Léon Gischia
Léon Gischia (Dax, 8 giugno 1903 – Venezia, 26 maggio 1991[1]) è stato un pittore francese.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di un ingegnere piemontese, frequentò gli studi di Storia dell'arte a Bordeaux e la Scuola normale superiore a Parigi.
Nel 1921 si iscrisse all'Accademia moderna diretta da Othon Friesz e nel 1925 soggiornò in Italia e in Spagna e dal 1927 al 1930 negli Stati Uniti d'America.[2][3]
Rientrato in patria incontrò Fernand Léger, che insegnava all' Accademia Moderna, grazie al quale riprese a dipingere e nel 1936 la sua carriera ricevette un decisivo impulso grazie all'adesione al movimento pittorico di Forces Nouvelles.[4]
L'anno seguente decorò il padiglione dei "Tempi nuovi" all'Esposizione Universale di Parigi assieme a Léger.[5][2]
Nel 1941 collaborò alla mostra dei "Giovani pittori di tradizione francese" con Jean Le Moal, prima manifestazione di pittura d'avanguardia sotto l'occupazione nazista.[3]
In quegli anni Gischia manifestò l'intenzione di superare lo stile e i concetti cubisti, armonizzandolo con il fauvismo, utilizzando visioni prese dal mondo della natura.[2] Questo suo percorso di trasformazione pittorica sfociò in uno stile più ermetico, concretizzato da una maggiore uniformità del colore di sfondo alle immagini, oltre ad una profonda attenzione agli intarsi geometrici, al punto da rendere la figura un tema formale.[4]
Uno degli esempi più emblematici di questa tendenza fu La modella nello studio (collezione Cavellini, Brescia).[4]
Quindi Gischia si caratterizzò per tre fasi artistiche: dal 1917 al 1942 per la figurazione, dal 1946 al 1960 per l'astrazione, dal 1960 fino alla morte per la vivace geometrizzazione.[3]
Membro fondatore del Salon de Mai, a cui partecipò dal 1945 al 1957, dal 1943 al 1963 collaborò per la messa in scena di una trentina di allestimenti teatrali e spettacoli di Jean Vilar, occupandosi della scenografia e dei costumi, rispettando il suo gusto e stile compositivo, con l'aggiunta di elementi surreali.[5][2]
Appassionato studioso di arte, ha scritto saggi di grande interesse, quali La scultura in Francia dopo Rodin e Le arti primitive in Francia.[4]
Da ricordare le sue pregevoli xilografie, con le quali ha illustrato numerosi libri, tra cui alcuni di Shakespeare.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (FR) Gischia Auguste Antoine Leon, su deces.matchid.io. URL consultato il 27 ottobre 2021.
- ^ a b c d Léon Gischia nell’Enciclopedia Sapere.it, su sapere.it, De Agostini. URL consultato il 12 agosto 2015.
- ^ a b c Biografia di Léon Gischia, su mchampetier.com. URL consultato il 4 agosto 2018.
- ^ a b c d e le muse, V, Novara, De Agostini, 1964, p. 289.
- ^ a b Léon Gischia nell’Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 12 agosto 2015.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Jean Lescure, Images d'images, Editore Galantis, 1964.
- (FR) Jean Lescure, Gischia ou les raisons de la couleur, Editore L'Orycte, 1987.
- (FR) Lydia Harambourg, Léon Gischia, su L'École de Paris 1945-1965, Dictionnaire des peintres, Neuchâtel, Ides et Calendes, 1993 (ISBN 2-8258-0048-1).
- (FR) Hélène Parmelin, Les Peintres de Jean Vilar : Calder, Chastel, Gischia, Jacno, Lagrange, Manessier, Pignon, Prassinos et Singier, Avignone, Fondation Jean Vilar, 1984.
- Ante Glibota, Gischia, Roma, 1995.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Léon Gischia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Gischia, Léon, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Gischia, Léon, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Léon Gischia, su Internet Broadway Database, The Broadway League.
- Collezione del Musée national d'art moderne Centre Georges-Pompidou, su collection.cnac-gp.fr.. URL consultato il 10 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2007).
- Collezione di varie opere, su comune.portogruaro.ve.it. URL consultato il 10 settembre 2015 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2009).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 95313558 · ISNI (EN) 0000 0001 0927 3927 · SBN NAPV050214 · BAV 495/318039 · ULAN (EN) 500006955 · LCCN (EN) n85126586 · GND (DE) 118900536 · BNF (FR) cb13476173n (data) · J9U (EN, HE) 987007454382205171 · NSK (HR) 000052365 · CONOR.SI (SL) 57156707 |
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