carnale» delle merci (che sarebbe stata ripresa dai «poveri ma belli» del Neorealismo rosa), e alla sua adesione al regime (il manifesto degli anni cinquanta dimostrerà che la violenza o il retorico autoritarismo della propaganda fascista ritorna tale e quale non solo nei manifesti politici democristiani e comunisti, ma anche nelle campagne a fini civili), sembra «vendicarsi» della storia, con questa folla di bambini tumultuanti al grido di «Vogliamo il formaggino Mio» (immagine anticipatoria delle future rivendicazioni di piazza dei giovani del Sessantotto – proprio loro, essendo questo manifesto del 1950). (Alberto Abruzzese)
  • Certamente c'è stato anche un conflitto generazionale che però è un conflitto caratteristico di quegli anni. Una delle chiavi di lettura del sessantotto è anche questo. La rivolta dei figli contro i padri. (Alberto Franceschini)
  • Che è stato tante belle cose [il Sessantotto], almeno per chi come lui [Guido Viale] vi ha così appassionatamente partecipato. Ma deve anche aver prodotto necessariamente qualcosa di mediocre, se non addirittura di spregevole. Si pensi per un attimo alla deriva armata, minacciosa. In una parola: terroristica. (Beniamino Placido)
  • Da cosa è venuto fuori quel movimento rivoluzionario, o pararivoluzionario, o semirivoluzionario che il '68 fu? Cosa c'era prima del '68? [...] Sembrerà strano ma pare proprio che oggi i genitori che hanno fatto il '68 non amino raccontarlo ai figli. (Beniamino Placido)
  • Da quando nel 1968 la studentaglia di Parigi esaltò il ricorso alla fantasia come programma di governo [...] le cose del mondo sono andate di male in peggio. (Mario Praz)
  • È sbagliato dire che rappresentò la stagione della libertà. Ha tolto tante ragnatele, archiviato una stagione che sa tanto di muffa. Merito o colpa del '68? Non mi appassiona il discorso. Di certo fu negativo lo slogan "vietato vietare". Il '68 aveva fatto degenerare il valore della libertà in licenza, anarchia, assenza di regole. Fu una forma colossale per esprimere la propria imbecillità. Non c'è la libertà se non c'è una regola, se non c'è un'autorità. [Il '68 ha fallito] nel pensare a un mondo utopico dove ci fosse la libertà senza il principio di autorità. (Gianfranco Fini)
  • Ho iniziato la mia carriera di rivoluzionario occupando la mia scuola nell'inverno del '68, una cosa piuttosto dura, al portone non c'erano le mamme ma il battaglione della Celere, a portarci cibo e coperte, a discutere con noi e cercare di farci ragionare un filo più concretamente del vogliamo tutto, vennero gli operai dei cantieri navali e dell'arsenale militare; pareva a loro che, così differenti come eravamo, non ci fosse distanza e estraneità tra ciò che chiedevano nelle loro lotte sindacali e ciò che noi non sapevamo che sognare e pretendere, eravamo alla vigilia del contratto unico, delle grandi riforme sociali, vigilia di grandi vittorie. (Maurizio Maggiani)
  • I giovani del Sessantotto, e quelli che sono venuti dopo, pensano che il mondo vada cambiato, cambiato con la violenza, ma non vogliono sapere perché, e come cambiarlo. Non vogliono conoscerlo, e dunque non vogliono conoscere se stessi. (Alberto Moravia)
  • I modelli di comportamento del '68 hanno mutato il costume, questo si sa: ma lo hanno mutato in profondità e così – sradicando, con il concorso di altri fattori, la struttura della famiglia – hanno contribuito a indurre la crisi, la crisi della civiltà. Per il '68 non intendo, naturalmente, la spinta politica, ma quel complesso di modelli culturali e di costume, in parte di origine americana, in parte di origine europea, che si sono diffusi sul nostro continente a partire dal 1963, dalla famosa «Rivolta di Berkeley». (Sabino Acquaviva)
