BigMama
BigMama, pseudonimo di Marianna Mammone (2000 – vivente), rapper e cantautrice italiana.
Citazioni di BigMama
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Sicuramente non farei mai un disco palloso, tutto uguale, indie [ride, ndr]. No, non mi sento di attaccare quella wave e prendere posizione. È che proprio quella roba itpop non mi piace. Proprio a livello di scrittura. A me piace dire le cose in modo diretto, così come le penso. L'indie italiano mi sembra che usi mille giri di parole strani per dire che poi ti vuoi scopare qualcuno. Le cose scritte così, un po' ermetiche, mi stanno sui coglioni.[1]
- [...] io sono un mix malvagio e terribile di due persone ben specifiche. La prima è mio padre, che è la persona più ironica sulla faccia della Terra. Lui vive di battute, si sveglia facendo battute di merda e va a dormire facendone altre che sono pure peggio. L'altra persona in realtà è in generale la famiglia di mia nonna materna. In particolare, ho preso molto da zia Maria, che è la sorella di mia nonna. Zia Maria è sboccata, è direttissima, non ha paura di dire le cose che pensa e io sono identica, spiccicata.[1]
- Vengo da una famiglia per niente benestante, sono donna, grassa, rapper e queer: le ho tutte.[2]
- Nella storia della musica Elodie non è la prima a esibire un nudo spudorato, ma lo fa in modo naturale e questo dà fastidio perché la società patriarcale vuole coprire le donne, vuole dire loro cosa fare: la donna è sempre svalutata, criticata; chi va controcorrente fa paura, viene attaccato. Spero che un giorno Elodie possa fare un concerto nuda senza che nessuno le dica niente.[2]
- Non c'è sensazione più brutta di sentirsi soli, e io l'ho provata per una vita intera. Essere attaccata, derisa, aggredita, violentata per poi sentirsi profondamente sporca e in colpa. Ero stanca: la mia voce doveva essere ascoltata, doveva accompagnare, prendere la mano e portare chi era all'ascolto verso la consapevolezza.[3]
- Io all'anagrafe sono bisessuale – se proprio mi devo definire, perché in generale a me non piace etichettarmi. Sono stata con uomini, ma ero innamoratissima delle donne, di cui non pensavo di meritare l'amore perché non mi sono mai sentita all'altezza di una donna.[3]
- La rabbia l'ho utilizzata sempre come scudo. Sono sempre stata molto aggressiva. Io però ho cercato di trovare il positivo nella mia rabbia. Da piccola ero una bambina molto vanitosa. La mia luce è stata spenta dalle persone che mi circondavano ma oggi sono riuscita a trovare il sole. Io ho iniziato ad essere vittima di bullismo da subito, ero piccolissima. Non sono mai stata una bambina magra. Mi tiravano anche le pietre. La presa di potenza di quei ragazzini era fare quella cosa. Come mi vendico? Io sto vivendo la mia vita a meglio e questa è la mia vendetta.[4]
- A 16 anni ho subito una violenza sessuale. Me ne sono accorta solo un bel po' tempo, tre anni dopo. [...] Io non mi ero resa conto di quello che era successo. Per me era normale che una ragazzina dovesse essere rinchiusa in un bagno ad una festa. Quando ero piccola non si parlava così apertamente di violenza sessuale, mi hanno aiutato a tirar fuori quei ricordi delle persone che avevano vissuto le mie stesse cose. Io mi sono sentita sporca [...]. Non avevo il coraggio di dirlo a casa, a casa non si parlava di quelle cose. [...] Non ho denunciato. Bisogna denunciare, denunciare sempre, è una cosa importante, io l'ho capito tardi.[4]
- Quante volte tutti noi ci siamo sentiti dire: non mollare, non ti arrendere, devi farcela per forza, a tutti i costi. Siamo figli di questa generazione che ha un'estrema paura di non farcela, siamo bombardati da messaggi che ci portano a pensare che sbagliare non è mai qualcosa di umano: i voti devono essere sempre alti, la media deve essere altissima, ogni volta che facciamo un errore viene sottolineato in rosso e si trasforma in un grandissimo imbarazzo. Invece io dico che credere nei propri sogni salva. [...] il fallimento è qualcosa di prezioso, voi dovete fallire perché aiuta. Fallire ti fa ragionare su quanto effettivamente credi nel tuo sogno, ti porta ad avere la forza interiore che è fondamentale per andarti a prendere quello che ti spetta. Io lo chiamo desiderio di rivalsa e io ce l'ho [...]. Sapete quanti pezzi miei non sono andati bene, quanti video ho fatto e ho speso un sacco di soldi e li hanno visti quattro gatti, quante volte ho fatto i concerti e sotto c'erano quindici persone, quante persone mi hanno messo i piedi in testa, quanti contest ho perso? La passione per la musica però è sempre stata più forte di tutti questi giudizi, e tutta questa forza mi ha sempre dato una grandissima spinta per continuare sempre, sempre e sempre. [...] sbagliare è umano e fallire è prezioso. Sarà la vostra ambizione che un domani muoverà il mondo, soprattutto il vostro mondo.[5]
Intervista di Claudio Biazzetti, redbull.com, 28 giugno 2021.
