Vai al contenuto

Rimmel (album)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Pablo (brano musicale))
Rimmel
album in studio
ArtistaFrancesco De Gregori
Pubblicazionegennaio 1975
Durata29:32
Dischi1
Tracce9
GenereMusica d'autore
EtichettaRCA Italiana
ProduttoreFrancesco De Gregori
ArrangiamentiFrancesco De Gregori
Registrazioneinverno 1974–1975
FormatiMC, LP, Stereo8
Certificazioni FIMI (dal 2009)
Dischi di platinoItalia (bandiera) Italia[1]
(vendite: 50 000+)
Francesco De Gregori - cronologia
Album precedente
(1974)

Rimmel è il quarto album in studio del cantautore italiano Francesco De Gregori, pubblicato nel 1975 dalla RCA Italiana.

Il disco è registrato e missato da Ubaldo Consoli presso gli studi RCA di Roma. Il titolo, tratto dalla canzone omonima, fa riferimento al cosmetico impiegato nel maquillage degli occhi:

«Rimmel come il trucco che usano le ragazze, quello per gli occhi. Rimmel nel senso di trucco, di qualcosa di artefatto, ma questo disco è fatto per smascherarli, per metterli in evidenza. Almeno queste sono le intenzioni[2]»

Nell'album tutte le chitarre acustiche sono suonate da Renzo Zenobi; così racconta De Gregori la collaborazione con il cantautore:

«Il mio primo "vero" chitarrista è stato Renzo Zenobi, che suonava tutto pulitino e mi diceva sempre che dovevo imparare a suonare meglio la chitarra. Lui eseguiva dei fingerpicking impeccabili, con tutte le note che suonavano allo stesso livello, mentre io arrancavo dietro di lui dimenticando pezzi di arpeggi. Mi ha dato una grossa mano negli album Alice non lo sa e Rimmel, dove suona tutte le chitarre acustiche[3]»

Gli altri strumenti presenti nel disco sono suonati dai Cyan.

Nella prima edizione del disco è presente all'interno un poster con due foto d'epoca del cantautore, mai più inserito nelle ristampe successive; l'autore di entrambe le fotografie è Giorgio Lo Cascio, amico di De Gregori ed anch'egli cantautore.

Il disco rimase in classifica per 60 settimane, arrivando fino al secondo posto, e vendette più di 400 000 copie;[4] alla fine del 1975 risultò essere l'album più venduto dell'anno.[5]

L'album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 20.

Non appena pubblicato, il disco venne attaccato da una parte della critica: Giaime Pintor, su Muzak, scrisse un articolo intitolato "De Gregori non è nobel, è rimmel",[6] in cui il cantautore veniva attaccato in particolare per i suoi testi:

«È evidente, peraltro, che l'evocazione (e la presunzione di far poesia) faccia scivolare il canto degregoriano kitsch in cui non tanto Gozzano è presente, quanto i baci Perugina. Chi osasse citare il decadentismo italiano, peggio quello francese, l'ermetismo o Lorca o persino Dylan nel caso di Buonanotte fiorellino o di Piccola mela, commetterebbe un flagrante reato di lesa cultura. E nemmeno Prévert, sebbene sia il più vicino a queste melensaggini, può essere un riferimento citato senza ridere. Né, per altro, frasi del tipo "buonanotte fra il telefono e il cielo" possono indurre a pensare di essere al di là della peggiore canzonetta all'italiana[7]

«Questo è nelle canzoni di De Gregori (che poi potrebbe essere la persona più colta del mondo, ma questa è l'operazione delle sue canzoni), questo egli trasmette, questo sono abituati da anni a considerare poesia gli studenti: poche evocazioni senza né capo né coda, qualche ammiccamento qua e là a un riferimento universale[7]

A Pintor replicò, sempre sulle pagine di Muzak, Simone Dessì, in un articolo intitolato "Variazioni (in do di petto) sul canto De Gregoriano", tentando in esso una difesa di De Gregori.

Lo stesso argomento in dettaglio: Rimmel (brano musicale).

Pezzi di vetro

[modifica | modifica wikitesto]

Canzone d'amore in cui De Gregori canta accompagnato dal solo Zenobi; la metafora del testo verrà ripresa anni dopo nella canzone Povero me, inclusa nell'album Canzoni d'amore (nei versi cammino da sempre sopra i pezzi di vetro/e non ho mai capito come).[senza fonte]

Il signor Hood

[modifica | modifica wikitesto]

La canzone è dedicata a Marco Pannella (infatti sul retrocopertina del disco c'è un sottotitolo fra parentesi: "a M., con autonomia"), come ha spiegato lo stesso cantautore:

«Questo personaggio così alla Robin Hood, in quel momento del referendum sul divorzio, mi sembrava incarnare bene la figura di Pannella, una sorta di eroe solitario.[8]»

Tuttavia il cantautore ha spiegato anche che il Signor Hood si riferisce a tutte le vere «voci discordanti», ai «personaggi rompicoglioni».[6]

Si tratta dell'unica canzone dell'album in cui De Gregori compone la musica insieme a Lucio Dalla.

