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Leonid Kravčuk

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Kravčuk nel 2013

Leonid Makarovyč Kravčuk (1934 – 2022), politico ucraino.

Citazioni di Leonid Kravčuk

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  • Eltsin non mi ha consultato, ha agito da solo. [...] Egli ha annunciato che i missili strategici non sono più puntati sull'America, sull'Occidente. Ci domandiamo: allora contro chi sono puntati adesso? [...] Gli armamenti strategici appartengono alla Comunità degli Stati Indipendenti. Quindi, come può il Presidente russo ridurre armamenti che non ha? [...] Perché Eltsin parla a nome nostro, senza consultarci? Questo non è corretto.[1]

Intervista di Sergio Sergi, La Stampa, 2 dicembre 1991

  • [«Gorbaciov ha detto che l'indipendenza dell'Ucraina sarebbe una catastrofe e che prenderà tutte le misure perché voi firmiate il Trattato dell'Unione».]
    Ditemi voi quali misure si possono prendere nei riguardi di un popolo. Cose simili furono dette nei confronti dei baltici ma poi non successe un bel niente.
  • Non ci sarà alcuna catastrofe. L'Ucraina è ricca, ha un potenziale di gente, di terra, dispone di una economia non ancora del tutto distrutta. Per i primi tempi non sarà facile ma sapremo lavorare.
  • I democratici russi non vogliono entrare di nuovo nella storia come i fondatori di un altro impero.

Intervista di Fabio Squillante, La Stampa, 26 aprile 1992

  • Abbiamo vissuto insieme per oltre 70 anni, ma, ora che sono sorti dei nuovi Stati, bisogna dividere tutto giustamente. I debiti, certo, ma anche gli attivi, le proprietà all'estero e tutto il resto. La Russia però è contraria. Chi è allora l'intransigente?
  • Ognuno ha il suo punto di vista, ma la verità è che i russi [...] considerano l'Ucraina come una parte della Russia. Se Mosca riconoscerà nei fatti, non a parole, che l'Ucraina è uno Stato, e che ha gli stessi diritti della Russia, potremo accordarci.
  • Il 70 per cento di tutte le navi di superficie dell'ex Urss è stato costruito negli arsenali ucraini. E non parlo solo della flotta del Mar Nero, ma anche di quelle del Baltico, del Nord e del Pacifico. È chiaro che il popolo ucraino ritiene che l'Ucraina ha diritto a una parte di una flotta. Ma la Russia ci dice di no, e appena ci muoviamo prende tutto sotto il proprio controllo.
  • Mettiamo che noi trasferiamo le nostre armi atomiche, e diventiamo uno Stato denuclearizzato. Bene, è quello che vogliamo. Ma quali sono le garanzie della nostra sicurezza? La sicurezza della Germania, ad esempio, è garantita dalla Nato. Chi determinerà la sicurezza dell'Ucraina? La Russia? Potremmo essere d'accordo, ma la Russia avanza continuamente pretese territoriali nei nostri confronti.
  • Ogni Stato deve avere una propria politica economica nazionale, in modo da difendere gli interessi della propria popolazione. Sì, noi introdurremo una nostra valuta. Se il rublo avesse la forza del dollaro, o del marco tedeso, non lo faremmo. Ma il rublo è svalutato e, inoltre, semplicemente non c'è. Tutte le zecche si trovano in Russia, e dal primo gennaio l'Ucraina non ha ricevuto dalla Russia neanche un rublo: non fanno a tempo a stamparne abbastanza neanche per sé.

Intervista di Enrico Franceschini, La Stampa, 28 giugno 1994

  • Solo chi non fa niente non commette errori. Noi ne abbiamo commessi, ma abbiamo anche fatto molto, costruendo da zero uno stato indipendente, senza guerre o cataclismi, con strutture democratiche e forze armate proprie, guadagnando il rispetto della comunità internazionale. Il peggio è passato.
  • [«È favorevole a formare una Confederazione Slava tra Russia, Ucraina e Bielorussia, come alcuni propongono in questi giorni?»] È un'idea pericolosa. Rischia di suscitare un'ondata di panslavismo e nazionalismo dall' Europa orientale al Kazakhstan, in tutti i paesi in cui vivono milioni di slavi. Non si possono creare unioni in base al principio etnico-nazionale.
  • Russia e Ucraina hanno vissuto insieme per 350 anni, non hanno mai preso le armi una contro l'altra e mai lo faranno. Per risolvere la questione dell'autonomia della Crimea non faremo ricorso alla forza in nessuna circostanza. Siamo per una soluzione pacifica del problema, e mi pare che stiamo procedendo su questa strada.

