Stephenie Meyer
Stephenie Morgan Meyer (1973 – vivente), scrittrice e produttrice cinematografica statunitense.
Citazioni di Stephenie Meyer
[modifica]- Quando mi hanno detto che Robert Pattinson avrebbe avuto il ruolo di Edward, l'ho guardato e ho pensato: «Sì, probabilmente potrebbe fare una versione di Edward. Ha le carte in regola per sembrare un vampiro. » Ma poi, quando l'ho visto al provino mentre si calava nel ruolo di Edward, improvvisamente mi è sembrato l'Edward che avevo sempre avuto in testa, che esperienza bizzarra... Aveva individuato perfettamente il personaggio. [1]
Breaking Dawn
[modifica]Già troppe volte avevo sfiorato la morte, ma non poteva diventare un'abitudine. Eppure, affrontarla di nuovo sembrava stranamente inevitabile. Come se fossi davvero destinata alla catastrofe. Le sfuggivo ogni volta, ma tornava sempre a cercarmi. Questa, però, era una circostanza molto diversa dalle altre. È facile scappare da qualcuno di cui hai paura, o tentare di combattere qualcuno che odi. Sapevo reagire nel modo giusto a un genere preciso di assassini: i mostri, i nemici. Ma se ami chi ti sta uccidendo, non hai alternative. Come puoi scappare, come puoi combattere se così feriresti il tuo adorato? Se la vita è tutto ciò che hai da offrirgli, come fai a negargliela? Se è qualcuno che ami davvero...
Citazioni
[modifica]- [Bella ad Edward, parlando della prima notte di nozze] Abbozzai un sorriso, sollevai la mano libera – che non tremava più – e la posai sul suo cuore. Il suo respiro si fece più agitato. «Ho promesso che ci avremmo provato», sussurrò, improvvisamente nervoso. «Se... se faccio qualcosa che non va, se ti faccio male, dimmelo subito». Annuii con espressione seria. Mi avvicinai fra le onde fino a posare il capo sul suo petto. «Non temere», mormorai. «Noi ci apparteniamo». Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui, estate e inverno. «Per sempre», aggiunse Edward e mi trascinò con dolcezza verso acque più profonde.
- Jasper, cosa fanno i vampiri per l'addio al celibato? Non lo porterete ad uno strip club, vero? (Bella)
- [Riferendosi ad Alice] «Per essere così piccola, sei un fastidio gigantesco.» (Edward)
- [Parlando del cottage di Edward e Bella] «Quindi è ancora in piedi? Ero convinto che l'avreste demolita. Cos'avete fatto stanotte, avete discusso del debito pubblico?» (Emmett)
- [A Bella, parlando del pericolo che corre tenendo il bambino] «Allora dimmi a che cosa è servito, Bella! Che senso ha avuto amarti? Che senso ha avuto il tuo amore per lui? Pensi che quando morirai tutto tornerà a posto? Che senso avrà avuto tanto dolore, mio, tuo e suo!? Non che me ne importi, ma finirai per uccidere anche lui. E a quel punto la tua perversa storia d'amore a cosa sarà servita, Bella?» (Jacob)
- Vivere è una fregatura, poi muori.
Avercela, questa fortuna! (Jacob) - [Ad Edward]«Diremo ad Alice che sono corsa dritta alla cabina armadio» sussurrai, infilandogli le dita fra i capelli e avvicinando il mio volto al suo. «Le diremo che ho passato ore a provare i vestiti. Mentiremo».
- Alice. [preparando Bella per il matrimonio]: «Nessuno oserà dire che sei 'insignificante' dopo che avrò finito».
Isabella: «Per forza, avranno paura che tu li dissangui». - Fu un bacio tenero, adorante. Dimenticai la folla, il luogo, il tempo, la ragione. Ricordavo solo che mi amava, che mi voleva, che ero sua. Lui lo aveva iniziato e stava a lui concludere quel bacio, ma io lo strinsi forte, ignorando le risatine e i colpi di tosse dei presenti. (Bella)
- ...era impossibile che fossi incinta. L'unica persona con cui avessi fatto del sesso era un vampiro, maledizione! (Bella)
- [Parlando dei propri poteri] Vedo bene i vampiri, perché sono una di loro; vedo gli umani così così, perché lo ero anch'io. Ma non posso vedere questi strani mezzosangue, perché non sono niente che mi riguarda direttamente. (Alice)
- [A Jacob che ha avuto l'imprinting su Renesmee appena nata] «Come hai osato avere l'imprinting con mia figlia? Sei fuori di testa?!». (Bella)
- [Parlando di Edward] Lo fissai negli occhi e per la prima volta udii la mia voce.
«Ti amo» dissi, ma sembrava che stessi cantando. La mia voce risuonò e tintinnò come una campana.
Il suo sorriso di risposta mi stordì più di quando ero umana; finalmente lo vedevo davvero.
«Ti amo anch'io» mi disse.
Mi prese il volto fra le mani e avvicinò i nostri volti abbastanza lentamente da ricordarmi di stare attenta. Mi baciò, un bacio all'inizio leggero come un sussurro e all'improvviso più forte, intenso. Cercai di tenere a mente che dovevo essere delicata, ma era un lavoraccio ricordarsene nel mezzo di quella carica di di sensazioni, dov'era difficile conservare un pensiero coerente.
Fu come se quello fosse il nostro primo bacio. In effetti non mi aveva mai baciata in quel modo. Sebbene l'ossigeno non mi servisse più, il mio respiro accelerò, divenne affannoso come quando bruciavo. Ma era un fuoco diverso. (Bella) - [Riferendosi alla facilità con cui si è adattata alla sua vita da vampiro.] Era una sensazione strana – eppure non mi sorprendeva, perché tutto ormai era strano –, quella di possedere un talento naturale per qualcosa. Da umana non ero mai stata la migliore in niente. Con Renée me l'ero cavata abbastanza bene ma, probabilmente, un mucchio di gente se la sarebbe cavata meglio; Phil mi sembrava in gamba. A scuola andavo bene, ma non ero mai stata la prima della classe. Doti sportive nemmeno a parlarne. Nessuna inclinazione artistica né musicale, nessun talento particolare da vantare. Premi a chi leggeva troppo non ne davano mai. D'un tratto mi resi conto che avevo rinunciato da tempo a qualche aspirazione di emergere, di brillare. Sfruttavo al meglio ciò che avevo, senza mai sentirmi a posto veramente nel mio mondo.