  • Il '68 è stato una guerra civile. Io non ho commesso reati di sangue. Ma ero disponibile. Mica io solo. Tutti quegli stronzi che adesso dicono: "Io venivo solo alle manifestazioni, ero contrario alla violenza", dicono il falso! Quando passavamo noi della Volante Rossa, tutti 'sti compagni battevano le mani!. (Antonio Pennacchi)
  • Il '68 ha distrutto l'estetica introducendo una finta controcultura politically correct in base alla quale basta essere un’esquimese lesbica per valere di più come scrittrice. (Harold Bloom)
  • Il Beaubourg era figlio della rivolta studentesca. Quella che avevo vissuto a Milano prima del ‘68, quando di giorno lavoravo nello studio di Franco Albini, un genio, e di notte occupavo l’università, con Camilla Cederna che ci portava i cioccolatini. E quella vissuta dopo il ‘68, quando stavo a Londra, le gonne erano sempre più corte e i capelli più lunghi. A New York vedo abbastanza spesso Philip Roth e ho scoperto che eravamo amici a Londra in quegli anni. (Renzo Piano)
  • Il cancro hitleriano venne estirpato dai medici in modo tale che venisse asportato non soltanto il tumore, ma anche le funzioni vitali. Soltanto nel 1968, la data simbolica dell'avvento al potere nel mondo della piccola borghesia, si videro gli effetti della grande distruzione hitleriana. Il paziente è vivo, ma anche morto. Non ha cuore, non ha cervello, non ha stomaco, non ha nervi, non ha sesso, non ha orgoglio, non ha reazione di sorta. (Renaud Camus)
  • Il sessantotto italiano, anche se con molte specificità, non esce del tutto dal quadro dell'onda lunga venuta dalla California e dal munizionamento maoista. L'abbandono comunista, dopo ventinove anni, dell'opposizione al governo aggregò fasce di antidemocristiani inguaribili, d'oltranzisti di sinistra e di borghesi a disagio; dando sostegno a posizioni fino a poco prima non immaginabili. La via rivoluzionaria al potere, il cui asfalto si era logorato tra compromessi storici e realismo di posizioni, riprese un vigore improvviso con il sostegno per così dire culturale di varia estrazione. Non esclusa quella di cattolici che si liberavano, ad esempio nel Veneto, da un tradizionalismo che continuava pigramente a vivere. (Giulio Andreotti)
  • L'ideologia delle Brigate Rosse ha una sua storia. [...] Posso dire che questo tipo di cultura, che viene dalla resistenza, dalla lotta armata contro il fascismo ed il nazismo, per certi aspetti si pensava non dovesse terminare come in effetti è terminata. Probabilmente non si sarebbe trasformata in attività pratica se non ci fosse stata la rottura storica rappresentata dal sessantotto, sessantanove. Quegli anni erano anni che hanno rimesso in discussione qualunque cosa. (Alberto Franceschini)
  • La difficoltà del marxismo di fronte al '68 fu dovuta al fatto di trovarsi davanti masse che chiedevano la rivoluzione e, contemporaneamente, non erano ancora entrate nel sistema della produzione sociale, non erano dunque immediatamente e chiaramente inquadrabili in termini di classe… (Elvio Fachinelli)
  • La generazione che aveva venti anni nel '68 era più o meno tutta conquistata a quelle idee rivoluzionarie. Cionondimeno ne sono venuti fuori fior di professionisti, fior di intellettuali, di professori, la classe dirigente della cultura e del giornalismo italiano. (Ugo Intini)
  • L’arma di lotta principale era l’occupazione degli spazi universitari, iniziata in modo sporadico alla metà del decennio a Roma e Milano (le facoltà di architettura in prima fila) e nella nuova Università di Trento, ed esplosa in tutto il paese nel 1967. Il movimento studentesco italiano precede quello francese del maggio 1968, e dura molto più a lungo. Qualcuno ha definito il ’68 italiano “il maggio lungo”, a confronto con gli eventi parigini. (John Foot)
  • Nel '68, la cinefilia era divisa in due. Erano anni in cui la prima cosa che bisognava definire era la propria collocazione ideologica. Stai con gli studenti o con John Ford? Con Howard Hawks o col '68? O con Don Milani? Le contrapposizioni ideologiche erano nette. (Tatti Sanguineti)
