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Domenico Orlandini

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Don Domenico Orlandini nome di battaglia "Carlo" (1913Pianzano di Carpineti, 18 ottobre 1977) è stato un presbitero, partigiano e antifascista italiano.

Cappellano militare nell'8º Reggimento alpini, nel 1941 è parroco a Poiano frazione di Villa Minozzo amico di don Pasquino Borghi, antifascista viene proposto per il confino ma riesce ad evitarlo con la caduta del fascismo il 25 luglio. Dopo l'8 settembre si schiera apertamente con il movimento resistenziale. Il Codice di diritto canonico vieta ai sacerdoti la partecipazione a movimenti armati, questo lo mette in difficoltà con l'allora vescovo della diocesi di Reggio Emilia, Eduardo Brettoni.

Prende il nome di battaglia "Carlo", il vescovo pubblicamente lo difende dalla Guardia Nazionale Repubblicana ma in privato lo critica in quanto il suo comportamento è contrario ai sacri canoni esortandolo a far il prete e solo il prete.

Non ritrovandosi con l'ideologia e i metodi delle Brigate Garibaldi, anche su spinta dei suoi uomini tra i quali Giorgio Morelli che si fidano solo di lui, il 15 settembre 1944[1] fonda la brigata partigiana Fiamme verdi, comunque unita alle brigate Garibaldi dal punto di vista militare attraverso il comando unico di zona. All'interno del comando ci sono attriti ma nonostante questa situazione di difficoltà il comando resta unito fino alla liberazione.

Saranno quattro partigiani delle fiamme verdi di don Carlo a issare il tricolore il 24 aprile 1945 al balcone del Municipio di Reggio Emilia[2].

Il 18 ottobre 1977 muore a Pianzano di Carpineti.

«"Don Carlo" che tanto si era prodigato per portare in salvo i prigionieri alleati fuggiti dai campi di prigionia con l'8 settembre capì per primo l'importanza del collegamento con inglesi e americani: paesi campioni di democrazia politica e parlamentare, oltre che liberatori. Fu infatti agente dei servizi segreti inglesi ed ottenne dal Ministro Alessandro Casati del ricostituito governo democratico italiano il riconoscimento - sin dal 30 gennaio 1945 - della sua brigata come Regio Esercito Italiano, con la denominazione "Battaglione Fiamme Verdi del Cusna".

Nelle azioni militari della sua brigata don Carlo si preoccupò sempre di evitare quelle che comportassero rappresaglie sulle popolazioni civili. E si distinse anche per il rispetto dei prigionieri di guerra catturati, sia repubblichini che tedeschi; presso la sua brigata i prigionieri non subirono mai fucilazione, percosse o maltrattamenti. Ma il grande merito di "Don Carlo" e delle sue Fiamme Verdi fu quello di restituire, nella cerimonia ufficiale del 3 maggio 1945 in Piazza della Vittoria, le armi usate durante la guerra armata della Resistenza.

Delle armi, infatti, non doveva più esserci alcuna necessità. Purtroppo non fu così per tutti e le armi continuarono ad essere usate sino a tutta la metà del successivo anno 1946[3]

Decorato della "Victory Cross" per il salvataggio di oltre 3000 prigionieri anglo-americani, sulla linea gotica.[4]

  1. ^ Sito Istoreco, Cronologia resistenza Reggio Emilia settembre 1944 Archiviato il 7 maggio 2006 in Internet Archive.
  2. ^ Sito del Senato - Cerimonia di commemorazione dei partigiani don Domenico Orlandini e Giorgio Morelli,discorso pronunciato ad Albinea (RE) dal presidente del senato Franco Marini, 7 gennaio 2008[collegamento interrotto] - Visto 4 dicembre 2008
  3. ^ Sito del Senato - 7 gennaio 2008[collegamento interrotto] - Visto 4 dicembre 2008 Franco Marini presidente del Senato 7 gennaio 2007 Albinea (RE)
  4. ^ Sito Ana Reggio Emilia, su ana-reggio.it. URL consultato il 12 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2012).

Franzini Guerrino, Storia della Resistenza reggina, a cura ANPI, 1982 S. Folloni, Don Domenico Orlandini Memoriale di "Carlo", Alpi, Reggio Emilia, 1983 Alessandro e Denis Fontanesi, Volti di Libertà - Partigiani che raccontano la Resistenza, Edizioni Bertani&C, 2005

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