Si muore tutti democristiani
Si muore tutti democristiani
Titolo originale |
Si muore tutti democristiani |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 2017 |
Genere | commedia, satirico |
Regia | Il Terzo Segreto di Satira |
Soggetto | Il Terzo Segreto di Satira, Ugo Chiti |
Sceneggiatura | Il Terzo Segreto di Satira, Ugo Chiti |
Produttore | Beppe Caschetto |
Interpreti e personaggi | |
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Si muore tutti democristiani, film italiano del 2017, scritto e diretto dal collettivo italiano Il Terzo Segreto di Satira.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Se non vuoi spendere i milioni, vieni da Boldoni! (suocero di Fabrizio) [slogan pubblicitario del mobilificio, concluso da tutti in coro]
- È come l'arte post-moderna, ognuno ci vede quello che ci vuole. Per dire Picasso ha fatto Guernica, no? Ci si dovrebbe vedere la guerra, no? Io ci vedo un cavallo. (Fulvio)
- Ma è meglio fare cose pulite con soldi sporchi o cose sporche con soldi puliti, eh? (Fabrizio) [ad Enrico]
- Lo Stato è un socio occulto che si ruba metà del fatturato. (Persona nella folla del sogno[1]) [ad Enrico]
- Certo che con questa magistratura rossa non si può più telefonare. (Persona nella folla del sogno[1]) [ad Enrico]
- [In un flashback del 2001] Oh ma', è il G8, ti ho detto che dormiamo in una scuola. Cosa vuoi che ci succeda? Dai. (Stefano) [ultime parole famose]
- [In un flashback del 2001] Essere lì oggi è fondamentale, bisogna dare un segnale forte, basta con questo capitalismo sfrenato. Come dice Naomi Klein: "cercano di resettarci perché hanno paura della memoria, l'unico antidoto è la conoscenza collettiva."[2] (Stefano) [agli altri in auto, diretti verso il G8 di Genova]
- Mi sono fatto trascinare, come sempre. Cioè i miei amici vogliono andare al G8, andiamo al G8. Niente G8, andiamo a Sestriere. Va bene, andiamo a Sestriere a fare il bagno, è uguale... Nella vita non ho mai deciso un cazzo! Forse sono di sinistra solo perché ho fatto il classico, magari se avessi fatto l'ITIS sarei come nostro cugino Denis, fascio e pure tassista. (Stefano) [alla sorella]
Dialoghi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Biotti: Scusate, qual è il compito di un buon commercialista?
Enrico: Be'... quello di tutelare il cliente, di rispettare le normative e di farle pagare il giusto.
Biotti: Bravo! Far pagare meno tasse possibile, bravo! - Alessia [nipote di Fabrizio]: Ma cos'è il 25 aprile?
Suocero di Fabrizio: E te lo dico subito, tesoro: è la festa dei fannulloni. - Paziente [parlando dall'altra parte del separè]: Ha presente quelli che avvolgono le valigie negli aeroporti. [aprendo il separè e mostrandosi] Hm, ha presente? Quegli omini che avvolgono le valigie col nastro verde fosforescente negli aeroporti.
Enrico: Ma ce l'ha con me?
Paziente: Ho sempre pensato: ma che cazzo serve avvolgere le valigie? Poi cosa mi rubano? Io non ho niente. Poi una volta sono in aeroporto e vedo quell'omino e mi fermo davanti a lui per la prima volta e penso: "vabbè dai, per sicurezza!" E così la faccio avvolgere una, due, tre, quattro, cinque strati almeno. Per ogni strato in più io mi sentivo più al sicuro.
Enrico: Mi scusi ma perché mi sta raccontando tutto questo?
Paziente: Protesti tutta la vita contro il sistema. Il sistema... Ma un bel giorno scopri che il sistema sei tu. Sei tu... Non te ne accorgi quando succede ma quando è già successo e quando capisci che è troppo tardi allora pensi: "io ho combattuto tutta la vita per cambiare il mondo e adesso mi ritrovo con la valigia incellofanata." [la barella su cui è sdraiato viene portata via] - Padre di Enrico: Ciao figliolo.
Enrico: Papà, ma tu non sei...
Padre di Enrico: Morto, sì. Ma va che bell'ombrello che hai! Guarda, tutte le persone perbene hanno un bell'ombrello. Sono contento che finalmente ne abbia uno anche tu. Gli ideali, i valori sono importantissimi. Anch'io da giovane avevo degli ideali, sai? Vedi questo cappotto?
Enrico: Sì.
Padre di Enrico: Di che colore è?
Enrico: È nero.
Padre di Enrico: Lo so anch'io che è nero. Ma se novantasette persone su cento dicono che è giallo, il cappotto è giallo, perché è più facile convincere tre persone che il cappotto è giallo piuttosto che novantasette persone che il cappotto è nero.
Persona nella folla del sogno: Che bel cappotto giallo!
Padre di Enrico: Grazie!
Persona nella folla del sogno: Complimenti!
Padre di Enrico: Grazie! Grazie! Vedo che hai capito, figliolo. Benché ti piaccia o no, la fine è sempre la stessa: si muore tutti democristiani. [tutte le persone del sogno si avvicinano ad Enrico e lo circondano][1]
Stefano [voce fuori campo mentre sta guidando in motorino]: Quindi io non conto un cazzo. Hanno firmato senza di me. Bene, partite voi, sai che cazzo me ne frega, io me ne vado! Non chiedo la carità a nessuno, non ho bisogno di nessuno, che andassero a fare in culo! Pensano che senza di loro io sia un fallito? Io mi cerco un altro lavoro. La crisi, la disoccupazione un cazzo, se ti sbatti il lavoro lo trovi, a costo di mandare duecento curriculum al giorno e fare matrimoni per il resto della mia vita. Vaffanculo a Enrico, la sua superiorità morale. Arriva, mette tutti in crisi, "io non lo faccio, non lo faccio, non lo faccio" e poi firmi e io, stronzo, che ti sto anche dietro. Ipocrita del cazzo! E vaffanculo anche a Fabrizio che nemmeno si è posto il problema, ma perché avrebbe dovuto? Quel paraculo di merda si è sempre fatto i cazzi suoi! Andate, andate pure! A me non me ne frega un cazzo di prendere tremila euro al mese, preferisco guadagnarne cinquecento ma essere onesto, avere un'integrità morale perché io a differenza loro una dignità ce l'ho, una dignità per alzarmi la mattina, guardarmi allo specchio e dire... [Stefano è arrivato in aeroporto e parla all'addetta al check-in] "Ehm... Tre biglietti a nome Africando".
Addetta al check in: A... fri... can... do... Ecco qua! [porgendo i tre biglietti a Stefano] L'imbarco è al gate T, da quella parte.
Stefano: Grazie.
Addetta al check-in: Buon viaggio, buon lavoro. [Stefano consegna i biglietti a Enrico e Fabrizio]
Note
[modifica]- ↑ a b c Nel sogno\incubo di Enrico sempre più persone ben vestite e col suo stesso ombrello gli si avvicinano pronunciando qualche battuta. Successivamente Enrico si ritrova egli stesso ben vestito e ad avvicinarsi questa volta è il padre, morto da tempo.
- ↑ Citando un'intervista di Naomi Klein successiva al 2001: «Cercano di resettarci perché hanno paura della memoria. L'antidoto è la conoscenza collettiva, è la cultura, è l'informazione.»
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