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La grande scrofa nera

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La grande scrofa nera
Una scena del film
Lingua originaleItaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1972
Durata90 min
Generedrammatico
RegiaFilippo Ottoni
SceneggiaturaFilippo Ottoni
ProduttoreGiuseppe Zaccariello
Casa di produzioneNuova Linea Cinematografica
FotografiaPasqualino De Santis
MusicheLuis Bacalov
CostumiMaria Gissi
TruccoFranco Freda
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

La grande scrofa nera è un film del 1972 diretto da Filippo Ottoni.

"La grande scrofa nera" è un'espressione che viene data alla famiglia Mazzara, composta da Enrico, aperto agli interessi dei nuovi tempi, dalla nonna, da suo padre, una persona autoritaria, e i suoi quattro fratelli. Enrico sposa Anita, ma, dato che alla famiglia non piacciono gli estranei, la nuova arrivata non riesce ad ambientarsi, soprattutto per i continui conflitti accesi che si verificano in casa e dai quali vorrebbe fuggire.

Anita incontra il medico Ramez, con cui fugge, quest'ultimo però muore in viaggio per colera. Enrico la raggiunge, cerca di riportarla a casa, desideroso di ucciderla, ma recede nei suoi propositi e cerca di riallacciare un rapporto con lei. I fratelli violentano a turno la cognata per ordine del padre e quando lo viene a sapere, Enrico uccide i fratelli, la sorella e il padre, poi fugge con la nonna e con la moglie, che morirà in manicomio, consegnandosi infine alla polizia.

Distribuzione

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Il film avrebbe dovuto essere presentato al Festival di Taormina nel luglio 1972, ma il regista decise di ritirarlo in segno di solidarietà verso Guglielmo Biraghi; diverse organizzazioni sindacali e professionali del settore protestarono per la nomina (avvenuta a insaputa di Biraghi) a vicedirettore della manifestazione di Alessandro Anastasi, critico di un giornale siciliano di estrema destra. Due giorni prima dell'inizio del festival, Biraghi e i critici del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani che componevano la giuria si dimisero in gruppo.[2][3]

Fu distribuito nei cinematografi a partire dal 14 agosto[1], col divieto ai minori di 18 anni, in seguito ridotto a 14 dopo un ricorso ad ottobre dello stesso anno.[4]

Il film incassò 37 milioni di lire.[5]

«II film di Ottoni vuole essere qualcosa di più che un apologo sulla vecchia «morale» contadina e sulle contraddizioni di una classe sociale ancora incosciente, ma ha il torto di apparire troppi anni dopo I pugni in tasca di Bellocchio. E, soprattutto, non possiede quella carica anarchica e dissacratoria che era la sostanza più vitale del film citato. Anzi, La grande scrofa nera rivela man mano una sostanza ideologica ambigua, per non dire velleitaria e contraddittoria. Ottoni, se da una parte mette in piena luce l'estrema e positiva contestazione della vecchia incendiaria, dall'altra guarda alla moderna civiltà industriale come al più felice approdo di una umanità che in essa dovrebbe risolvere tutte le sue contraddizioni. Non vogliamo indulgere troppo sulla palese ingenuità di una così ottimistica visione, per non dire conservatrice, se pensiamo che l'era «elettrica», qui così esaltata, poggia i suoi pilastri di cemento sulla miseria e la «bestialità» della civiltà contadina stessa, una civiltà in via di estinzione. Tuttavia, La grande scrofa nera ha una notevole pulizia formale (il nitore della bella fotografia a colori), anche se discutibili appaiono alcune immagini simboliche stilisticamente poco omogenee al racconto, come anche certe dimensioni metaforiche sono contraddette dall'inverosimiglianza strutturale di certe sequenze. Notevole, comunque, l'interpretazione di Rada Rassimov, la moglie «cittadina» prima desiderosa d'integrarsi nel mondo contadino e poi decisa ad abbandonarlo per l'irriducibile resistenza della «famiglia»; Mark Frechette, invece, appare poco probabile nei panni del giovane marito; ottimo Alain Cuny, il duro e arcigno Don Antonio; Flora Robson è la vecchia rivoluzionaria.»

«Dramma rusticano vecchia maniera, ideato, sceneggiato, diretto da un esordiente, che ha fatto un mélo poco convincente, esposto in toni ora declamatori ora accademici, e che, dopo l'apprezzabile inizio, si va a impantanare in un naturalismo fuori moda. Molto bella la fotografia di Pasqualino De Santis; alcuni degli interpreti hanno grossi nomi [...] ma i migliori sono i giovani, specie Rada Rassimov. Poco credibile, come bruna paesanella, la sofisticata Marcella Michelangeli.»

  1. ^ a b La grande scrofa nera, su vixvocal.it.
  2. ^ Già iniziato il "boicottaggio" dei cineasti. Da Taormina a Venezia due Festival contestati, di Liliana Madeo, La Stampa, 13 luglio 1972
  3. ^ Continua senza direttore il Festival di Taormina, La Stampa, 19 luglio 1972
  4. ^ La grande scrofa nera., su italiataglia.it.
  5. ^ Roberto Poppi e Mario Pecorari, Dizionario del cinema italiano. I film dal 1970 al 1979. A-L, vol., Gremese, 1996, p. 349, ISBN 88-7605-935-0.
  6. ^ vice, Le prime. Cinema. La grande scrofa nera (PDF), in l'Unità, 20 agosto 1972, p. 9.
  7. ^ a. vald. [Achille Valdata], I film del weekend. Dramma rusticano, in Stampa Sera, 25 agosto 1973, p. 4.

Collegamenti esterni

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