Iran
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Citazioni sull'Iran e gli iraniani.
Citazioni
- È un paese grande e sofisticato, con molto talento. (Barack Obama)
- [Nel 2018] L'Iran è un paese giovane, con una forza lavoro che cresce del 2,5% all'anno, che necessita circa tre milioni di nuovi posti lavoro entro il 2020. Ma non basta, i giovani iraniani vogliono connettersi con il mondo esterno e far parte della comunità globale, sono stufi della propaganda islamica. (Loretta Napoleoni)
- L'Iran non è ciò che comunemente si crede in Occidente. E gli iraniani amano il loro Paese. Ho visto molti sorrisi, sono rare le persone dallo sguardo cupo. Si vuole vivere normalmente, semplicemente; anche se la ritualità rivoluzionaria condiziona ancora per alcuni versi i comportamenti, si cerca di inventare una normalità. Ho visto ragazze e ragazzi lanciarsi sguardi dolci, ed è commovente vederli nelle strade o nelle tea-room non abbracciarsi o tenersi per mano come si fa in Occidente - ciò che la morale rivoluzionaria impedisce - ma limitarsi a sfiorare delicatamente le dita della mano dell'innamorato. (Khaled Fouad Allam)
- L'Iran semina destabilizzazione ovunque intervenga. (Saʿd Ḥarīrī)
- L'Iran sta fallendo ad ogni livello malgrado il terribile accordo fatto con l'amministrazione Obama. Il grande popolo iraniano è stato represso per tanti anni. Sono affamati di cibo e libertà. Assieme ai diritti umani la ricchezza dell'Iran viene saccheggiata. (Donald Trump)
- Nell'Iran quel brusco passaggio dai calori tropicali al freddo più intenso, quell'avvicendarsi quasi repentino di rigogliosa vegetazione e di squallida aridità, trova il suo riscontro in quella fede cosi spiccata in un dio tutto bontà e in uno tutto malizia, in quella lotta accanita, incessante tra il principio del Bene e quello del Male. (Carlo Formichi)
- Non tutti gli occidentali sanno che il nome Iran - che significa 'il paese degli Arya', degli ariani, una popolazione nomade che cavalcava le steppe dell'Asia centrale nel 4.000 a.C. - è ancora più antico della Persia. Iran è un nome di cui andare veramente orgogliosi, perché in questo nome c'è la nostra vicinanza al mondo illuminato e avanzato che è l'Europa. Gli iraniani sono in realtà molto simbiotici e vicini alla cultura occidentale. Purtroppo nel corso della storia, soprattutto durante la Seconda guerra mondiale, questo nome è stato utilizzato per giustificare barbarie che nulla c'entravano con l'Iran. (Ramin Bahrami)
- Parlare con l'Iran è necessario per almeno tre ragioni. È una potenza regionale, ha un capitale petrolifero che può giovare all'intera regione ed è la guida autorevole di una minoranza musulmana, gli sciiti, che attraversa il Golfo, è maggioranza in Iraq, si estende sino alla Siria e soprattutto al Libano. Non riusciremo a spegnere i fuochi della Siria senza la collaborazione dell'Iran. E non vi saranno prospettive di pace in Afghanistan se l'Iran non sarà chiamato a fare la sua parte. (Sergio Romano)
- Per quanto riguarda il futuro, se parliamo del breve periodo sono molto preoccupato a proposito dell'Iran. Credo che il regime stia fronteggiando la sua crisi più grave, è una crisi strutturale che riguarda l'economia, l'ecologia, la cultura, la politica e l'etica. Dal mio punto di vista, è un momento di grandi sfide. Il passo in avanti potrà essere agevole o difficile. Questo dipenderà dalla leadership, se avrà o meno la saggezza di riconoscere che questa è una crisi esistenziale seria, non solo per il regime, ma anche per l'Iran; se accetterà l'inevitabile, ovvero di non essere stata in grado di gestire questa crisi e che quindi abbiamo bisogno di un certo tipo di cambiamento. Ma nel medio e lungo periodo, sono molto ottimista sull'Iran, perché tra tutte le società musulmane del Medio Oriente, questa è quella che ha combattuto più a lungo per la democrazia. È la società che ha uno dei movimenti femminili più attivi, la classe media istruita più vasta, è una società esperta in social media, ha avuto una diaspora di successo che può aiutare nella transizione verso la democrazia. (Abbas Milani)