- Mi sono fatta 12 chemio ma non hanno scalfito il mio mood. Preferivo stare malissimo ma fare musica piuttosto che non farla proprio. Anzi, probabilmente è proprio la musica che mi ha tirato fuori da certe situazioni, che mi ha fatto andare avanti. Non so se ci sarei riuscita con la stessa carica.
- Ho capito che fare rap non è solo fare freestyle per dimostrare quanto sono brava. È letteralmente divertirsi con la musica e più sfaccettature usi e più bravo sei.
- Ci posso anche provare a fare una canzone in cui non mando a fanculo chi mi giudica. Ma non ci riesco. È un mio pallino.
- [...] non ho una categoria di pubblico a cui mi riferisco. I miei pezzi sono chiunque. Anche il ragazzo più figo di questo mondo avrà i suoi problemi. Sono un po' la voce di tutti. Se ultimamente il rap è vantarsi di chi ce l'ha più grosso, io dico cose reali per persone reali. Sono umana e parlo di cose che uno vive tutti i giorni.
Intervista di Giulia Taviani, corriere.it, 17 maggio 2023.
- Credo che il mondo non sia ancora pronto a vedere una persona con un corpo non conforme vivere come una persona che un corpo conforme invece ce l'ha. Un artista più grasso non viene ritenuto un buon artista, perché si pensa che le persone grasse siano pigre, goffe, che non fanno altro se non mangiare e stare sul divano. C'è un preconcetto che fa sì che risulti strano vedere una persona grassa allenarsi, fare il politico, l'avvocato o cose importanti.
- Nel mio modo di comunicare è inclusa qualsiasi tipologia di libertà. Se domani decidessi di perdere 40 chili le persone mi dovrebbero accettare come persona magra. E, il fatto stesso di essere dimagrita, non vorrebbe dire, per me, smettere di sostenere il movimento della body positivity o iniziare a svalutare le persone grasse.
- Alla fine, il rap è un genere particolare nel quale una persona sfoga ciò che vive tutti i giorni. Quindi se vive in un contesto maschilista, omofobo e quant’altro non gli si può chiedere di essere falso. Certo, magari non ti ascolterò. Però il rap è così, spero che sia la società intorno a cambiare.
- [«Hai fatto fatica a esordire in quanto donna?»] È come se la figura donna non fosse "vera" come quella dell'uomo. Io vado sempre oltre l'identità di genere, mi interessa poco. Sono una persona che valuta l'artista solo in base alla musica. Ma il problema sono gli altri e i loro discorsi non noi donne.
Intervista di Elisabetta Moro, cosmopolitan.com, 23 giugno 2023.
- [...] io non sono mai stata magra nella vita, la mia forma fisica si notava già quand'ero piccolina. E non era solo bullismo da parte degli altri bambini, magari fosse stato solo quello. Tutti si sentivano di dover per forza commentare il mio aspetto fisico: maestre, professoresse, amici dei miei genitori, signore del paese. E io pensavo che, essendo una persona grassa, dovessi per forza accettare consigli sulla mia salute e critiche sul mio fisico.
- Ho trovato persone con la mia stessa mentalità, persone che hanno fame, fame di diventare qualcuno, fame di avere una stabilità economica che ti permetta di non arrivare a fine mese con l'acqua alla gola. Fame di voler essere una persona completa senza dipendere da nessuno. [...] Milano è una città così veloce che la gente non ti calcola proprio. Non hanno il tempo di darti fastidio perché stanno facendo troppe cose.
- [«C'è qualcuno a cui ti sei ispirata nel mondo musicale?»] Non potevo ispirarmi a nessuno perché non c'era nessuno come me. Mi sono costruita da sola. Una persona che oggi posso dire di stimare davvero come se fosse mia madre è Lizzo anche se a livello musicale siamo molto diverse. Ho visto il suo concerto al Forum e mi sono emozionata 1000 volte. Lei e le sue ballerine sono tutte grasse, eppure si muovono benissimo, non hanno il fiatone, non mostrano il minimo segno di difficoltà. E questo è il messaggio vero che sta dietro a 'sta cazzo di body positivity: una persona grassa può fare tutto. Non per forza meglio, non per forza peggio, però può fare tutto.
