Friedrich Nietzsche

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«Cosa dobbiamo pensare delle dottrine di Nietzsche? Quanto sono vere? Sono utili in qualche modo? C'è in esse qualcosa di obiettivo, o sono le mere fantasie di potenza d'un malato? [...] Se è solo il sintomo di una malattia, la malattia deve essere diffusa assai largamente nel mondo moderno.»

Friedrich Nietzsche fotografato da Gustav Adolf Schultze nel 1882.
Firma di Friedrich Nietzsche.

Friedrich Nietzsche (AFI: [ˈfʁiːtʁɪç ˈniːtʃə] ascolta; Röcken, 15 ottobre 1844Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo, filologo, poeta e saggista tedesco.

Pensatore originale e innovativo, la sua produzione filosofica ha influenzato il mondo culturale occidentale dal Novecento in poi.[2] La sua filosofia rappresenta una rottura nei confronti del passato ed una conseguente apertura a nuovi modi di fare filosofia, caratterizzati dall'uso della prosa letteraria e aforistica, ma soprattutto di elementi provocatori, irriverenti, quasi scherzosi.[3][4]

La sua opera poliedrica si concentra sulla morale, sulla fede cristiana e sul destino dell'individuo contemporaneo smarrito nel nichilismo moderno, che dopo la fine della religione dovrebbe superarlo. Nietzsche è inoltre un critico della religione: all'ascesi, alla venerazione della miseria e al concetto di "anima" Nietzsche contrappone ed inneggia al superamento della morale e della metafisica.[5]

L'intera filosofia di Nietzsche costituisce uno spartiacque tra la filosofia dell'Ottocento e quella del Novecento, nonché un pensiero rivoluzionario rispetto al passato filosofico.[6] Le sue opere iniziali, di stampo schopenhaueriano-wagneriano[7], sarebbero state superate dalla Gaia scienza, opera simbolo della sua conversione illuminista[8]; le opere più famose, invece (quali lo Zarathustra, Al di là del bene e del male e la Genealogia), appartengono alla sua riflessione sul nichilismo e sulla figura dell'oltreuomo.[9]

Gioventù (1844-1868)

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Infanzia e adolescenza

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Carl Ludwig Nietzsche, padre di Friedrich.
Franziska Oehler, madre di Friedrich.

Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Röcken, nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844, primogenito di Carl Ludwig Nietzsche, prete del piccolo villaggio ed ex precettore presso la corte dei duchi di Altenburg[Op. cit. 1], e Franziska Oehler, figlia a sua volta di un pastore luterano.[10] Venne battezzato Friedrich Wilhelm in onore del re di Prussia Federico Guglielmo IV, il quale compiva quarantanove anni in quel giorno.[10][Op. cit. 1]

Nel 1846 e nel 1848 nacquero altri due figli: Elisabeth e Joseph, morto nel 1850, mentre nel 1849 morì a 36 anni il padre, dopo un anno di "apatia cerebrale" a causa di una grave concussione avvenuta in precedenza.[11][Op. cit. 2] Nietzsche avrebbe sempre risentito la mancanza di una figura paterna, ricordando il padre come un uomo tenero e affettuoso.[12]

In seguito a tali disgrazie la famiglia si trasferì nella vicina Naumburg. In casa vigeva un clima religioso di stampo protestante[13] che Nietzsche apparentemente non sopportava, dando frutto alle sue prime avversità circa la religione.[14][15] Nietzsche cominciò a leggere opere razionaliste e scientifiche, le quali proponevano un approccio critico alla religione, contrario al tradizionalismo della madre Franziska.[16]

Gli studi a Pforta

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Nel 1854 iniziò a frequentare il ginnasio di Naumburg ma, già distintosi per le sue non comuni doti intellettuali, venne ammesso come allievo a Schulpforta, collegio di fama europea.[17][18] Nietzsche si applicò assiduamente allo studio del greco antico, del latino, del francese e dell'antico ebraico (le materie cardinali al collegio di Pforta)[19], pur non risultando tra i migliori del suo corso e tentando anche, nel mentre, di migliorare la sua gracile condizione fisica.[20] Nel mentre maturò i suoi interessi letterari e musicali tra Bach, Byron, Hölderlin e il lavoro per suonare il pianoforte.[21][22]

Nietzsche nel 1861, all'età di 17 anni.

Secondo le fonti circa la sua giovinezza, Nietzsche risultava ai suoi coetanei come un individuo alquanto strano: studioso, diligente, osservatore delle regole e isolato[23], anche se in seguito avrebbe conosciuto nuove amicizie: gli studenti Gustav Krug e Wilhelm Pinder, e con essi si sarebbe impegnato a dirigere un club letterario-artistico, Germania[23], alla quale i partecipanti portavano tematiche di discussione che spaziavano da Friedrich Hölderlin alla musica di Wagner, in particolare Tristano e Isotta.[23] Per esso Nietzsche scrisse, nel marzo del 1862, l'essai filosofico-letterario Fato e libertà[22], oltre a precedenti lavori quali un oratorio natalizio ispirato alla musica di Bach ed una recensione su Byron.[22]

In seguito però, Nietzsche sviluppò un atteggiamento sconsiderato, ribelle ed insofferente al clima austero della scuola, venendo più volte ammonito per le sue lacune scolastiche e disciplinari, tra le quali figurano l'episodio in cui Nietzsche si procurò una cicatrice alla mano in imitazione di Muzio Scevola[24], scritture satiriche contro i professori e l'ambiente scolastico[25] e addirittura un caso di ubriachezza.[25]

Durante gli ultimi anni a Pforta, Nietzsche maturò inoltre due importanti amicizie: una con Paul Deussen, giovane promettente e futuro indologo di fama, e una seconda con Carl von Gersdorff, futuro studente di giurisprudenza e giurista.[26]

Conclusi gli studi nel 1864, Nietzsche era pronto per imbarcarsi in una brillante carriera da filologo, anche se lo stesso Nietzsche mostrava poco interesse per la filologia.[26] Con Paul Deussen spese le cinque settimane di riposo prima dell'università.[27] Le prime due settimane vennero trascorse dai due a Naumburg, dove Deussen fece un'ottima impressione alla madre di Nietzsche[27]; in seguito, il 23 settembre, i due partirono per Bonn.[27]

Dopo una breve sosta presso una delle zie di Deussen vicino a Düsseldorf[27], i due proseguirono il loro viaggio lungo il Reno; ma Deussen decise di presentare Nietzsche alla sua famiglia.[28] Il 15 ottobre, Nietzsche e la sorella di Deussen, Marie, festeggiarono il loro compleanno comune.[28]

Finalmente giunti a Bonn, Nietzsche si ritrovò immerso in una delle più grandi città della Germania: era una città costosa, soprattutto per gli studenti universitari, e di fatto la madre Franziska poteva mantenere il figlio con soli venti talleri sui trenta talleri effettivamente necessari.[28]

La Burschenschaft-Franconia in una foto commemorativa. Nietzsche è in seconda fila, terzo da sinistra, con la mano sulla tempia.