- Quella iraniana è una società composta in gran parte da persone istruite, molto moderne e consapevoli di cosa succede nel mondo. Non si tratta di una società chiusa, e questo devo dirlo come una sorta di complimento per il regime, in quanto, almeno sotto questo aspetto, le persone vanno e vengono senza ostacoli, viaggiando all'estero se hanno la disponibilità economica per farlo. Stiamo parlando di persone che, pur molto inserite nel mondo di oggi, hanno le loro esistenze regolate dal regime. Altro grande problema del momento è la povertà. Pur essendo un Paese potenzialmente ricco, le risorse iraniane vengono sprecate e utilizzate perlopiù impropriamente. (Hormoz Farhat)
- Questo paese conosce da sempre le guerre e i martiri. Perciò, come diceva mio padre: "Quando arriva un'onda troppo grossa, abbassa la testa e lasciala passare"! (Persepolis)
- Sono lieto [...] di scorgere l'analogia del cammino dei nostri due popoli, perché nei millenni della nostra vita nazionale da Voi in Iran, come da noi in Italia è stata proprio l'altissima tradizione di umana cultura a mantenere vivo e diffuso l'ideale nazionale attraverso le lunghe vicende, liete e tristi, cui hanno dato luogo, secolo dopo secolo, i rispettivi sviluppi storici. D'altronde i nostri Paesi hanno anche in comune l'importanza che ad essi conferisce la loro posizione geografica: l'Iran, immenso istmo tra l'Asia centrale ed estrema ed il bacino mediterraneo, e l'Italia, che al centro del Mediterraneo unisce l'Occidente europeo con le rive dei continenti asiatico ed africano su quel mare. (Giovanni Leone)
- Condanno con tutte le mie forze il regime degli Ayatollah. Hanno riportato la mia terra indietro di secoli, a un livello di inciviltà e intolleranza simili a quelli dei tempi di Maometto. Inciviltà contro cui Maometto si ribellava!
- Il regime degli ayatollah è terribile perché vuole cambiare la tua mente, il tuo sangue e il contenuto del tuo cuore. Gli ayatollah ti fanno ammalare spiritualmente, ti paralizzano dentro: ma lo Scià era un burattino degli Usa. Era estraneo, aveva un contatto superficiale con noi.
- Io penso che ci sia un fondo di violenza in ogni religione. Questo è accaduto anche in Iran con la teocrazia degli ayatollah, ma la grande tradizione letteraria e poetica persiana, i grandi maestri del passato hanno sempre cercato di opporsi alla violenza religiosa trasformandone gli aspetti negativi. Cercavano la bellezza attraverso la poesia. È la specificità della letteratura far nascere il bello anche dal dolore e dalle macerie.
- Nel mio Paese di origine c'è una cultura molto ricca, quella persiana, ma c'è anche una dittatura.
- Bisogna tenere a mente che il popolo è musulmano ma non vuole un regime islamico. Gli iraniani vogliono un governo laico ed è necessaria una divisione dei poteri. Le donne iraniane avuto il diritto di voto prima delle cittadine svizzere, proclamano i diritti femminili, ma poi si piegano all'obbligo del velo. [...] Più il 60% degli studenti iraniani sono donne e loro sono più istruite rispetto agli uomini e questo rappresenta un problema per loro, tanto che il regime vuole riportarle a 1400 anni fa, ma loro non lo permettono. Le donne iraniane sono molto attive e vanno aiutate. Il nemico più forte è la donna e il regime lo sa.
- Essendo l'unica nazione con una netta maggioranza sciita, tenta di imporsi come potenza sciita nel mondo, un comportamento che ha allarmato l'Arabia Saudita che si considera il polo sunnita della regione e la rivalità tra i due paesi ha degli effetti destabilizzanti che continueranno scuramente e anche in misura maggiore. La corruzione nel paese è molto alta e solo il 5% della popolazione è straricca, il restante molto povera. La disoccupazione è altissima e quei pochi giovani che trovano lavoro non riescono comunque a mantenersi per vivere.