  • Nel Sessantotto (c’ero e me lo ricordo bene) la lotta contro le classi dominanti, contro i santuari della cultura paludata, contro i “baroni” dell’università, contro il perbenismo borghese (allora si chiamava così) era animata dal bisogno di espressione di una generazione nata dopo la guerra, che non aveva vissuto la guerra, e voleva girare pagina rispetto a tutto quanto di poco commendevole il Novecento aveva prodotto fino ad allora. (Giuseppe Turani)
  • Per me è stato fondamentale non solo per i grandi avvenimenti storici che si sono susseguiti in quegli anni (dalla Primavera di Praga alla guerra in Vietman) ma per la musica e per il costume. Non nego che come tutte le rivoluzioni ci siano stati degli strascichi "pesanti". Ma è stata una fase fondamentale per la crescita civile, come ad esempio i diritti delle donne. (Caparezza)
  • Per me gli anni 60 sono finiti quel giorno del Sessantotto... (I Simpson, tredicesima stagione)
  • Per molti di noi è stato un evento inatteso, che ci ha spiazzati, e l'ideologia è diventata allora anche un rifugio, un modo per difendersi. Tantissimi di coloro che hanno abbracciato il Sessantotto l'hanno fatto proprio così, avendo il muro dell'ideologia che li proteggeva. Da questo nascevano molti atteggiamenti noiosi, inascoltabili, predatorii, rigidi, senza apertura. Anche nell'arte. (Paolo Bosisio)
  • Quando il vento della storia arriva, non è mai un vento leggero. È impetuoso, invece, soffia forte. Fa anche danni, ma cambia le vite e la direzione del tempo. Quando arrivò il vento del Sessantotto, una parte dei giovani si fece sospingere da quel soffio, assunse la sua parzialità e diventò protagonista del cambiamento. (Gianni Barbacetto)
  • Questi bravi giovanotti combattono le espressioni esterne del vivere borghese e non la sua condannabile ottusità. (Michele Valori)
  • Se c'è una generazione mediocre e fasulla, la peggiore sicuramente del dopoguerra, è quella del '68... Erano partiti per combattere un conformismo ripugnante e ne crearono subito uno ancor più soffocante. Perfino nel vestire. Se prima in università era d'obbligo la giacca e la cravatta poi lo divenne l'eskimo. E per chi non ci stava c'era la spranga... Facevano la rivoluzione purché le conseguenze ricadessero solo sulla testa degli altri. Andrea Casalegno, altro Lc, si accorse che il terrorismo non era una cosa buona solo quando i brigatisti rossi uccisero suo padre Carlo, vicedirettore della Stampa. (Massimo Fini)
  • Se il pensiero non è disciplinato non riusciamo più a far nulla e ci troveremo dinanzi solo i residui del '68, i residui della mentalità soggettivistica che confonde sincerità, spontaneità con la bontà e con il valore, che prende la festa in sé come motivo, come valore, non curandosi poi se la festa distrugge l'uomo. (Ersilio Tonini)
  • Se non fu solo una mistificazione | quel Sessantotto tanti anni fa, | i balordi sono la ragione | critica di ogni società | e i disperati una nazione | che deve avere fede e pietà, | dove nessuno vale più un padrone | ed anche il tempo lo sa. (Nomadi)
  • Sessantotto sì, Sessantotto no. Sessantotto giusto, Sessantotto sbagliato. Sessantotto borghese, Sessantotto proletario. Sessantotto pacifico, Sessantotto violento. (Caparezza, Saghe mentali)
  • Sono state poste un’infinità di domande, ma risposte ne sono piovute poche. La demolizione dei valori precedenti ha lasciato un vuoto e il vuoto quasi mai si riempie con cose positive, ma produce caos. (Silvio Orlando)
  • Una creti­neria bell'e buona. (Dino Buzzati)
