un letterato, che io cercava di condurre al Cristianesimo; andiamo adagio, non è necessario affannarsi; io credo che non sia bene che l’uomo si lasci andare a preoccupazioni eccessive. La religione cristiana è senza dubbio bella e nobile; la sua dottrina spiega con evidenza quel che importa all’uomo di sapere; ma che bisogno c’è, per questo, d’accrescere le seccature di questa vita? Lo vedete, abbiamo un corpo, che richiede tante e tante cure: bisogna nutrirlo, vestirlo, metterlo al coperto dall’intemperie — questo corpo che vediamo, che tocchiamo, e che ad ogni istante ha bisogno di qualcosa. E perchè dobbiamo noi pigliarci pensiero d’un’anima che non vediamo, perchè dobbiamo occuparci di due vite alla volta? Quando un viaggiatore traversa un fiume, non deve avere due barche e mettere un piede su ciascuna; rischierebbe d’affogare. Uniformiamo la nostra vita alle regole della morale e dell’equità; siamo onesti, e aspettiamo con serena tranquillità l’avvenire. — Mi fu impossibile di tirar fuori altre parole dalla bocca del nostro letterato: eccellente uomo, del resto, ma in sommo grado cinese».1 Di modo che lo stesso abate Huc mette come epigrafe a’ suoi due volumi sul Cristianesimo
- ↑ Bourboulon, Voyage en Chine et en Mongolie, p. 143-144.