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Libro Secondo. | 111 |
se ne fuggì con la sua fuga in mano de’ Romani la certa, e ben sortita vittoria. Quindi Sinigaglia più famosa, che mai in altri tempi divenne: havendo co’l Metauro, di questa sopra ogni altra gloriosa vittoria, inalzate le glorie in Campidoglio à Roma. Al tempo delle guerre Civili, non si allontanò punto dalla fè del Senato, & à gli suoi nemici non volle mai adherire; anzi di quelli sprezzando le forze, mai sempre à lor contraria mostrossi. Et se bene l’Anno di Roma 675. improvisamente sorpresa, fù da Pompeo Capitano di Silla, dopò la rotta di Martio saccheggiata, come Appiano Alessandrino, al primo libro delle Civili guerre accenna; per questo non cedè alla sorte dei vincitori: anzi rinvigoriti quei Cittadini, di modo fortificarono le quasi destrutte mura, che del medesimo Senato volle in ogni tempo essere dalla parte di questi Mari propugnacolo fido; in tanto, che non paventando di opporsi al valor di Cesare, fattosi formidabile per commune credenza, quando con gli Esserciti, contro il valor del Senato passò il Rubicone, il tenne dalle sue mura lontano. Quindi non havendola potuta con l’altre di quella Riviera occupare, ne gl suoi Commentarij, al primo libro delle guerre Civili, non sapendo come vantarsi di questa impresa, la passò con silentio, in tal guisa gli suoi avanzi notando: Ipse Arimini cum duabus legionibus subsistit, ibique delctum habere instituit Pisaurum, Fanum, Anconam, singulis cohortibus occupat. Volendo l’Anno del Signore 409. conservare la candidezza della sua fede verso l’Imperio Romano, fece ostinata difesa ad Alarico, da cui fù lì 8. d’Agosto nel medesimo Anno presa per assalti, saccheggiata, demolita, & arsa: indi quei poveri Cittadini, che dall’incendio, e dalla barbara fierezza di questo crudele avanzaro, dentro i vicini boschi, e trà le selve opache si ritiraron. Passati poi i nemici, ne i campi coltivabili le loro povere habitationi fondarono, dove stettero sin’all’Anno 562. nel cui tempo spenta la potenza de’ Goti, e del tutto in Italia il lor Dominio estinto, da i Capitani di Giustiniano Imperatore furono alla Città richiamati, la uale da Diogene Greco, dalle ruine alzata, & di belli edifici adorna, fù consegnata à gli Essarchi, sotto al cui Dominio mantennesi sin che d’Aistulfo Re de’ Longobardi fù presa; da cui venne goduta sin tanto, che rotto Desiderio in Pavia da Carlo Magno fù condotto con quei, che avanzarono dal conflitto nella Gallia prigione, il che successe l’Anno del Signore 779. Liberata Sinigaglia dalle mani de’ Longobardi, andò all’obedienza dell’Apostolica Sede, sotto il Pontificato d’Adriano Primo, con l’altre, che à i detti Essarchi già furono soggette, che però dal medesimo Pontefice annoverossi trà le Pentapoli, & sotto il governo del Magistrato si pose, che in Fano (come si scrisse) la residenza faceva; sotto il cui Dominio con sua particolar sodisfat-
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