  • Una volta passato il primo momento di curiosità, una volta stufo delle buffonate, il maggio '68 mi ha disgustato. Perché non ammetto che si taglino degli alberi per fare delle barricate (alberi, cioè vita; una cosa che va rispettata), che si trasformino in pattumiere luoghi pubblici che sono un bene e una responsabilità per tutti, che si coprano di graffiti degli edifici, universitari o meno; né che il lavoro intellettuale e la gestione delle istituzioni vengano paralizzate dalla logomachia. (Claude Lévi-Strauss)
  • Vedevo una generazione, una bella fetta di generazione almeno, persa dietro certi incantatori di serpenti che perseguivano i loro obiettivi senza scrupoli. Anche a destra, badi. E tanti ragazzi ci sono andati di mezzo, giocandosi la vita propria e spesso anche quella altrui. (Nicola Pietrangeli)
  • Il '68 ha distrutto l'estetica introducendo una finta controcultura politically correct in base alla quale basta essere un’esquimese lesbica per valere di più come scrittrice. (Harold Bloom)
  • Mi offende l'aspetto dilettantesco di certe esperienze compiute con la pretesa di avere le spalle ben coperte dalla famiglia o dalla società.
  • Pretendere di realizzare nella scuola un'oasi di uguaglianza è una velleitaria utopia. Significa infatti ignorare che nella scuola, e fuori della scuola, le differenze di classe esistono, sono feroci, ed esigono un'azione politica di lunga durata.
  • Sono sempre stato molto diffidente verso quella stagione di confuse speranze e di finte rivoluzioni. Fu un gran polverone che conteneva aspetti positivi. [...] Quello che rimprovero a quel movimento è di aver attutito, nella sua generosa spinta egalitaria, il senso di responsabilità individuale che io ritengo debba sempre essere preminente nella lotta per trasformare una società.
  • [Sull'analogia tra movimento del '68 e rivoluzione culturale cinese] All'epoca, quando gli avvenimenti erano in corso, molti dentro il movimento coglievano l'aspetto, che pure c'era, di un popolo che si muoveva per fare un ulteriore passo avanti: il famoso "bombardate il quartier generale", che era il quartier generale dello stesso Partito Comunista Cinese.
  • Ci sono ancora alcuni che sostengono che il '68 sia padre del terrorismo. Questo è un falso storico. Il '68 è stato un insieme di grandi lotte alla luce del sole, con la gente impegnata in prima fila, pagava di persona, subiva processi e repressione. Il terrorismo è esattamente l'opposto, è l'agguato dietro l'angolo, è il sostituirsi di pochi ai grandi movimenti, è l'eliminazione fisica dell'avversario. In questo senso il terrorismo è negazione non riuscita del '68.
  • [Sul legame tra movimento del '68 e movimento del '77] Come tutti i fatti che si susseguono nella storia è inevitabile un legame di successione, ma si tratta di una cosa del tutto diversa. Dieci anni sono tanti nello scorrere del tempo. Il tratto di continuità che vedo tra i due periodi è rappresentato, a mio avviso, da una grande ansia di autodeterminazione dei giovani. Un'ansia che, nel '77, è stata però castrata dalla forbice che vedeva il terrorismo da un lato e la repressione di Stato dall'altra. Da qui è scaturita anche la difficoltà del movimento del '77 nello svilupparsi. Infatti è durato molto poco. Ho sempre, però, ritenuto sbagliata e infondata l'equazione '77 uguale terrorismo.
  • È innegabile che il '68 per lunghi mesi nasce e si mantiene rigorosamente pacifico e non violento. Basta sfogliare i giornali di quegli anni per verificarlo. Non va mai dimenticato che le prime forme di violenza si inoculano quando comincia la repressione di Stato e fascista. Da quel momento si sono verificati, in alcune situazioni, anche degli eccessi di autodifesa. E questo appartiene a parte degli errori dello sviluppo del '68. In ogni caso, il 68 non ha mai ucciso nessuno. Questo si tende a dimenticarlo, ma è decisivo. La repressione che questo movimento ha dovuto subire è stata invece sistematica, con stragi, eccidi, assassinii.