Il testo, come ha spiegato lo stesso De Gregori[9], racconta la vicenda della morte di un lavoratore spagnolo emigrato in Svizzera.

Buonanotte fiorellino

[modifica | modifica wikitesto]

Buonanotte fiorellino è uno dei brani più celebri del disco[10]. Lo stesso De Gregori ha dichiarato di essersi ispirato ad un brano di Bob Dylan (Winterlude, dal disco New Morning) per scrivere Buonanotte fiorellino[11]. Vi è una diffusa leggenda metropolitana che vuole la canzone dedicata ad una compagna di De Gregori morta in un incidente,[12] ma il cantautore ha smentito.[13]

La canzone venne aspramente criticata all'epoca nell'articolo di Giaime Pintor intitolato De Gregori non è nobel, è rimmel e pubblicato su Muzak[6], in cui il giornalista si esprimeva sul brano in questi termini:

«[...] in questa canzone il modo stesso di cantare si trasforma in uno zuccheroso bisbiglio da cantante confidenzial-lezioso francamente insopportabile, che sbanca chiunque parli di sottile ironia. Anche qui, a parte il senso totale che è quello di una canzonetta d'amore, non mancano le metafore evocative senza nessi logici, e così c'è pure un raggio di sole, che stride e con la notte di cui alla buonanotte, sia con il tono tutto sommato dimesso di tutta la canzone: una metafora volontariamente priva di contestualizzazione e per di più messa tanto per fare, quasi per calcolo statico. Così come non è tollerabile una frase come "i tuoi fianchi di neve" di pavesiana memoria (le colline come i seni delle donne) ma di più stretta matrice Liala.»

Nel 1980 Miguel Bosé ne incide in Spagna una propria versione nell'album Miguel; in Italia il brano arriverà due anni dopo (1982) all'interno dell'album Bravi ragazzi.

Nel 1986 Gianni Morandi eseguirà una cover della canzone nel disco dal vivo Morandi in teatro[14], eseguendone però solo due strofe: De Gregori, ritenendo non rispettato il suo lavoro artistico[15], cita il cantante in tribunale, vincendo la relativa causa[16]. Anni dopo, quando i rapporti tra i due saranno ricomposti, De Gregori si esprimerà sulla vicenda giudicando assurdo il proprio comportamento[17].

Un'altra cover di Buonanotte fiorellino è stata realizzata nel 1985 dai Ricchi e Poveri, nell'album Dimmi quando realizzato dal trio in quell'anno. Nel 1987 I Tukano propongono una loro versione in duetto, all'interno dell'album Cantando l'amore ed infine nel 2003 la canzone è stata incisa dagli Inti Illimani, nell'album Viva Italia.

Il gruppo cileno degli Inti Illimani, con Max Berrú (Ex-Inti Illimani), ha realizzato una cover per il disco Pequeño Mundo del 2006.

Le storie di ieri

[modifica | modifica wikitesto]
Citazione in un graffito a Torino

Le storie di ieri, scartata dall'album della Pecora, trova posto con lievi modifiche nel testo anche nell'album Volume VIII scritto insieme a Fabrizio De André.

Secondo una diffusa leggenda metropolitana, i Quattro cani dell'omonima canzone "potrebbero essere" Venditti, il cane bastardo «che conosce la fame e la tranquillità», il produttore Italo "Lilli" Greco che «va dietro i fratelli e si fida», Patty Pravo la «cagna, quasi sempre si nega qualche volta si dà», e ovviamente De Gregori stesso, il «cane di guerra che ossi non ha».[18] Ma De Gregori ha smentito duramente questa voce:[19]

«Questa è una bufala: non vedo perché uno debba andare a cercare dei personaggi nel testo di una canzone in cui, evidentemente, si parla proprio di quattro cani: chi mi conosce sa che io ho sempre avuto un grande amore per i cani, in particolare i randagi, e quella è una canzone che parla di loro. Ecco, non si può fare peggior servizio ad una canzone che inventare un nome e un cognome a cose che non lo hanno. Queste ed altre cose si sono diffuse in internet in blog gestiti da persone che dicono di essere miei fan, ma che in realtà sono dei talebani perché inventano storie assurde e complicatissime dietro la semplicità delle canzoni.»