Entrò nella facoltà di teologia per imposizione materna[28][29], e affittò un modesto appartamento nel centro della città[30]; Nietzsche, nonostante le restrizioni economiche, riuscì anche a comprarsi un pianoforte con il quale maturò ulteriormente la sua passione musicale.[30]

Essendo poco interessato all'università, la maggior parte del tempo spesa da Nietzsche a Bonn si rivolgeva a feste studentesche sul Reno, viaggi frequenti a Colonia e serate nelle varie enoteche e birrerie di Bonn.[30] Di conseguenza Nietzsche, nonostante il suo carattere schivo, decise di unirsi ad una corporazione studentesca, la Burschenschaft-Franconia.[30] Le burschenschaften erano corporazioni di studenti universitari stabilite nel 1815 con intenti liberali e nazionalisti, anche se a partire dal 1860 assunsero più che altro il carattere di club sociale.[30]

In questo periodo, Nietzsche cominciò ad assumere i vizi tipici dei membri di tali corporazioni: era solito trascorrere le serate nelle birrerie lungo il Reno e iniziò a duellare in modo molto sportivo.[31] Deussen ricorda di aver passeggiato lungo il viale del mercato quando incontrò un suo amico: a quel punto iniziarono a conversare, quando Nietzsche si unì a loro chiedendo se l'amico di Deussen fosse disposto per un duello con lui.[31] Alla fine il duello si concluse senza ferite riportate da nessuno dei due.[31]

L'episodio del bordello di Colonia
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Secondo Deussen, Nietzsche non era affatto una persona libidica come tutti i membri della Franconia. Addirittura affermò che per Nietzsche si applicavano bene le parole «mulierem nunquam attigit».[32] Ma nel febbraio del 1865, Deussen riferisce nelle sue memorie un aneddoto molto particolare dettogli da Nietzsche: gli raccontò che, durante una breve sosta in Colonia, venne adescato da un uomo al quale lui chiese le indicazioni per una locanda.[33] In seguito venne condotto surrettiziamente dal tale in una casa di tolleranza, da dove uscì subito con grande imbarazzo[33] dopo essersi messo a suonare il piano per provare a darsi un contegno.[34]

Quando si seppe che a Nietzsche era stata diagnosticata forse erroneamente la neurosifilide come causa del suo declino cognitivo e fisico dopo il 1888, diversi studiosi pensarono che avesse contratto la malattia da un rapporto sessuale con una prostituta proprio in quel bordello. Riguardo a ciò s'inserirono anche altre teorie ed ipotesi quale l'interpretazione di Joachim Köhler secondo la quale tale malattia venne trasmessa a Nietzsche non al bordello di Colonia, bensì a un bordello omosessuale di Genova, come spiegato nel suo libro Nietzsche. Il segreto di Zarathustra.[35] Altri, come Julian Young, autore di una biografia di Nietzsche, sostengono che tale episodio non sia un caso isolato. Young, di fatto, afferma che Nietzsche avrebbe visitato bordelli anche a Lispia e Napoli[32] e che il filosofo faccia pure una sottile menzione del caso di Colonia nel suo Zarathustra.[32][34][Op. cit. 3]

David Strauss: storico e critico della religione, la cui opera La vita di Gesù influenzò profondamente Nietzsche nel suo periodo universitario.

Su tale aneddoto si sarebbe inoltre introdotta la prospettiva dello scrittore Thomas Mann, il quale avrebbe basato su questo episodio l'intera novella del Dottor Faustus.[34]

La lettura di Strauss e la conversione
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Mentre la sua vita universitaria altalenava sempre più, Nietzsche si imbatté nell'opera storica del 1835 di David Strauss: La vita di Gesù.[34] L'opera si prefissava di dimostrare che in verità Gesù non fosse una figura storica, realmente documentata, bensì una figura mitologica, creata, nella prospettiva anticlericale di Strauss, come caposaldo della metafisica cristiana a servizio del ceto clericale, atto ad accrescere il suo prestigio e la sua ricchezza.[36]

In questo periodo Nietzsche lavorava poco, ma i pochi scritti di questo periodo rivelano uno studente di teologia ostile alla teologia stessa: è in questo periodo che Nietzsche matura infatti la sua critica verso il cristianesimo, il concetto di anima, di mondo ultraterreno e anzi sviluppa un marcato materialismo.[37] Nietzsche perse dunque la fede in via definitiva, visti anche i suoi dubbi in adolescenza.[37]

Di conseguenza a ciò, le lettere della madre Franziska e della sorella Elisabeth a Nietzsche divennero colme di preoccupazione circa la svolta intrapresa dal figlio[38], ma tutto ciò fu invano: per la Pasqua del 1865, Nietzsche ritornò a Naumburg per incontrare madre e sorella, le quali ravvisarono in lui un cambiamento radicale.[38] In quell'istanza, Nietzsche comunicò alle due la sua decisione di lasciare la facoltà di teologia, durata appena un semestre, per seguire la carriera da filologo.[38]

In quei giorni, inoltre, Nietzsche diede prova della sua svolta evitando di accompagnare la madre in chiesa di domenica per il sacramento della comunione, fino a che ella non si rassegnò alla decisione presa dal figlio.[38] Franziska non avrebbe mai smesso di amare il figlio Friedrich, anche se tra di loro gli argomenti religiosi divennero imbarazzanti.[38]

Nietzsche, in ogni caso, visse la sua rottura con il cristianesimo con grande dispiacere, sviluppando anche una grande nostalgia per quando non aveva dubbi sulla sua fede.[39]

Già a partire dal febbraio 1865, Nietzsche contrasse un debito complessivo di cinquantacinque talleri: ciò significava che sarebbe potuto rimanere a Bonn per un anno ancora.[40]

Ma nel dipartimento di filologia a Bonn, accadde un evento che avrebbe agevolato un probabile trasferimento di Nietzsche: a causa di una disputa accademica tra i due professori ordinari di filologia, Otto Jahn e Friedrich Ritschl, al secondo venne offerta una cattedra di filologia all'università di Lipsia[41], e Nietzsche, a maggio, decise di seguire il suo professore.[42] Un ulteriore incentivo era che von Gersdorff, amico di Pforta con il quale intratteneva una fitta corrispondenza, scelse di abbandonare gli studi giuridici e di imbarcarsi per quelli letterari, anziché a Gottinga, proprio a Lipsia.[42]

Le settimane precedenti alla partenza vennero trascorse tra dolori reumatici e mal di testa estremi[42], e la sera del 9 agosto venne accompagnato da Deussen e dall'amico Hermann Mushacke alla carrozza che l'avrebbe condotto a Lipsia.[42]

Nietzsche avrebbe tutto sommato ricordato Bonn in modo agrodolce: il suo rendimento universitario non fu ottimale, secondo Nietzsche a causa della sua eccessiva partecipazione alla Franconia, dalla quale presentò dimissioni durante il primo semestre a Lipsia.[42]

Il mese di agosto 1865 fu speso da Nietzsche a Naumburg in convalescenza dai succitati mali[43], mentre le prime settimane di settembre vennero trascorse a Berlino, ospite della famiglia Mushacke.[43] In seguito, il 17 ottobre, Nietzsche e Hermann Muschake raggiunsero Lipsia con un treno da Berlino.[43]

Nietzsche inizia dunque a seguire le lezioni di Ritschl a seguito della sua prolusione inaugurale[44], e sempre in questo periodo si imbatte nell'opus magnum di Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, comprandolo dalla libreria di antiquariato sopra la quale ha stabilito il suo appartamento.[44]

