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Hans Ruesch

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Hans Ruesch nel 1993

Hans Ruesch (1913 – 2007), pilota automobilistico, scrittore ed editore svizzero, attivamente impegnato contro la sperimentazione animale.

Imperatrice nuda

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Si crocifigge un cane per studiare la durata dell'agonia di Cristo. Si squarta una cagna gravida per osservare l'istinto materno sotto il dolore intenso. Una équipe di cosiddetti scienziati paralizza un branco di gatti, sega via la volta cranica e stuzzica il cervello mentre le bestiole non anestetizzate sono costrette a inalare varie concentrazioni di anidride carbonica, e alla fine si ha la riprova di quanto già si sapeva da anni: che esiste una correlazione tra la concentrazione dell'anidride carbonica nel sangue e gli squilibri nervosi. Altri ricercatori immergono in acqua bollente 15.000 animali diversi, poi somministrano a metà di essi un estratto epatico di cui sono note da tempo le proprietà terapeutiche in caso di shock. Com'era da aspettarsi, gli animali trattati col farmaco agonizzano più a lungo degli altri.
Si costringono dei cani a bere soltanto alcool puro per oltre un anno, per ottenere "la prova scientifica" che l'abuso di alcool è nocivo. Migliaia di topi, conigli e cani, per lo più tracheotomizzati, vengono costretti a fumare sigarette per mesi e anni, e naturalmente molti muoiono: ma gli sperimentatori subito avvertono che non è possibile alcuna trasmissione di dati validi all'uomo.

