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Battaglione alpini "Tirano"

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Battaglione alpini "Tirano"
Battaglione alpini "Tirano"
Descrizione generale
Attiva10 luglio 1887 - 27 marzo 1991
NazioneItalia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
Servizio Regio esercito
Esercito Italiano
TipoFanteria
RuoloTruppe da montagna
Guarnigione/QGMalles (Bz)
Motto"Mai tardi"
Colori Nappina rossa
Parte di
5º Reggimento Alpini
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il Battaglione alpini Tirano era un reparto alpino dell'Esercito Italiano con sede a Malles (Bolzano).

partito: nel 1º partito d'argento e di rosso al castello al naturale, turrito di tre pezzi, aperto e finestrato del campo, sormontato da un'aquila di nero, rostrata e coronata d'oro, linguata di rosso (Tirano); nel 2º d'azzurro, al monte all'italiana di tre cime d'argento uscente dalla punta. Il tutto abbassato ad un capo d'oro col quartier franco partito: a) d'azzurro al tridente d'Ucraina d'oro; b) fasciato d'azzurro e d'argento (3, 2).

Ornamenti esteriori

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  • lista bifida: d'oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l'alto, riportante il motto: "MAI TARDI!"
  • onorificenza: accollata alla punta dello scudo con l'insegna pendente al centro del nastro con i colori della stessa
  • nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo

Formato a Milano nel 1887, inquadra tre compagnie, la 46a, 48a e la 49a e inquadrato nel 5º Reggimento alpini una parte del battaglione partecipa alla guerra d'Eritrea inquadrato nel battaglione Alpini d'Africa al comando del maggiore Domenico Cicconi e successivamente al comando del capitano Davide Menini, combattono la battaglia di Adua del 1º marzo 1896

Durante la prima guerra mondiale, partecipa alla battaglia dell'Ortigara, alla fine delle ostilità si sposta a Tirano nella caserma "Luigi Torelli", da dove viene trasferito a Milano alla caserma "Luigi Mainoni".

Inquadrato nella divisione alpina Tridentina, nel 1940 è al comando del maggiore Gaetano Loffredo, e partecipa alla campagna sul fronte occidentale. Con la dichiarazione di guerra alla Grecia, viene inviato in territorio greco il 10 novembre 1940 e ha il battesimo del fuoco il 17 novembre nella zona di Val Kamecine. A fine 1941 rientra in Italia e nell'agosto dello stesso anno si trova in Russia a Nowo Gorlowka, impegnata nella Campagna italiana di Russia.

In territorio russo si trova al comando del battaglione il maggiore Gaetano Volpatti, al quale si susseguono il capitano Franco Briolini, il maggiore Gerardo Zaccardo e Franco Maccagno.

Il battaglione in quel momento è composto dalla:

Il 15 gennaio 1943, inizia la ritirata dal fronte russo, assieme alla 28ª batteria del Gruppo Artiglieria da Montagna "Val Camonica", supera le sacche di Skororyb, Postojalyj, Šeljakino, Warwarowka[1]. Il 25 gennaio raggiunge Nikitovka. Il giorno successivo a Arnautovo sostiene un combattimento nel quale viene decimato. Alla fine della battaglia restano alcune centinaia di alpini, i quali sono impiegati in appoggio nella battaglia di Nikolaevka ai battaglioni Vestone e Edolo. I superstiti rientrano in Italia nel marzo del 1943.

Al momento dell'8 settembre il battaglione è a Rio di Pusteria dove viene sciolto[senza fonte]. Tra gli alpini ci fu chi continuò la lotta tra le file della resistenza, tra cui Nuto Revelli[2], e chi venne deportato come il maggiore Gerardo Zaccardo.

Il cappellano militare durante la ritirata, riceve dalle mani di una donna russa l'icona raffigurante la Madonna la quale è venerata attualmente dagli alpini come la Madonna del Don.

Nuto Revelli raccontò la campagna di Russia del Tirano nei suoi libri Mai tardi. Diario di un alpino in Russia e La guerra dei poveri.

Eugenio Corti nel suo romanzo Il cavallo rosso racconta l'esperienza della ritirata vissuta attraverso il personaggio "Luca" al seguito del battaglione Tirano. Nel racconto sono presenti molte delle medaglie d'oro del battaglione e il cappellano militare, oltre al generale Luigi Reverberi.

Al comando del tenente colonnello Aldo Rasero il 10 settembre 1953 il battaglione viene ricostituito con sede Malles e inquadrato nella Brigata alpina "Orobica". Il 1º ottobre 1975 il 5º reggimento alpini viene sciolto e il battaglione diventa autonomo, passando alle dirette dipendenze della brigata.

