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Grazio Falisco

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Grazio Falisco o Grattio Falisco (in latino Grattius Faliscus; Falerii, fine I secolo a.C. – dopo l'8 d.C.) è stato un poeta romano, vissuto in età augustea.

Di Grazio non abbiamo testimonianze biografiche, se non un verso di Ovidio, che nelle Epistulae ex Ponto[1] afferma "visto che Grazio ha dato le giuste armi a chi caccia", includendolo in un catalogo di poeti. Sarebbe anche possibile, anche se non certo, che il suo lavoro fosse noto a Manilio.[2]

L'epiteto Faliscus non è ammesso da tutti: infatti, nostris Faliscis del v. 40 del suo poema non implica necessariamente che egli fosse nativo di Falerii: ogni italico o anche siciliano potrebbe aver usato la stessa fraseologia e, in effetti vi è la possibilità che fosse proprio siciliano, poiché cita[3] il fatto di aver spesso visto in difficoltà cani immersi nelle piscine bituminose della Sicilia.

Di Grazio resta un Cynegeticon,[4] un poema didascalico sulla caccia con i cani, pervenuto in cinque spezzoni per un totale di 536 esametri: in essi, il poeta descrive i vari tipi di caccia, le migliori razze di cavalli e cani, con preziose digressioni di argomento mitologico ed etico-religioso.

Dopo il proemio (1-23), il poeta tratta (24-119)[5] delle attrezzature del cacciatore, dei mezzi di cattura e uccisione e, in secondo luogo (150-541) dei suoi compagni di caccia, cani e cavalli, con una breve sottosezione sul vestiario dei cacciatori. La parte più lunga è, comunque, quella dedicata ai cani (150-496), in modo da giustificare il titolo del poemetto; ma, oltre a gestire le loro razze e di allevamento, i loro punti forti e le malattie, Grazio è, nel complesso, abile a rompere la monotonia tecnica, come detto, con digressioni.

Sono, infatti, quattro e riguardano un noto cacciatore (213-62); gli effetti miserabili del lusso sugli esseri umani (310-25), abbastanza curiosamente aggiunti alla prescrizione di una cucina "casalinga" per i cani; una grotta in Sicilia (430-66); un sacrificio a Diana (480-96).

Ciò che restava dell'opera fu rinvenuto in Francia agli inizi del '500 dall'umanista italiano Jacopo Sannazaro, all'interno di un codice del IX secolo contenente anche gli Halieutica attribuiti a Ovidio e i Cynegetica di Nemesiano. L'editio princeps di tutte e tre le opere fu quella aldina del 1534.

  1. ^ IV 16, 34, databile all'8 d.C.
  2. ^ Astronomica II, 43.
  3. ^ Vv. 435-436.
  4. ^ Il titolo dell'opera è un neutro plurale grecizzante, in caso genitivo, presupponendo così Cynegeticon (liber), ovvero "(Libro) di cose sulla caccia"; in edizioni critiche moderne la si può trovare anche sotto il titolo di Cynegetica (neutro plurale nominativo).
  5. ^ Questa parte è diversificata con un elogio della caccia (61-74) e del geniale cacciatore Dercilo (95-110).
  • Grattio, Cynegetica, trad. it. di M. Cacciaglia, Roma-Subiaco 1970.

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