Adesso, invece, era diverso. Ero stupefacente per loro e per me stessa. Era come se fossi nata per essere vampira. Al pensiero mi venne voglia di ridere, persino di mettermi a cantare. Avevo trovato il mio posto nel mondo, un posto su misura per me, il posto in cui brillare. (Bella)
E poi continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta, della nostra eternità.
Eclipse
[modifica]Ogni nostro sforzo di ingannarli si era dimostrato inutile.
Con il cuore ghiacciato, lo guardai mentre si preparava a difendermi. La sua concentrazione intensa non tradiva ombre di incertezza, malgrado fosse in svantaggio numerico. Sapevo che nessun altro poteva aiutarci: in quel momento la sua famiglia stava combattendo per la propria vita, come lui per le nostre.
Sarei mai riuscita a conoscere l'esito dell'altro combattimento? Scoprire chi aveva vinto e chi perso? Sarei sopravvissuta abbastanza a lungo?
Le probabilità non erano così alte.
Due occhi neri, imbestialiti dal desiderio implacabile della mia morte, aspettavano di cogliere in fallo il mio protettore. Aspettavano il momento giusto per uccidermi.
Da qualche parte, lontano, nel cuore della foresta fredda, un lupo ululò.
Citazioni
[modifica]- [Edward a Isabella, chiedendole di sposarlo] «Isabella Swan?» Mi guardò da dietro quelle ciglia incredibilmente lunghe, con occhi dorati, dolci e al tempo stesso ardenti. «Prometto di amarti per sempre, ogni singolo giorno, per l'eternità. Mi vuoi sposare?» Avrei voluto dire un sacco di cose, alcune per niente affatto belle, altre vergognosamente sdolcinate e romantiche, che forse nemmeno nei suoi sogni mi aveva mai sentito dire. Eppure, invece di sentirmi in imbarazzo, sussurrai: «Sì».
- [Isabella voce narrante, parlando di Edward] Di fronte a lui non avrei mai ammesso quanto fosse dura per me quando non c'era, quanto in fretta si risvegliassero gli incubi dell'abbandono. Se glielo avessi detto lo avrei intimorito, terrorizzato, e si sarebbe rifiutato di allontanarsi persino di fronte ai motivi più stringenti. Sarebbe stato come all'inizio subito dopo il ritorno dall'Italia. I suoi occhi dorati erano diventati scuri e aveva sofferto la sete più del necessario. Per questo avevo deciso di fare la coraggiosa e lo cacciavo di casa ogni volta che Emmett e Jasper volevano partire.
Eppure credo che avesse capito come stavo. Un po'. Quella mattina c'era un biglietto sul mio cuscino:
Tornerò talmente presto che non avrai neanche il tempo di sentire la mia mancanza.
Prenditi cura del mio cuore, te l'ho lasciato. - [Edward a Isabella] «Hai idea di quanto importante tu sia per me? Riesci a renderti conto di quanto ti amo?». Mi strinse più forte contro il suo petto marmoreo e accolse la mia testa sotto il mento.
Sfiorai con le labbra il suo collo freddo come la neve. «Mi rendo conto del mio amore per te», risposi.
«È come paragonare un alberello a un'intera foresta».
Alzai gli occhi al cielo, senza che Edward potesse vedermi.
«Impossibile». - «Non trovo le parole giuste per dirtelo», rispose Edward, cupo. «Ti sembrerà crudele, temo. Ma ho rischiato già troppe volte di perderti. So quanto pesa la certezza di non averti più. Non intendo tollerare alcun comportamento pericoloso». (Edward Cullen)
- [Edward a Isabella, parlando della sua dipartita in New Moon] «Non mi perdonerò mai di averti abbandonata», sussurrò. «Nemmeno se vivrò altri mille anni.»
Avvicinai una mano al suo viso e attesi finché non lo vidi sospirare e aprire gli occhi.
«Hai soltanto cercato di prendere la decisione migliore. E sono certa che avrebbe funzionato, con qualcuno meno pazzo di me. Ma adesso sei qui. Solo questo conta». - [Edward Cullen a Isabella Swan] «Se fosse possibile imbottigliare la tua sfortuna, avremmo tra le mani un'arma di distruzione di massa».
- «Dormi, mia Bella. Fai tanti bei sogni. Tu sei l'unica ad avermi mai preso il cuore. Sarà per sempre tuo. Dormi, mio unico amore.» (Edward Cullen)
- [Isabella voce narrante, parlando di un bacio dato prima della battaglia finale] Il cervello si scollegò dal corpo e mi ritrovai a baciare Jake. Contro ogni logica, le mie labbra si muovevano assieme alle sue in una maniera strana e incomprensibile, mai sperimentata prima – perché con Jacob non dovevo stare attenta, e di certo lui non doveva esserlo con me.
- [Parlando di Edward] Jacob:«È come una droga per te, Bella. Ormai ho capito che senza di lui non puoi vivere. È troppo tardi. Ma io sarei stato una scelta più sana. Non una droga: io sarei stato l'aria, il sole»
Isabella: «Anch'io ne ero convinta, sai. Eri come un sole. Il mio sole personale. Il rimedio migliore alle nuvole»
Jacob: «Con le nuvole posso farcela. Ma non posso cavarmela contro un'eclissi» - [Isabella a Jacob] «La cosa peggiore è che ho visto tutta... la nostra vita assieme. E la desidero, Jake, la desidero più di ogni cosa. Vorrei restare qui e non andarmene mai più. Vorrei amarti e renderti felice. Ma non posso, e mi sento morire.»
- [Jacob Black, voce narrante] Perso in quel silenzio, non sarei tornato mai più. Altri prima di me avevano preferito questa forma all'altra. Forse, se fossi fuggito abbastanza lontano, non sarei più stato costretto a sentire... Accelerai il ritmo della corsa per fuggire a Jacob Black.
- «Ti va di ascoltare la mia storia, Bella? Non ha un lieto fine... Del resto, quale fra le nostre storie ce l'ha? Se ci fosse stato un lieto fine, a quest'ora saremmo tutti sottoterra.» (Rosalie Cullen)
- «Bella, sono innamorato di te. Bella, ti amo. E voglio che tu scelga me invece che lui.» (Jacob Black)
- «Le cause perse sono la mia passione.» (Jacob Black)
- E rimise l'anello al suo posto, sull'anulare della mia mano sinistra. Dove sarebbe rimasto... probabilmente per l'eternità.
- Esiste qualcosa capace di eclissare un'anima gemella? (Isabella Swan)
- «Ti amo, ti voglio, adesso.» (Edward Cullen)
- [A Edward] «Jacob è uno di famiglia. Tu sei... bè, non esattamente l'amore della mia vita, perché mi aspetto di amarti molto più a lungo. Sei l'amore della mia esistenza. E non mi interessa se uno è un licantropo e l'altro un vampiro. Se mai scopriremo che Angela è una strega, si unirà alla festa anche lei.» (Isabella Swan)
- [Edward a Isabella] «Comunque, hai ragione. Questo casco ha i suoi svantaggi.»
