Eucaride
Eucaride (in greco antico: Εὔχαρις?, Éucharis; in latino Eucharis; ... – I secolo a.C.) è stata una danzatrice greca antica morta all'età di 14 anni.
Di lei si ricorda l'epigramma sul monumento funebre (inciso negli Illustrium imagines di Fulvio Orsini), da alcuni considerato il «miglior componimento della poesia latina».[1] Così recita:
«EUCHARIS LICINIAE L
DOCTA ERODITA OMNES ARTES VIRGO VIXIT AN XIIII.
HEVS OCVLO ERRANTE QVEI ASPICIS LETI DOMVM
MORARE GRESSVM ET TITVLUM NOSTRVM PERLEGERE
AMOR PARENTIS QVEM DEDIT NATAE SVAE
VBI SE RELIQVIAE CONLOCARENT CORPORIS.
HEI VIRIDIS AETAS CVM FLORERET ARTIBVS
CRESCENTE ET AEVO GLORIA CONSCENDERENT
PROPERAVIT HORA TRISTIS FATALIS MEA
ET DENEGAVIT VLTA VEITAE SPIRITVM.
DOCTA ERODITA PAENE MVSARVM MANV
QVAE MODO NOBILIUM LVDOS DECORAVIT CHORO
ET GRAECA IN SCAENA PRIMA POPULO APPARVI
EN HOC IN TVMVLO CINEREM NOSTRI CORPORIS
INFESTAE PARCAE DEPOSIERVNT CARMINE
STVDIVM PATRONAE CVRA AMOR LAVEDS DECVS
SILENT AMBUSTO CORPORE ET LETO IACENT
RELIQVI FLETVM NATA GENITORI MEO
ET ANTECESSI GENITA POST LETI DIEM
BIS HIC SEPTENI MECVM NATALES DIES
TENEBRIS TENENTUR DITIS AETERNA DOMV
ROGO VT DISCENDENS TERRAM MIHI DICAS LEVEM.»
«Eucaride, liberta di Licinia,
giovinetta istruita in ogni arte che visse anni quattordici.
O tu, che volgendo gli erranti tuoi sguardi
vedi questo albergo di morte, arrestati e leggi:
l'amore di un padre ha consacrato
questo monumento alle ceneri di una figlia.
O Dio! Mentre fioriva la mia giovinezza coltivando le arti,
e la mia reputazione con gli anni cresceva,
l'ora fatale si affrettò di cogliermi
e mi tolse il fiato vitale.
Esperta nella musica e condotta a così dir per mano dalle Muse
era l'ornamento del coro negli spettacoli dati dai nobili:
ero per la prima volta comparsa a Roma sulla scena greca,
che in una tomba
le crudeli Parche precipitarono il mio corpo.
L'affetto della mia padrona, le sue tenere sollecitudini, l'amore, gli applausi, le grazie,
tutto tace sopra il mio rogo, tutto è dalla morte ingoiato.
I miei quattordici anni rimarranno con me
fra le tenebre dell'eterno soggiorno di Plutone.
Allontanandoti da me, passeggero,
fa' voti, te ne prego,
perché la terra sia lieve sulle mie ceneri.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Ennio Quirino Visconti, Iconographie grecque, Paris Impr. de P. Didot l'aîne, 1811, p. 412.