A Lipsia Nietzsche visse gli anni più felici del periodo: la salute cagionevole si ristabilizzò, permettendo a Nietzsche di vivere un periodo assolutamente vuoto di insonnie, mal di testa, attacchi di vomito e mali gastrici che avevano attanagliato la sua salute a Bonn.[44] Anche sul piano relazionale Nietzsche eccelse con la conoscenza di Erwin Rohde, un brillante studente del professor Ritschl[45], e mantenendo vivi rapporti con Deussen, von Gersdorff e Mushacke in via epistolaria.[46] Con Rohde trascorse l'estate 1867, durante la quale stettero sempre insieme inseparabilmente tra letture appassionate di Schopenhauer, passeggiate nella foresta boema e frequenti giri a cavallo.[46] Da un punto di vista professionale, infine, Ritschl notò il talento di Nietzsche leggendo un suo breve trattato su Teognide, lodando il suo studente e pubblicando tale trattato sulla rivista filologica diretta dal professore, la Rheinisches Museum.[46]

Anche se inizialmente il rapporto tra i due si limita alla conoscenza reciproca, Nietzsche comincia ad essere ospitato dal compositore nella sua villa nei pressi di Lucerna, dove i due instaurano una profonda amicizia, fatta di stima reciproca e collaborazione intellettuale.[47]

A Basilea (1869-1878)

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Grazie all'appoggio di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ottenne la cattedra di lingua e letteratura greca presso l'Università di Basilea: il 19 aprile raggiunse la città elvetica dopo il viaggio in treno[48], rimanendo meravigliato dalle costruzioni e dall'ambiente medievale della città[49], appartandosi presso una pensione da lui prenotata[49] e sopportando inizialmente con fatica il nuovo clima instauratosi nella sua vita.[50]

Richard e Cosima Wagner

Il 28 maggio tenne la prolusione d'insediamento sul tema Omero e la filologia classica[50], nella quale si evidenzia un atteggiamento sregolato e non convenzionale di interpretare la filologia che avrebbe anche caratterizzato la Nascita della tragedia.[50] Dunque iniziò la sua carriera universitaria: teneva lezioni ogni giorno della settimana in ateneo e in biblioteca circa la letteratura greca e le opere maggiori: in particolare, si riferiscono lezioni su Platone, Eschilo, Sofocle ed Esiodo.[50]

A Basilea ebbe modo di conoscere lo storico Burckhardt[51] e il teologo Overbeck.[51][29] Burckhardt gli avrebbe trasmesso la passione per l'Italia e per il Rinascimento: infatti fu Burckhardt a scrivere La civiltà del Rinascimento in Italia, un'opera storica fondamentale per la storiografia dell'Ottocento circa l'epoca rinascimentale.[52]

All'età di 25 anni chiese l'annullamento della sua precedente cittadinanza prussiana e divenne così apolide: lo rimarrà ufficialmente per il resto dei suoi giorni.[53]

Rohde, Gersdorff e Nietzsche a Basilea, ottobre 1871
Friedrich Nietzsche a Basilea nel 1872

Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, alla villa di Tribschen, sul lago dei Quattro Cantoni nei pressi di Lucerna, Richard e Cosima Wagner, rimanendo fortemente colpito dall'influenza del compositore, con cui strinse una forte amicizia, e da Cosima, da Nietzsche sempre stimata come l'unica persona al suo stesso livello di intelletto.[54][Op. cit. 4] Nel periodo fra il 1869 e il 1870 lavorò come un correttore di bozze alla redazione di un'autobiografia del compositore, destinata a non vedere la luce prima del 1911, ma della cui conoscenza il filosofo scrive apertamente, e con ironia, nella sua Genealogia.[55][Op. cit. 5]

In ogni caso, Nietzsche rimase profondamente estasiato dal lavoro di Wagner, e assisteva frequentemente alle sue composizioni. In particolare, durante il dicembre del 1871, Nietzsche si recò a Mannheim ad ascoltare l'ultima opera musicale dell'amico. Ritornato dalla serata, scrisse a Rohde di sensazioni estreme in senso positivo.[56] Da quel punto avrebbe addirittura usato la musica di Wagner come una sorta di terapia estetica.[21]

Dopo essere tornato dal breve servizio per la guerra in Francia, osservò con scetticismo la creazione del Reich tedesco per opera del cancelliere Bismarck, di cui era un grande sostenitore.[57][58]

Nietzsche, Rée e la Salomé nel 1882

Fra il 1873 e il 1876 scrisse le quattro Considerazioni inattuali, che rappresentano un orientamento sempre più volto a una forte critica culturale contro il pensiero tedesco del suo tempo.[59] Incontrò Malwida von Meysenbug e iniziò anche una stretta amicizia e collaborazione con Paul Rée, studioso di filosofia di origine ebraica. Intanto, rimasto profondamente basito dall'atteggiamento di Wagner al Festival di Bayreuth del 1876, Nietzsche lasciò furioso il concerto.[60] Da lì in poi cominciò ad allontanarsi sempre più dal musicista, e il rapporto tra i due si sarebbe sfaldato definitivamente l'anno seguente. Nel 1876 a Nietzsche fu concesso un anno in malattia: prese dunque il treno a Ginevra[61] e, dopo una sosta a Genova e Napoli[61], raggiunse a fatica[62] la Meysenbug e Rée a Sorrento.[63] Sarebbe lì che, nel 1877, avrebbe incontrato per l'ultima volta Wagner mente era ospite dei due[64]; il compositore sarebbe improvvisamente morto a Venezia cinque anni più tardi.[63]

Su Wagner Nietzsche avrebbe certamente espresso parole critiche e forse esagerate, ma all'indomani della loro rottura il filosofo ammise, forse con qualche nota di rammarico e nostalgia, che la loro amicizia fu "stellare".[65][66][Op. cit. 6]

Periodo di viaggi da apolide (1879-1887)

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Casa Nietzsche a Sils Maria

Nel 1879, Nietzsche abbandonò l'insegnamento a causa delle sue condizioni di salute più che pessime, e l'Università di Basilea gli garantì in un sussulto di generosità una modesta pensione che avrebbe costituito, da quel momento in poi, l'unico suo reddito.[67]

In questo periodo Nietzsche inizia letture onnivore: figurano in particolare Pascal[68], Stendhal[68][69][Op. cit. 7] e, in seguito, Baudelaire[70] e Dostoevskij.[69][Op. cit. 7]

filosofo tedesco cominciò dunque le sue peregrinazioni: ebbe sempre uno stretto legame con l'Italia, di cui apprezzò le maggiori città: Genova, Venezia[61], Firenze, Roma, Napoli e, alla fine dei suoi viaggi, anche Torino.[62] Nietzsche, per altro, seguì le "indicazioni" contenute nel Viaggio in Italia di Johann Goethe, un autore che Nietzsche non mancava mai di stimare[62][71][Op. cit. 8], cosicché nella filosofia nietzschiana stessa compaiono riferimenti ai luoghi e alla cultura dell'Italia, in particolare quelli rinascimentali.[72]

Durante la Pasqua del 1882, incontrò a Roma Lou von Salomé, una giovane scrittrice russa in viaggio attraverso l'Europa.[73] Si diedero appuntamento in Piazza San Pietro, e Nietzsche accolse la Salomé dicendole apparentemente: «Da quali stelle dell'universo siamo caduti entrambi per incontrarci qui?».[73][74] A maggio, durante una gita sul lago d'Orta, trascorse alcune ore di intimità con lei, facendole una brusca proposta di matrimonio che la Salomé rifiutò.[62]

Il rapporto con madre e sorella, le quali davano segnali di disapprovazione circa questa loro relazione, divenne molto teso. In seguito Lou si allontanò da Nietzsche, il quale a sua volta avrebbe litigato con Rée,. Queste delusioni relazionali spinsero Nietzsche a scrivere alacremente il suo Zarathustra, il quale avrebbe portato a termine nel 1885 mentre la sua salute declinava.[75]