E me lo tolse per potermi baciare. - «Pensa che le mie traduzioni lascino un po' a desiderare. In realtà ha pensato: "Che cazzata. Cosa c'è da preoccuparsi?". Ho adattato le sue parole perché mi erano sembrate volgari.» (Edward Cullen)
L'ospite
[modifica]Il nome del Guaritore era Acque Profonde.
Era un'anima, buona per natura: compassionevole, paziente, onesta, virtuosa e piena d'amore. L'ansia era un'emozione insolita, per lui.
Ancor più lo era l'irritazione. Tuttavia, Acque Profonde abitava un corpo umano, perciò l'irritazione a volte era inevitabile.
Tra i bisbigli e il brusio degli studenti di Guarigione all'altro capo della sala operatoria, si fece serio. Un'espressione che stonava, su labbra abituate a sorridere.
Darren, il suo fedele assistente, se ne accorse e gli diede un colpetto sulla spalla.
«Sono soltanto curiosi, Guaritore» disse a bassa voce.
«L'inserzione è un intervento tutt'altro che interessante o difficile. Qualsiasi anima è in grado di compierlo, in caso di emergenza. Per quanto osservino, oggi non impareranno niente.» Fu sorpreso di sentire la propria voce, di solito suadente, viziata da un accento severo.
«Non hanno mai visto un umano adulto» disse Darren.
Acque Profonde alzò un sopracciglio.«Dimenticano come sono fatti? Non sanno cos'è uno specchio?»
«Sai cosa intendo: un umano selvatico. Senz'anima. Un ribelle».
Il Guaritore osservò il corpo privo di sensi della ragazza, prona sul tavolo operatorio. Mentre ripensava alle condizioni in cui si trovava quel povero corpo malconcio quando i Cercatori lo avevano consegnato ai laboratori di Guarigione, sentì un'ondata di compassione. Quanto dolore aveva sopportato.
Citazioni
[modifica]- Anima: la forza invisibile che guida il corpo.
- «Parli come se fossimo nel pieno di una guerra» «Sì, quella contro i resti della specie umana».
- L'obiettivo è la quinta porta del quinto corridoio al quinto piano. Il suo messaggio è lì.
- Non può essere così buio con questo caldo, o forse, non può essere così caldo con questo buio.
- Sono passati millenni ma gli uomini non sono mai riusciti a capire l'amore. Quanto dipende dal corpo e quanto dalla mente? Quanto dal caso e quanto dal destino? Perché certe coppie perfette falliscono, e altri abbinamenti per quanto improbabili prosperano? Non ne so più di quanto ne sapessero loro. L'amore, semplicemente, è dove è. La mia ospite amava l'ospite di Curt, e l'amore non è morto nemmeno dopo che la mente ha cambiato proprietario. (Kathy)
- Sterminate una specie intera e avete anche il coraggio di vantarvene. (Melanie)
- Gli ospiti umani hanno bisogno di socializzare. Non sei abituata alla solitudine, cara. Hai condiviso i pensieri di un intero pianeta... (Kathy)
- Lasciati coinvolgere dalla vita anziché da lei. [...] Non lasciare che sia lei a controllare le tue relazioni, Viandante. Non lasciare che sia lei a controllarti. (Kathy)
- Non voglio un altro. Voglio Jared, non uno sconosciuto nel suo corpo! Il corpo non significa niente senza di lui. (Melanie)
- Non puoi sapere quanto tempo rimane.
- Non lasciarti catturare piccola. Segui le linee. Inizia dalla prima e segui le linee. Lo zio Jeb ti terrà un posto sicuro. (Zio Jeb)
- Ventinove serpenti a sonagli spaventati da un solo topolino.
- L'intuito mi dice che non conosciamo questo posto bene quanto credevamo.
- Jared si chinò in avanti. Con un colpo rumoroso e secco il suo pugno colpì Kyle al volto. Gli occhi di Kyle si rovesciarono, e la bocca restò semiaperta. Per qualche secondo la stanza rimase in silenzio. «Ehm» disse Doc senza scomporsi. «Parlando da medico, non credo sia la terapia più corretta» «Ma io mi sento meglio» rispose Jared, impassibile.
- Tra ragazze ci si deve aiutare.
- Trovava la luce anche dentro un buco nero.
- Tu sei quello intelligente e io quello bello, mi pare giusto. (Kyle)
- «E se capitasse a te di venir infilato dentro un corpo umano e mandato allo sbaraglio su questo pianeta, per poi ritrovarti isolato dai membri della tua stessa razza? Se fossi una... persona talmente buona da cercare di salvare la vita di cui ti sei appropriato, da rischiare la vita per riportarla a casa? E se a quel punto ti ritrovassi circondato da umani violenti che ti odiano, ti feriscono e cercano di ucciderti, senza nessuna, nessuna pietà? E se malgrado tutto continuassi a fare del tuo meglio per salvare e guarire quegli sconosciuti? Non meriteresti anche tu una vita? Non penseresti di essertela guadagnata?» Jared non rispose. Sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime. Davvero Ian aveva un'opinione così alta di me? Pensava davvero che mi fossi guadagnate il diritto di vivere laggiù?
- Quel corpo e la persona che vi è prigioniera appartengono a me. Melanie sarà mia per sempre e io sarò per sempre suo. (Jared)
- Non è il volto, ma le tue espressioni. Non è la voce, ma il modo di parlare. Non è come ti sta quel corpo, ma le cose che ci fai. Tu sei bella. (Ian)
- E allora, non ti pare... che sia il caso di goderti il tempo che ti rimane? Di vivere finché sei viva? (Ian)
- Cosa mi faceva preferire l'amore degli umani a quello della mia specie? La sua essenza esclusiva e capricciosa? Le anime offrivano amore e comprensione a qualunque altra. Avevo bisogno di una sfida più difficile? Questo amore era complicato, privo di regole fisse: lo si poteva offrire in cambio di nulla, come nel caso di Jamie, o conquistare con il tempo e la fatica, come per Ian, oppure era così inaccessibile da spezzarti il cuore, come nel caso di Jared. O forse, molto semplicemente, era migliore? Era una gamma di emozioni più ampia che consentiva agli umani di odiare con tanta furia, ma anche di amare con più passione, zelo e ardore? Non sapevo perché lo avessi desiderato così disperatamente, sapevo soltanto che, ora che lo possedevo, valeva tutti i rischi e la sofferenza che avevo affrontato. Era meglio di quanto immaginassi. Era tutto. (Wanda)
- Talvolta l'evidenza cela il nascondiglio più intelligente.