Intervista di Eliseo Bertolasi, isagitalia.org, 11 luglio 2012

  • Le condizioni erano mature, la gente, pronta a una seria riforma, andava in cerca di soluzioni, un gran cambiamento era ormai nell'aria. Nondimeno, al momento del voto per l'indipendenza provai una grande emozione. Dopotutto, tale decisione venne presa con una maggioranza costituzionale pari al voto di 342 deputati del parlamento ucraino (nonostante il fatto che 226 voti sarebbero già stati sufficienti). Ecco! In quel momento in sala esplose con fragore una grande emozione: le bandiere sventolarono, le persone si rallegrarono, addirittura qualcuno danzò, tutti si abbracciarono e si strinsero la mano. A mia volta alzai le mani, le lanciai verso il cielo, da quanto era grande la mia sorpresa. Non mi sarei mai aspettato di veder così tante persone votare a favore, e in maniera così rapida. Il popolo ucraino aveva ottenuto la sua libertà, il diritto di determinare il proprio destino; diventavamo un Paese, un Paese indipendente! Quale emozione avrebbe mai potuto essere superiore a ciò che stavo provando!
  • In epoca sovietica ho ricoperto posizioni ai vertici, sono stato il secondo segretario del Partito Comunista dell'Ucraina. Perciò so molto bene in che modo l'ideologia comunista formasse la mentalità del popolo sovietico. Le persone non avevano la possibilità di sviluppare una propria consapevolezza e autocoscienza, a loro si diceva: il Komsomol – per i giovani, il Partito e il potere sovietico – per tutti. Tutto era sotto pressione e sotto controllo. Parlare a quel tempo delle peculiarità dell'identità nazionale degli ucraini sarebbe stato molto difficile, la mentalità vigente era quella sovietica.
  • Guardo all'Europa di oggi, e penso: «Che cosa ne sarebbe stato se tutto fosse rimasto com'era?». Dopo tutto, l'Europa sarebbe stata assolutamente diversa, ma anche noi, Ucraina, Russia, Bielorussia, saremmo stati diversi, forse simili a com'eravamo prima. Be'! Forse un po' saremmo cambiati. Ma nella misura in lo cui siamo ora, no! Non saremmo mai diventati così come siamo ora. Questo cammino, che stiamo percorrendo ormai da 20 anni, avrebbe richiesto condizioni diverse per almeno altri 60 anni.
  • L'ucraino autentico è una persona istruita e tollerante. In epoca sovietica, queste caratteristiche erano espresse anche dalle cifre: gli indici relativi al grado d'istruzione. In effetti, l'Ucraina era al primo posto in URSS per la quantità di persone con istruzione superiore e secondaria; c'erano circa 700 persone istruite ogni mille abitanti. Dico questo perché spesso siamo visti come individui un po' arretrati.
  • L'ucraino autentico è una persona dal carattere europeo. È un europeo. Fin dai tempi dell'antica Rus' kieviana con il principe Vladimir, con il principe Yaroslav il Saggio, abbiamo condotto una politica europea, abbiamo sviluppato un punto di vista europeo. In seguito è anche capitato che l'Ucraina sia andata nella direzione opposta, ed è per tale ragione che è rimasta indietro.
  • Se il russo per sua natura è artigiano, ebbene, l'ucraino è attaccato alla terra. Per lui, la terra è simbolo di stabilità e di ordine. L'ucraino è legato ad un ordine e ad un modo di vita di tipo rurale: la terra, la casa e la famiglia.
  • Le nostre canzoni e la nostra musica sono molto melodiche. E in questo aspetto, credo, c'incrociamo con gli italiani.
  • Per secoli siamo stati nell'Impero russo – per 325 anni. Allora, l'Ucraina non possedeva né sovranità, né memoria storica, nemmeno una propria lingua e cultura. Dopo il 1917 tutti questi fattori vennero subordinati all'idea collettiva di sviluppo sovietico. Venne addirittura formulata una teoria che ipotizzava il popolo sovietico senza precise peculiarità nazionali. L'Ucraina è sempre stata al di sotto della Russia, non insieme. Di conseguenza, per molti, soprattutto per gli intellettuali, la separazione dalla Russia ha rappresentato un avvenimento di grande importanza.
  • L'Ucraina è divisa tra la Sponda sinistra e la Sponda destra del Dnepr. La Sponda sinistra è vicina alla Russia, verso la quale ha affinità di lingua e di cultura. La Sponda destra, al contrario, tende verso l'Occidente. È su questo spartiacque che la gente, spesso, basa le proprie opinioni riguardo al rapporto con i russi, e non solo con loro. Dobbiamo accettare questo fatto. Per esempio: se prendiamo in esame la questione della lingua, sarà prevedibile quali saranno le posizioni delle regioni orientali dell'Ucraina, rispetto a quelle occidentali. Questi sono frammenti di eredità storica nella nostra vita.
  • L'Ucraina è stata unificata alla Russia nel 1654 ad opera di Bohdan Khmelnytsky. Naturalmente, questo fatto ha contributo alla formulazione dell'identità degli ucraini, che indubbiamente hanno acquisito molto dalla cultura russa. Ed è stato un bene. Voi sicuramente conoscete la cultura russa – la cultura di Puškin, di Lermontov, di Dostoevskij... si tratta di una grande cultura, uno dei pilastri della cultura mondiale. Allo stesso tempo abbiamo però cominciato a dimenticare la nostra puramente ucraina. La nostra identità storica e culturale, rappresentata da Taras Shevchenko, Lesia Ukrainka, Grigorij Skovoroda... è stata posta in secondo piano, al punto che oggi, nei riguardi della cultura russa, si percepisce una sensazione d'inferiorità.

Citazioni su Leonid Kravčuk

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  • Kravčuk crede nel nazionalismo o è soltanto un opportunista che ha colto il suo momento? Si è buttato nella battaglia per il mercato libero, dopo essere stato l'ideologo ortodosso del socialismo reale sovietico anzi segretario per le questioni ideologiche. Non ha molta considerazione per l'opposizione. Quando un avversario giorni fa ha messo in forse la sua buona fede, Kravčuk non è sceso in complicazioni intellettualistiche, ma ha detto semplicemente di non voler rispondere agli oppositori. E quando, dalla sponda opposta, lo accusano di aver trdito la causa del socialismo, Kravčuk rivendica per sé il diritto al ravvedimento che può essere rapido e silenzioso. Solo da segretario ideologico gli capitarono i documenti sullo sterminio degli ucraini. E fu uno shock tremendo. (Demetrio Volcic)

Note

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  1. Citato in «Il disarmo russo non ci riguarda», intervista di Fernando Mezzetti, La Stampa, 2 febbraio 1992

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