- Il 70 per cento della popolazione iraniana ha meno di 30 anni. E questo è per me un motivo di ottimismo, non di preoccupazione, perché vede… i giovani iraniani sono in realtà molto istruiti, molto interessati alla politica, e cercano di informarsi in tutti i modi possibili e immaginabili. È vero che non hanno avuto esperienza di cosa c'era prima della Repubblica islamica, ma hanno internet. Le informazioni, in un modo o nell'altro, arrivano. Arrivano a loro. I giovani in Iran hanno un'enorme importanza e io ho una grande fiducia in loro.
- Il 90 per cento degli iraniani vuole uno stato laico. Glielo assicuro. Se fosse davvero possibile incidere attraverso le elezioni, il nostro paese diventerebbe laico all'istante. Questo, come dicevo, è in controtendenza rispetto a ciò che accade negli altri paesi del Medio Oriente. Ma è un dato di fatto che sotto lo scià gli iraniani erano molto più religiosi rispetto a oggi. Hanno visto a cos'ha portato un regime che in nome della religione ha fatto ciò che ha fatto (e che continua a fare), e questo magari non avrà intaccato in loro il sentimento religioso, ma la loro concezione dei rapporti tra stato e religione sì.
- Il punto è che se l'Iran non modifica le proprie politiche, seguiremo il destino del Venezuela. Un Paese che ha petrolio, che dovrebbe essere molto ricco, ma dove manca il pane. Un Paese da cui due milioni di abitanti se ne sono andati. È quasi un anno che gli iraniani protestano per questo e nessuno li ascolta.
- L'Iran è il Paese delle situazioni inaspettate, vi accadono cose impreviste.
- Quando c'è stata la rivoluzione, nel 1979, sono stati proibiti tutti i film stranieri, così il cinema iraniano si è trovato costretto a contare solo su se stesso. Questo, paradossalmente, ha fatto nascere una cinematografia assai particolare. I registi, e i produttori, nel tentativo volta per volta di evitare la censura, si sono fatti sempre più intelligenti. Mantenere alta la qualità, serpeggiando tra i mille divieti, cercando di farla franca: il tentativo è riuscito. Ovviamente tutto questo non sarebbe possibile senza la stupidità dei censori, che neanche si accorgono certe volte che un divieto non è stato proprio infranto, ma intelligentemente aggirato.
- Sono anni che l'Iran paga tutte le spese degli Hezbollah libanesi e ora anche dei ribelli Houthi yemeniti. Abbiamo speso molto denaro nella guerra in Siria e in Iraq, fondi che avrebbero dovuto essere convogliati al miglioramento delle condizioni di vita del mio popolo e che, invece, hanno creato ulteriore povertà nel Paese e nella regione. Uno degli slogan delle ultime manifestazioni, infatti, è: "Non spendete soldi in Siria. Usateli per noi."
- "Iraniano" non è una nazionalità, è un modo di vivere.
- L'Iran per gli iraniani non è un paese, ma un ideale che li unisce al di sopra dell'appartenenza etnica, del dialetto, della religione.
- Morire sul campo di battaglia è il massimo onore per un iraniano.
- Non ho mai incontrato nessuno, di nessuna nazionalità, che amasse il suo paese di quanto gli iraniani amano l'Iran.
- A un certo momento, l'Iran è apparso come il leader di un rifiorire dell'Islam, un Islam politico che si fa promotore della rivincita dell'oppresso contro l'oppressore.
- L'Iran di oggi vorrebbe chiudere con quell'epoca in cui la parola di Khomeini era assoluta, indiscutibile e di conseguenza irrazionale. Qualsiasi sviluppo abbiano quelle manifestazioni, il popolo iraniano si sta incamminando verso un'altra rivoluzione, quella della modernità. E non è un caso se le donne sono all'avanguardia di questa volontà di cambiamento.
- L'Iran soffre di una penosa schizofrenia. Più della metà della sua popolazione non ama il regime cui è sottoposta e ne aggira i divieti per vivere diversamente. Che vi siano o meno le elezioni, questo non fa differenza per gli iraniani scontenti. Una cappa di piombo soffoca il Paese i cui destini vengono decisi da un superuomo annidato nel suo palazzo, che si crede un piccolo dio. Lui è la "Guida Suprema". Non è stato eletto, ma designato o meglio si è autodesignato.
- Dobbiamo comprendere che l'Iran oggi è considerato il centro nevralgico dell'islam e la nazione leader nel mondo musulmano. La leadership del paese è convinta non solo che Teheran oggi sia la capitale dell'Islam, ma anche che tutti i musulmani siano tenuti a giurare fedeltà all'Ayatollah Khamenei.