- Non potevo concederle di più, senza rinunciare alla mia vita. (Wanda)
- «Tu. Non Mi Lascerai.» Non avevo mai visto i suoi occhi ardere in quel modo, come fiamme blu.
- Spinsi le sue spalle e mi avvicinai a lui, fino a sfiorargli la bocca. Lui mi prese fra le braccia, stringendomi al petto. Le nostre labbra si congiunsero e si fusero come se non dovessero mai più dividersi, come se la separazione non fosse la cosa inevitabile che era, e sentii il sapore delle lacrime. Le sue e le mie. Qualcosa inizio a cambiare. Quando il corpo di Melanie toccava quello di Jared, c'era come una vampata di calore, una fiammata che correva sulla superficie del deserto e consumava tutto ciò che le si parava di fronte. Con Ian era diverso, molto diverso, perché Melanie certo non lo amava come me. Perciò, quando Ian mi toccava, era qualcosa di più profondo e lento del fuoco indomabile, più simile a una colata di lava. Troppo profonda per scaldarmi, ma inesorabile nel suo procedere e nello scuotere le fondamenta del mondo. (Wanda).
- Avvicinò le labbra ai miei occhi, ma era troppo tardi. Era finita. «Non piangere, Wanda. Resterai con me.» «Otto vite.» sussurrai stretta a lui, con voce spezzata. «In otto vite non ho mai trovato nessuno in grado di trattenermi su un pianeta, nessuno da seguire fra i pianeti. Non ho mai trovato un compagno. Perché proprio adesso? Perché proprio tu? Appartieni a un'altra specie. Come puoi tu essere il mio compagno?»
- Scoppiai a piangere, conscia che qualcosa era cambiato anche in lui, in quell'uomo tanto gentile da poterlo scambiare per un'anima, ma forte come soltanto un umano poteva essere...
- Mi diede un altro bacio, più impetuoso e acceso di rabbia. La mano che mi teneva i capelli li strinse forte e distanziò il mio viso di qualche centimetro dal suo. «Bene o male?» domandò. «Bene.» «Sono d'accordo.» Mi baciò di nuovo. Le sue braccia mi stringevano così forte, e la sua bocca era così decisa, da mozzarmi il fiato e darmi le vertigini. A quel punto allentò la presa e mi avvicinò le labbra a un orecchio. «Andiamo.» «Dove? Dove andiamo?» Non sarei andata da nessuna parte, lo sapevo. Tuttavia, il cuore mi batteva forte al pensiero di fuggire, chissà dove, con Ian. Il mio Ian. Era mio, come Jared non lo sarebbe mai stato. Come questo corpo non sarebbe mai potuto essere suo.
- «Grazie, Wanda. Sorella mia. Non ti dimenticherò mai.» (Melanie)
- «Sei l'essere più nobile e puro che abbia mai conosciuto. L'universo sarà un luogo più buio, senza te.» (Doc parlando di Wanda)
- «Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.» (Ian)
- Felice e Triste, Euforica e Afflitta, Decisa e Insicura, Amata e Rinnegata, Paziente e Rabbiosa, Tranquilla e Irrequieta, Integra e Vuota. Ero IO. Erano sensazioni mie, dalla prima all'ultima. (Wanda)
- Conoscevo la metafora sproporzionata con cui gli umani descrivevano la tristezza: "cuore spezzato". Melanie stessa ricordava di averla usata. L'avevo sempre ritenuta un'iperbole, una convenzione. Perciò non mi aspettavo di provare dolore al petto. La nausea si, il respiro mozzato in gola sì, e anche le lacrime che mi bruciavano gli occhi. Ma cos'era lo squarcio che sentivo all'altezza del petto? Una reazione insensata e irrazionale.
La breve seconda vita di Bree Tanner
[modifica]Il titolo del giornale mi guardò torvo dal piccolo espositore di metallo: "SEATTLE SOTTO ASSEDIO – AUMENTA IL NUMERO DELLE VITTIME". Questo non l'avevo ancora visto. Probabilmente il fattorino era appena passato rifornendolo di nuove copie. Per sua fortuna lui non era più nei dintorni.
Ottimo. Proprio quello che occorreva per fare uscire di testa Riley. Meglio stargli lontana quando avesse letto le notizie: non ci tenevo a farmi staccare un braccio.
Restai nell'ombra dietro l'angolo di una squallida palazzina di tre piani, cercando di non farmi notare mentre aspettavo che qualcuno prendesse una decisione. Non volevo incrociare altri sguardi, perciò fissavo il muro lì accanto. Il piano terra dell'edificio ospitava un negozio di dischi chiuso da chissà quanto; le vetrine, distrutte dal tempo o dalla violenza di strada, erano sbarrate da pannelli di compensato. Ai piani superiori c'erano degli appartamenti, probabilmente vuoti, perché non si sentivano i suoni familiari di umani addormentati. C'era poco da stupirsi: a occhio e croce, sarebbe bastato un colpo di vento per far crollare la palazzina. Gli edifici dall'altra parte della stradina buia erano altrettanto malridotti.
La classica meta di un'uscita notturna in città.
Non volevo parlare ad alta voce e attirare l'attenzione, ma desideravo che qualcuno decidesse qualcosa. Avevo davvero sete e non m'importava granché di dover andare a destra, a sinistra o sul tetto. Volevo soltanto trovare qualche povero sfortunato a cui non lasciare nemmeno il tempo di pensare il posto sbagliato, nel momento sbagliato.
Citazioni
[modifica]- L'opinione degli altri non m'interessava più. Perché avrebbe dovuto? Come diceva Riley, ormai ero una dea. Più forte, più veloce, migliore. Nient'altro contava.
- Questo era quanto Riley ci aveva detto di fare: cacciare gli scarti. Scegliere gli umani di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza, quelli che non avevano una casa né una famiglia a cui tornare, quelli di cui nessuno avrebbe mai denunciato la scomparsa. Aveva scelto noi allo stesso modo. Prede e dèi: tutti scarti.
- Spensi il cervello: era ora di andare a caccia. Respirai profondamente e fui attirata dall'odore del sangue di quegli umani, giù in strada. Non erano gli unici umani nei dintorni, solo i più vicini. Chi cacciare era la vera decisione da prendere prima di lanciarsi sulle tracce della preda. Ma ormai era troppo tardi per poter scegliere.
