Eligio di Noyon
Sant'Eligio di Noyon | |
---|---|
Petrus Christus, Sant'Eligio nella bottega di un orefice, New York, Metropolitan Museum of Art | |
Vescovo | |
Nascita | Chaptelat, 588 |
Morte | Noyon, 1º dicembre 660 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 1º dicembre |
Patrono di | fabbri, gioiellieri, garagisti, maniscalchi e veterinari |
Eligio di Noyon vescovo della Chiesa cattolica | |
---|---|
Il santo in un dipinto del 1508 a Schwabach | |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Noyon-Tournai |
Nato | 588 a Chaptelat |
Consacrato vescovo | 641 |
Deceduto | 1º dicembre 660 a Noyon |
Firma | |
Sant'Eligio di Noyon (Chaptelat, 588 – Noyon, 1º dicembre 660) è stato un orafo e poi alto funzionario della corte dei re merovingi; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Dalla contrazione del nome francese Éloi nel medioevo in molte città italiane veniva chiamato semplicemente sant'Alo, sant'Alò o anche solo san Lo.[1]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di Eucherio e Terrigia, era di umili natali e apprese l'arte dell'oreficeria a Limoges presso il monetiere Abbone.
Secondo la tradizione, Clotario II gli avrebbe commissionato un trono consegnandogli l'oro necessario per l'opera ed Eligio ne avrebbe realizzati due: fortemente impressionato dalla sua perizia e dalla sua onestà, il re lo nominò orafo di corte e maestro della zecca.
Continuò a farsi promotore dell'arte orafa. La leggenda gli attribuisce numerose opere (oggi in gran parte perdute): i vasi sacri e altri arredi per le chiese parigine di Notre Dame e Saint Denis, di Saint Loup a Noyon, di San Martino a Limoges e per l'abbazia di Chelles.
Sotto il successore di Clotario, Dagoberto I (629–639), ricoprì la carica di tesoriere: fu anche incaricato di alcune delicate missioni diplomatiche (ristabilì la pace tra i Franchi e i Bretoni convincendo il re Giudicaele a dichiararsi suddito di Dagoberto). Alla corte franca ebbe modo di conoscere numerosi personaggi destinati ad essere proclamati santi, come Sulpizio, Desiderio e Audoeno.
Si dedicò incessantemente ad opere di carità in favore dei poveri e dei malati e finanziando il riscatto dei prigionieri: finanziò la costruzione di numerose chiese e monasteri, nel 632 fondò un monastero a Solignac, a capo del quale pose l'abate Remaclo e nel 633 il monastero femminile di San Marziale di Parigi (che poi divenne il convento di Sant'Eligio), a capo del quale pose la badessa Aurea.
Dopo la morte di Dagoberto I, fu eletto vescovo della diocesi di Tournai e Noyon nel 640 e venne consacrato il 13 maggio 641: si dedicò alla conversione dei pagani ancora presenti nella sua vasta diocesi (soprattutto nella parte settentrionale); promosse il culto dei santi di cui rinvenne alcuni corpi (san Quintino, san Luciano di Beauvais) e di cui avrebbe realizzato anche i rispettivi reliquiari.
Il culto
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la sua morte, sant'Audoeno redasse la sua biografia; ispirandosi a questa anche Jacopo da Varagine scrisse una sua vita, arricchendola di numerosi episodi desunti da leggende popolari, che inserì nella Legenda Aurea.
È patrono degli orafi, dei numismatici, dei maniscalchi e dei veterinari; avrebbe miracolosamente riattaccato la zampa ad un cavallo, il santo ebbe grande popolarità nel medioevo; il Martirologio Romano fissa per la sua memoria liturgica la data del 1º dicembre. Oggi, nel giorno della sua festa, in alcune località francesi si effettua la benedizione dei cavalli. La tradizione si rileva anche in Italia, ad esempio a Sciara, nella città metropolitana di Palermo e al Casale del Pozzo di Nocera Inferiore in provincia di Salerno il Martedì in Albis; il suo culto è attestato anche a Sansepolcro, in Alta Valle del Tevere, dove trova spazio nella chiesa di Sant'Antonio Abate, sede sia dell'omonima confraternita che della corporazione degli orafi.
Iconografia
[modifica | modifica wikitesto]È solitamente raffigurato come vescovo o come orefice, o più raramente con attributi di entrambi i mestieri. La scena più caratteristica in cui è rappresentato è quella in cui ricevette la visita di Gesù nella sua bottega, che gli mostrò come ferrare miracolosamente un cavallo tagliandogli via la zampa e poi riattaccandola. Altre volte è rappresentata la scena dell'Onestà di sant'Eligio, in cui il re visita la bottega scoprendo che con il metallo necessaria a un trono è riuscito a realizzarne due, oppure il santo è ritratto nella sua bottega, quale maestro di zecca, come nel celebre dipinto di Petrus Christus.
Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa di Sant'Eligio degli Orefici a Roma
- Sant'Eligio dei Chiavettieri a Napoli
- Sant'Eligio Maggiore a Napoli
- Santi Jacopo, Cristoforo ed Eligio ad Altopascio
- Chiesa di Sant'Alò a Terni[2]
- Parrocchia Sant'Eligio a Roma, su santeligio.org. URL consultato il 5 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2021).
- Chiesa di Sant'Eligio a Matera
- Chiesa di Sant'Eligio a Capua
- Chiesa di Sant'Eligio a Francavilla Fontana
- Chiesa di Sant'Eligio a Santeramo in Colle
- Chiesa di Sant'Antonio Abate a Sansepolcro
Altri edifici
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Sant'Audoeno, Vita Eligii in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Merovingicarum, IV, 2, p. 635 e ss., Ed. Bruno Krusch, Hannover, 1902.
- Peter Berghaus, Knut Schäferdiek e Hayo Vierck, Eligius von Noyon, in Reallexikon der Germanischen Altertumskunde (RGA), 2ª edizione, vol. 7, Walter de Gruyter, Berlin/New York, 1989, pp. 145–159, ISBN 3-11-011445-3.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Eligio di Noyon
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Eligio di Noyon
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Saint Eloi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Opere di Eligio di Noyon, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Eligio di Noyon, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Eligio di Noyon, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 3273353 · ISNI (EN) 0000 0001 2098 6266 · BAV 495/281393 · CERL cnp01465010 · ULAN (EN) 500072883 · LCCN (EN) n86082981 · GND (DE) 119103427 · BNE (ES) XX1101305 (data) · BNF (FR) cb119016958 (data) · J9U (EN, HE) 987007429651005171 |
---|