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Roberto Amoroso

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Roberto Amoroso (Napoli, 7 gennaio 1911Napoli, 3 febbraio 1994) è stato un produttore cinematografico, sceneggiatore e regista italiano.

Prima di approdare al cinema, Roberto Amoroso svolse un'intensa attività di fotoreporter sportivo per La Gazzetta dello Sport e Il littoriale seguendo manifestazioni importanti come il Giro d'Italia. L'attività cinematografica iniziò negli anni '40 quando lavorò come operatore per alcuni documentari. Durante la guerra, per il cinegiornale Luce, ebbe modo di documentare la rivolta napoletana del 1943[1].

Nel 1945 cominciò a realizzare il suo primo lungometraggio di fiction. Data la scarsità di mezzi dell'epoca, utilizzò una macchina portatile e con la grande quantità di pellicola che aveva a disposizione quale corrispondente di guerra, girò tutto dal vivo facendo lo sceneggiatore, l'operatore, il macchinista e, talvolta, anche la comparsa. Il film uscì nel 1947 con il titolo Malaspina, ufficialmente diretto da Armando Fizzarotti, per la Sud Film, casa di produzione appositamente fondata da lui. Il film, prodotto a bassissimo costo, ebbe uno stupefacente risultato di pubblico e Amoroso fu incoraggiato a continuare su questa strada, producendo film popolari (spesso in napoletano, approfittando della caduta del fascismo che fino a quel momento aveva tassativamente vietato l'uso dei dialetti).[2]

Lavorando con un cast artistico più o meno costante, impiegando maestranze e attori non professionisti e sfruttando al massimo i set naturali, Amoroso seppe trasformare la pratica artigianale in un efficace modello produttivo: il filo che lega i suoi film è la predilezione per tematiche di facile presa per un pubblico non scolarizzato (tradimenti, amori contrastati, conflitti sociali, donne abbandonate o vittime del cinismo maschile), una formula che funzionava al di là dei registi che di volta in volta lavoravano per lui, tanto che spesso lo "stile-Amoroso" aveva il sopravvento su quello dell'artigiano di turno. Dopo il successo di Malaspina infatti, i noleggiatori presentavano i suoi film come "film di Roberto Amoroso" e il pubblico correva a riempire le sale senza tener conto del regista o del cast di attori, a dispetto dei pregiudizi culturali della critica dell'epoca, che puntualmente demoliva i suoi film. Il produttore fu accusato di «corrompere il gusto del pubblico» e l'allora sottosegretario Andreotti lo liquidò con un «Lei dà un pessimo esempio!»[3]

Uno dei suoi motivi di orgoglio era quello di aver lanciato Gabriele Ferzetti come protagonista nel film Zappatore e di aver convinto Primo Carnera a superare la crisi quando, al tramonto come pugile, voleva abbandonare l'Italia. Consapevole della sua popolarità ancora grande, lo incoraggiò offrendogli una parte in un suo film che finì per procurargli ulteriori scritture.[2]

Proponendo un cinema basato su materiali cosiddetti "bassi" (canzone, sceneggiata, cronaca nera, letteratura dozzinale, teatro popolare), Amoroso sceneggiò una ventina di pellicole fino al 1973, dapprima melodrammi strappalacrime destinati al meridione. Negli anni '60, fondata a Roma la Ramo Film finanziò qualche commedia e spaghetti western, firmandosi anche con lo pseudonimo Aldo Ramo, con registi come Monicelli, De Santis, Vajda e Ferroni. Nel 1954 firmò l'unica sua regia con Due soldi di felicità, film del quale scrisse anche il soggetto e la sceneggiatura.[3]

Produttore e sceneggiatore

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  1. ^ Università del Connecticut. Emiliana Pasca: l'Italia e l'America 1943-44 (1997), pag. 529.
  2. ^ a b Alberto Castellano, La strada del successo, intervista a Roberto Amoroso, in Segnocinema, n. 50, luglio-agosto 1991, pp. 15-16
  3. ^ a b Alberto Castellano, Femmine e amore, in Segnocinema, n. 50, luglio-agosto 1991, pp. 12-14

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN106984540 · ISNI (EN0000 0000 7824 2027 · SBN SBLV149272 · BNE (ESXX1193272 (data) · BNF (FRcb14074479h (data)