Brabham BT19

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Brabham BT19
La Brabham BT19
Descrizione generale
CostruttoreRegno Unito (bandiera)  Brabham
CategoriaFormula 1
SquadraBrabham Racing Organisation
Progettata daJack Brabham
Ron Tauranac
SostituisceBrabham BT7
Sostituita daBrabham BT20
Descrizione tecnica
Meccanica
TelaioTubolare
MotoreRepco-Brabham V8
TrasmissioneHewland DG300 a cinque rapporti
Dimensioni e pesi
Passo2330 mm
Peso568 kg
Altro
PneumaticiGoodyear
Risultati sportivi
DebuttoGran Premio di Monaco 1966
PilotiAustralia (bandiera) Jack Brabham
Nuova Zelanda (bandiera) Denny Hulme
Regno Unito (bandiera) Chris Irwin
Palmares
Corse Vittorie Pole Giri veloci
9 4
Campionati costruttori1
Campionati piloti1

La Brabham BT19 è una vettura da formula 1 realizzata dalla Brabham Racing Organisation nel 1966.

La vettura, progettata da Ron Tauranac, era fornita di un propulsore Repco-Brabham V8 620 dalla potenza di 315 cv. Questo motore era derivato da quello installato sulla Oldsmobile F85 e impiegava anche componenti derivati da altre unità propulsive. Era realizzato in lega leggera, con canne dei cilindri costruite in ghisa. Le testate erano a due valvole per cilindro. La distribuzione era monoalbero con comando a catena. Le valvole erano parallele le teste erano del tipo a flusso incrociato, con condotti di aspirazione da un lato e di scarico dall'altro. L'albero a gomiti aveva manovelle disposte su un unico piano e camere di combustione a cuneo. La struttura in corrispondenza dei supporti di banco presentava una piasta di irrigidimento per irrubostire il tutto. Il telaio era di tipo tubolare ed erano impiegati pneumatici forniti dalla Goodyear.

Attività sportiva

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La BT19 venne affidata ai piloti Jack Brabham, Denny Hulme e Chris Irwin. Brabham conquistò la prima posizione nei GP di Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Germania, conquistando in questo modo il suo terzo titolo iridato. Grazie anche a diversi piazzamenti da parte degli altri piloti del team, la Brabham Racing Organisation ottenne il titolo costruttori.[1]

  1. ^ Brabham BT19, su grandprixhistory.org. URL consultato il 30 gennaio 2014.

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