- [«[...] hai parlato della tua esperienza con il linfoma di Hodgkin»] Non mi piace pubblicizzarlo, non mi piace il pietismo. Non sono un'eroina, sono solo una a cui la chemioterapia ha funzionato. Immagina un periodo positivo, ti vedi bene, inizi con la musica, stai per firmare un contratto con l'etichetta, vogliono investire su di te. Poi scoprì di avere il cancro a vent'anni. La chemioterapia mi ha salvato la vita, però la musica è stata la mia medicina. Non vedevo l'ora di arrivare all'ultima chemio per andare a cantare.
- [«Com'è essere una ragazza bisessuale in Italia?»] Se ne parla poco, ma è più facile accettare una persona omosessuale che una persona bi. Si pensa che le donne bisex lo facciano solo per attirare i maschi, che le persone bi siano facili o ninfomani perché non si soddisfano solo con una cosa, le vogliono tutte e due.
Greta Valicenti, billboard.it, 11 ottobre 2023.
- Diciamo che io non ero davvero sfigata, non sono mai stata brutta perché il brutto non esiste, non sono mai stata da scartare perché nessuno va scartato. Semplicemente ero convinta fosse così perché gli altri me lo facevano credere.
- [...] l'ironia e soprattutto l'autoironia hanno sempre fatto parte di me. È cambiato il modo in cui le utilizzo. Quando ero piccolina usavo l'autoironia per difesa, per evitare che gli altri mi prendessero in giro perché ero io la prima che si prendeva in giro. E soprattutto perché laddove le persone non vedevano qualcosa di bello, almeno vedevano una persona simpatica. Poi negli anni la mia autoironia è cambiata, nel senso che sono diventata autoironica per risoluzione di problemi, magari quando qualcosa mi va male la butto sempre sulla battuta anche per tirarmi su il morale. [...] So bene su cosa scherzare perché la mia sicurezza mi porta a farlo. Prima invece se scherzato era perché sentivo di dover essere il pagliaccio del gruppo, così che le persone non si accorgessero 24/7 del fatto che fossi grassa.
- [«Parlando [...] di come ti faccia sentire essere una donna in un genere prevalentemente maschile [...]: quanto ti ha rotto sentirti fare questa domanda? Ero presente una volta che ti è stata posta e ne ero infastidita io, immagino tu...»] Dire quello che penso di questa domanda credo sia superfluo, perché lo sappiamo già. Secondo me per capire l'assurdità della cosa basta immaginare rapper x cazzo munito seduto lì e qualcuno gli chiede come si sente ad essere un rapper uomo. Non succederebbe mai. Così non solo mi vuoi generalizzare in quanto sono una donna che fa rap, ma mi stai dicendo che devo per forza mandare un messaggio, devo per forza lottare per la mia vita con i denti perché sennò i maschi mi mettono i piedi in testa. Perché è questo quello che voleva dire. Poi però devo anche parlare a nome di tutte le mie colleghe. Ma io che ne so di cosa pensano loro? Che ne so se sono maschiliste o no? Io non posso parlare a nome loro solo perché abbiamo in comune il fatto di essere donne. Questo generalizzare è proprio frutto di una corrente maschilista che troviamo in tutti i campi esistenti ed è una cosa molto tossica.
- [«Quanto anche la consapevolezza sulla tua sessualità ha cambiato la percezione che hai di te stessa?»] Tantissimo. Io ad Avellino mi sono sempre dovuta nascondere, e quando ho smesso di farlo, facendo coming out con alcuni compagni di classe, sono stata allontanata da tutte le ragazze. Questa cosa mi ha fatto chiudere tantissimo in me stessa. Poi subivo commenti del tipo "Ah, ma forse è un momento, forse è solo una perversione". Quindi addirittura ti senti malato, ti senti sporco. Come se quello che provi è una cosa che provano solo delle persone che si devono sentire colpevoli. [...] Milano mi ha aiutata tantissimo. Qui ho iniziato subito a frequentare locali gay, e stando in quei contesti ho capito davvero che cosa significa essere liberi di poter essere chi si vuole. Quando poi mi sono aperta anche io in prima persona verso la mia sessualità per me è cambiato tutto. Quando ti riconosci, capisci effettivamente che la tua vita può essere felice. Io ho avuto delle relazioni con ragazzi, ma non mi sono mai andate bene perché trovavo sempre dei difetti. Poi però andando avanti mi sono resa conto che il problema era come mi sentivo io. Ed effettivamente quando poi entri una relazione in cui le cose sono bilanciate, in cui non senti quel peso di dover sempre giudicare la persona perché non ti piace davvero, allora tutto cambia. E questa cosa mi ha fatto sentire, finalmente, davvero libera.