- Il clero della Repubblica Teocratica crede fermamente che l'ideologia del domani sia l'interpretazione iraniana dell'Islam, credono molto in questa prospettiva e la connettono con le aspirazioni regionali della nazione che rappresentano.
- L'Iran è stato un impero dai tempi di Ciro il Grande e questo ha diffuso tra gli iraniani l'idea di dover essere un Paese di stampo imperiale. L'immagine dell'Iran come una potenza forte e dominante nell'area è parte della mentalità iraniana. Nel corso degli anni, l'Iran è stato invaso, è stato debole, ma credo che l'idea di una rinascita dell'impero non sia mai stata dimenticata.
- La storia dell'Iran si fonda su due pilastri. Uno è l'Islam, l'eredità del profeta Maometto, nel loro caso l'eredità dell'Imam Ali; va detto che gli iraniani sono molto devoti all'Islam e gli sciiti sono solitamente molto più devoti rispetto ai sunniti. L'altro pilastro è la monarchia o nazionalismo iraniano.
- Credete davvero che faccia parte della nostra cultura uccidere una ragazza che ha tentato di difendersi da uno stupro? Gettare acido sulla faccia delle donne? Dare in sposa una tredicenne a un uomo molto più anziano di lei che ha già due mogli? Non è questo l'Iran vero. L'Iran vero è quello della gente stremata dalla crisi economica, soffocata dall'inquinamento, minacciata dal fanatismo di chi usa la religione per terrorizzare il popolo.
- Le leggi che sono alla base della Repubblica islamica dell'Iran legittimano la violenza.
- Noi in Iran e voi in Europa abbiamo imparato che diritti che sembrano scontati si possono perdere.
- Gli iraniani hanno così tanta cultura e storia. Persepoli fu costruita da operai pagati, non da schiavi. Il cilindro di Ciro il Grande, dal sesto secolo avanti Cristo, fu un precursore della carta dei diritti umani dell'Onu. Le persone dicono, «siete andati troppo veloci». Ma quale governo progressista non vuole andare velocemente?
- Ho un enorme rispetto, amore, orgoglio e fiducia nelle nostre migliaia d'anni di storia e civiltà. Credo che dobbiamo imparare da essa.
- L'Iran è un paese grande, tre volte più grande della Francia, e molti americani non sanno niente su di esso.
- L'Iran è un paese antico, una delle culle della civiltà. Sebbene fossimo stati invasi da molte culture, come gli elleni, gli arabi, i mongoli e avessimo avuto relazioni con i cinesi e gli indiani, non perdemmo mai la nostra autenticità. Imparammo da altre culture, ed esse impararono da noi. Abbiamo un inesauribile tesoro di bellezza e di ispirazione – nella poesia, nella scienza, nella filosofia, nell'architettura, nella ceramica, nei tessuti, nell'artigianato, nella gioielleria, nella metallurgia, nella pittura, nelle miniature e nelle opere murarie.
- La maggior parte del popolo d'Iran è amichevole verso gli americani, e ammira la libertà e la democrazia in America.
- Mi si spezza il cuore quando sento che c'è così tanta tossicodipendenza in Iran, perché i giovani non hanno speranza o diventano depressi a causa di tutte le restrizioni nelle loro vite. C'è persino la prostituzione fra i giovanissimi! Bambini che chiedono l'elemosina per strada... Certo, eravamo ancora un paese in via di sviluppo, e c'erano certe aree in cui c'era ancora bisogno di fare tante cose. Ma a quei tempi, avevamo le possibilità. Fortunatamente, i genitori di questi giovani gli dicono cosa eravamo, e vengono a sapere di tutte le assurdità che furono dette durante la rivoluzione e che continuano a essere dette tuttora. Così sanno cosa c'era, e la simpatia verso il mio defunto marito continua a crescere.
- Nella nostra lunga storia, l'Iran è stato invaso da tanti altri paesi e, malgrado tutto, l'identità iraniana è sopravvissuta. Il popolo è molto coraggioso, soprattutto le donne, che sono più coraggiose degli uomini.
- Per la maggior parte degli iraniani, con c'è mai stato un sentimento antiamericano o antioccidentale, perché non siamo mai stati una colonia d'Europa. Il popolo iraniano capisce che il progresso e la modernità vengono dall'occidente.