  • [Sulla struttura del movimento studentesco] È un movimento giovanile di massa, nato intorno al 1968 e che si propone di aprire la scuola alle masse popolari, oltreché di lottare a fianco della classe operaia per eliminare lo sfruttamento capitalistico e istituire la società socialista. Gli studenti si riuniscono spontaneamente in assemblea dove prendono le loro scelte.
  • In un grande movimento complesso e articolato come quello è normale, è successo anche alla Resistenza antifascista, che ci sia una larga maggioranza che lo porta avanti e ne moltiplica ulteriormente le proposte: il desiderio di solidarietà, di uguaglianza, di democrazia diretta; c'è poi una parte più piccola che si perde per strada, una parte che si ferma, una parte che addirittura va indietro. È normale, ma è una cosa evidente. Conquiste decisive come il divorzio o l'aborto, o come lo Statuto dei lavoratori, non sarebbero state raggiunte senza che nel '68 e '69 la cultura e il modo di sentire di milioni di persone non avessero subito un mutamento profondo e innovatore.
  • Non bisogna vivere retrovolti. Quegli anni sono stati formidabili proprio perché ci hanno dato insegnamenti positivi per guardare meglio il futuro.
  • [Sull'analogia tra movimento del '68 e Movimento 5 Stelle] Per prima cosa eviterei i paragoni con il passato e misurerei il fenomeno 5 Stelle con il futuro. Non è un Sessantotto, mancano sia le condizioni internazionali d'allora, sia quei fermenti di partecipazione democratica diretta che attraversavano ogni scuola, ogni fabbrica, ogni ufficio, ogni professione.
  • Io vorrei sapere quali furono le crescite di civiltà che il Sessantotto pretende di averci lasciato. Io vedo tutt'altra cosa: io vidi nascere dal Sessantotto una bella torma di analfabeti che poi invasero la vita pubblica italiana, e anche quella privata, portando dovunque i segni della propria ignoranza. Io ho visto questo. Può darsi che sia affetto da sordità o da cecità ma io non ho visto altro, come frutti del Sessantotto.
  • [La differenza tra il Sessantotto francese e quello italiano è] La differenza che passa fra l'originale e il fac simile perché il Sessantotto nacque in Francia e in Italia fu un fatto di riporto, di imitazione. [...] Bene o male, insomma, i francesi ebbero... anche una certa cultura del Sessantotto, ebbero Sartre. [...] In Italia non ci fu neanche un Sartre.
  • Il primo fenomeno fu il Sessantotto, e il Sessantotto partorì poi il terrorismo, il brigatismo rosso eccetera eccetera. Su questo non ci son dubbi, insomma. Dirò di più: i più seri, e forse gli unici seri, furono quelli che poi diventarono dei terroristi e che quindi rischiarono la loro vita, almeno. Gli altri erano quello che diceva Pasolini, dei figli di papà.
  • Fu proprio quella rivoluzione culturale, che univa una generazione di ragazzi e ragazze, a innescare poi la consapevolezza dei limiti politici e teorici del movimento dove, nonostante tutto, si riproducevano le odiose gerarchie patriarcali e sessuali.
  • La critica che colpiva al cuore dell'istituzione accademica era anche una rivolta contro il sistema sociale ed economico, ed è per questo che quel movimento traeva subito un terreno di lotta comune con i giovani operai della fabbrica. All'ordine del giorno c'era la liberazione dell'uomo (meno delle donne).
  • La politica messa in campo allora dal movimento femminista ha dato buone idee e buoni frutti, testimoniati dalle leggi (divorzio, aborto, violenza sessuale) che oggi sono patrimonio collettivo del Paese, anche di quella parte che non le condivise.

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