La residenza di Nietzsche a Venezia: Palazzo Merati e Berlendis, nel sestiere di Cannaregio

Torino e gli ultimi anni (1888-1900)

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Nel 1888 Nietzsche si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente[70], e dove avrebbe scritto L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo. Nietzsche sembrava estasiato dalla città e dalle condizioni generali che parevano migliorare, ma nel 1889 avvenne il famoso crollo mentale di Nietzsche, probabile effetto di una patologia neurologica: è datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico[70]; mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vide un cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere. Di fronte a ciò Nietzsche accorse verso l'animale per baciarlo e per poi collassare.[76] Dopo di che venne accompagnato a casa e «giacque due giorni sul divano, sempre parlando concitatamente da solo o scrivendo».[77]

Lapida commemorativa a Torino dedicata a Nietzsche nel 1944 per il centenario della sua nascita (tra Piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano)
Lapide commemorativa a Torino dedicata a Nietzsche nel 1944 per il centenario della nascita (tra Piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano)
Placca in ricordo della convalescenza di Nietzsche a Naumburg

Nello stesso periodo del crollo, Nietzsche scrisse delle lettere ad amici e conoscenti che sono solitamente classificate sotto il nome di Biglietti della follia. Tre, firmati "Dioniso" o "Zagreo", vennero inviati a Cosima Wagner, chiamata nelle lettere "Arianna", la mitologica moglie del dio, e facendo dei riferimenti ai suoi ultimi tre libri.[78]

«Alla principessa Arianna, mia amata. Che io sia un uomo, è un pregiudizio. Ma io ho già vissuto spesso fra gli uomini e conosco tutto ciò che gli uomini possono provare, dalle cose più basse fino a quelle più alte. Sono stato Buddha tra gli indiani e Dioniso in Grecia, – Alessandro e Cesare sono mie incarnazioni, come pure Lord Bacon, il poeta di Shakespeare. Da ultimo, ancora, sono stato Voltaire e Napoleone, forse anche Richard Wagner... Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che farà della terra una giornata di festa... Non avrei molto tempo... I cieli si rallegrano che io sia qui... Sono stato anche appeso alla croce...»

Pochi giorni dopo, venne ricoverato dall'amico Franz Camille Overbeck a causa del suo stato alterato, che passava da momenti di esaltazione a tristezza profonda, in una clinica psichiatrica in Basilea. Uscito dalla clinica di Basilea, venne trasferito poi dalla madre a Naumburg, quindi a Jena, in clinica dal dottor Otto Binswanger, esperto di paralisi e demenza. Binswanger obiettò che l'unica stranezza fosse l'insolita lunga sopravvivenza all'infezione e alla paralisi luetica, per cui non si poteva attribuire l'intero decorso come derivato dalla lue.[80] Nel 1890 venne trasferito nella casa della madre, per esser assistito da lei stessa e da due infermieri. La famiglia Nietzsche, specie la sorella, non avrebbe mai accettato le diagnosi di neurosifilide, considerandole entrambe lesive dell'onore.[80]

Friedrich Nietzsche, disegno di Hans Olde, da serie di fotografie dello stesso autore (1899)

Rudolf Steiner descrisse inoltre in La mia vita l'incontro con il filosofo avvenuto nel 1896, a Naumburg, e da lui definito come "ottenebrato".[81]

Nietzsche con sua sorella Elizabeth nel periodo di convalescenza precedente alla morte. Naumburg, 1899

Venne trasferito nel 1897 assieme a Elisabeth nella casa di Weimar, dove la sorella aveva fondato tre anni prima il Nietzsche-Archiv. Il 25 agosto 1900, all'età di cinquantasei anni, Nietzsche morì durante la convalescenza a seguito di una polmonite. Nonostante il suo dichiarato e profondo ateismo, per volontà di parenti e amici venne seppellito con cerimonia religiosa nel cimitero di Röcken.[82]

La società filologica inaugurata a Lipsia dal professor Ritschl. Nietzsche è il secondo basso da sinistra

L'esordio controverso

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Arthur Schopenhauer rivestì una importante influenza sul giovane Nietzsche

«Favorito dai suoi professori dell'università di Leipzig [Lipsia], che riconobbero subito le brillanti capacità del ragazzo, ottenne una cattedra a soli ventiquattro anni. Il circolo degli intellettuali tedeschi si aspettava grandi cose da quel giovane promettente, tuttavia la sua prima pubblicazione, presentata come un saggio filologico, già presentava tutti gli elementi che lo avrebbero reso scomodo agli occhi del mondo: una valanga di idee sovversive, un mix inimmaginabile di discipline, di toni e di stili, che nascondeva la pretesa di andare ben oltre quanto gli era stato chiesto, lì dove nessuno si era mai spinto prima di allora. Lo scandalo accademico fu il leitmotiv della sua esistenza.»

La Nascita della tragedia si poneva, in tutto e per tutto, come qualcosa che superava il trattato accademico, toccando punti di vista e concezioni mai esplorati o comunque mai considerati seriamente dalla comunità scientifica dei filologi: non a caso, l'affermato Wilamowitz commentò come la pubblicazione di Nietzsche toccasse i temi affrontati da «professore sognante» e non, come invece avrebbe dovuto essere, come un «ricercatore scientifico».[84]

Di fatto l'opera di Nietzsche andava a indagare il senso della tragedia greca; ed è in questa istanza che Nietzsche critica Socrate in quanto corruttore dello spirito tragico: egli, tramite la sua tendenza razionalista, aveva soggiogato la perfetta sintesi tra le due forze favoreggiando l'ascesa dell'apollineo, e da lì cominciando la fine della tragedia e dello stile di filosofia ad essa legato.[85]

Anche per questo atteggiamento critico nei confronti di un filosofo unanimemente apprezzato Nietzsche si adirò critiche non indifferenti.[85]

Ma solo dopo ci si accorse che Nietzsche aveva intravisto il senso dello spirito greco: il vitalismo nietzschiano nasceva proprio dalla ricerca sulla grecità e, di conseguenza, concluse che l'individuo greco vedeva ed intendeva la tragedia come una vasta spiegazione alla domanda sul senso esistenziale. Per questo Nietzsche pose, tramite il suo vitalismo, un superamento di Schopenhauer[85][86] e anche l'apertura a nuovi valori per l'uomo moderno.[85]

Il valore dell'arte e della storia per l'uomo

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«La lotta contro il fine nell'arte è sempre la lotta contro la tendenza moraleggiante dell'arte, contro la sua subordinazione alla morale […] Ma anche questa ostilità tradisce la supremazia del pregiudizio. Se dall'arte si è escluso il fine della predicazione morale e del miglioramento degli uomini, non se ne consegue ancora che l'arte in genere sia priva di un fine, di una meta, di un senso […]»

Nietzsche, pur abbandonando la visione filosofica dell'artista, avrebbe sempre menzionato l'arte ed il suo valore psicologico-catartico nei suoi scritti, anche più tardivi.[88][89][90] Si sarebbe anche occupato in maniera speculativa di estetica, asserendo come conseguenza che l'arte degenera quando degenera l'uomo, quando esso si fa malato.[91]

Di fatto egli «si fa promotore di una giustificazione estetica dell'esistenza: l'esistenza e il mondo sono eternamente giustificabili solo come fenomeni estetici; è l'arte che ci consola e ci salva dall'assurdità dell'esistenza. L'arte ha salvato l'uomo greco, e grazie all'arte egli ha salvato la propria vita».[92]

Non a caso, gli intenti provocatori della Nascita della tragedia sono giustificati dal suo scopo: analizzare le cause del deterioramento artistico, e di conseguenza spirituale, della società occidentale. Ciò spiega infatti perché Wilamowitz[93], Ritschl[94] e in generale l'ambiente accademico specializzato bollò l'opera di Nietzsche come peccante del necessario rigore disciplinario.[95]

Inoltre si fa anche critico dell'art pour l'art, un movimento artistico tipicamente francese sorto come risposta all'impressionismo. Esso viveva l'arte come insensatezza, assenza di fine ultimo e soprattutto assenza di fine estetico, artistico. Tale atteggiamento è aspramente criticato da parte di Nietzsche.[96]

Maschera teatrale di Dioniso, Louvre di Parigi.

