Notostylops
Notostylops è un genere estinto di mammiferi notoungulati, appartenente ai notioprogoni. Visse nell'Eocene inferiore (circa 54 - 48 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Sudamerica.
Notostylops | |
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Cranio e mandibola di Notostylops murinus | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Mammalia |
Sottoclasse | Theria |
Infraclasse | Eutheria |
Superordine | † Meridiungulata |
Ordine | Notoungulata |
Sottordine | Notioprogonia |
Famiglia | Notostylopidae |
Genere | Notostylops |
Descrizione
modificaQuesto animale doveva essere della taglia di un cane, e la lunghezza poteva arrivare ai 75 centimetri. L'aspetto doveva assomigliare vagamente a quello di un grosso roditore o di una grossa lepre.
Cranio
modificaIl cranio, lungo oltre 10 centimetri, era alto e dotato di incisivi robusti e lunghi; era presente un grande diastema tra i denti anteriori e quelli posteriori. La dentatura era altamente differenziata, e molari e premolari erano moderatamente brachidonti (a corona bassa). La fila di denti superiori aveva superfici interne ed esterne fortemente convergenti fra loro. In generale, i denti mostrano un alto grado di usura. I molari, inoltre, mostrano una notevole variabilità intraspecifica, come quelli di Henricosbornia. L'aspetto generale del cranio ricorda vagamente quello di notoungulati successivi, come Adinotherium. La regione posteriore, tuttavia, era più lunga (circa 7/5 della regione antorbitale). Era presente una volta cranica allungata, le orbite erano posizionate molto anteriormente e il muso era corto; il cranio, visto dall'alto, si allargava rapidamente e fortemente verso la parte posteriore. Le arcate zigomatiche erano molto robuste; la costrizione posorbitale era molto marcata, e le orbite erano molto aperte posteriormente.
La regione occipitale era formata da alcune ossa dalla morfologia insolita, che tuttavia ricordano la struttura presente in Oldfieldthomasia e in altri notoungulati arcaici. Anche la regione timpanica assomigliava a quella di Oldfieldthomasia, con una bolla timpanica molto sviluppata, molto vicina (nella sua superficie interna) al basisfenoide. Il meato uditivo era corto e orizzontale, al contrario di quello di molti notoungulati. Gli orifizi cranici (come la cavità dell'apofisi ioidea, molto profonda) erano simili a quelli di Hegetotherium. La mandibola aveva una sinfisi saldata, che arrivava fino al secondo o terzo premolare. Il ramo montante era più alto che lungo, e il condilo era molto elevato. La superficie articolare era leggermente convessa, diretta verso l'alto. La regione angolare, larga e appiattita, era quella tipica dei mammiferi erbivori.
Scheletro postcranico
modificaLo scheletro postcranico mostra che le zampe anteriori avevano un radio non fuso all'ulna, e queste due ossa erano più corte dell'omero. Il radio era poco specializzato, con una testa ovale, un collo marcato e un tubercolo radiale. L'omero e il femore erano dotati di superfici di inserzione dei muscoli molto pronunciate. In generale, lo scheletro appendicolare di Notostylops era poco specializzato e assomigliava a quello di alcuni roditori terrestri attuali della famiglia Sciuridae, come la marmotta (Lorente et al., 2019).
Classificazione
modificaIl genere Notostylops venne descritto per la prima volta da Florentino Ameghino nel 1897, sulla base di resti fossili ritrovati in Argentina in terreni dell'Eocene inferiore. La specie tipo è Notostylops murinus, ma a questo genere sono state attribuite numerosissime altre specie, soprattutto sulla base di presunte differenze nella dentatura; alcune revisioni operate principalmente da George Gaylord Simpson hanno ridotto drasticamente il numero di specie, attribuendone molte alla specie tipo; le specie Catastylops deflexus, Entelostylops cestillus, Eostylops diversidens, Isostylops fretus, Notostylops appressus, N. aspectans, N. bicinctus, N. brachycephalus, N. pendens, N. pigafettai potrebbero essere considerate specie valide, tutte appartenenti a Notostylops, ma è altamente probabile che molte di queste specie siano conspecifiche. In ogni caso, i resti di Notostylops si rinvengono in numerosi siti di varie formazioni dell'Eocene inferiore dell'Argentina (Sarmiento, Casamayor, Andesitas Huancache e Koluel Kaike).