Il 27 marzo 1991 viene sciolto e la bandiera deposta al Sacrario delle bandiere presso il Vittoriano

Alla bandiera

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Data conferimento:9 giugno 1948

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sul fronte greco in cinquanta giorni di lotta senza tregua contro un nemico più forte di numero, di artiglierie, di armi automatiche, il 5º Reggimento Alpini, con suoi battaglioni "Morbegno", "Tirano"ed "Edolo", fusi in un blocco granitico di forze spirituali e materiali, superando asprissime difficoltà di clima e di terreno, teneva testa eroicamente all’avversario, contestando il terreno a palmo a palmo e con contegno risoluto ed aggressivo. Malgrado le fortissime perdite che lo avevano ridotto ad un pugno di eroi, continuava ostinatamente a combattere per l’onore della Patria e perché così vuole la forte tradizione alpina. Successivamente, su altro importante settore montano, fermo ed incrollabile sulle posizioni affidategli, riaffermava con gloriose tenaci difese e con vittoriosi ardimenti offensivi, senza mai contare i sacrifici, la sua fama di preclaro valore guerriero. Magnifico esempio, nei capi e nei gregari, di altissime virtù militari.[3]»
— Alture di Morava - Dushar - Varri Lamit - Cuka e Liquerit - Cuka e Greves - Guri i Prer - Bregu i Math - Sqimari, 14 novembre -30 dicembre 1940; Pupait - Guri i Topit, gennaio - aprile 1941.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In sette mesi di durissima campagna sul fronte russo si dimostrava granitica e potente unità di guerra, saldissimo fascio di indomite energie, di ferree volontà e di leggendario ardimento. Durante una difficilissima manovra di ripiegamento dal fronte del Doti, sempre vittoriosamente tenuto, i suoi battaglioni "Morbegno", "Tirano", "Edolo", malgrado le eccezionali avverse condizioni di clima e di elementi, le asperrime estenuanti marce lungo le sterminate distese di neve, la mancanza assoluta di ogni rifornimento, davano continue fulgidissime prove delle loro fiere qualità guerriere. Operando con rara abilità in territorio insidiosissimo, pur spossati dalle più aspre fatiche e privazioni, superando ogni umana possibilità di resistenza fisica e morale, a Scererjb, a Scheljakino, a Wawarowka, a Nikitowka, a Nikolajewka ed in altri numerosi durissimi combattimenti, troncavano sempre nuove soverchianti forze nemiche appoggiate da potenti mezzi corazzati e con furore leonino rompevano il cerchio di ferro e di fuoco in cui l’avversario, rabbiosamente deciso di annientarli, si illudeva di averli ormai chiusi. Col loro intrepido valore e con la loro travolgente irruenza, in nobile gara di abnegazione, di arditezza e di irresistibile slancio con i battaglioni del reggimento gemello, travolgevano il nemico, ne contenevano e ne arginavano l'irruente avanzata, creando la indispensabile premessa alla ripresa ed aprivano la via della salvezza a numerose unità. Primi nell’offerta, nella sofferenza e nel sacrificio, i tre ferrei battaglioni, sempre fedeli alla loro antica tradizione, hanno superato con più che leggendario valore il loro eroico passato di guerra.[4]»
— Fronte russo: Bassowka - Schererjb - Scheljakino - Nikitowka - Nicolajewka, agosto 1942 - febbraio 1943

Persone legate al battaglione

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  1. ^ Alessia Bergamini, Morbegno non dimentica la battaglia di Warwarowka, su ilgiorno.it, 23 gennaio 2017.
  2. ^ Nikolajewka: la vittoria della disperazione, su improntadeglialpini.it. URL consultato l'8 aprile 2010.
  3. ^ 5º Reggimento Alpini "Tridentina " Bandiera del, su quirinale.it. URL consultato il 5 aprile 2010.
  4. ^ 5º Reggimento Alpini "Tridentina " Bandiera del, su quirinale.it. URL consultato il 5 aprile 2010.
  5. ^ Franco Briolini, su quirinale.it. URL consultato il 9 aprile 2010.
  6. ^ Giuseppe Perego, su quirinale.it. URL consultato il 9 aprile 2010.
  7. ^ Giovanni Piatti, su quirinale.it. URL consultato il 9 aprile 2010.
  8. ^ Giuliano Slataper, su quirinale.it. URL consultato il 9 aprile 2010.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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