Citazioni

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  • Vari cani beagles, noti per la loro indole mite e affettuosa, vengono tormentati da una coppia di scienziati finché, impazziti dal dolore, cominciano ad aggredirsi a vicenda. I due scienziati volevano «studiare la delinquenza minorile».
  • Da uomini con tanto di laurea, giorno per giorno milioni di animali indifesi – soprattutto cani, gatti, conigli, cavie, topi, scimmie, maiali, ma anche cavalli, asini, capre, uccelli e perfino pesci – immobilizzati e imbavagliati e spesso con le corde vocali recise, vengono lentamente accecati con acidi, avvelenati a piccole dosi, sottoposti a soffocazione intermittente, infettati con morbi mortali, sventrati, eviscerati, segati, bolliti, arrostiti vivi, congelati per essere riportati in vita e ricongelati, lasciati morire di fame o di sete, molto spesso dopo che sono state resecate parzialmente o totalmente le glandole surrenali o l'ipofisi o il pancreas o dopo sezione del midollo spinale. In un solo cervello si conficcano fino a 150 elettrodi o vi si iniettano vari acidi o se ne asportano parti. Le ossa vengono spezzate una a una, i testicoli vengono schiacciati a martellate, si lega l'uretra, vengono recise le zampe, estirpati o trapiantati vari organi, si mettono a nudo i nervi, si procede allo smidollamento della spina dorsale mediante sonde di metallo, vengono cuciti gli sbocchi naturali "per vedere che cosa succede", poi vengono attentamente osservate le sofferenze, che possono durare settimane, mesi, anni, finché non sopraggiunge la morte liberatrice, che per la stragrande maggioranza di queste creature sarà l'unica anestesia che avranno mai conosciuto.
  • C'è l'apparecchio "stereotassico" Horsley-Clarke, ideato da Horsley e Clarke per immobilizzare i gatti durante l'incannulazione e l'inserimento di elettrodi nella cavità cranica, per i soliti esperimenti sul cervello, che non hanno mai portato al minimo risultato pratico tranne quello di procurare il premio Nobel al prof. Walter R. Hess dell'Università di Zurigo, nonché importanti sussidi a svariati suoi colleghi in tutto il mondo.
  • Il termine "vivisezione" si applica a tutta la sperimentazione animale atta a causare sofferenze, dunque oltre a quella che comporta mutilazioni e interventi cruenti, anche a quella compiuta con sostanze deleterie, veleni, bruciature, scosse elettriche, privazioni varie, torture psicologiche squilibranti e così via. In tal senso il termine veniva già usato dai fisiologi del secolo scorso che iniziarono la pratica su larga scala [...].
  • È sintomatico che quei medici i quali non hanno esitato a denunciare la vivisezione sono sempre stati tra i più eminenti. Più che di una minoranza, si tratta di una élite. Ma è sicuro che quando tutti gli aspetti di questa pratica ignobile quanto dannosa saranno finalmente portati alla luce, anche la maggioranza dei medici, che per lo più sono individui intelligenti e umanitari, si convincerà che l'abolizione della vivisezione non è soltanto un obbligo morale per ogni persona che voglia definirsi civile, ma una necessità per la scienza medica stessa.
  • Il Mantegazza rimproverò a un suo collega, Maurizio Schiff, di non essere uomo capace di indagare seriamente sul dolore perché «troppo pietoso verso gli animali». Tutto è relativo. Schiff – un tedesco, che a Firenze si era fatto socio della neofondata Protezione degli Animali e aveva messo su un laboratorio finché lo sdegno popolare lo obbligò a trasferirsi a Ginevra – occupa un posto d'onore tra i vivisettori dell'epoca, sebbene la sua "sensibilità" lo portasse a recidere le corde vocali delle sue vittime per impedire che inscenassero, come diceva, «concerti notturni che potrebbero screditare gli studi fisiologici». Questi suoi "studi" consistevano ad esempio nel riempire di sabbia, ghiaia e pietre calcaree lo stomaco dei cani dopo averne cucito il piloro [...] e nel versare acqua bollente nello stomaco dei conigli, per vedere quanti giorni avrebbero impiegato a morire.
  • Il dott. George W. Crile, nel suo trattato Surgical Shock [...] riferiva esperimenti da lui compiuti su 148 cani, asseritamente per scoprire che cosa sia lo "shock chirurgico". Una sintesi di quel libro si presenta così: «Ho cosparso alcuni cani di pece e li ho incendiati. Ho sventrato altri e ho versato acqua bollente nelle cavità, ho tenuto le loro zampe sulla fiamma ossidrica, ho schiacciato gli organi più sensibili dei maschi (leggi: ho ridotto in polpa i loro testicoli), ho spezzato tutte le ossa degli arti. Ad alcuni ho cavato gli occhi e ho raschiato l'orbita vuota. A molti cani ho manipolato l'intestino, oppure ho versato etere nella trachea. A uno ho sparato con una rivoltella calibro 38, a un altro con una rivoltella calibro 32. A uno ho manipolato i reni e il fegato, poi gli ho inflitto una grave ferita a un rene, poi gli ho sparato con una rivoltella calibro 32». (E così per 155 pagine).
    Dopo il libro del Crile, e fino ai giorni nostri, sono usciti innumerevoli altri lavori che, basandosi su torture di cani, gatti e rane, hanno tentato inutilmente di spiegare che cosa sia lo shock clinico dell'uomo.