Intervista di Patrizio Ruviglioni, vanityfair.it, 28 gennaio 2024.
- Prima, rispondevo all'odio con l'odio, covavo rabbia. Poi ho capito che serve trasformare le energie negative in positive. [...] ho accettato la donna che sono. Ho passato anni a nascondermi, a vestirmi larga; ora sono cambiata.
- Io resto sempre, in parte, dipendente dal giudizio degli altri. Quando Amadeus mi ha annunciata come concorrente [al Festival di Sanremo], è partita subito la corsa a screditarmi sui social. Ma non appena sono salita sul palco dell'Ariston, per le prove, ho capito che quello era il mio posto, che meritavo di stare là sopra.
- Ci tengo a normalizzare il posto delle persone grasse in tv: quando ero piccola, erano sempre i pagliacci della situazione; io stessa ci credevo, avevo sviluppato un'autoironia tossica, mi sminuivo. Ora quando un bambino mi dice che da grande vuole diventare come me, mi emoziono. Perché un riferimento del genere, io, non l'ho mai avuto. Ma c'è da credere nei propri sogni.
Intervista di Greta Valicenti, billboard.it, 2 febbraio 2024.
- Se tu vai su internet e cerchi BigMama al mio nome sono accostati concetti come body positivity, bullismo. Poi vai su Spotify e vedi che la mia musica è per una nicchia. La domanda che mi sono fatta è stata "ma io voglio fare la nicchia per sempre o far arrivare il mio messaggio a più persone possibili?"
- A volte sembra inammissibile che possano esserci più donne brave e che non ci sia una che prevalga sull'altra. Deve esserci la regina del pop, la regina del rap e così via. [«Una cosa che ovviamente agli uomini non succede»] Ma figurati! E poi in una società che ragiona in una maniera maschilista – dicendo ad esempio che una donna è famosa solo perché si veste in un certo modo. O perché è la fidanza di –, dire una cosa estremamente femminista è difficile perché ti trovi il 90% delle persone contro. Quindi è più facile essere maschilista e magari offendere le altre donne, quando invece è importante far vedere che c'è unione tra di noi.
- Vuoi o non vuoi il mio aspetto fisico è esso stesso un messaggio. Di artisti uomini grassi in televisione è pieno, mentre di donne grasse no. Ma sotto c'è molto altro. Io non sono solo quello, penso di avere talento in quello che faccio e spesso questa cosa passa in secondo piano.
- [...] che a me piaccia il fatto di essere un'artista politica è indubbio, ma perché è una cosa che sento molto mia. Se posso fare qualcosa per la mia comunità queer, io lo faccio. Se posso essere una voce di rottura voglio esserlo. Di questi tempi è troppo facile stare zitti. Non ci vorrebbe niente a fare musica senza esporsi, non dovrei nemmeno metterci del peso personale. Andrei in studio, farei la canzone d'amore e tornerei a casa. Ma poi? [«Ti piace quindi essere disturbante»] Un sacco. Ne pago le conseguenze perché per me ancora non è facile sopportare i giudizi e le critiche delle persone. Soprattutto in questo periodo in cui sono abbastanza sotti i riflettori. A me non piace quando devo prendermi la merda senza giustificazione perché magari dico una cosa che viene ripresa e capovolta senza motivo. Io sto facendo la mia gavetta a piccoli passi, non ho mai avuto un boom che mi ha fatta diventare famosissima. Ma ogni volta che vengo piazzata sotto i riflettori vedo che ci sono delle persone cattive che non vedono l'ora di dire la propria.
- [...] socialmente e storicamente le persone grasse sono viste come individui che sanno fare meno degli altri. Lo stereotipo della persona grassa è di qualcuno che mangia tanto, che è pigro e magari sta a letto tutto il giorno senza fare niente. C’è proprio un odio radicato nei confronti delle persone grasse, che si è accentuato da quando accendi la televisione e vedi che i grassi sono i pagliacci, quelli che vogliono conquistare la ragazza e non ci riescono e così via. Quando si ha questa visione di una persona grassa e nella tua vita non riesci a fare niente ma vedi che lei ce l'ha fatta ti brucia il fegato. La verità è che qualcosa ti dà fastidio quando quel qualcosa è legato a te in una maniera personale. Nel momento in cui la società in cui viviamo è grassofobica, la persona grassa ti infastidisce perché rappresenta ciò che tu non vuoi diventare.