- Ci fissammo nell'oscurità per un minuto. Il suo volto era liscio e disteso. Con chiunque altro, Kevin, Kristie o uno di quelli, sarebbe stato terrificante: lo spazio ristretto, la vicinanza forzata. Il suo odore che mi arrivava da ogni direzione. Avrebbe potuto significare una morte rapida e dolorosa in qualunque momento. Diego invece era così tranquillo. Diverso da tutti gli altri.
- Pensavo che al mondo non ci fosse niente di più duro da sopportare della fame. Ancora non avevo scoperto che la sete è peggio.
- Se vogliamo scoprire perché siamo qui – perché Riley ci ha condotto da lei e perché lei sta creando così tanti di noi – dobbiamo cercare di capire il più possibile. (Diego)
- Toccare un'altra persona dopo una vita intera – perché gli ultimi tre mesi erano tutta la mia vita – passata a evitare ogni contatto era così strano da rasentare lo shock. Un po' come infilare le dita in una presa di corrente e scoprire che era piacevole.
- Stai facendo la raccolta Punti Idiozia? (Diego, rivolto a Raoul)
- Eravamo stati creati per uno scopo ben preciso, proprio come immaginavamo. E avevamo un nemico. O meglio, la nostra creatrice l'aveva, ma faceva qualche differenza?
- Ritengo che sappiate chi siamo, quindi sapete anche che non potete coglierci di sorpresa, né nascondervi. Né opporvi. E nemmeno fuggire. (Jane, rivolta a Victoria)
- Il tempo è un lusso che non ci appartiene. Non possiamo permetterci di sprecare un altro minuto in sciocchezze. Vi ho lasciato fare ciò che volevate, ma stanotte dobbiamo metterci un punto. Abbiamo un nemico. Forse alcuni di voi sono abbastanza intelligenti da aver capito che, se esistiamo noi, esistono anche altri vampiri. Altri vampiri più vecchi, più intelligenti... più temibili. Altri vampiri che vogliono il nostro sangue! [...] Chiunque facciate fuori potrebbe essere quello che vi avrebbe salvato la vita. Ogni membro del clan che uccidete è un regalo ai vostri nemici. Ecco, state dicendo loro, fatemi fuori!(Riley)
- «Vi porterò da lei. E vi terrò mentre vi strappa le gambe e poi lentamente, lentamente, vi brucia le dita, le orecchie, le labbra, la lingua e ogni altra appendice superflua, una alla volta».
A tutti era capitato almeno una volta di perdere un arto, e tutti eravamo passati dal fuoco quando eravamo diventati vampiri, perciò potevamo immaginare come ci saremmo sentiti, ma non era la minaccia in sé ad apparire tanto terrificanti. Ciò che faceva paura era il volto di Riley mentre lo diceva. Non era contorto dall'ira come quando si arrabbiava; era un viso calmo e freddo, sereno e bellissimo, gli angoli della bocca arricciati in un lieve sorriso. - Rievocai il viso di Riley, l'espressione fredda e composta che aveva quando minacciava di punire chi non si comportava bene. Risentii la sua descrizione macabra e stranamente dettagliata. Di colpo capii che aveva descritto la morte di Diego. Quella notte avevo intuito che qualcosa era cambiato in Riley. L'assassinio di Diego l'aveva trasformato, indurito. Credevo soltanto a una delle cose che aveva raccontato: pensava davvero che Diego fosse il migliore tra tutti noi. Gli si era persino affezionato. Eppure era rimasto a guardare mentre la nostra creatrice lo uccideva.
Ecco giunta la fine. Continuavo a non avere paura. Il mio unico rimpianto era quello di non poter raccontare niente di tutto questo a Fred. Si stava ficcando quasi alla cieca in quel mondo pieno di politica pericolosa, polizia corrotta e clan segreti. Ma Fred era furbo, prudente e con un talento. Cosa potevano fargli, se neppure erano in grado di vederlo? Forse un giorno gli occhi-gialli lo avrebbero rintracciato. Siate gentili con lui, per favore, dissi a quello che leggeva nel pensiero.
«Occupatene tu, Felix», disse Jane annoiata, accennando a me. «Voglio andare a casa»
«Non guardare», sussurrò il rosso che leggeva nel pensiero.
Chiusi gli occhi.
New Moon
[modifica]Mi sentivo intrappolata come in uno di quegli incubi terrificanti in cui, per quanto corri e corri finché i polmoni non ti scoppiano, non sei mai abbastanza veloce. Più cercavo di farmi strada tra la folla impassibile, più le gambe sembravano lente, ma le lancette della grande torre campanaria non accennavano a rallentare. Vigorose, indifferenti e spietate, giravano inesorabilmente verso la fine... la fine di tutto.
Però non era un sogno, e nemmeno un incubo in cui correvo per salvare la mia vita: in gioco c'era qualcosa di infinitamente più prezioso. Quel giorno, della mia vita m'importava poco.
Secondo Alice avevamo molte probabilità di morire entrambe. Forse il nostro destino sarebbe stato diverso se la luce del sole non l'avesse imprigionata. Soltanto io ero libera di attraversare di corsa la piazza luminosa e affollata.
E non ero abbastanza veloce.
Perciò non m'importava che fossimo circondate da avversari straordinariamente pericolosi. Al primo rintocco delle campane, che rimbombavano nel terreno sotto i miei piedi spossati, capii di essere in ritardo, lieta che ad aspettarmi ci fosse un nemico assetato di sangue. Perché, se avessi fallito, avrei rinunciato a qualsiasi desiderio di vivere.
Ecco un altro rintocco, mentre i raggi del sole picchiavano dal centro esatto del cielo.
Citazioni
[modifica]- «Pensi che migliorerò mai», chiesi più a me stessa che a lui. «Che un giorno il mio cuore la smetterà di cercare di uscirmi dal petto ogni volta che mi sfiori?».
«Spero proprio di no», mi rispose vagamente compiaciuto. - Confusa e disorientata, cercai di non badare al rosso vivo del sangue che mi colava dal braccio... e incrociai gli sguardi eccitati di sei vampiri improvvisamente famelici.
- «Cosa ti tenta di più: il mio sangue o il mio corpo?»
«L'uno e l'altro». Si lasciò scappare un sorriso, poi tornò serio. «Ora, perché non smetti di sfidare la sorte e ti metti a dormire?». - [Bella ed Edward dopo l'incontro con i Volturi] «È davvero così assurdo che mi senta felice in questo momento?», chiesi. [...]
«Capisco esattamente cosa intendi», sussurrò. «Abbiamo tanti motivi per essere felici. Prima di tutto, siamo vivi».