Lo stesso atteggiamento è perseverato da Nietzsche circa lo storicismo, una branca filosofica tipicamente ottocentesca. Infatti, la critica di Nietzsche verso tale disciplina si articola come critica all'atteggiamento per cui si agisce nei confronti della storia.[97]

La seconda Inattuale, di fatto, esprime la criticità del filosofo nei confronti della storia resa monumento, resa osanna e baluardo ma, al tempo stesso, resa la testimonianza vuota di un'epoca. L'Ottocento è per Nietzsche epoca inutile, trattata come un museo per gli incuriositi.[98][99]

In generale, le Inattuali di Nietzsche erano intese come un attacco alla cultura tedesca: da David Strauss[100] allo storicismo, dal plauso a Schopenhauer fino ai primi scetticismi su Wagner. Ma la seconda Inattuale «criticava un'erudizione storica inutile che finiva per trasformarsi in un macigno per la vita e lo sviluppo dei popoli.»[101]

Secondo il Nietzsche della fase tragica, la musica è da interpretarsi come un residuo di tale cultura: nella tragedia, la musica rivestiva una componente dionisiaca, in seguito ammorbidita dall'opera apollinea. Di fatto, Nietzsche avrebbe accostato come usurpatore della musica tragica Socrate.[102][103][104]

Ma la preferenza di Nietzsche per la tragedia, e in un certo senso dunque per Wagner, sarebbe mutata alla rottura personale con il compositore, che avrebbe portato il filosofo a criticare anche il suo pensiero operistico. Durante il suo soggiorno a Genova, Nietzsche assisté alla Carmen di Bizet, rimanendone estasiato e coronando egli come il suo compositore prediletto.[105]

La relazione tra la filosofia nietzschiana e la musica è stretta: l'autrice accademica Luisa Moradei avrebbe commentato dicendo proprio che Nietzsche è «tra i pochi [filosofi] ad avere uno stretto rapporto con la composizione musicale».[106] Ma l'obiettivo prefisso da Nietzsche, almeno in questa frazione di pensiero wagneriana e coronata dalla Nascita della tragedia e dalle Inattuali, era di superare la filosofia schopenhaueriana mediante l'estetica e l'affermazione artistica della vita, e di come, conseguentemente, l'arte rivesta la vita in sé[107] e, di conseguenza, la musica riveste la condizione di piacere monumentale per l'uomo.[108]

La nascita della tragedia
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Frontespizio della prima edizione della Nascita della tragedia, 1872

«Io prometto l’avvento d'un'era tragica: l'arte più sublime nell'affermazione della vita, la tragedia rinascerà quando l'umanità, senza soffrirne, avrà dietro a sé la coscienza di aver sostenuto le guerre più dure, ma anche più necessarie». Così Nietzsche descriveva l'intento della sua prima vera e propria opera, la Nascita della tragedia, in Ecce homo.[Op. cit. 9]

Secondo la sorella Elisabeth, l'opera del fratello filosofo sarebbe agli effetti una minuscola parte dei suoi lavori circa la grecità e l'ellenismo[Op. cit. 10], soprattutto considerando i precedenti scritti di Nietzsche a tema greco, quali Omero e la filologia classica, la sua conferenza introduttiva per la carriera universitaria a Basilea, persino pubblicata sulla rivista filologica redatta da Ritschl.[Op. cit. 11]

Sin dalla sua pubblicazione, l'opera rivestì uno scandalo accademico che divise la comunità degli intellettuali: i filologi e gli accademici la deprecarono in quanto assolutamente non suggellata da alcun tipo di autorevolezza accademica[85], mentre Wagner trovò nel libro di Nietzsche l'esaltazione dell'arte mitica che stava rinascendo.[Op. cit. 12]

Certamente Nietzsche abbandonò e rigettò i contenuti ed i pensieri della sua prima opera durante la sua critica a Wagner e Schopenhauer[Op. cit. 13], ma le tematiche trattate nella Nascita e più in generale in tutta la produzione della fase tragica rivestono un ruolo chiave per tutto il pensiero nietzschiano: in particolare, la Nascita tratta dell'origine della cultura greca e la psicologia dell'individuo greco, il quale trovò una sintesi pacifica della sua esistenza nella tragedia, coniugando lo spirito dionisiaco e quello apollineo.[Op. cit. 14]

Nietzsche si fa portatore della tesi per cui la vita dell'individuo greco venne giustificata dall'estetica, dall'arte tragica e dalla moralità individualista.[Op. cit. 15]

Busto di Michel de Montaigne, filosofo a cui Nietzsche è debitore per la prosa aforistica

Fase illuminista-nichilista

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«La prima novità di quest'epoca è il ricorso agli aforismi. È probabile che scegliesse questa forma espressiva ispirandosi ai Pensieri di Blaise Pascal (1623-1662), ma si avverte anche l'influenza stilistica di moralisti come La Rouchefoucald [...] Certo è che l'aforisma ha reso difficoltosa la comprensione della sua opera, perché presuppone un contesto noto all'autore, ma spesso assolutamente sconosciuto per il lettore.»

Nel Nietzsche illuminista si assiste in primo luogo ad un importante cambiamento: l'accostamento della prosa in favore della poesia, o comunque degli aforismi e delle massime.[110] Nietzsche fece ciò in un chiaro segnale di distacco da Schopenhauer[91] a favore invece di Montaigne, autore per cui Nietzsche avrebbe sempre conservato grande stima[111], e Voltaire, a cui è dedicato Umano troppo umano.[112] In questo modo, Nietzsche invita il lettore a "ruminare", vale a dire a rintracciare più volte significati diversi a seconda dell'opera poiché «è appunto attraverso questo sguardo sempre interrogante che si comprende quell'idea di "grande salute" - "tale da non essere solo posseduta, ma conquistata e tale da dover essere conquistata incessantemente, perché la si sacrifica e la si deve sacrificare sempre di nuovo" - verso cui il pensiero di Nietzsche costantemente si dirige. Quell'idea in relazione alla quale la stessa filosofia nietzscheana si presenta come una filosofia-ponte, come un pensiero annunciativo».[113]

Ma non c'è solo il mutamento stilistico: Nietzsche abbandona con ripudio l'influenza dei vecchi maestri (Schopenhauer e Wagner) e i temi affrontati nella sua precedente produzione. Il filosofo, piuttosto, opta per l'osservazione critica della realtà circostante, e dunque un conseguente approccio scientifico e metodologico nei confronti dello smascheramento dei valori occidentali, quali la religione, l'etica e la metafisica.[114]

Anche se, a dirla tutta, Nietzsche aveva poco da spartire con l'illuminismo: di fatto, il pensiero illuminista ed il suo sono in definitiva antitetici: Nietzsche critica Rousseau, la sua concezione individuale e sociale e critica anche la Rivoluzione francese, che giudica come il prodotto degli ideali sovversivi dell'illuminismo.[115]

Mediante il suo periodo illuministico, Nietzsche ha modo di prefiggere una nuova era, un'alba per l'avvenire dell'umanità. In verità è sin da qui che Nietzsche inaugura il suo progetto di trasvalutazione di tutto ciò che riveste l'umanità presente: moralità, valori, religione, progresso, senso di società. Nietzsche ambisce dunque alla distruzione di ciò che è vecchio in favore della creazione el nuovo.[116]

«Socrate apparteneva, per origine, al popolino: Socrate era plebaglia. Si sa, lo si vede ancora, quanto fosse brutto.»