- Sì, la popolazione è raddoppiata, ma questo regime, in nome della religione, ha causato così tanti danni, raccontato così tante menzogne, e c'è così tanta corruzione. Non può rimanere così.
- Dal giorno in cui gli iraniani gettarono le basi del primo stato ariano nella storia del mondo, nessuna forza è stata mai in grado di trionfare della volontà di vivere radicata nella nazione iraniana, né lo sarà mai in futuro. Se questa straordinaria costanza nel difendere in maniera tanto eminente la propria identità nazionale la si trova soltanto nel popolo iraniano fra tutti i popoli antichi è perché l'«energia vitale» dalla quale discendono tutte le altre manifestazioni della creatività, è stata fin dal primo momento il fermento dal quale è sorto e si è sviluppato il carattere iraniano.
- I vari tipi di governo o di regime e le varie ideologie ed istituzioni che nel corso della storia sono stati sperimentati nel paese da varie potenze straniere, direttamente o attraverso emissari interni, sono andati invariabilmente incontro al fallimento ed ogni volta il corso degli eventi politici e sociali del paese ha riportato tali esperimenti nell'unico canale che abbia avuto la piena approvazione e la conferma della nazione iraniana. Niente è mai riuscito ad avere il sopravvento sullo spirito nazionalista degli iraniani, né gli attacchi furibondi di Alessandro, né le incursioni degli Arabi e dei Mongoli, né i disordini interni dell'era feudale, né le anarchie, il colonialismo o i recenti tentativi compiuti da potenze straniere ed è anche certo che non ci sarà mai niente in grado di farlo.
- Il ruolo culturale dell'Iran, per quanto riguarda la scienza, la letteratura e l'arte, è ormai riconosciuto quale elemento indiscutibile della storia della civiltà. La letteratura dell'Iran che costituisce uno dei contributi più preziosi di questa nazione alla civiltà ed alla cultura mondiale è caratterizzata da spiritualità, altruismo ed affetto. Un messaggio che raggiunge il suo vertice nella letteratura mistica dell'Iran. L'arte iraniana è uno specchio permanente di amore e bellezza. Anche la filosofia iraniana si è sempre fondata sulla saggezza, la moralità e la spiritualità.
- L'Iran di oggi è artefice dell'Iran di domani e l'erede dell'Iran di ieri. La sua eredità consiste in 25 secoli d'imprese gloriose di cui la storia scritta porta testimonianza. La storia ci ha tramandato i valori, che compongono la nostra identità nazionale e sono alla base della struttura morale e sociale e dei costumi della società attuale. Ogni iraniano fin dalla nascita porta in sé i valori che nel corso dei secoli hanno formato il destino dell'Iran ed hanno costituito lo scudo protettivo che ha salvaguardato l'integrità nazionale di fronte ad attacchi spaventosi. Ogni iraniano riceve questa eredità e la tramanda alle generazioni future. Si tratta di una lezione che la storia ha insegnato a noi ed a quanti hanno avuto a che fare con la storia del paese e che nel futuro anche i nostri figli impareranno.
La storia della monarchia iraniana, fondata su questi valori imperituri, è proseguita per oltre 25 secoli ed al supporto di questi stessi valori è dovuta la sua continuità che ha meravigliato tanti ricercatori. Durante questo lungo periodo il paese ha dovuto assistere a ripetuti attacchi ed a massacri spaventosi nei quali migliaia e migliaia di suoi figli sono caduti sotto colpi durissimi. Ma nessun attacco, per quanto sufficiente a distruggere un intero paese, è riuscito a trionfare sui valori iraniani ma, come tutti gli altri, è passato lasciando dietro di sé soltanto un cattivo ricordo. - L'Iran è ovunque un museo vivente ed un'autentica mostra di tesori artistici e storici. Ogni angolo di questa terra porta le testimonianze eloquenti delle eroiche imprese e dei sacrifici dei nostri antenati. Le bellezze naturali dell'Iran, estremamente varie, a seconda delle condizioni climatiche delle differenti regioni, sono fra le più splendide del mondo.
- L'iraniano percepisce profondamente il legame che unisce il destino di tutti gli esseri umani ed è convinto che la felicità di ogni nazione sia indissolubilmente legata a quella delle altre. Si direbbe che il popolo iraniano sia stato sempre consapevole di una missione a lui assegnata a questo riguardo che presuppone responsabilità di cui deve essere cosciente in ogni momento.