- Quando mi dicono che io promuovo uno stile di vita sbagliato mi arrabbio moltissimo. Io non fumo, sono astemia da due anni, c'ho avuto la malattia che c'ho avuto quindi sono sempre controllatissima. Cerco di bere acqua il più possibile, mangio bene perché ho capito che il mio regime alimentare non era corretto, faccio movimento, lavoro tutto il giorno dalla mattina alle 7 fino alle 8 di sera e sono un treno. Io non promuovo uno stile di vita sbagliato, io promuovo il fatto che mi amo così tanto che curo il mio corpo e se il mio corpo è questo io lo amo così com'è e non posso cambiarlo perché sono sempre stata così da quando avevo tre anni. Per troppo tempo mi sono rispettata poco solo per far piacere agli altri e ho imparato che le persone ti trattano in base a come tu tratti te stesso. [...] Quando ero piccola mettevo sempre dei vestiti larghi per nascondermi e si vedeva che ero molto insicura di me stessa, e gli altri mi trattavano di conseguenza. Da quando ho cambiato il modo di pormi la gente mi tratta come se io avessi sempre un red carpet sotto i piedi perché più ti ami, più le persone capiscono il tuo valore.
Intervista di Gianmarco Aimi, rollingstone.it, 2 febbraio 2024.
- [«[...] a chi critica i rapper per i testi violenti come rispondi?»] Il rap è sempre stato, dalla sua nascita, lo specchio della società. Per cui lamentarsi di testi troppo duri vuol dire non essere contenti della società in cui si vive. Consiglierei di fare un profondo recap su quelle che sono le varie fasi in cui si è mossa la società e poi commentare i rapper. Io ho sempre utilizzato la musica come sfogo personale. Ho avuto una vita tagliente e voglio che le mie parole siano altrettanto taglienti.
- Credo nella libertà e quindi mi prendo la libertà di non ascoltare i rapper maschilisti. Non li sento proprio, così mi salvo dalla fine del mondo. Ma quando una casa cade a pezzi non ti puoi preoccupare del buco nel muro. Devi prima capire perché sta crollando. Facciamo una ricerca storica sulla nostra società, poi arriviamo ai testi musicali. Non bisogna nascondere che la nostra società è ancora maschilista, si basa sul patriarcato, e le donne non hanno potere e voce. Come possono dei testi rap toccare così tanto la sensibilità, mentre quando si vede un telegiornale e si vede che ogni giorno muore una donna non si fa nulla?
- [...] una persona può sempre fare ciò che vuole, naturalmente rispettando gli altri, a prescindere da chi è, da dove viene, qual è la sua sessualità o quanto pesa. Per questo amo fare tanti live, perché lì c'è la rappresentazione di una persona grassa che riesce a tenere un live per un'ora e quindi la gente che assiste si rende conto che anche noi possiamo ballare e fare musica. Non solo ognuno deve sentirsi libero, ma anche libero di fare ciò che vuole.
- [...] Salmo mi ha davvero salvato la vita. [...] Quando prendevo il pullman per andare a scuola facevo ogni giorno la classica "sfilata della vergogna" per cercare posto. Ero molto larga, più lo zaino, quindi era difficile per me passare nel corridoio e così i ragazzini ai lati non facevano altro che prendermi in giro. Allora ho cominciato a sopravvivere da quando ho iniziato ad ascoltare Salmo, mettevo la sua musica nelle cuffiette al massimo volume e mi sentivo potentissima. Perché suonava fighissima e quando ero piccolina ero ossessionata dalla sua musica e andavo a tutti i suoi concerti. Quando lo ascoltavo mi dimenticavo di essere una ragazzina grassa.
Greta Scarselli, outpump.com, 4 febbraio 2024.
- Quando il mondo è cattivo con te, ti incattivisci. È normale. Non puoi essere una bella persona se vivi in un mondo brutto.
- Quello del giudizio è il mio problema più grande. Sai qual è il fatto? Che uno può provare ad andare avanti rispetto a determinate tematiche, però quando qualcosa ti colpisce da tempo è difficile toglierselo di dosso.
- Sanremo da un lato è bellissimo perché è un trampolino gigantesco, il più grande in Italia, però porta con sé anche tutta una serie di difetti, tra questi i giudizi. [...] a volte purtroppo la gente si dimentica che gli artisti sono persone. [...] diventi un oggettino, un tema di italiano alle scuole superiori da dover votare. Ma io non ho bisogno di un voto.
- Quando ero bambina la parola cattiva mi è stata detta molte volte. Ho iniziato a rispondere male quando le persone mi giudicavano, ed ero piccolissima. Però quest'odio non andava solo sugli altri, andava anche verso la mia famiglia. Odiavo la mia casa, odiavo la mia città. [...] Ci ho messo anni per capire che quella quella rabbia non mi serviva a niente. La rabbia non ti basta, no? [...] Quella rabbia non mi ha mai aiutato nella vita, mi ha solo fatto prendere delle energie negative e me le ha fatte trasformare in altre energie negative che al mondo non servono.