  • Ivan Pavlov [...] può simboleggiare il trasporto della grande fiamma vivisezionista dal secolo scorso al nostro. Lavorando nel suo laboratorio di Mosca, con una settantina di assistenti, Pavlov "scoprì" ciò che già sapevano gli antichi: che basta la menzione del cibo per produrre salivazione e secrezione di succhi gastrici. Le sue opere complete, riedite a Mosca nel 1955 in lingua inglese, rappresentano un vero e proprio monumento alla futilità vivisezionista. Pavlov era anche un appassionato di esperimenti sul cervello, il che è sempre sintomatico dello stato mentale dello sperimentatore. Di alcuni cani che aveva operato al cervello in due tempi, Pavlov descrisse le manifestazioni di dolore, il nervosismo, l'estrema sensibilità e lo stato convulsivo, marcato anche con evidente stupore di tanto "scienziato" da attacchi dì ostilità verso il torturatore. In una relazione del luminare si legge: «La gravità delle convulsioni si accresce fino alla morte, che sopravviene due anni dopo l'operazione». Due anni...
  • Recentemente il prof. William Dement (nome profetico?) dell'Università di Stanford, California, ha escogitato un sistema particolarmente ingegnoso per fare impazzire i gatti per mancanza di sonno. Il gatto, nel cui cervello è stato conficcato un elettrodo, viene messo su di un mattone che affiora in una vasca colma d'acqua. Il gatto sta tutto rattrappito, non può saltare. Allorché, vinto dal sonno, esso abbassa il capo, il naso entra nell'acqua e il gatto si risveglia di soprassalto. [...] Grazie al dott. Dement è apparsa sui settimanali americani la fotografia di un suo gattino con gli occhi tutti stralunati, dopo 70 giorni (giorni, non ore) d'immobilità sul mattone. L'elettrodo nel cervello ha informato il Dement che il gatto «ha ormai subito un profondo mutamento della personalità»: eufemismo per "pazzia", termine che non esiste nel linguaggio degli scienziati; solo in quello dei comuni mortali.
    La più parte dei quali è probabilmente dell'avviso che scienziati come il Dement soffrono di un profondo mutamento della personalità.
  • Così in tutti i campi gli animali incolpevoli devono servire da capri espiatori per i vizi dell'uomo.
  • Ecatombi di gatti torturati lentamente a morte (alcuni animali sopravvivevano per vari mesi a ripetute operazioni sul cervello) sono servite al professore zurighese Walter R. Hess per compilare i suoi tre libri che gli hanno fruttato il premio Nobel 1949 per la biologia, e in cui il nostro aveva affermato di aver individuato 3.500 punti irritabili diversi (Reizstellen) nel cervello del gatto. La palese idiozia di una simile affermazione è paragonabile soltanto all'idiozia dei biologi che hanno indotto il re di Svezia a ricompensare simili scempi con un Nobel.
  • Lo sperimentatore che per primo dimostrò che un topo, premendo un tasto, riesce a interrompere una scarica elettrica che lo strazia, ha portato la riprova di quanto l'umanità già sapeva dal millenni: che il topo è un animale molto intelligente e l'uomo un animale molto crudele. Gli sperimentatori che ripetono questo genere di esperimenti con infinite varianti, dimostrano la verità di un vecchio adagio: che la differenza tra l'intelligenza e la stupidità sta nel fatto che l'intelligenza ha i suoi limiti.
    Come la stupidità, così anche la crudeltà, sua cugina, non ha limiti.
  • Agli osservatori della materia si presenta il sorprendente fenomeno che mentre da una parte i vivisettori equiparano le reazioni fisiologiche, nervose e psichiche dell'animale a quelle dell'’uomo, dall'altra essi pretendono di poterne fare tutto quel che vogliono e, allo stesso tempo, che gli animali non soffrono. È sintomatico che questi individui, pure avendo continui contatti con gli animali, non sembrano minimamente accorgersi che tutti sono dotati di una squisita sensibilità e di un'intelligenza che, seppure per molti versi assai differente dalla nostra, non per questo va considerata "inferiore".
  • Le termiti inventarono costruzioni di argilla estremamente complesse, provviste anche di condizionamento d'aria, quando l'uomo non si era ancora costruito la prima capanna di pietra. Le formiche dedicano altrettante cure alle proprie costruzioni. Nelle giornate calde le operaie trasportano le larve e i bozzoli a uno a uno nelle loro mascelle e li depongono nei corridoi che si trovano a stretto contatto con la superficie riscaldata dal sole; di notte li riportano al centro del formicaio.
    Gli organi sensori, distribuiti su tutto il corpo degli insetti sono delicatissimi: i pidocchi disertano un uomo appena morto avvertendone subito il raffreddamento, e spesso lo abbandonano prima che muoia, quando inizia l'abbassamento della temperatura corporea.
  • Si è accertato che le scimmie sanno anche comunicare tra loro, sia con gesti dei quali gran parte sono identici ai gesti umani, sia con parole, di cui sono state finora identificate un'ottantina. Vi sono scimmie più intelligenti di esseri umani dalle facoltà scarsamente sviluppate. L'intelligenza di una scimmia adulta corrisponde a quella dei bambini tra i cinque e i nove anni di età, ma il suo sistema nervoso è più delicato, più fragile di quello umano, per cui le scimmie possono soffrire come e più dell'uomo.