«Sì. è già qualcosa».
«E siamo insieme», sussurrò. - [Edward a Bella] «Prometto che è l'ultima volta che mi vedi. Non tornerò. Non ti costringerò mai più ad affrontare una situazione come questa. Proseguirai la tua vita senza nessuna interferenza da parte mia. Sarà come se non fossi mai esistito».
- Con le gambe tremanti, senza rendermi conto di quanto fosse inutile, lo seguii nella foresta. Le tracce del suo cammino erano svanite all'istante. Non c'erano impronte, le foglie erano tornate immobili, ma continuavo a camminare senza pensare. Non riuscivo a smettere. Dovevo continuare a muovermi. Se avessi smesso di cercarlo, sarebbe stata la fine. Amore, vita, significato ... la fine di tutto.
- Sarà come se non fossi mai esistito, me lo aveva promesso. Sentii il pavimento di legno liscio sotto le ginocchia, poi sul palmo delle mani e infine contro la guancia. Speravo di svenire, ma purtroppo non persi conoscenza. Le ondate di dolore da cui prima ero stata appena sfiorata ora si innalzavano di fronte a me e mi si infrangevano addosso, trascinandomi giù. E dal fondo non riemersi.
- Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Persino per me.
- Ricordare era vietato, dimenticare mi faceva paura; era un confine difficile da attraversare.
- Chi ama ha il potere di distruggere. E io ero stata distrutta, sbriciolata.
- L'amore è irrazionale, più ami qualcuno, più perdi il senso delle cose.
- «Va bene. Lasciamo perdere i limiti temporali. Se vuoi che sia io a compiere il gesto... lo farò ma a una condizione».
Mi sentii mancare la voce. «Quale?».
Il suo sguardo era prudente. Parlò lentamente: «Prima sposami». [...]
«E dai», risposi con un velo di isteria nella mia voce. «Ho soltanto diciotto anni».
«Be', io quasi centodieci. È ora che metta la testa a posto». - [Edward a Bella]«[...]Ti ho amata sempre e sempre ti amerò. Ho pensato a te, ho visto il tuo volto nei ricordi, durante ogni minuto di lontananza. Dirti che non ti volevo più è stata una terribile bestemmia.»
- [Edward a Bella]«[...]Prima di te, Bella, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza. Quando sei sparita, la meteora è scomparsa dietro l' orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso.[...]»
- C'era una sola cosa alla quale dovevo credere se volevo continuare a vivere: la certezza della sua esistenza. Per me era tutto. Al resto avrei saputo resistere. A patto che lui fosse ancora vivo e reale.
- Il legame che ci univa era più forte della distanza, dell'assenza e del tempo. Poco importava che fosse più speciale, bello, brillante o perfetto di me, ormai anche lui era coinvolto e condizionato in modo irreversibile. Era destinato a essere mio, per sempre, come io appartenevo a lui.
- Ci trovavamo entrambi in pericolo di morte. eppure, in quell'istante, mi sentìì bene. Intera. Finalmente sentivo il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce nelle vene. I miei polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle. La voragine si era chiusa senza lasciare traccia. Mi sentivo perfetta, come se la ferita non si fosse mai spalancata.
- Avevo dimenticato cosa fosse la vera felicità. La felicità. Rendeva sopportabile persino la morte.
- Tra il dolore e il nulla, avevo scelto il nulla.
- Quella voce l'avrei riconosciuta ovunque; la riconoscevo sempre con emozione, che fossi sveglia, addormentata... persino da morta. La voce per cui ero disposta a camminare nel fuoco, oppure, senza esagerare, a sguazzare una vita intera sotto un'interminabile pioggia fredda.
- Dopotutto, quante lacerazioni può sopportare un cuore prima che smetta di battere? Nei giorni precedenti avevo incassato colpi mortali, e non mi avevano rafforzata. Anzi, mi sentivo orribilmente fragile, come se bastasse una parola a sbriciolarmi.
- Mi sentivo una luna solitaria – dopo che il mio pianeta era stato distrutto da un cataclisma – che si ostinava a girare attorno ad uno spazio vuoto, facendosi beffe della gravità.
- Di tanto in tanto, mentre parlava con Alice, Edward si chinava su di me e mi baciava. Le sue labbra lisce come il vetro mi sfioravano i capelli, la fronte, la punta del naso. Ogni volta risvegliava il mio cuore assopito con una scossa elettrica. L'eco dei suoi battiti si perdeva nella stanza. Era il paradiso... ma al centro esatto dell'inferno.
- «Ciò che provo per te non cambierà mai... certo che ti amo, e tu non puoi farci niente!»
«Non avevo bisogno di sentire altro». A quel punto sentii la sua bocca sulla mia e mi arresi. E non perché fosse mille volte più forte di me. La mia volontà si sbriciolò nell'istante preciso del contatto. Il bacio non fu affatto prudente come a quelli che ricordavo, ma andava benissimo così. Se proprio dovevo perdere un altro brandello di me stessa, meglio esagerare. Perciò restituii il bacio, mentre il cuore scandiva un ritmo spezzato e disordinato, il respiro si trasformava in affanno, e le dita cercavano ingorde il suo viso. Sentivo il suo corpo marmoreo aderire al mio ed ero felice che non mi avesse ascoltata: non c'era dolore al mondo per cui valesse la pena di rinunciare a quell'istante. Le nostre mani riprendevano confidenza con il viso dell'altro e nei brevi istanti in cui le labbra si separavano, lui sussurrava il mio nome. - «Sei impaziente di essere dannata per l'eternità»
«Non ci credi neanche tu, è inutile fingere.» Mi guardò torvo, pronto a ribattere, ma io fui più veloce di lui. «Se fossi stato convinto d'aver perso l'anima, quando ti ho ritrovato a Volterra avresti capito cosa stava accadendo anziché ritenerci morti entrambi. Invece no, hai detto 'Straordinario. Carlisle aveva ragione'» esclamai trionfante. «Dopotutto dentro te c'è un filo di speranza».
Per una volta fui io a lasciarlo senza parole.
«Perciò questa speranza conserviamola entrambi. Non che m'importi granché. Se ci sei tu non ho bisogno del paradiso». - «Va bene. Lasciamo perdere i limiti temporali. Se vuoi che sia io a compiere il gesto... lo farò ma a una condizione».
Mi sentii mancare la voce. «Quale?».
Il suo sguardo era prudente. Parlò lentamente: «Prima sposami». [...]
«E dai», risposi con un velo di isteria nella mia voce. «Ho soltanto diciotto anni».