- La cultura iraniana è stata fin dalle origini profondamente umana, apportatrice di un messaggio estremamente nobile e bello. Umanità e buona volontà sono le due caratteristiche maggiori della storia dell'Iran. La ritroviamo nei principi religiosi e filosofici dell'antico Iran, nel sistema monarchico e nei diversi aspetti del pensiero, della scienza, della letteratura, dell'arte e del misticismo iraniano.
- La questione dell'acqua è stata fin dalle origini della storia dell'Iran uno dei problemi vitali e fondamentali di questa terra ed uno dei fattori che maggiormente hanno pesato sul suo sviluppo economico. Un elemento che non solo ha inciso sull'economia nazionale, ma ha influenzato l'essenza stessa della cultura e della civiltà iraniana. Molte credenze religiose e riflessioni filosofiche dell'antico Iran, così come diverse tradizioni ed usanze nazionali, sono state ispirate dall'interminabile lotta del popolo di questo paese contro la siccità e la scarsità d'acqua. L'esigenza di perseverare in questa lotta ha fatto sì che determinanti concetti, acquistassero un valore speciale. Il ruolo dell'acqua nella vita e nell'economia della nazione iraniana è così vitale che Dario, il re Achemenide, nella sua famosa inscrizione su pietra, indica la siccità come uno dei tre mali dai quali chiede a Dio di proteggere il paese, gli altri due sono l'ostilità e l'inganno.
- La posizione geografica dell'Iran è talmente vitale e delicata che un qualsiasi ritardo sulla via del progresso, potrebbe mettere in pericolo la stabilità e la pacifica esistenza di tutta questa area mondiale.
- La storia dimostra che il pensiero e la civiltà iraniani non sono mai stati contaminati dall'egoismo. Contrariamente a molte altre, la civiltà iraniana non ha mai innalzato barriere di carattere razziale, geografico o religioso. Nella prospettiva culturale dell'Iran diritto e giustizia sono indivisibili. Se oggi affermiamo che la nostra politica internazionale si fonda sul rispetto dei diritti umani, della sovranità nazionale e dell'ideologie di ogni società è perché c'ispiriamo ai valori immortali della civiltà iraniana.
- Molti pensano che la Terza guerra mondiale possa esplodere solo per il Mediterraneo, io dico invece che potrebbe esplodere molto più facilmente per l'Iran. Oh, molto più facilmente! Siamo noi, infatti, che controlliamo le risorse energetiche del mondo. Per raggiungere il resto del mondo, il petrolio non passa attraverso il Mediterraneo: passa attraverso il Golfo Persico e l'Oceano Indiano. Quindi, se l'Unione Sovietica ci attaccasse, noi resisteremmo. E saremmo probabilmente travolti e allora i paesi non comunisti ci guarderebbero bene dallo stare con le mani in mano. E interverrebbero. E sarebbe la Terza guerra mondiale. Evidente. Il mondo non comunista non può accettare la scomparsa dell'Iran perché sa bene che perdere l'Iran significherebbe perdere tutto.
- Noi iraniani non siamo poi diversi da voi europei. Se le nostre donne hanno il velo, anche voi ce l'avete. Il velo della Chiesa cattolica. Se i nostri uomini hanno più mogli, anche voi ce le avete. Le mogli chiamate amanti. E, se noi crediamo alle visioni, voi credete ai dogmi. Se voi vi credete superiori, noi non abbiamo complessi. Non dimentichiamo mai che tutto ciò che avete ve lo insegnammo noi tremila anni fa.
- Siamo musulmani ma non arabi. E in politica estera seguiamo un atteggiamento assai indipendente.
- È sempre difficile prevedere la reazione della gente a un attacco straniero. Gli iraniani sono un popolo orgoglioso che vuole il cambiamento, ma non a un prezzo tanto alto. Soprattutto vogliono fare la storia da soli, non attraverso un intervento esterno.
- Il regime dei mullah a Teheran ha beneficiato dalla crisi regionale. Infatti ha provato a destabilizzare i paesi più vicini in uno scellerato gioco di sopravvivenza e ha represso i suoi cittadini.