  • Il desiderio di proteggere gli animali scaturisce inevitabilmente dalla più approfondita conoscenza di essi, dalla scoperta che sono creature sensibili e intelligenti, enormemente desiderose di affetto, nonché affettuose, ma indifese in un mondo crudele e incomprensibile, esposte a tutti i soprusi dei dominatori. Gli zoofobi vorrebbero dar a intendere che l'amore per gli animali va a scapito dell'amore per l'uomo. È vero esattamente il contrario. L'amore per gli animali è qualcosa in più, non in meno. [...] E chi ama gli animali li ama anzitutto per le qualità "umane" che essi dimostrano: intendendo però quelle che l'uomo manifesta quando è al suo meglio, non quando è al suo peggio.
  • L'amore dell'uomo per l'animale è comunque sempre inferiore, come intensità e completezza, all'amore che l'animale porta all'essere umano che ha saputo conquistarne l'affetto. L'uomo è il fratello maggiore, che ha mille preoccupazioni, attività e interessi diversi: invece per l'animale che si è affezionato a un essere umano, costui diventa tutto per lui. Ciò vale tanto per il cane, che manifesta con irruenza il suo attaccamento, quanto per le specie più riservate e complesse, come i felini, con i quali è più difficile stabilire un rapporto senza uno sforzo personale e molta pazienza.
  • In effetti, nella natura i lupi contribuiscono a mantenere in salute le renne, inseguendone i branchi e obbligandoli a correre; ma riescono a impadronirsi solo dei capi vecchi, malati o feriti, eliminandoli. In cattività, anche con ampio spazio a disposizione, le renne impigriscono e si ammalano. [...] E pensare che i lupi erano andati a caccia di renne, senza decimarne i branchi, per migliaia d'anni, prima che l'uomo bianco arrivasse nel Nord con le sue armi da fuoco. Oggi, il lupo è tra gli animali in via di estinzione, come la renna.
  • Il gatto è un commensale dell'uomo, non uno schiavo.
  • È difficile conoscere a fondo gli animali senza prenderli in simpatia. Io non conosco un sol caso in cui l'amore per gli animali si sia tramutato in odio; invece molti in cui l'odio o l'indifferenza per gli animali fondati appunto sull'ignoranza della loro vera natura ha preso la direzione opposta. [...] Chissà perché soltanto i vivisettori sono esenti da questa naturale evoluzione che porta inevitabilmente all'amore degli animali attraverso una più intima conoscenza.
  • Fin da quando ero bambino mio padre mi aveva fatto notare come le formiche portano via i cadaveri delle loro compagne. Mi diceva: «Vedi, non le abbandonano. Chissà che non le sotterrino con qualche rito?» Ho rivisto da allora varie volte lo spettacolo delle formiche che s'incamminano per chissà dove trasportando tra le mascelle una compagna morta. Ma è soltanto da poco che ho capito che la domanda di mio padre era forse più che una battuta: quando ho letto che le formiche compiono anche interventi chirurgici. [...] l'entomologo russo Marikovskij [...] ha potuto osservare due formiche che resecavano un'escrescenza dal corpo d'una "paziente". Inoltre ha osservato tre formiche che estraevano una minuscola scheggia dal fianco d'una compagna. Gli interventi furono eseguiti in uno spazio antistante il formicaio. Mentre i "chirurghi" operavano, le altre formiche della colonia facevano cerchio intorno alla paziente. Tutto ciò non solo dimostra un alto livello d'intelligenza, ma anche di altruismo, perché è lecito assumere che le formiche-chirurgo non abbiano in seguito presentato una salata parcella alla consorella operata.
  • Ci sono i ratti di città i quali, quando scoprono cibi avvelenati, sparsi espressamente dall'uomo, vi fanno sopra i loro bisogni, per avvertire i compagni meno sagaci. C'è l'esempio di molti animali selvaggi che si rifiutano d'accoppiarsi in cattività, come se non volessero mettere al mondo figli in tale triste condizione, e di quelli che, avendone messi al mondo, preferiscono lasciarli morire, rifiutandosi di allattarli o addirittura divorandoli alla nascita; sebbene allo stato libero questi stessi animali, ad esempio le tigri, curino i propri figli con una tenerezza e un'abnegazione che molti esseri umani dovrebbero prendere ad esempio.
    L'uomo potrebbe prendere ad esempio anche la saggezza e l'abnegazione di cui fanno mostra gli animali nell'allevare la prole, senza mai cercare di dominarla, e poi se ne staccano gradualmente, osservandola a distanza, a sua insaputa, per renderla indipendente. Solo quando vedono uno dei loro piccoli in serie difficoltà, accorrono in suo aiuto.
  • Le scimmie portano al sicuro le compagne ferite dai cacciatori, anche a rischio della propria vita. Il loro dolore per la morte di un membro del gruppo è così umano, così commovente, che molti cacciatori che hanno ucciso una scimmia, non ne uccidono mai più.
  • È il senso morale a spingere l'uomo verso la pietà. Pietà significa compassione, la capacità di avvertire la sofferenza altrui quasi fosse la propria. La mancanza di pietà è sempre un segno di ottusaggine: dell'incapacità d'immedesimarsi in altri che soffrono o subiscono sopraffazioni. L'uomo ha o dovrebbe avere pietà soprattutto degli orfani, dei bambini maltrattati, dei vecchi, dei malati, di tutti gli indifesi e i sopraffatti. Tra questi ultimi figura la più parte degli animali. E noi non dobbiamo domandarci se essi hanno un'anima, o se sono capaci di ragionare, o di parlare, o di contare, ma dobbiamo domandarci una cosa sola: «Sono capaci di soffrire?» E per loro sfortuna essi ne sono fin troppo capaci.