- Se io donna faccio un testo rap di natura maschilista con zero voglia di dire qualcosa a livello sociale, otterrò qualcosa; se io donna faccio un pezzo rap di rivendicazione ne otterrò completamente un'altra perché mi sono già tagliata una grandissima fetta di pubblico [...], non mi è mai piaciuta questa parte tossica del rap.
- Le donne – e parlo di donne perché io mi sento prima donna e poi tutto il resto – devono avere voce in capitolo, c'è bisogno che le donne parlino [...]. È normale che quando una donna parla dà fastidio e dobbiamo continuare a farlo fin quando quel fastidio non diventerà normalità, perché in Italia c'è ancora tanto lavoro da fare [...]
- A me i sogni a terra mi sono stati buttati mille volte. La primissima etichetta alla quale mi sono approcciata, mi ha detto: "A rappare spacchi, ma dovresti fare due cose: un corso di dizione e dimagrire, perché sennò non puoi fare niente". E là mi faccio pat pat sulla spalla, perché sono stata capace di non ascoltare quelle teste di cazzo e di credere sempre in ciò che facevo.
Francesca Faccani, vogue.it, 6 febbraio 2024.
- Cantavo a casa da quando mi ricordo, rompevo i coglioni ai miei genitori facendo il karaoke di qualsiasi canzone trovassi, poi sono entrata nel coro della mia città di Avellino, e da lì ho capito le tecniche di respirazione e intonazione. Mi sono avvicinata seriamente alla musica a 13 anni, in un momento in cui ero veramente piena di quello che mi diceva la gente, e l'unico modo che ho trovato per sfogarmi è stato scrivere. Così ho iniziato a scrivere i miei pezzi.
- [«Quanto c'è di Marianna in quello che scrivi?»] Non mi sono ancora mai affidata ad autori, preferisco fare una canzone che non viene considerata una hit dal pubblico ma che almeno, come me, può aiutare anche altre persone, piuttosto che cantare qualcosa che non parla di me e che non parla a nessuno. E non sto parlando solo di body positivity e body shaming, Marianna è tanto altro e nei miei pezzi si sente anche questo tanto altro. Sicuramente anche già la mia presenza, la mia persona, va a influire su quello che è il movimento della body positivity, perché dimostro agli altri che una persona con un corpo considerato non conforme può vivere, cantare, ballare, scoprire, fare quello che vuole perché alla fine è una persona come tante altre. Non so quante volte sono arrivate da me delle ragazzine a dirmi che avevano visto la mia foto su Instagram con un top corto e che se lo sono messo anche loro, che non indossavano gonne da anni e che ora non si vergognano più.
- Ho iniziato a scrivere musica solo per me stessa, non solo per sfogarmi ma perché di base sono una persona abbastanza egocentrica, e a causa del bullismo che ho subito mi è stata tolto questo lato perché ero troppo impegnata a nascondermi. Poi negli anni mi sono resa conto che la mia scrittura e le mie canzoni possono arrivare ad altre persone. Sono piccole cose che mi hanno spinto a pubblicare. Penso anche solo alla storia [...] dietro il mio primo pezzo, che non ho fatto uscire fino al 2016 perché avevo troppa vergogna di alzare la testa e far sentire la mia voce. Pensavo di non meritare l'attenzione delle persone, o meglio, ero spaventata dall'attenzione delle persone perché sapevo che significava "ok, mi stanno per criticare". Un giorno a caso, tre anni dopo averla scritta, ho fatto sentire la canzone a una mia amica, facendole promettere di tenersela per sé. Proprio in quel momento, davanti a noi è passato uno dei miei rapper di riferimento della mia città, che è impazzito per la canzone e ha iniziato a girarla a tutti i suoi amici. Tra questi c'era anche a una ragazza che qualche giorno dopo mi è venuta a cercare per dirmi che aveva ascoltato la mia canzone un sacco di volte, che finalmente si era sentita capita, e mi ha fatto promettere di pubblicarla, così l'avrebbero ascoltata altre persone. La pubblicai il giorno dopo, il primo settembre 2016.
- I miei primi pezzi li scrivevo come una bimbetta arrabbiatissima col mondo che odiava tutti perché era odiata da tutti, e quindi odiava anche sé stessa. Raccontavo di cose che mi succedevano e incolpavo il mondo, ero piena di rabbia. Poi mi sono calmata e le cose sono andate meglio, ho capito come gestirmi – per me la salute mentale è importantissima – e sono rimasti racconti di episodi del quotidiano, e che semplicemente sono evoluti nella narrazione. Prima si leggeva tanta voglia di rivalsa e denuncia sociale, mentre negli ultimi pezzi mi sono ammorbidita [...]. Non sono più incazzata nera con tutti, poi se magari un domani mi succede qualcosa, iniziate a tremare perché è la fine.