«Be', io quasi centodieci. È ora che metta la testa a posto». - La sua voce era velluto e miele. «"La morte che ha libato il miele del tuo respiro nulla ha potuto sulla tua bellezza"», mormorò e riconobbi i versi pronunciati da Romeo sulla tomba di Giulietta. La campana suono per l'ultima volta. «Hai lo stesso profumo di sempre», aggiunse. «Quindi, forse questo è davvero l'inferno. Non importa. Resisterò».
- Edward mi si avvicinò prendendo il mio viso tra le mani. Mi sfiorava con delicatezza, premendo la punta delle dita sulle mie tempie, le guance, il profilo del mento. Come fossi un oggetto fragilissimo. Ed è proprio così, soprattutto in confronto a lui.
«Dovresti essere di buonumore. Se non oggi, quando?» sussurrò. Sentivo sul viso il suo dolce respiro.
«E se non volessi essere di buonumore?», chiesi col fiato corto.
I suoi occhi ardevano dorati «Peccato».
Quando si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa mi girava già. Proprio come voleva, riuscì a farmi dimenticare qualsiasi affanno, occupata com'ero a ricordarmi inspirare e espirare. La sua bocca, fredda, morbida e delicata, indugiò sulla mia, finché non lo strinsi forte e mi gettai nel bacio con un eccesso di entusiasmo. Lo sentii sorridere, mentre si allontanava e scioglieva l'abbraccio. [...]
«Fai la brava, per favore», sussurrò a un centimetro dal mio collo. Posò di nuovo le labbra sulle mie, con delicatezza, e sciolse definitivamente l'abbraccio incrociandomi le braccia sullo stomaco. - Mentre mi fissava leggevo nei suoi occhi che le mie parole erano giunte troppo, troppo tardi. Aveva già deciso.
Mentre lo osservavo i suoi occhi di ghiaccio si sciolsero. L'oro tornò liquido, fuso, e bruciò nei miei con un'intensità travolgente.
Drizzai le spalle e andai incontro alla mia sorte, confortata dal destino che mi camminava al fianco.
Twilight
[modifica]Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, nonostante nei mesi precedenti ne avessi avuta più di un'occasione, ma di sicuro non l'avrei immaginata così.
Con il fiato sospeso, fissavo gli occhi scuri del cacciatore, dall'altra parte della stanza stretta e lunga, e lui ricambiava con uno sguardo garbato.
Era senz'altro una bella maniera di morire, sacrificarmi per un'altra persona, qualcuno che amavo. Una maniera nobile, anche. Conterà pur qualcosa.
Sapevo che se non fossi mai andata a Forks non mi sarei trovata di fronte alla morte. Per quanto fossi terrorizzata, però, non riuscivo a pentirmi di quella scelta. Se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa, non è giusto lamentarsi perché alla fine si conclude.
Il cacciatore fece un sorriso amichevole e si avvicinò con passo lento e sfrontato, pronto a uccidermi.
Citazioni
[modifica]- «Per questa settimana è meglio che io e te non esageriamo, con il povero Mike. Non è il caso di fargli saltare i nervi». I suoi occhi danzavano: l'idea lo divertiva più di quanto fosse lecito.
«Povero Mike», mormorai, preoccupata dal tono in cui aveva detto "io e te". Mi piaceva più di quanto fosse lecito. (Bella) - Di tre cose ero del tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui – chissà quale e quanto importante – aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui. (Bella)
- «Così il leone si innamorò dell'agnello...» mormorò [Edward]. Guardai altrove nascondendogli i miei occhi, elettrizzata da quelle parole.
«Che agnello stupido», sospirai.
«Che leone pazzo e masochista». - I suoi occhi dorati mi sfiorarono con uno sguardo dolce. «Hai detto che mi amavi»
«Lo sapevi già» dissi, chinando la testa
«Però è stato bello sentirlo».
Affondai la faccia nella sua spalla.
«Ti amo», sussurrai.
«Tu sei la mia vita adesso». - [Edward a Isabella] Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno.
- «Isabella». Pronunciò il mio nome completo con attenzione; poi, con la mano libera, giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro. «Bella, arriverei a odiare me stesso, se dovessi farti del male. Non hai idea di che tormento sia stato», abbassò gli occhi, intimorito, «il pensiero di te immobile, bianca, fredda... di non vederti più avvampare di rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che ti sto prendendo in giro... non sarei in grado di sopportarlo». Mi fissò con i suoi occhi meravigliosi e angosciati. «Ora sei la cosa più importante per me. La cosa più importante di tutta la mia vita». (Edward)
- «Ti vedrò spesso?» chiesi, impaziente. «Starai qui spesso, davvero?»
«Per tutto il tempo che vuoi».
«Attento, perché ti vorrò sempre. Per sempre». - «Be'...». Fece una pausa, e poi riprese di slancio a parlare. «Ho pensato che se proprio devo andare all'inferno, tanto vale andarci in grande stile». (Edward)
- Gli sfiorai il viso. «Stammi a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?».
«Sì, mi basta», rispose, sorridendo. «Mi basta, per sempre». - «Pensi che sia ubriaca?»
«Sei intossicata dalla mia presenza». Riecco quel ghigno malizioso.
«Non ti posso dare torto.» - [Jacob a Bella] «Ma il branco che giunse nel nostro territorio all'epoca del mio bisnonno era diverso. Non cacciavano come gli altri membri della loro specie, non erano pericolosi per la tribù. Perciò il mio avo stipulò una tregua. Se loro avessero promesso di stare lontani dalla nostra terra, noi li avremmo protetti dai visi pallidi».
- [Edward a Bella] «Ecco, tu sei esattamente la mia qualità preferita di eroina».
- Sollevò la mano, indeciso, esitante, stava combattendo con se stesso; accarezzò svelto il profilo della mia guancia, con la punta delle dita. La sua pelle era ghiacciata come sempre, ma la traccia che lasciò sul mio vso era bollente, una scottatura che non provocava dolore.
- [Edward al telefono con Tyler] «Mi dispiace che ci sia stato un fraintendimento, ma Bella è occupata stasera.» [...] «Anzi, per la verità è occupata tutte le sere, per chiunque, escluso il sottoscritto. Senza offesa. Spiacente che la serata non sia andata come speravi».
- [Edward a Bella] «E se non fossi il supereroe? Se fossi il cattivo?»
- [Edward a Bella] «Per quasi novant'anni ho vissuto tra quelli della mia specie, e della tua... sempre certo di bastare a me stesso, senza sapere ciò che stavo cercando. E senza trovare nulla, perché non eri ancora nata».
- Ormai avrei dovuto esserci abituata, e tuttavia non era così. Avevo la sensazione che Edward fosse il genere di persona a cui era impossibile abituarsi.