- Il regime è in totale contrasto con quello che vuole il popolo iraniano. C'è una fuga di capitali dall'Iran, e il popolo iraniano, che ha un'ottica generale, vede chiaramente le conseguenze. Il nostro Paese sta andando a fondo e tutte le nostre risorse sono gestite in modo inefficiente da funzionari corrotti. Il regime non sopravviverà, non ho dubbi al riguardo, ma dovrà cadere per mano del popolo iraniano, e non per un intervento esterno. In questo momento, dobbiamo aiutare il popolo ad aiutare se stesso.
- Lo scenario in Iran è molto diverso da quello dei nostri vicini. Nel nostro caso nessuno sarebbe capace di svolgere il lavoro di portare la democrazia meglio del popolo iraniano stesso. Senza bisogno di un intervento militare straniero. Il modo migliore di avere una svolta è attraverso la lotta del popolo iraniano. Ma bisogna anche sottolineare che vista la natura del sistema il miglior modo per aiutare gli iraniani a liberarsi è mostrare e dare un fortissimo appoggio della comunità internazionale alla lotta per la democrazia: un segnale che la comunità internazionale è per il popolo e non contro il popolo, che non è disposta a fare affari a ogni costo col regime sulla testa della gente.
- Ogni volta che gli iraniani hanno tentato di cambiare, c'è stata una repressione brutale e non sono stati appoggiati.
- Quando hai personaggi non eletti, dalla Guida suprema in giù, che controllano ogni aspetto della società, come puoi cambiare la Costituzione? Questo regime teocratico non è democratico né può riformare se stesso. C'è il principio del rappresentante di Dio sulla terra, il velayat e-faqih, e tutto quello che dice è definitivo. Perciò dobbiamo cambiare il regime.
- Sa, nella sua storia millenaria l'Iran è stato invaso, occupato, sconfitto, ed è sempre sopravvissuto. La teocrazia è il primo problema solo interno della nostra storia. Ma ogni paese impara dalle sue epoche: anche l'Inquisizione o Cromwell sono state esperienze. Toccherà ai quarantenni come me guidare i più giovani con l'esperienza.
- Un Iran liberato aprirebbe scenari impensabili. Porterebbe stabilità in Iraq eliminando il punto di riferimento che oggi hanno i ribelli. Il terrorismo internazionale non potrebbe più contare su una delle sue principali centrali. E se la Turchia fosse integrata nell'Unione, all'improvviso gli iraniani avrebbero l'Europa alle porte.
- L'Iran ha tutte le risorse, umane e naturali, per diventare il primo paese della regione e uno dei più importanti del mondo.
- Quello che in altri paesi è considerato un trasferimento di poteri, nella Repubblica Islamica è poco più che un trasferimento di responsabilità.
- Riteniamo che questi nemici [Israele e gli Stati Uniti d'America] abbiano raggiunto la maturità e non commetteranno l'errore di attaccare l'Iran.
- Gli iraniani vogliono vivere in pace e in amicizia con il resto del mondo, ma non accettano minacce o umiliazioni.
- L'America dovrebbe sapere che la pace con l'Iran è la madre di tutte le paci, e la guerra con l'Iran è la madre di tutte le guerre.
- Per difendere la nostra patria non chiediamo permesso a nessuno.
- L'avvento dell'Islam in Iran, prodottosi quasi quattordici secoli fa, condusse a quella che alcuni pensatori persiani definiscono «la nostra schizofrenia nazionale multipla». E in nessun luogo questa schizofrenia è così evidente come nella lingua del paese. Lingua di ceppo indoeuropeo, il persiano viene malgrado ciò scritto prendendo a prestito l'alfabeto arabo. Alla poesia si adatta in maniera superba e vi trova la sua migliore espressione. Nello stesso tempo, è la seconda lingua dell'Islam, e la fede maomettana prova un tradizionale disgusto per i poeti e la poesia in genere: un mullah che ami la poesia è già un fatto abbastanza bizzarro, ma quando si mette poi a scriverla diventa qualcosa come uno scandalo.
- La nazione iraniana odierna è un curioso misto di più di tremila anni di incroci costanti. Se anche la nozione di razza avesse un significato concreto, sarebbe pressoché impossibile per la maggior parte degli iraniani risalire accuratamente alle loro radici «ariane».