Intervista di Viola Baldi, hollywoodreporter.it, 14 febbraio 2024.
- La musica è stata il mio scudo per tanti anni: l'ho utilizzata per sentirmi meglio all’interno della società. Ad un certo punto, invece, è diventata la mia arma: quando ho capito che quelle parole potevo utilizzarle per dare fastidio, per dire qualcosa di concreto che spostasse le coscienze, ho iniziato a farlo. Il rap mi è servito e continua a servirmi tanto, perché è il genere più diretto che esista. Posso dire ciò che voglio senza avere bisogno di dover per forza creare una musicalità. Se c'è qualcosa che devo dire, lo dico e basta.
- Mi dispiace parlare ancora di certe tematiche, perché in cuor mio spero che arrivi un giorno in cui non ce ne sarà più bisogno. Però lo sappiamo benissimo, le donne sono da sempre più criticate rispetto agli uomini. Le persone si sentono in dovere di commentare la loro fisicità, le loro esibizioni, il loro stile, le loro scelte. È qualcosa di intrinseco alla società in cui viviamo, che rende più difficile per noi farci spazio.
- [«Quello dell'hip hop è ancora un ambito a prevalenza maschile?»] È un mondo maschile, non ci possiamo prendere in giro. Se la pagina di una testata generica posta una mia foto, tendenzialmente il 10% di chi commenta lo fa per prendermi per il culo. Il resto, però sono commenti relativi a ciò che ho detto, fatto o cantato. Scaturiscono riflessioni magari, iniziano dei dibattiti. Se questa foto invece la posta una pagina di rap, non c'è una sola persona che si complimenti, che mi dica che valgo qualcosa. Hanno costantemente bisogno di buttare merda sugli altri, soprattutto se si parla di donne. Quello del rap è un mondo che deve ancora imparare tanto. A livello mondiale esistono tantissime rapper che hanno il mondo in mano, in Italia dobbiamo ancora fare qualche passo in avanti. [...] Prenda come esempio il pop italiano: ci sono tantissime donne che spaccano, e comunque si cerca ogni giorno di metterle in gara tra loro. La regina del pop è lei, anzi no, è lei. È come se ci fosse solo uno spazio piccolissimo, come se solo una potesse tenere lo scettro in mano e le altre dovessero stare a guardare.
- [...] ho sempre ascoltato musica di uomini. Vengo da una famiglia piena di uomini, abbiamo sempre avuto degli standard di idoli perlopiù maschili. Il fatto che io non mi ispiri a qualche donna in particolare rende la mia propaganda molto reale, molto diretta. È solo frutto di ciò che ho vissuto, che mi ha portata a cercare un riscatto in tutti i modi possibili.
Silvia Gianatti, cosmopolitan.com, 7 marzo 2024.
- Non mi ispira l'amore, mi ispira il dolore. Ho scritto sempre per dolore, per questo scrivo quando ne ho bisogno, per questo penso di essere vera.
- Quando durante tutta l'infanzia ti dicono che sei sbagliata, che è colpa tua, è difficilissimo credere in sé, non subire quello in cui ti hanno fatto credere per anni.
- Ho sempre voluto essere al centro dell'attenzione, ci sono riuscita con la musica.
- Una figura come la mia in Italia mancava. E invece serve. Forse quello che faccio serve davvero a qualcuno, dimostro che anche io posso vivere la mia vita e credere nei miei sogni che se hai un difetto quel difetto non ti caratterizzerà per tutta la vita, se hai qualcuno che ti fa vedere che non è così. Per questo penso sia giusto dare spazio agli artisti non conformi agli standard sociali.
- Pensavamo di aver superato i "terroni" anni fa, ma non è così. Ho fatto un video ironico e ho chiesto come mai la città di Sanremo fosse così piena di campani. Mi hanno risposto in tanti che è perché amiamo la musica e ci piace supportare le nostre tradizioni. Ma c'è anche chi mi ha risposto che è perché il resto dell'Italia lavora. Io vengo da giù e posso assicurare che ci spacchiamo il culo. La fame che abbiamo giù è molto difficile da trovare al Nord, perché abbiamo avuto meno opportunità, perché veniamo da condizioni meno agiate. Questo accanimento verso il Sud non ce lo meritiamo più.
