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parte prima | 177 |
ho detto, avrò occasione di parlarne di nuovo, quando or ora dirò del concetto originario, che Çâkyamuni e i suoi discepoli avevano del Nirvâna. In quanto al Mahâyâna ed all’Yôgacârya, il domma fondamentale di questi due sistemi, come si sa, è la vanità e la insussistenza delle cose; domma che è la esagerazione della antica credenza, che tutto quaggiù è passeggiero, instabile, morituro. L’Yôgacârya si distingue in ciò: che esso, quasi personificando il vuoto, ne fa Alaya; e lo rappresenta come uno spirito che si trova in tutte le cose; il quale, a cagione della perdita della sua purità originaria, è costretto a vagare di forma in forma per la sfera delle esistenze. La liberazione finale, secondo questi due sistemi, si ottiene non dando ricetto nella mente ad alcun pensiero; perchè l’universo e gli esseri sono una creazione del pensiero stesso, ossia il prodotto della ignoranza: liberare, lo spirito dalle tenebre di questa ignoranza, e giungere per tal mezzo all’acquisto della Bôdhi, o Sapienza, è lo stesso che liberarsi dalla trasmigrazione, e ottenere perciò l’eterno riposo.
Il sistema Tantrika è il più moderno. È stato introdotto nel Tibet l’anno 1020 dell’èra nostra, e si chiama anche col nome di Kâla-cakra. Adotta tutte le credenze dell’Adi-Buddha, dei Dhyani Buddha o Buddha divini; e pratica in special modo i Dharani e i Tantra, che sono formule magiche e scongiuri.
Tornando ora all’argomento del Nirvâna, per entrare meglio nel soggetto, dovremo rispondere da prima alla domanda seguente: Quale era il concetto che il Buddha aveva del Nirvâna, tale quale esso concetto emerge dalle dottrine del Buddhismo primitivo, conservate nelle più antiche scritture canoniche, non alterate, se non che poco, dalle più recenti speculazioni dei filosofi?