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Mannardite: differenze tra le versioni

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La '''mannardite''' è un minerale appartenente al [[gruppo della coronadite]].

== Etimologia e storia ==
La mannardite è stata scoperta per la prima volta nel fiume Kechika nel nord della [[Columbia Britannica]], in Canada, ed è stata descritta nel 1986 da J.D. Scott e G.R. Peatfield, che hanno chiamato il minerale in onore del geologo canadese George William Mannard (1932-1982) per onorare i suoi molti anni di lavoro nel campo della mineralogia e dei depositi nella Columbia Britannica.

== Classificazione ==
Nella ''Sistematica dei lapis'' (''Lapis-Systematik'') di Stefan Weiß, al minerale è stato assegnato il sistema nº IV/D.08-40. In questa sistematica ciò corrisponde alla classe degli "ossidi e idrossidi" e quindi alla sottoclasse degli "ossidi con rapporto metallo : ossigeno = 1 : 2 (MO<sub>2</sub> e relativi)", dove la mannardite insieme a [[cesàrolite]], [[coronadite]], [[ferrihollandite]], [[henrymeyerite]], [[hollandite]], [[criptomelano]], [[manjiroite]], [[priderite]], [[redledgeite]] e [[stronziomelano]] forma il "gruppo del criptomelano" (a partire dal 2018).<ref name="Atlas"/>

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== Abito cristallino ==
== Abito cristallino ==
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== Modificazioni e varietà ==
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== Origine e giacitura ==
== Origine e giacitura ==
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== Forma in cui si presenta in natura ==
== Forma in cui si presenta in natura ==
La mannardite sviluppa cristalli prismatici di colore nero corvino allungati lungo l'asse ''c''. Al microscopio a luce riflessa, il minerale appare anche marrone rossastro chiaro; tuttavia, il colore del suo [[striscio]] va sempre dal bianco al bianco-grigiastro. Il minerale è opaco in qualsiasi forma e mostra una [[Lucentezza dei minerali|lucentezza]] simile al diamante su superfici lisce e non alterate.<ref name="Mindat"/>
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== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro| autore1= Hugo Strunz | autore2= Ernest Henry Nickel | wkautore1= Karl Hugo Strunz | titolo= Strunz Mineralogical Tables. Chemical-structural Mineral Classification System | edizione= 9 | editore= E. Schweizerbart’sche Verlagsbuchhandlung (Nägele u. Obermiller) | città= Stoccarda | anno= 2001 | lingua= en | ISBN= 3-510-65188-X | cid= Strunz&Nickel}}


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
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{{Portale|mineralogia}}



Versione attuale delle 22:22, 10 nov 2024

Mannardite
Classificazione Strunz (ed. 10)4.DK.05b[1]
Formula chimicaBaTi6(V3+,Cr3+)2O16 • H2O[2]
Proprietà cristallografiche
Sistema cristallinotetragonale[3]
Classe di simmetriatetragonale-dipiramidale[4]
Parametri di cellaa = 14,36 Å, c = 5,91 Å, Z = 4[5]
Gruppo puntuale4/m[4]
Gruppo spazialeI41/a (nº 88)[5]
Proprietà fisiche
Densità misurata4,12[6] g/cm³
Densità calcolata4,28[6] g/cm³
Durezza (Mohs)5,5 - 7[2]
Colorenero; marrone rossastro in luce riflessa[2]
Lucentezzaadamantina[6]
Opacitàopaca[6]
Striscioda bianco a grigio-biancastro[3]
Diffusionerara
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La mannardite (simbolo IMA: Man[7]) è un minerale raro del supergruppo dell'hollandite e del gruppo della priderite appartenente alla classe minerale degli "ossidi e idrossidi" con composizione chimica BaTi6(V3+,Cr3+)2O16 • H2O[2] e quindi chimicamente un ossido di bario-titanio-vanadio. Gli elementi titanio e vanadio indicati tra parentesi tonde possono sostituirsi l'uno all'altro nella formula, ma sono sempre nello stesso rapporto con gli altri componenti del minerale.

Etimologia e storia

[modifica | modifica wikitesto]

La mannardite è stata scoperta per la prima volta nel fiume Kechika nel nord della Columbia Britannica, in Canada, ed è stata descritta nel 1986 da J.D. Scott e G.R. Peatfield, che hanno chiamato il minerale in onore del geologo canadese George William Mannard (1932-1982) per onorare i suoi molti anni di lavoro nel campo della mineralogia e dei depositi nella Columbia Britannica.

Classificazione

[modifica | modifica wikitesto]

Nella Sistematica dei lapis (Lapis-Systematik) di Stefan Weiß, al minerale è stato assegnato il sistema nº IV/D.08-40. In questa sistematica ciò corrisponde alla classe degli "ossidi e idrossidi" e quindi alla sottoclasse degli "ossidi con rapporto metallo : ossigeno = 1 : 2 (MO2 e relativi)", dove la mannardite insieme a cesàrolite, coronadite, ferrihollandite, henrymeyerite, hollandite, criptomelano, manjiroite, priderite, redledgeite e stronziomelano forma il "gruppo del criptomelano" (a partire dal 2018).[3]

La nona edizione della sistematica minerale di Strunz, valida dal 2001 e aggiornata dall'Associazione Mineralogica Internazionale (IMA) fino al 2009,[8] elenca la mannardite nella classe "4. Ossidi (idrossidi, V[5,6] vanadati, arseniti, antimoniti, bismutiti, solfiti, seleniti, telluriti, iodati)" e da lì nella sottoclasse "4.D Metallo:Ossigeno = 1:2 e simili"; questa è ulteriormente suddivisa in base alla dimensione dei cationi coinvolti e alla struttura cristallina, in modo che il minerale possa essere trovato nella suddivisione "4.DK Con cationi di grande dimensione (± cationi di media dimensione); strutture a tubo", dove insieme ad akaganeite, ankangite, henrymeyerite, hollandite, manjiroite, redledgeite, coronadite, priderite e forma il sistema nº 4.DK.05.

