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Semplicità

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La Simplicité (Jean-Baptiste Greuze, 1759

«È curioso a vedere, che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco merito.[1]»

Semplicità è riferibile a qualcosa che è fisicamente costituita da uno o da un numero minimo di elementi essenziali tali da renderla facilmente comprensibile nella sua struttura e agevolmente riproducibile. Il lemma, in senso estensivo, riferito alle caratteristiche immateriali individuali, può significare con valore positivo: schiettezza, sobrietà, modestia; con sfumature negative: ingenuità, dabbenaggine in una persona ("semplicione", "sempliciotto") la cui mente non riesce a comprendere se non concetti molto semplici.[2] Il termine si contrappone direttamente a complessità.

La semplicità francescana

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Ritratto di San Francesco realizzato da Cimabue nella Basilica di San Francesco di Assisi

«Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri.[3]»

La vita quotidiana e la fede religiosa si fondano per Francesco sulla semplicità che consente di distinguere la sapienza del mondo, egocentrico e antropocentrico, da quella di Cristo che come uomo ha vissuto da povero e umile offrendo all'umanità la salvezza. Anche Francesco vive in povertà e umiltà, adottando uno stile di vita semplice com'è semplice il suo rapporto con Dio prospettando così un nuovo principio spirituale-teologico nella concezione dell'Uomo-Dio, non più trionfante ma povero e umile, che si traduce in un nuovo modo pratico di vita semplice, che rivaluta la classe sociale degli emarginati:

«Tutti i frati cerchino di seguire l'umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che nient'altro ci è consentito di avere, di tutto il mondo, come dice l'apostolo, se non il cibo e le vesti e di questi ci dobbiamo accontentare. E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada.[4]»

Il rasoio di Occam

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Non a caso Occam, frate minore francescano, sembra tradurre sul piano metodologico scientifico l'ideale del francescanesimo che esalta la semplicità.

Il concetto di semplicità viene infatti correlato alla verità nel campo della epistemologia con il principio espresso dal cosiddetto rasoio di Occam, per cui a parità di altre condizioni, la teoria più semplice è la più probabile ad esser vera[5]:

«A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire.»

La formula, utilizzata spesso in ambito investigativo e – nel moderno gergo tecnico – di risoluzione di un problema, recita:

Guglielmo di Ockham ritratto in una vetrata dell'Abbazia di Surrey
(LA)

«Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.»

(IT)

«Non moltiplicare gli elementi più del necessario.»

oppure

(LA)

«Pluralitas non est ponenda sine necessitate.»

(IT)

«Non considerare la pluralità se non è necessario.»

oppure ancora

(LA)

«Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.»

(IT)

«È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.»

In altri termini, non vi è motivo alcuno per complicare ciò che è semplice. All'interno di un ragionamento o di una dimostrazione vanno invece ricercate la semplicità e la sinteticità.

Ciò significa che – tra le varie spiegazioni possibili di un evento – bisogna accettare quella più "semplice", intesa non nel senso di quella più "ingenua" o di quella che spontaneamente affiora alla mente, ma quella cioè che appare ragionevolmente vera senza ricercare un'inutile complicazione aggiungendovi degli elementi causali ulteriori. Questo anche in base a un altro principio, elementare, di economia di pensiero: se si può spiegare un dato fenomeno senza supporre l'esistenza di un qualche ente, è corretto farlo, in quanto è ragionevole scegliere, tra varie soluzioni, la più semplice e plausibile.

Concettualmente non si tratta di novità, perché il principio di semplicità era già ben noto a tutto il pensiero scientifico medievale, ma esso acquista in Occam una forza nuova e per certi versi devastante a causa della sua concezione volontarista: se il mondo è stato creato da Dio solo sulla base della volontà (e non per intelletto e volontà, come diceva Tommaso d'Aquino), devono sparire tutti i concetti relativi a regole e leggi, come quello di sostanza o di legge naturale.[6]

Il fascino della semplicità

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«La verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere, sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità.[7]»

Secondo Ian Glynn[8] le teorie e le scoperte scientifiche più ammirate dagli scienziati sono quelle che per la loro semplicità descrittiva e risolutiva hanno la caratteristica dell'eleganza[9] che genera stupore nello studioso che si meraviglia di come la semplicità abbia risolto problemi complessi e di come la creatività dello scienziato sia arrivata alla scoperta con strumenti mentali semplici.

  1. ^ Giacomo Leopardi, Zibaldone, 4524, Firenze, 31 maggio 1831; 1898, Vol. VII, p. 461
  2. ^ Garzanti linguistica
  3. ^ San Francesco d'Assisi, Epistola ad fideles, II, 45
  4. ^ San Francesco, Regida non bullata, IX, 1-3
  5. ^ Guglielmo di Ockham, Scritti filosofici, a cura di A. Ghisalberti, Firenze, 1991, p.19 e sgg.
  6. ^ Alessandro Ghisalberti, Guglielmo di Ockham, (Presentazione), Vita e Pensiero, 1972 p.7 e sgg.
  7. ^ Charles Bukowski, Hollywood, Hollywood!, traduzione di Marco Amante, Feltrinelli
  8. ^ Ian Glynn, La scienza elegante. Il fascino della semplicità, Edizioni Dedalo, 2012
  9. ^ « Nel linguaggio dei matematici, dei fisici e degli informatici, di dimostrazione, formula, soluzione o procedura caratterizzate da semplicità di metodo dimostrativo, simmetria, e sim.» (Vocabolario della lingua italiana Treccani alla parola "elegante")

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