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Giovanni Martini (partigiano)

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Giovanni Martini, nome di battaglia Paolo (Bologna, 16 ottobre 1910Bologna, 15 dicembre 1944), è stato un partigiano italiano.

Muratore attivo nel Partito comunista clandestino, nel settembre 1943 fu tra i primi organizzatori della Resistenza bolognese. Fu vice comandante della 7ª brigata GAP e ne guidò il principale distaccamento durante la battaglia di Porta Lame. Nel dicembre 1944 comandò l'attacco alla prigione di San Giovanni in Monte, durante il quale furono liberati circa duecento detenuti politici.[1] Pochi giorni dopo fu catturato dai fascisti in un bar di via del Pratello assieme ad altri partigiani, a causa di una spiata. Al fine di estorcergli informazioni, venne torturato crudelmente per diversi giorni dal tenente dell'Ufficio politico della Guardia Nazionale Repubblicana Bruno Monti: gli venne applicato alla testa un cerchio di ferro, il quale veniva stretto a poco a poco, fino a chè non gli sfondò la scatola cranica. Il suo corpo venne poi gettato dai fascisti di fronte all'ingresso principale della Certosa[2]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Catturato, fu sottoposto ad orribili sevizie ed un cerchio di ferro gli fu applicato al capo, che veniva lentamente stretto onde strappargli col dolore notizie sull'attività partigiana. Ma l'inumana tortura non lo piegò e ne esaltò anzi il leonino coraggio e la sublime fede. Mentre con un ultimo giro di vite i carnefici gli fracassarono la scatola cranica, le sue labbra si dischiusero e la fiera risposta fu: l'idea non si serve con la delazione, ma con il sacrificio. Esempio superbo di spirito di sacrificio e di amore di Patria»
  1. ^ Giovanni Martini, in Donne e Uomini della Resistenza, ANPI. URL consultato il 22-10-2012 (archiviato il 31 marzo 2016).
  2. ^ Tortura e morte di Giovanni Martini (Paolo) e Ferruccio Magnani (Giacomo) Storia e Memoria di Bologna

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