Case Arse
«Una ripida discesa, che si prolunga sul fianco del dirupo, ci conduce al fondo della vallata del torrente che sbocca alla Marina di Catanzaro. All'inizio di questo pendìo un gruppo di platani secolari, dal tronco marmorato, offrirebbe ai paesaggisti magnifici modelli per degli studi di alberi. Avvezzo alla abitudini del paese, io non stupisco né mi spavento di vedere il nostro cocchiere spingere le sue bestie a gran corsa nella discesa; so già per esperienza che i cavalli calabresi hanno il piede di una sicurezza mirabile, e sono abituati a scendere a tutto galoppo i più forti pendii, girando con una precisione meravigliosa nelle curve più brusche della strada, quando s'immaginerebbe che il loro slancio stia per trascinarli nell'abisso. In fondo alla vallata lasciamo sulla destra, a un centinaio di metri di distanza, una vasta chiusa di aranci e di altri alberi fruttiferi, perfettamente irrigua, di una vegetazione meravigliosa, circondata da tutti i lati da rocce a picco bruciata dal sole e coperte da cactus, di agavi e aloe. Questa chiusa passa per una delle meraviglie dei dintorni di Catanzaro; è uno dei siti in cui si conducono i forestieri. La si chiama il Paradiso, e tal nome è ben dato, perché è un vero paradiso di frescura e di ridente vegetazione, una deliziosa solitudine, nella quale è possibile credersi isolato dal resto del mondo.»
Case Arse, in passato noto con il nome di Paradiso, è un rione di Catanzaro teatro di una rivolta e di un incendio che ebbe luogo l'8 maggio 1461 e al quale si deve il nome.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1461, gli abitanti di Catanzaro si ribellarono contro la famiglia Ruffo, che dominava la città dal XIV secolo. L'8 maggio fu preso d'assalto il castello, con l'obiettivo di mettere in fuga il marchese Antonio Centelles, ma durante la rivolta scoppiò un incendio di amplissime proporzioni frenato però dal vento, che limitò il numero delle vittime. Secondo la tradizione popolare il rogo sarebbe stato appiccato dallo stesso nobile in fuga e sarebbe stato invece contenuto da San Vitaliano.