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Campo di concentramento di Jasenovac

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Luogo della memoria di Jasenovac

Il campo di concentramento di Jasenovac, creato dallo Stato Indipendente di Croazia, retto da Ante Pavelić con il pieno appoggio dell'Italia fascista e della Germania nazista[1], fu il più grande campo ustascia, operante dall'agosto 1941 all'aprile 1945.[2] In una lettera del 24 febbraio 1943 indirizzata ad Ante Pavelić, il dittatore dell'epoca, il cardinale Alojzije Viktor Stepinac l'ha definito una "vergognosa macchia per lo Stato Indipendente croato[3]". Si trova nei pressi dell'omonima località sulle rive del fiume Sava, ad un centinaio di chilometri a sud-est di Zagabria, vicino all'attuale confine croato-bosniaco[4].

Struttura del campo

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Il campo di Jasenovac era articolato in cinque campi principali:[4]

  • Krapje (Jasenovac I) -- attivo dal 23 agosto 1941 al novembre 1941
  • Bročica (Jasenovac II) -- attivo dal 23 agosto 1941 al novembre 1941
  • Ciglana (Jasenovac III) -- attivo dal novembre 1941 all'aprile 1945
  • Kozara (Jasenovac IV) -- attivo dal febbraio 1942 all'aprile 1945
  • Stara Gradiška (Jasenovac V) -- attivo sin dall'estate 1941 come prigione per politici, fu convertito in campo di concentramento per donne e bambini dall'inverno 1942 all'aprile 1945.[5]

A Jasenovac erano collegati anche due campi minori che furono adibiti esclusivamente a bambini:[6]

Numero delle vittime

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La distruzione degli archivi del campo e l'assenza di ogni documentazione rendono difficile fornire il numero esatto delle vittime. Non stupisce che varie fonti riportino le cifre più disparate.[5].

Secondo le stime oggi più accreditate e condivise tra gli storici, il numero di morti si colloca fra 77 000 e 99 000. Di questi, i serbi sono stimati fra 45 000 e 52 000 (su un totale di 320000-340000 serbi uccisi in Croazia dagli ustascia), fra 12 000 e 20 000 ebrei (su un totale di più di 30 000 uccisi), fra 15 000 e 20 000 zingari e fra 5 000 e 12 000 croati e musulmani oppositori politici o religiosi del regime ustascia[7]. Molti erano bambini di età compresa fra i tre mesi e i quattordici anni. Sono stati individuati i nomi di 83 145 persone che si ritiene con buona probabilità siano deceduti al campo tra il 1941 e il 1945. Fra di esse anche diciannove italiani, diciotto uomini e una donna.[8][9].

Nella Republika Srpska, parte della confederazione della Bosnia ed Erzegovina, si è continuato a lungo a ripetere la cifra di circa 600 000 vittime,[10] oggi ritenuta del tutto irrealistica, che fu elaborata dalla storiografia jugoslava e sostenuta fino agli anni ottanta anche nelle altre repubbliche.

Direzione del campo

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Jasenovac fu diretto tra gli altri dall'ufficiale ustaša Dinko Šakić, catturato in Argentina nel 1998. Chiamati a giudizio nel suo Paese insieme all'amante Nada Luburić, negarono ogni accusa, ma furono condannati a 20 anni di carcere. Fu diretto per due mesi anche dal francescano Miroslav Filipović-Majstorović[11], che vi era entrato come prigioniero per crimini commessi in precedenza. L'ex religioso e cappellano militare, già sospeso dalle sue funzioni dal legato papale il 4 aprile 1942[12], venne espulso dall'ordine dei francescani il 22 ottobre 1942[13][12]. Nel 1946 fu giudicato colpevole da un tribunale civile jugoslavo di Belgrado e condannato a morte per i suoi crimini.

Prigionieri noti

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Galleria d'immagini

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  1. ^ Jasenovac Concentration Camp
  2. ^ CAMPS IN THE INDEPENDENT STATE OF CROATIA
  3. ^ In croato: "sramotna ljaga za Nezavisnu Državu Hrvatsku". Cfr. Aleksa Benigar, "Alojzije Stepinac: hrvatski kardinal",Glas Koncila, 1993 , p. 386
  4. ^ a b JASENOVAC CONCENTRATION CAMP
  5. ^ a b Jasenovac
  6. ^ (EN) Jasenovac Memorial Site, su jusp-jasenovac.hr.
  7. ^ Jasenovac, su ushmm.org. URL consultato il 26 marzo 2015.
  8. ^ LIST OF INDIVIDUAL VICTIMS OF JASENOVAC CONCENTRATION CAMP, su jusp-jasenovac.hr.
  9. ^ SURVEY AND SEARCH OF THE LIST OF INDIVIDUAL VICTIMS OF JASENOVAC CONCENTRATION CAMP, su jusp-jasenovac.hr.
  10. ^ YUGOSLAVIA - JASENOVAC, su motlc.learningcenter.wiesenthal.org. URL consultato il 19 marzo 1982 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2006).
  11. ^ A report by the State Commission of Croatia for the Investigation of the Crimes of the Occupation Forces and their Collaborators (SCC), Section D-XXV .[1]
  12. ^ a b Jure G. Krišto, Katolička crkva i Nezavisna Država Hrvatska 1941-1945, Zagreb, 1998, p. 223
  13. ^ Michael Phayer, The Catholic Church and the Holocaust, 1930–1965, Bloomington, Indiana University Press, 2000, pp. 34, 237, ISBN 0-253-21471-8.

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Collegamenti esterni

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