- Avvicinò lentamente il suo viso al mio, sfiorandomi con la guancia gelata. Restai assolutamente immobile. «Mmm...», gemette, con un sospiro profondo. Con lui che mi toccava, così vicino, era molto difficile formulare una domanda coerente. Mi ci volle un minuto buono per riuscire ad aprire bocca di nuovo.
- «Mi sembra che ora starmi vicino sia.. molto più facile per te».
«Ti sembra?», mormorò, sfiorandomi l'incavo del collo con la punta del naso. Sentii la sua mano, più leggera delle ali di una farfalla, ravviare all'indietro i miei capelli bagnati per scoprire la pelle dietro l'orecchio, posarvi le labbra.
«Molto, molto più facile», dissi, senza che mi uscisse il fiato.
«Mmmm».
«Perciò, mi chiedevo..», cercai di ricominciare, ma persi il filo del discorso perché le sue dita avevano preso a seguire il profilo del mio collo, fino alle spalle.
«Si?» mi alitò.
«Secondo te», le voce mi tremò, con mio imbarazzo, «qual è il motivo?».
Sentii la sua risata vibrarmi sul collo. «La ragione domina sugli istinti». - [Edward a Bella] «È solo che sono rimasto positivamente sorpreso. Nell'ultimo... centinaio di anni non ho mai immaginato che potesse succedermi qualcosa del genere. Non credevo che avrei desiderato stare con qualcuno ... che non fosse come fratello o sorella. E poi, scoprire che malgrado sia totalmente nuovo per me, sono bravo... a stare con te..».
- [Edward a Bella] «E poi... nel sonno ti ho sentita pronunciare il mio nome. Tanto chiaramente da farmi pensare che ti fossi svegliata. Ti sei rigirata nel letto, hai mormorato di nuovo il mio nomee sospirato. Quel momento mi ha sbalordito, e segnato. Ho capito che non avrei più potuto ignorarti».
- «Pensi che sia ubriaca?».
«Sei intossicata dalla mia presenza». Riecco quel ghigno malizioso. «Non ti posso dare torto». Non avevo scelta: era inutile giocarci intorno e ostinarmi a resistergli. Lasciai oscillare la chiave e la mollai all'improvviso; sotto i miei occhi la sua mano schizzò e la prese al volo, silenzioso e veloce come un lampo.
[...] «E tu, non sei nemmeno scalfito dalla mia presenza?», chiesi maliziosa.
Ancora una volta la sua espressione si trasformò e i suoi tratti si fecero dolci, caldi. Anziché rispondere, avvicinò il viso al mio, inclinandolo leggermente, e prese a sfiorarmi lento con le labbra, dall'orecchio al mento, avanti e indietro. Tremavo.
«E in ogni caso», mormorò, «i miei riflessi sono più pronti dei tuoi». - Sgranò gli occhi. «Questo sarebbe il tuo sogno? Diventare un mostro?».
«Non proprio», risposi, rabbuiandomi alla parola che aveva scelto. Mostro, figuriamoci. «Più che altro, sogno di restare con te per sempre».
La sua espressione cambiò, resa mesta e dolce dal sottile dolore che m'incrinava la voce.
«Bella». Con le dita sfiorò il contorno delle mie labbra. «Starò sempre con te. Non ti basta?»
Il sorriso mi si aprì sotto le sue dita. «Mi basta, per ora». - «Mi manchi» sussurrai.
«Lo so, Bella. Credimi, lo so. È come se ti fossi portata via metà di me stesso».
«E allora vieni a riprendertela».
«Presto, il più presto possibile. Prima ti salverò».
«Ti amo».
Gabe guardò la pista da ballo con aria preoccupata.
Non ricordava neanche più perché avesse invitato proprio Celeste al ballo e perché lei avesse detto «Sì» restava un mistero. Soprattutto ora che la vedeva avvinghiata al collo di Heath McKenzie, talmente stretta che il povero Heath doveva avere qualche problema di respirazione. I loro corpi erano fusi in una massa indivisibile mentre ondeggiavano fuori tempo, in barba al ritmo della canzone che rimbombava nella sala. Le mani di Heath scorrevano sul vestito bianco e luccicante di Celeste senza alcun imbarazzo.
«Sfortuna nera, Gabe».
Gabe distolse lo sguardo dallo spettacolo che la sua dama stava offrendo, per salutare l'amico.
«Ciao, Bry. Ti stai divertendo?».
«Più di te, caro, più di te», rispose Bryan con un sorrisetto. Alzò il bicchiere di punch verde bile, come per fare un brindisi. Gabe ricambiò il gesto con la bottiglietta d'acqua e sospirò.
Note
[modifica]- ↑ Dall'intervista di Christina Radish, Twilight's Author and Director Talk About Bringing The Film To Life, Mediablvd, 17 settembre 2008.
Bibliografia
[modifica]- Stephenie Meyer, Ballo infernale, in Stephenie Meyer, Meg Cabot, Kim Harrison, Michele Jaffe, Lauren Myracle, Danze dall'Inferno, traduzione di Simona Adami, Chiara Marmugi e Luca Fusari, Fazi, 2009. ISBN 978-88-7625-056-9
- Stephenie Meyer, Breaking Dawn, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2008.
- Stephenie Meyer, Eclipse, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2007. ISBN 978-88-7625-036-1
- Stephenie Meyer, L'ospite, traduzione di Luca Fusari, Rizzoli, 2008. ISBN 978-88-17-02049-2
- Stephenie Meyer, La breve seconda vita di Bree Tanner, traduzione di Luca Fusari, Simona Adami e Chiara Marmugi, Fazi, 2010. ISBN 978-88-7625-110-8
- Stephenie Meyer, New Moon, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2007. ISBN 978-88-7625-028-6
- Stephenie Meyer, Twilight, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2006. ISBN 88-7625-048-4
Filmografia
[modifica]Soggetto
[modifica]- Twilight (2008)
- The Twilight Saga: New Moon (2009)
- The Twilight Saga: Eclipse (2010)
- The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 (2011)
- The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2 (2012)
- The Host (2013)
Produttrice
[modifica]- The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 (2011)
- The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2 (2012)
- The Host (2013)
Altri progetti
[modifica]- Wikipedia contiene una voce riguardante Stephenie Meyer
- Commons contiene immagini o altri file su Stephenie Meyer
Opere
[modifica]- Twilight (2005)
- New Moon (2006)
- Eclipse (2007)
- Breaking Dawn (2008)
- L'ospite (2008)
- La breve seconda vita di Bree Tanner (2010)