Notostylops è un rappresentante basale dei notoungulati, ed è privo di particolari specializzazioni dello scheletro, anche se il diastema tra incisivi e denti posteriori indica una posizione più derivata rispetto a Henricosbornia. Insieme a quest'ultimo e a vari altri notoungulati basali, Notostylops è stato incluso nei Notioprogonia, un gruppo che si supponeva avesse dato origine agli altri gruppi di notoungulati più derivati. Successive classificazioni hanno indicato i notioprogoni come un gruppo non naturale (parafiletico) e, secondo uno studio del 2011, Notostylops sarebbe il sister taxon dei piroteri, un enigmatico gruppo di grossi mammiferi sudamericani; a tutti gli effetti, secondo questo studio i piroteri sarebbero da includere tra i notoungulati. Notostylops è in ogni caso il genere eponimo della famiglia Notostylopidae, comprendente anche il poco conosciuto Otronia.
Paleobiologia
modificaNotostylops era probabilmente un erbivoro generalista, che probabilmente si nutriva di piante basse dalle foglie tenere. I denti, tuttavia, hanno un alto grado di usura e si suppone che questo animale non particolarmente specializzato si sia estinto a causa della competizione con altri notoungulati maggiormente competitivi nella capacità di nutrirsi.
Al contrario degli scheletri appendicolari dei mammiferi saltatori o corridori (che mostrano una mobilità ristretta), lo scheletro di Notostylops indica che questo animale era in grado di fare una notevole varietà di movimenti, come molti mammiferi terrestri, fossori o arboricoli (Lorente et al., 2019).
Bibliografia
modifica- F. Ameghino. 1897. Mamiferos Cretaceos de la Argentina. Segunda contribucion al conocimiento de la fauna mastologica de las capas con restos de Pyrotherium. Boletin Instituto Geografico Argentino 18:406-521
- F. Ameghino. 1901. Notices préliminaires sur des ongulés nouveaux des terrains crétacés de Patagonie [Preliminary notes on new ungulates from the Cretaceous terrains of Patagonia]. Boletin de la Academia Nacional de Ciencias de Córdoba 16:349-429
- F. Ameghino. 1902. Notices préliminaires sur des mammifères nouveaux des terrains Crétacé de Patagonie {preliminary notes on new mammals from the Cretaceous terrains of Patagonia]. Boletin de la Academia Nacional de Ciencias de Córdoba 17:5-70
- F. Ameghino. 1904. Nuevas especies de mamíferos, cretáceos y terciarios de la República Argentina [New species of mammals, Cretaceous and Tertiarty, from the Argentine Republic]. Anales de la Sociedad Cientifica Argentina 56–58:1-142
- G. G. Simpson. 1948. The beginning of the age of mammals in South America. Part I. Bulletin of the American Museum of Natural History 91:1-232
- G. G. Simpson. 1967. The Ameghinos' localities for early Cenozoic mammals in Patagonia. Bulletin of the Museum of Comparative Zoology 136:63-76
- R. Cifelli. 1985. Biostratigraphy of the Casamayoran, Early Eocene of Patagonia. American Museum Novitates 2820:1-26
- L. G. Marshall, R. L. Cifelli, R. E. Drake and G. H. Curtis. 1986. Vertebrate paleontology, geology, and geochronology of the Tapera de López and Scarritt Pocket, Chubut Province, Argentina. Journal of Paleontology 60(4):920-951
- Billet, Guillaume (2011). "Phylogeny of the Notoungulata (Mammalia) based on cranial and dental characters". Journal of Systematic Palaeontology. 9 (4): 481–97. doi:10.1080/14772019.2010.528456. OCLC 740994816
- Malena Lorente; Javier N. Gelfo; Guillermo M. López (2019). "First skeleton of the notoungulate mammal Notostylops murinus and palaeobiology of Eocene Notostylopidae". Lethaia. 52 (2): 244–259. doi:10.1111/let.12310
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- (EN) Notostylops, su Fossilworks.org.