- Non ho molti amici, ho paura di restare sola e per questo per non soffrire un abbandono ho sempre abbandonato io prima. Ora non ho tempo di coltivare le mie amicizie, è difficile far sentire importanti le persone che ho accanto in un momento in cui non ho il tempo di far sentire importante neanche me. [...] Se non ho tempo però vuol dire che sto lavorando tanto e questo mi rende felice.
Intervista di Andrea Conti, ilfattoquotidiano.it, 7 marzo 2024.
- [...] io non so scrivere pezzi d'amore e non so se un problema o e è un pregio. [...] A me riesce facile scrivere d'amore per altre persone, conoscendo le loro storie. Se parliamo di ispirazione personale, ci ho provato tante volte ma mi è sembrato sempre riduttivo il risultato. Non trovo mai nulla di nuovo rispetto alla grande produzione sulle canzone a tema che ci sono in giro. Io ho iniziato a scrivere per rabbia, per esorcizzare le cose che mi facevano male. Non punto alle hit o alle cose che non mi ispirano proprio.
- Geolier domina le classifiche da anni e il suo non è solo un pubblico napoletano. La verità è che i fan napoletani sono molto attivi, da sempre, per i propri artisti. Per loro è un vanto.
- Trovo assurdo questo accanimento verso il Sud, non ci meritiamo più tutto questo. [...] io ho degli amici qui a Milano che sono venuti da giù e senza l'aiuto di nessuno si fanno un mazzo tanto, lavorando dalla mattina alla sera. Quella "fame" che teniamo non ce l'ha nessuno. È quella che nasce dal vivere in situazioni difficili dal punto di vista sociale e con meno opportunità.
Intervista di Isabella Fava, donnamoderna.com, 14 marzo 2024.
- Quando ho iniziato a scrivere canzoni a 13 anni [...], quando ho pubblicato il mio primo pezzo nel 2016, quando è nata BigMama, ho capito che quella cosa lì poteva salvarmi. La convinzione di essere brava a fare qualcosa poteva portarmi fuori da quel loop di energie negative che stavo vivendo.
- Se non avessi creduto in me stessa non avrei fatto passi in avanti. Se avessi ascoltato le parole che mi dicevano le persone intorno a me non avrei raggiunto ciò che adesso mi fa stare bene. Io mi sento una donna che può vivere da sola. Ed è quello che mia mamma ha sempre desiderato per me. Mi diceva sempre: "Devi vivere con la dignità di poter fare le cose da sola. Devi essere autonoma. Ti devi permettere di toglierti lo sfizio, di avere una casa tua, le tue spese, il tuo lavoro, non devi dipendere da nessuno". Il fatto di averla accontentata in questo mi sta rendendo molto felice.
- La musica è per me una valvola di sfogo. Nasce per dare modo di esprimersi a quelle emozioni che di solito non riusciamo a tradurre bene con le parole. Io parlo di cose vere che mi sono successe, del cat calling che ho subito per strada, di bullismo, di donne, di abusi, di discriminazioni di genere, della malattia che ho affrontato. Perché io sono una donna, sono una persona queer, sono una persona che è stata bullizzata nella vita e continua a essere presa di mira sui social ancora oggi.
Citazioni tratte da canzoni
[modifica]Sangue
[modifica]Etichetta: Sony Music, 2024.
- Spalle larghe, la testa sopra ma i sogni ancora più in alto. (da La rabbia non ti basta, n. 3)
- Se potessi andare indietro ti darei una casa vera in cui dormire | Se anche fossi solo vetro ti coprirei per strada e mi farei colpire. (da La rabbia non ti basta, n. 3)
- Credere nei propri sogni salva | Se vuoi ballare, balla. (da La rabbia non ti basta, n. 3)
Note
[modifica]- ↑ a b Dall'intervista di Claudio Biazzetti, A BigMama piace parlare chiaro, redbull.com, 3 maggio 2022.
- ↑ a b Dall'intervista di Renato Franco, BigMama: «Sono stata violentata e mi hanno tirato addosso delle pietre quando avevo 13 anni per il mio aspetto fisico. Odiavo me stessa», corriere.it, 28 gennaio 2024.
- ↑ a b Citato in Martina Mozzati, BigMama, il gioco dell'amore, cosmopolitan.com, 14 febbraio 2024.
- ↑ a b Dall'intervista di Silvia Toffanin a Verissimo, Canale 5; citato in Ilaria Costabile, BigMama: "Quando ho avuto il tumore non ho mai avuto paura di morire, desideravo tornare a cantare", fanpage.it, 10 marzo 2024.
- ↑ Dall'intervento al Concerto del Primo Maggio, Roma, 1º maggio 2024; citato in Mario Manca, BigMama: «Il fallimento è prezioso: vi farà ragionare su quanto credete nei vostri sogni», vanityfair.it, 2 maggio 2024.