Tale classificazione viene mantenuta anche nell'edizione successiva, proseguita dal database "mindat.org" e chiamata Classificazione Strunz-mindat, dove però il vecchio sistema 4.DK.05 è stato organizzato diversamente: la mannardite qui si trova nel sistema 4.DK.05b, che occupa insieme a henrymeyerite, priderite e redledgeite.[1]

La classificazione dei minerali secondo Dana, utilizzata principalmente nel mondo anglosassone, elenca la mannardite nella famiglia degli "ossidi multipli" e nella sottofamiglia con lo stesso nome; qui il minerale può essere trovato insieme alla redledgeite nella sezione 07.09.05.

Abito cristallino

[modifica | modifica wikitesto]

La mannardite cristallizza nel sistema tetragonale nel gruppo spaziale I41/a (gruppo nº 88) con i parametri del reticolo a = 14,36 Å e c = 5,91 Å oltre a 4 unità di formula per cella unitaria.[5]

Modificazioni e varietà

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L'ankangite (Ba(Ti,V,Cr)8O16) è stata scoperta nel 1986 da Xiong Ming, Ma Zhesheng e Peng Zhizhong ed è stata inizialmente descritta come un minerale a sé stante, che è stato anche riconosciuto dall'IMA (IMA nº 1986-026). Il minerale prende il nome dalla città di Ankang nella provincia cinese dello Shaanxi. Nel 2012, tuttavia, lo status di minerale è stato revocato e da allora l'ankangite è stata considerata una varietà anidra di mannardite.[9]

Origine e giacitura

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Nella sua località tipo nel campo dei pozzi "Rough" nella Columbia Britannica canadese, la mannardite è stata trovata in vene di quarzo-carbonato che attraversano scisto e siltite. Oltre al quarzo, anche barite, baritocalcite, norsethite e sulvanite si trovavano come minerali di accompagnamento. Nella miniera "Brunswick nº 12", anch'essa situata vicino a Bathurst in Canada, il minerale è stato trovato in un corpo minerario in metasedimenti fratturati insieme a baritocalcite, edingtonite, armotomo, quarzo, siderite e sfalerite.[2]

In Italia la mannardite è stata rinvenuta a Stazzema in Toscana. Altri siti nel mondo sono: Gmina Kobierzyce nel voivodato della Bassa Slesia; negli oblast' di Irkutsk e Murmansk, oltre all'Askizskij rajon, tutti in Russia; a Kadamžaj in Kyrgyzstan; nei distretti di Šielí e di Sozaq (entrambi in Kazakistan); nella Minas Gerais in Brasile; nella Municipalità locale di Masilonyana (Sud Africa); nel distretto di Hanbin nello Shaanxi e nella contea di Baiyü, entrambi in Cina; oltre alla località tipo in Canada, c'è un altro sito nella Contea di Gloucester nel Nuovo Brunswick.[10][11]

Forma in cui si presenta in natura

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La mannardite sviluppa cristalli prismatici di colore nero corvino allungati lungo l'asse c. Al microscopio a luce riflessa, il minerale appare anche marrone rossastro chiaro; tuttavia, il colore del suo striscio va sempre dal bianco al bianco-grigiastro. Il minerale è opaco in qualsiasi forma e mostra una lucentezza simile al diamante su superfici lisce e non alterate.[6]

  1. ^ a b (EN) Strunz-mindat (2024) Classification - With large (± medium-sized) cations; tunnel structures, su mindat.org. URL consultato il 10 novembre 2024.
  2. ^ a b c d e (EN) Mannardite (PDF), in Handbook of Mineralogy. URL consultato il 10 novembre 2024.
  3. ^ a b c (DE) Mannardite, su mineralienatlas.de. URL consultato il 10 novembre 2024.
  4. ^ a b (EN) Mannardite Mineral Data, su webmineral.com. URL consultato il 10 novembre 2024.
  5. ^ a b c Strunz&Nickel p. 226
  6. ^ a b c d e (EN) Mannardite, su mindat.org. URL consultato il 10 novembre 2024.
  7. ^ (EN) Laurence N. Warr, IMA–CNMNC approved mineral symbols (PDF), in Mineralogical Magazine, vol. 85, 2021, pp. 291–320, DOI:10.1180/mgm.2021.43. URL consultato il 9 novembre 2024.
  8. ^ (EN) Ernest Henry Nickel e Monte C. Nichols, IMA/CNMNC List of Minerals 2009 (PDF), su cnmnc.units.it, IMA/CNMNC, gennaio 2009. URL consultato il 9 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2024).
  9. ^ (EN) Cristian Biagioni, Carmen Capalbo e Marco Pasero, Nomenclature tunings in the hollandite supergroup (PDF), in European Journal of Mineralogy, vol. 25, n. 1, febbraio 2013, pp. 85–90, DOI:10.1127/0935-1221/2013/0025-2255. URL consultato il 10 novembre 2024.
  10. ^ (EN) Localities for Mannardite, su mindat.org. URL consultato il 10 novembre 2024.
  11. ^ (DE) Mannardite (Occurrences), su mineralienatlas.de. URL consultato il 10 novembre 2024.
  • (EN) Hugo Strunz e Ernest Henry Nickel, Strunz Mineralogical Tables. Chemical-structural Mineral Classification System, 9ª ed., Stoccarda, E. Schweizerbart’sche Verlagsbuchhandlung (Nägele u. Obermiller), 2001, ISBN 3-510-65188-X.

Voci correlate

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