Riprendendo le sue precedenti idee, in questa fase illuminista-nichilista, Nietzsche attacca il cristianesimo. Secondo Nietzsche la moralità cristiana esprime il rifiuto dell'amore per la vita e della creatività, della spontaneità del vivere naturale. Colui che per primo ha condizionato negativamente la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato, secondo Nietzsche, Socrate. Nietzsche sostiene che l'accettazione della condanna a morte per Socrate rappresenti l'estrema affermazione degli errori del filosofo e del suo rifiuto dei valori vitali.[118] Nietzsche accusa Socrate di essere una specie di populista[119], il quale si serve del consenso di un popolo ignorante facendone le veci.[119]

Non differente in termini di critica è la posizione di Nietzsche contro Platone e, per estensione, la metafisica, la quale altro non è che l'astrazione dal mondo nobile e virtuoso del corpo in favore di un altro mondo, quello dell'anima; così facendo, l'umanità è stata ingannata all'idealismo, al disprezzo della Terra, del corpo e delle virtù materiali.[120][121]

Crepuscolo degli idoli

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Il crepuscolo degli idoli è l'opera in cui Nietzsche racchiude la sua critica verso il passato filosofico, e il condizionamento da esso esercitato sull'uomo, partendo dagli albori di tale passato, ossia dall'antica Grecia e, più precisamente, da Socrate, dalla sua filosofia e dal suo dogmatismo esistenziale.[Op. cit. 16]

Contro la religione

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«Al cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla grecità è necessaria un'esuberanza di salute - rendere malati è la vera intenzione recondita dell'intero sistema procedurale della Chiesa per salvare se stessa [...] una religione che ha insegnato a fraintendere il corpo, che non vuole sbarazzarsi delle superstizioni dell'anima, che fa dell'insufficiente nutrimento un "merito", che nella salute combatte una specie di nemico, di diavolo, di tentazione, che vuole dare da intendere che si possa portare in giro un'"anima perfetta" in un cadavere di corpo.»

Più che con la figura di Gesù Nietzsche è polemico contro il cristianesimo, sulla dottrina di Paolo di Tarso: quando Nietzsche lesse la Mia fede di Tolstoj, nella quale lo scrittore russo narrava della sua conversione al cristianesimo dopo una parentesi nichilista, Nietzsche rinvenne una critica di Tolstoj verso i dogmi ecclesiastici, nel suo caso della fede ortodossa, e verso San Paolo.[123][124]

Il Cristo, invece, è l'individuo che non partecipa alla collettività, al modus intellegendi condiviso, e sposta la sua attenzione verso la propria interiorità: probabilmente un riferimento a L'idiota di Dostoevskij, scrittore a cui Nietzsche si sente legato per i temi del nichilismo.[69]

Ribaltando le gerarchie di valori[125] Nietzsche afferma che la vittoria della morale degli schiavi mascherata da compassione universale, democrazia e diritti umani, ha rovesciato i valori tradizionali di bellezza sostituendoli con la venerazione della miseria.[126]

«Nessuno oggi ha più il coraggio di vantare diritti particolari, diritti di supremazia, un sentimento di rispetto dinanzi a sé e ai suoi pari – un pathos della distanza... La nostra politica è malata di questa mancanza di coraggio! – L'aristocraticità del modo di sentire venne scalzata dalle più sotterranee fondamenta mercé questa menzogna dell'eguaglianza delle anime; e se la credenza nel «privilegio del maggior numero» fa e farà rivoluzioni, – è il cristianesimo, non dubitiamone, sono gli apprezzamenti cristiani di valore quel che ogni rivoluzione ha semplicemente tradotto nel sangue e nel crimine!»

In questa prospettiva, soprattutto negli scritti più tardivi, Nietzsche si sarebbe opposto al socialismo, alla politica di massa, al partitismo ed alla democrazia liberale.[128][129][130][131][132][133]

Infine, Nietzsche dichiara che la morale deve essere superata in nome dell'esistenza evolutiva, in quanto «quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male»[134], e che l'uomo deve rendersi nomade e fedele alla Terra, abbandonano i concetti religiosi del mondo ultraterreno e dell'anima.[Op. cit. 17]

«Vi scongiuro, fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure!»

Circa la morale e la sua valenza filosofica, Nietzsche si esprime con aspra criticità in un'ottica, tuttavia, ben precisa: evidenziare l'insussistenza del suo valore, del suo linguaggio e della sua presentazione stessa in quanto concetto.[136]

La prima bozza del dipinto di Munch in onore di Nietzsche
Nietzsche in un ritratto di Edvard Munch del 1906

La morte di Dio e la trasvalutazione di tutti i valori

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«Dio è morto! Dio resta morto! E lo abbiamo ucciso noi!»

L'affermazione "Dio è morto", la massima nietzscheana per eccellenza, ha lasciato e generato in seno interpretazioni variegate, sovente discordanti tra di loro. Ad esempio, sulla base di tale frase Nietzsche viene visto da alcuni come un ateo[138], ma altri critici come Kaufmann intendono la suddetta constatazione come un'interpretazione unica del concetto di divinità: lo spirito europeo come uccisore della coscienza religiosa, del Dio giudaico-abramita, allineando dunque Nietzsche come interprete del pensiero equivoco, dello smarrimento filosofico d'Europa.[139]

Altri ancora individuano in ciò del nichilismo russo anarchico, ateo e anche anticristiano.[140]

Nietzsche arriva dunque ad urgere una nuova moralità, da intendere come un nuovo modo di vivere per l'uomo contemporaneo che, a detta di Nietzsche, è stato ingannato dall'ascesi della morale cristiana.[141] Questo farebbe pensare quindi alla formula Dio è morto come a un lutto che deve essere superato, ed il suo superamento consiste nella creazione di una nuova percezione esistenziale, libera dai codici morali e teologici.[142][143]

Celebre è la figura dell'uomo folle che gira in pieno giorno con una lanterna accesa, dichiarando di star cercando Dio e attirandosi così lo scherno dei presenti. Alla richiesta di spiegazioni l'uomo afferma che Dio è morto, ovvero che nessuno crede più veramente.[144]

«Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante.»

