Antonio Sertoli
Antonio Sertoli | |
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Nascita | Sondrio, 12 luglio 1894 |
Morte | Monte Nero, 26 maggio 1916 |
Cause della morte | morto in combattimento |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Artiglieria |
Corpo | Alpini |
Anni di servizio | 1915 - 1916 |
Grado | Sottotenente |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Battaglie | Battaglia degli Altipiani |
Comandante di | 137ª Compagnia Battaglione alpini "Stelvio" 5º Reggimento alpini |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Modena |
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1] | |
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Antonio Sertoli (Sondrio, 12 luglio 1894 – Monte Nero, 26 maggio 1916) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della prima guerra mondiale.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Sondrio nel 1894, figlio di Giovanni Battista e Eugenia Carbonera.[1] Rampollo di nobile famiglia[2] valtellinese, studiò scienze naturali all'Università di Pavia, coltivando la passione per la montagna.[1]
All'atto dell'entrata in guerra[3] del Regno d'Italia, il 24 maggio 1915, lasciò gli studi per arruolarsi nel Regio Esercito, venendo ammesso al corso allievi ufficiali alla Regia Accademia Militare di Modena.[3] Nominato sottotenente di complemento nel settembre dello stesso anno, fu assegnato al Battaglione alpini "Monte Stelvio"[2] in forza al 5º Reggimento alpini schierato nel settore dello Stelvio.[3] Alpinista audace e scalatore intrepido, nel febbraio 1916,[2] dopo aver frequentato il corso per mitraglieri, ritornò in forza al battaglione assegnato[2] alla 137ª compagnia con cui partì un mese dopo per trasferirsi nella zona del Monte Nero.[3] Durante il corso della notte del 26 maggio[2] fu attaccato improvvisamente da truppe scelte austriache che la sera prima avevano occupato il cosiddetto Cocuzzolo[N 1] e si impegnò in un duro combattimento corpo a corpo che causò rilevanti perdite sia tra le file italiane che austriache.[3] Travolto nel combattimento fu catturato dal nemico,[2] riuscendo, approfittando dell'oscurità, a disarmare la propria scorta[2] cui era stato affidato ritornando sul campo di battaglia.[3] Per oltre tre ore fu animatore di una eroica resistenza,[3] continuando a combattere anche dopo essere rimasto gravemente ferito al petto da un colpo di fucile, cadendo poi crivellato dai colpi di baionetta e di pugnale[3] nel corso dell'ultimo contrattacco condotto al comando dei pochi superstiti.[N 2] La sua città natale, gli ha intitolato un Largo.[3]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Regio Decreto 11 maggio 1924[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sertoli, Antonio, su Combattenti Liberazione. URL consultato il 30 gennaio 2018.