- L'Iran potrebbe essere l'unico paese in cui non si trova una sola casa con almeno un libro di poesie. All'inizio, i poeti persiani ebbero difficoltà nel definire il loro ruolo nella società. I regnanti appena convertiti all'Islam sospettarono che i poeti stavano cercando di riportare in auge la fede zoroastriana per minare la nuova religione. Il clero vedeva i poeti come persone che desideravano tenere in vita la lingua persiana e perciò sabotare l'ascesa dell'arabo come la nuova lingua franca. Senza i vecchi poeti persiani, gli iraniani sarebbero forse finiti come tanti paesi nel Medio Oriente che persero le loro lingue indigene e divennero arabofoni. Nei primi tempi, i poeti persiani elaborarono una strategia per moderare il fervore dei regnanti e dei mullah. Cominciarono ogni qasida con un elogio a Dio e al Profeta, seguito da un panegirico per il regnante del momento. Una volta sbrigati questi "obblighi", potevano passare ai veri temi delle poesie che intendevano comporre. Tutti sapevano che c'era dietro un trucco, ma tutti accettavano il risultato perché era buono. Malgrado questo modus vivendi, alcuni poeti finirono in prigione o in esilio, mentre molti altri trascorsero le loro vite nel disagio, se non in povertà. I poeti tuttavia non furono mai passati a fil di spada. Il regime Komeinista è il primo nella storia dell'Iran ad aver giustiziato tanti poeti. Implicitamente o esplicitamente, alcuni regnanti fecero chiaramente capire ciò che i poeti non potevano scrivere. Ma nessuno si sognò mai di dire al poeta ciò che doveva scrivere.
- Se consideriamo l'Iran come nazione, non c'è alcun motivo perché non debba avere relazioni corrette con gli Stati Uniti e qualsiasi altro paese. Decenni di sondaggi d'opinione dimostrano che la maggior parte degli iraniani hanno una buona opinione dell'America. Ma oggi l'Iran soffre di uno sdoppiamento della personalità: È al tempo stesso una nazione e, in quanto Repubblica Islamica, una causa messianica. E la Repubblica Islamica dell'Iran, lungi dall'essere parte della soluzione, è alla radice del conflitto che sta dilaniando il Medio Oriente.
- Solo nell'arco di questo secolo, l'Iran si è trovato invaso dagli eserciti russo, britannico, ottomano ed iracheno per dodici volte circa, e in entrambe le guerre mondiali è stato occupato da forze straniere, e ciò malgrado si fosse dichiarato, in entrambe le occasioni, strettamente neutrale. Bisogna anche aggiungere che negli ultimi otto anni l'Iran ha dovuto subire due rivoluzioni, due colpi di stato, una guerra civile in piena regola e due dozzine di grosse rivolte a carattere tribale. D'altronde neppure i primi sei anni della dominazione khomeinista sono stati anni pacifici, e non abbiamo ragione di credere che lo stile di vita nazionale, consolidatosi ormai da secoli, si sia irrevocabilmente modificato grazie all'avvento della stabilità divina. L'Iran, pur essendo un paese antico, è una nazione giovane, e possiede ancora tremende riserve d'energia con cui sarebbe in grado sia di costruire che di distruggere.
- Soltanto un Iran autenticamente democratico può diventare un partner e un amico degno di fiducia per le democrazie industriali dell'Occidente.
- L'Iran non è monolitico, è un Paese dalle molte voci, che possono anche cambiare etichetta politica nel tempo. Abbiamo un dibattito vibrante.
- [Sull'Iran e l'Italia] Noi e voi abbiamo una lunga storia, molto più antica di altri Paesi. Ecco perché non cediamo alle pressioni così facilmente. La supremazia di una potenza non dura. Non significa che vogliamo ricostruire il nostro impero: semplicemente, non ne riconosciamo nessun altro, perché cadranno tutti come caddero l'impero persiano e romano.
- Quanto alle esecuzioni in Iran, sono quasi tutte legate al traffico di droga, che da noi è un problema serio e diverso dall'Occidente. Noi sequestriamo la maggior parte dell'oppio confiscato nel mondo.
Voci correlate
- Condizione della donna in Iran
- Guerra Iran-Iraq
- Persia
- Rivoluzione iraniana
- Shāh-Nāmeh
- Stato Imperiale dell'Iran
Altri progetti
- Wikipedia contiene una voce riguardante l'Iran
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Iran»
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