La pietra alla memoria di Nietzsche presso il lago di Sils, Sils-Maria, alta Engadina

L'oltreuomo procede metodicamente al di là delle convenzioni e dei pregiudizi che attanagliano l'uomo comune, avendo dei valori differenti da quelli della massa.[146] Egli solo è in grado di non sostituire ai vecchi idoli quelli nuovi, ma fondare il nuovo mondo, e quindi l'uomo attuale non è altro che «una corda tesa tra la scimmia e l'oltreuomo», secondo le stesse parole di Nietzsche.[147] L'oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita dicendovi «sì».[148] Egli non conosce bene e male, è al di là di essi; anche ciò che è negativo per gli uomini normali per lui diventa un male minore a volte pur necessario; anche i mali sono necessari: Zarathustra fa l'esempio del fare la guerra delle passioni e di calunnia, invidia, diffidenza, che solo l'oltreuomo può sopportare e trasformare in virtù.[149]

L'oltreuomo conosce e supera il senso tragico della vita trasformandolo in gioia e piacere[150][151], e secondo Nietzsche, il prototipo di oltreuomo era stato incarnato da Napoleone[152] e Goethe.[71]

L'Uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo esoterico della ciclicità del tempo.

Nietzsche elabora un suo modo di intendere il tempo liberandolo dal trascendente e quindi dalla fiducia nell'avvenire, concezione che avrebbe per altro intrigato Milan Kundera, il quale menziona il filosofo e la sua teoria nell'Insostenibile leggerezza dell'essere.[153]

L'amor fati, concetto che si ricollega all'eterno ritorno, fu un caso fortuito per Nietzsche, il quale lo ponderò e lo ammirò da Spinoza e Emerson. In particolare, Nietzsche afferma che la vita dell'uomo, ossia la vita ripetitiva ed opprimente in cui il riscatto è costituito dall'azione e dal radicale cambiamento, si ricolleghi strettamente al fato e all'amore per esso, il quale priva dalla depressione esistenziale. Nietzsche afferma dunque la propensione per la vita e la sua affermazione mediante l'abbandono deciso dei residui del passato storico e l'abbraccio della ciclicità esistenziale e della sua tollerabilità.[154][155]

Fu Fabrizio Desideri a interpretare la filosofia nietzscheana come una filosofia "medica", in cui il filosofo si fa "dottore". Perciò suddivise la sua filosofia in un momento sintomatico, uno diagnostico e uno terapeutico.[156]

È inoltre evidente il debito della letteratura e della cultura europee verso Nietzsche, specie in Italia, con la poesia dei costumi e della decadenza di Gabriele D'Annunzio, il quale non solo dedicò a Nietzsche una poesia[157], ma traspose in italiano anche una sua composizione poetica, Hymnus an das Leben.[158]

La visione politica di Nietzsche

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«Occorre la schiavitù, occorre la guerra, occorre una spietata selezione di valori perché quelli idealmente più nobili possano reggersi e fiorire sul sacrificio degli altri. Egli si proclama all'antitesi dell'ottimismo liberale, del pacifismo democratico, dell'egalitarismo socialista. Ma non bisogna fraintendere il significato di queste proposizioni. Quando in politica si accenna a un pensiero antidemocratico ed antiliberale ricorrono facilmente le immagini di tendenze cosiddette realistiche in contrasto con quelle rivoluzionarie; la reazione contro la libertà.»

Il rapporto tra Nietzsche e la politica è difficilmente descrivibile in quanto il filosofo stesso si palesava come "apolitico". Secondo diversi critici, il pensiero politico di Nietzsche è rintracciabile entro le ideologie del bonapartismo, dell'individualismo anarchico, del radicalismo, dell'elitarismo e secondo taluni anche del fascismo.[160][161]

È certo che Nietzsche si oppose alla democrazia di massa, alla politica di massa, alla partitocrazia, al populismo, al parlamentarismo e anche all'antisemitismo. In questo senso, si pose favorevole alle grandi politiche attuate da individui, dando il plauso per esempio a Napoleone.[162]

Inoltre Nietzsche commentò volentieri gli eventi politici del suo tempo, pur opponendosi alla cultura del giornalismo[163]: commentò i fatti della Comune di Parigi, per esempio, la cui brutalità lo colpì particolarmente.[164] Inizialmente era un sostenitore di Bismarck e della sua kulturkampf[165], ma a seguito delle sue disattenzioni di tipo spessamente politico portarono Nietzsche a rinnegare il cancelliere.[166][167]

Nietzsche si opponeva anche all'ideale di "aristocrazia dello spirito", vale a dire l'aristocrazia morale e tipicamente platonica, in quanto sovversione da parte degli intellettuali democratici della vera aristocrazia.[168][169] Ed infatti Nietzsche si opponeva agli avanzamenti della democrazia socialista o liberale, favorendo una prospettiva politica aristocratica con valori critici e radicali nei confronti delle istituzioni tradizionali.[170]

Da un punto di vista filosofico, Nietzsche si opponeva sì al cristianesimo, ma anche alle idee filosofiche contemporanee e moderne di stampo continentale, arrivando a vedere Cartesio come un fautore indiretto della Rivoluzione francese che Nietzsche criticava.[171]

Nietzsche tuttavia muove anche una critica al liberalismo, alla società borghese, alle sue responsabilità politiche, ciò che si pone come il cardine della democrazia liberale[172] e le classi dirigenti incapaci di pareggiarsi con le aristocrazie colte e raffinate.[173] E così è anche il suo punto di vista sul commercio e sul mercato, attività che dovrebbero essere competenze di un'aristocrazia raffinata, e non di una borghesia utilitaria.[174]

Al contrario, Nietzsche si fa promotore degli ideali ebraici in Europa, in quanto possibili baluardi al socialismo e al nazionalismo.[175][176]

Già dal 1862 un Nietzsche seppur giovane dà testimonianza di una critica al socialismo[177], la quale si sviluppa a pari passo della critica di egli per la Rivoluzione francese e, in seguito, anche per la Comune parigina.[164] Nello stesso periodo, Nietzsche sostenne le posizioni degli autori e degli intellettuali francese tipicamente di destra, in opposizione alla Comune come movimento "volgare".[178] Nietzsche diede dunque una ferma e chiara opposizione al movimento operaio e ai suoi moventi.[179][180] Ancora una volta, si faceva promotore dell'aristocrazia e dei suoi ideali colti e ricercati.[132]

Bozza dell'incipit per Così parlò Zarathustra

Collane di opere di Nietzsche

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Edizione italiana delle opere di Nietzsche

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Condotta sull'edizione critica dei testi originali stabilita da Giorgio Colli e Mazzino Montinari:

