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Henry Hull

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Henry Hull nel 1930

Henry Watterson Hull (Louisville, 3 ottobre 1890Cornovaglia, 8 marzo 1977) è stato un attore statunitense.

Nato a Louisville (Kentucky), da Elinor Bond Vaughn e William Madison Hull, editore e critico teatrale[1], Henry Hull era inizialmente destinato alla professione di ingegnere minerario, ma la passione per il teatro lo spinse a frequentare compagnie di repertorio e ad approdare sui palcoscenici di New York nel 1909[1], sulle orme del fratello maggiore Shelly e della cognata Josephine Sherwood, entrambi già affermati attori teatrali. Shelly morirà nel 1919 durante l'epidemia di influenza spagnola, mentre la Sherwood acquisterà in seguito grande notorietà come attrice caratterista con il nome di Josephine Hull.

Hull debuttò a Broadway nel 1911 con Green Stockings, cui seguì due anni più tardi un ruolo di supporto in Believe Me Xantippe, in cui recitò al fianco di John Barrymore. Tra il 1917 e il 1925 l'attore apparve anche sul grande schermo in alcune pellicole mute, ma durante gli anni venti continuò a lavorare con regolarità sui palcoscenici di New York, conquistandosi una solida reputazione di attore teatrale nel più diverso genere di ruoli. Scrisse anche una pièce, intitolata Manhattan, che debuttò al Playhouse Theatre nel 1922 e fu rappresentata per 82 repliche.

La carriera teatrale di Hull raggiunse l'apice grazie al ruolo di Jeeter Lester nel dramma Tobacco Road, tratto dal romanzo La via del tabacco di Erskine Caldwell. La pièce debuttò a Broadway il 4 dicembre 1933 e fu poi rappresentata con grande successo durante l'intero decennio. Il ruolo di Jeeter fu successivamente interpretato da James Barton e da Will Geer. Tra gli altri successi teatrali di Hull, da ricordare The Masque of Kings di Maxwell Anderson, in scena nel 1936.

Dopo l'esperienza nel cinema muto durante gli anni venti, Hull fece definitivamente ritorno sul grande schermo nel 1934 con il ruolo di Abel Magwitch nel film Il forzato, tratto dal romanzo Grandi speranze di Charles Dickens. La raffinata recitazione di stampo teatrale e la voce profonda dall'accurata dizione, affinati in tanti anni passati sul palcoscenico, consentirono a Hull di diventare un caratterista assai richiesto a Hollywood e di entrare nella storia del cinema horror grazie al film Il segreto del Tibet (1935), in cui interpretò uno dei suoi rari ruoli da protagonista.

La casa produttrice Universal Pictures, specializzatasi nella prima metà degli anni trenta in pellicole dell'orrore, realizzò Il segreto del Tibet presentando sullo schermo una sinistra figura fino ad allora inedita per il cinema, quella del licantropo, l'uomo che si trasforma in lupo durante le notti di luna piena. Sfruttando l'idea che la "mariphasa", una sconosciuta pianta himalayana, rappresenti l'unico antidoto alla licantropia, il soggetto del film fu incentrato sulla figura del botanico inglese Wilfrid Glendon (interpretato da Hull), che viene morso da un lupo durante una spedizione sull'Himalaya alla ricerca del misterioso fiore. Tornato a Londra, Glendon scopre di essersi trasformato in licantropo e in tale veste compie i più efferati delitti, prima dell'inevitabile e tragica conclusione[2]. Il make up da licantropo realizzato per Hull da Jack Pierce, truccatore dell'Universal, risultò impressionante ed efficace, ma più superficiale rispetto ai risultati ottenuti in precedenza per il Frankenstein (1931) di Boris Karloff, in quanto Hull si rifiutò di sottoporsi alle lunghe ed estenuanti sedute che Karloff aveva invece stoicamente accettato[2]. La pellicola non ebbe all'epoca grande successo né di critica né di pubblico, ma è diventata nel tempo un cult.

Durante il resto del decennio e nei primi anni quaranta, Hull apparve in ruoli di supporto in film quali La città dei ragazzi (1938), Il grande valzer (1938), nel ruolo dell'imperatore Francesco Giuseppe, Jess il bandito (1939) e Il vendicatore di Jess il bandito (1940), in entrambi i quali interpretò il personaggio del maggiore Rufus Cobb, il melodramma Figlio, figlio mio! (1940), nel ruolo di Dermot O'Riorden, e il poliziesco Una pallottola per Roy (1941), nella parte di "Doc" Banton, accanto a Humphrey Bogart e Ida Lupino.

La migliore interpretazione di Hull nel decennio fu probabilmente quella dell'industriale Charles S. Rittenhouse nel dramma Prigionieri dell'oceano (1944) di Alfred Hitchcock. Bloccato su una scialuppa con altri naufraghi che tentano disperatamente di raggiungere le Bermuda dopo un attacco da parte di sottomarini tedeschi, il personaggio di Rittenhouse è quello di uno sgradevole uomo d'affari che professa idee di estrema destra, e che alla fine si unirà ai compagni per l'estremo e disperato linciaggio dell'astuto tedesco che si è impadronito del comando dell'imbarcazione e fino a quel momento ne ha mantenuto il controllo.

Dopo Prigionieri dell'oceano, Hull apparve in altri ruoli di carattere in pellicole quali Obiettivo Burma (1945), Falchi in picchiata (1948), Il ritratto di Jennie (1949), La fonte meravigliosa (1949) e Il grande Gatsby (1949), mentre la crescente affermazione della televisione stava per dare una nuova svolta alla sua carriera. Al 1950 risale infatti la prima apparizione di Hull sul piccolo schermo in due episodi della serie antologica The Ford Theatre Hour, cui ne seguirono innumerevoli altre durante il decennio, in telefilm come Suspense (1951-1952), Meet Mr. McNutley (1954), in cui interpretò un professore di college prossimo al pensionamento, The Restless Gun (1959) e La città in controluce (1959).

Diradate progressivamente le apparizioni cinematografiche, Hull continuò l'attività di attore televisivo anche nella prima metà degli anni sessanta, partecipando a serie western come I racconti del West (1960), Bonanza (1960), Carovane verso il West (1959-1961) e Laramie (1960-1963). Dopo un'ultima interpretazione cinematografica nel film drammatico La caccia (1966), diretto da Arthur Penn e interpretato da Marlon Brando, Jane Fonda e Robert Redford, Hull si ritirò definitivamente dalle scene.

Nel 1913 Hull sposò l'attrice Juliet Van Wyck Fremont, con la quale comparve a Broadway nel 1916 nella pièce The Man Who Came Back. Dal matrimonio nacquero tre figli, Henry Jr., che seguì le orme dei genitori come attore teatrale, Shelley (1919-2005), divenuto produttore, e Joan.

Dopo la morte della moglie nel 1971, Hull si trasferì in Inghilterra e visse in Cornovaglia presso la figlia Joan, fino alla morte avvenuta nel 1977, a ottantasette anni. La sua salma fu riportata in America e sepolta al Rockland Cemetery di Sparkill (New York), accanto alla moglie.

Doppiatori italiani

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  1. ^ a b Arthur F. McClure, Alfred E. Twomey e Ken Jones, More Character People, The Citadel Press, 1984, pag. 93-94
  2. ^ a b Robert F. Moss, Karloff & Co. – I film dell'orrore, Milano Libri Edizioni, 1977, pag. 70

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