Senza dubbio saranno enormi i mezzi propagandistici che verranno messi in moto per impedire la rivelazione della verità. Coloro che per decenni hanno fabbricato, propagandato e autorizzato medicinali dichiarati innocui in base a prove su animali, ma in seguito rivelatisi responsabili perfino di cancri infantili, continueranno a gridare che chi li avversa vorrebbe veder morire i bambini; e senza dubbio continueranno a esserci grossi mezzi d'informazione pubblica che avranno interesse a glorificare la vivisezione.
Tuttavia già in passato altre cause giuste hanno trionfato contro organizzazioni ricche, agguerrite e senza scrupoli, ma prive di forza morale.

Citazioni su Imperatrice nuda

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  • La parola-concetto [specismo] rimarcata da Ryder segue o dà significato esplicito a quelle discussioni che dalla metà degli anni Sessanta hanno iniziato a denunciare certe pratiche, in esito soprattutto allo sviluppo tecnico-scientifico e all'industrializzazione, vessatorie (a esser miti nel giudizio) nei confronti delle altre specie. Mi riferisco a saggi come Animal Machines di Ruth Harrison o Silent Spring di Rachel Carson, saggi che poi negli anni Settanta inaugureranno il Leitmotiv del libro bianco. Al riguardo, esemplare sarà Imperatrice nuda di Hans Ruesch, vero e proprio manifesto dell'antivivisezionismo. (Roberto Marchesini)

Incipit de I Mammà e Papà

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«Tu aspettare un momento,» disse Gennarino al negro americano, e si precipitò giù per la scarpata, verso il lembo di spiaggia, ingombro di barche e battelli in secca, con la chiglia rivolta al cielo.
Prese il ciottolo appiattito che aveva adocchiato da Via Caracciolo e lo scagliò in modo da farlo rimbalzare più volte sullo specchio del mare prima che affondasse. Era ancora tanto ragazzino che gli riusciva difficile rinunciare a un gioco, e in questo era particolarmente abile. Peccato che non fruttasse soldi. Anzi, poteva farne perdere: quando alzò lo sguardo alla strada, s'avvide che un rivale, un ragazzaccio più grande di lui, aveva già avvicinato il suo negro.

Bibliografia

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Filmografia

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Altri progetti

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