Lo stesso argomento in dettaglio: Piccola mela.

Il brano conclusivo del disco descrive la vita di un pianista di piano bar, identificato da alcuni con Antonello Venditti: De Gregori ha però sempre smentito questa interpretazione[20].

Testi e musiche di Francesco De Gregori, eccetto dove indicato.

Lato A
  1. Rimmel – 3:42
  2. Pezzi di vetro – 3:10
  3. Il signor Hood – 3:13
  4. Pablo – 4:24 (musica: Lucio Dalla, Francesco De Gregori)
  5. Buonanotte fiorellino – 2:06
Lato B
  1. Le storie di ieri – 4:10
  2. Quattro cani – 3:18
  3. Piccola mela – 2:47
  4. Piano bar – 2:42
  1. ^ Rimmel (certificazione), su FIMI. URL consultato il 18 luglio 2022.
  2. ^ Intervista di Isio Saba a Francesco De Gregori, pubblicata in "Nuovo Sound", 6 gennaio 1975, e citato in Enrico Deregibus, Quello che non so, lo so cantare Giunti editore, 2003, pag. 67
  3. ^ Intervista di Giuseppe Barbieri e Andrea Carpi a Francesco De Gregori, pubblicata in "Chitarre" n° 20 di dicembre 1990, pag. 79
  4. ^ Leggendo De Gregori, su archiviolastampa.it, La Stampa, 19 novembre 1976, p. 3. URL consultato il 27 maggio 2015. Per ricercare l'articolo, inserire Leggendo De Gregori nel campo Parole chiave, quindi premere Cerca.
  5. ^ Enrico Deregibus, Quello che non so, lo so cantare Giunti editore, 2003, pag. 69
  6. ^ a b c De Gregori
  7. ^ a b Giaime Pintor, "De Gregori non è nobel, è rimmel"
  8. ^ Enrico Deregibus, Francesco De Gregori. Quello che non so lo so cantare, Giunti, 2003, pag. 71
  9. ^ Intervista a De Gregori di Michelangelo Romano e Paolo Ciaccio, riportata in Francesco De Gregori: un mito, Riccardo Piferi (a cura di), edizioni Lato Side Roma, 1980, pag. 63
  10. ^ Come risulta peraltro evidente dal numero di cover che ha avuto, cfr. sezione cover
  11. ^ Intervista a De Gregori di Michelangelo Romano e Paolo Ciaccio, riportata in Francesco De Gregori: un mito, Riccardo Piferi (a cura di), edizioni Lato Side Roma, 1980, pag. 58
  12. ^ Copia archiviata, su leggendemetropolitane.net. URL consultato il 12 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
  13. ^ «È una bufala» la definisce nel libro di Enrico Deregibus, Francesco De Gregori - quello che non so lo so cantare, Giunti, Firenze 2003.
  14. ^ UN MONDO D'AMORE CANTANDO 'LIVE', su Repubblica.it, 29 maggio 1986.
  15. ^ DE GREGORI: CONTINUERO' A NON ESSERE D'ACCORDO, su Repubblica.it, 21 gennaio 1988.
  16. ^ DE GREGORI HA VINTO LA CAUSA, su Repubblica.it, 5 ottobre 1988.
  17. ^ Innamorato della musica oggi mi sento più libero, su Repubblica.it.
  18. ^ Claudio Fabretti, Francesco De Gregori: Fra le pagine chiare e le pagine scure, Lit Edizioni.
  19. ^ Maurizio Becker, C'era una volta la RCA, Coniglio editore, 2007, pag. 115
  20. ^ Intervista a De Gregori di Michelangelo Romano e Paolo Ciaccio, riportata in Francesco De Gregori: un mito, Riccardo Piferi (a cura di), edizioni Lato Side Roma, 1980, pag. 64
  • Michelangelo Romano, Paolo Giaccio, Francesco De Gregori. Intervista, Anteditore, Verona, 1976, poi incluso in Riccardo Piferi (a cura di), Francesco De Gregori: un mito, edizioni Lato Side, Roma, 1980
  • Alberto Stabile, Francesco De Gregori, Gammalibri Editore, Milano, 1987
  • Giorgio Lo Cascio, De Gregori, Franco Muzzio Editore, Padova, 1990
  • Enrico Deregibus, "Francesco De Gregori. Quello che non so, lo so cantare", Giunti editore, Firenze, 2003

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Musica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di musica