  • Opere di Friedrich Nietzsche
I.1: Scritti giovanili 1856-1864, versione di Mario Carpitella, notizie e note di Giuliano Campioni e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 1998. ISBN 88-459-1358-9.
I.2: Scritti giovanili 1865-1869, a cura di Giuliano Campioni e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 2001. ISBN 88-459-1587-5.
III.1: La nascita della tragedia; Considerazioni inattuali, I-III, versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1972.
III.2: La filosofia nell'epoca tragica dei Greci e Scritti dal 1870 al 1873, versione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 1973.
III.3.1: Frammenti postumi 1869-1874, a cura di Mario Carpitella, versione di Giorgio Colli e Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1989. ISBN 88-459-0725-2.
III.3.2: Frammenti postumi 1869-1874, a cura di Mario Carpitella, versione di Giorgio Colli e Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1992. ISBN 88-459-0884-4.
IV.1: Richard Wagner a Bayreuth; Considerazioni inattuali, IV; Frammenti postumi (1875-1876), versioni di Giorgio Colli, Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1967.
IV.2: Umano, troppo umano, I; Frammenti postumi (1876-1878), versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1965.
IV.3: Umano, troppo umano, II; Frammenti postumi (1878-1879), versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1967.
V.1: Aurora e Frammenti postumi (1879-1881), versione di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1964.
V.2: Idilli di Messina; La gaia scienza; Frammenti postumi (1881-1882), versioni di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1965.
VI.1: Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, versione di Mazzino Montanari, Milano, Adelphi, 1968.
VI.2: Al di là del bene e del male; Genealogia della morale, versioni di Ferruccio Masini, Milano, Adelphi, 1968.
VI.3: Il caso Wagner; Crepuscolo degli idoli; L'Anticristo; Ecce homo; Nietzsche contra Wagner, versioni di Ferruccio Masini e di Roberto Calasso, Milano, Adelphi, 1970.
VI.4: Ditirambi di Dioniso e Poesie postume (1882-1888), versioni di Giorgio Colli, Milano, Adelphi, 1970; 1982.
VII.1.1: Frammenti postumi 1882-1884, versione di Leonardo Amoroso e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1982.
VII.1.2: Frammenti postumi 1882-1884, versione di Leonardo Amoroso e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1986.
VII.2: Frammenti postumi 1884, versione di Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1976.
VII.3: Frammenti postumi 1884-1885, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1975.
VIII.1: Frammenti postumi 1885-1887, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1975.
VIII.2: Frammenti postumi 1887-1888, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1971.
VIII.3: Frammenti postumi 1888-1889, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1974.
  • Epistolario di Friedrich Nietzsche, edizione italiana diretta da Giorgio Colli e Mazzino Montinari; testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari
I, 1850-1869, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi, 1976.
II, 1869-1874, versione di Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1976.
III, 1875-1879, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi, 1995. ISBN 88-459-1172-1.
IV, 1880-1884, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 2004. ISBN 88-459-1833-5.
V, 1885-1889, versione di Vivetta Vivarelli, Milano, Adelphi, 2011. ISBN 978-88-459-2630-3.
  1. ^ a b BT, p. VII.
  2. ^ BT, p. XII.
  3. ^ Young si riferisce al passo dello Zarathustra intitolato Tra le figlie del deserto, pp. 289-292.
  4. ^ EH, p. 42.
  5. ^ GM, p. 189.
  6. ^ GS, p. 157.
  7. ^ a b TI, p. 156.
  8. ^ TI, pp. 161-163.
  9. ^ EH, p. 72.
  10. ^ Dall'introduzione di Elisabeth Nietzsche alla Nascita della tragedia, p. XXVIII.
  11. ^ BT, p. XXII.
  12. ^ Infatti Nietzsche dedicò la Nascita della tragedia e la sua prefazione a Wagner, etichettandolo non come semplice intellettuale, ma come amico. BT, p. 19.
  13. ^ BT, p. XXV.
  14. ^ BT, pp. XXVI-XXVII.
  15. ^ BT, p. XXVII.
  16. ^ Nietzsche attacca l'atteggiamento critico di Socrate nei confronti della vita "tragica", implicando che l'accettazione di Socrate della sua condanna a morte non sia altro che la realizzazione di tale atteggiamento. TI, p. 54.
  17. ^ Z, p. 10.

Bibliografiche

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  2. ^ Hernández, p. 7.
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  7. ^ Hernández, p. 19.
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  12. ^ Hernández, p. 21.
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  16. ^ Young, p. 29.
  17. ^ Beonio-Brocchieri, p. 8.
  18. ^ Young, p. 21.
  19. ^ Young, p. 26.
  20. ^ Beonio-Brocchieri, p. 10.

    «A quattordici anni gli è concessa una borsa di studio ed entra nel collegio di Pforta. [...] Nietzsche si adatta al giogo disciplinare. Non si lagna, studia, si irrobustisce nello spirito e nel corpo.»

  21. ^ a b Safranski, p. 20.
  22. ^ a b c Young, p. 28.
  23. ^ a b c Young, p. 27.
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  49. ^ a b Young, p. 100.
  50. ^ a b c d Young, p. 101.
  51. ^ a b Beonio-Brocchieri, p. 29.
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    «Da quel giorno in poi Nietzsche, in conformità alla legge dello Stato, non era più prussiano e nemmeno tedesco, ma… apolide, o secondo la terminologia usata in Svizzera a quel tempo, "senza-patria", particolarmente appropriata per Nietzsche; e lo rimase… Divenne e rimase Europeo.»

  54. ^ Desideri, p. 841.
  55. ^ Desideri, p. 652.

    «[…] quale uomo accorto scriverebbe ancora una parola onesta su se stesso? — […] Ci viene promessa un'autobiografia di Richard Wagner: chi dubita del fatto che sarà una biografia accorta?»

  56. ^ Safranski, p. 19.
  57. ^ Beonio-Brocchieri, p. 31.

    «Torce lo sguardo dai saturnali Bismarckiani celebrati con facile baldanza sotto la vinta capitale nemica, e torna allo studio.»

  58. ^ Young, p. 3.
  59. ^ Hernández, pp. 43-44.
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  92. ^ Hernández, p. 36.
  93. ^ Hernández, pp. 37-42.
  94. ^ Hernández, p. 37.

    «L'opera [La nascita della tragedia] suscitò in Ritschl, suo professore e mentore, una profonda delusione. [...] Il vecchio professore scrisse nel suo diario con un velo di sarcasmo che quel libro era un "ingegnoso inebriamento" e, riferendosi alla lettera del suo ex alunno, annotò: "Lettera fantastica di Nietzsche (= megalomania")»

  95. ^ Hernández, p. 37.
  96. ^ Desideri, pp. 743-744.
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  113. ^ Desideri, p. 12.
  114. ^ Sergio Moravia, citato in Desideri, pp. 565-580.
  115. ^ Hernández, p. 53.
  116. ^ Desideri, p. 876.
  117. ^ Desideri, p. 712.
  118. ^ Desideri, p. 711. «Persino Socrate disse, in punto di morte: "vivere - è come esser malati a lungo: debbo un gallo ad Asclepio salvatore"».
  119. ^ a b Desideri, pp. 711-714.
  120. ^ Desideri, p. 718.

    «Il mondo vero lo abbiamo eliminato: quale mondo è rimasto? quello apparente, forse?... Ma no! Col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente

  121. ^ Desideri, pp. 758-761.
  122. ^ Desideri, p. 805.
  123. ^ Informazioni reperite presso: Hernández, p. 100. Vi si cita:

    «Per Nietzsche, Paolo era in realtà un "disangelista" [...] poiché corruppe e falsificò la Buona Notizia. Genio del male e apostolo della vendetta, non cessò mai di essere Saulo - il suo nome ebraico -, il persecutore dei cristiani, ma prese a farlo con una strategia ben più subdola. [...] i primi cristiani, con Paolo in testa, furono in realtà i veri anticristiani.»

  124. ^ Desideri, p. 813.
  125. ^ Losurdo, pp. 711-745.
  126. ^ Desideri, p. 244.
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Opere di Nietzsche citate nelle fonti

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Opere critiche

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Bibliografie citate da alcuni degli autori soprastanti

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Beonio-Brocchieri

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Vittorio Beonio-Brocchieri cita, a p. 87 della sua opera, la seguente bibliografia:

  • (FR) Charles Andler, Nietzsche. Sa vie et sa penseé, (all'epoca di Beonio-Brocchieri, il 1926, si contavano quattro sui sei libri complessivi dell'opera di Andler. Tuttora si contano tutti i sei. Il sesto è del 1931), Parigi, Bossard, 1920-1931, SBN IT\ICCU\TO0\0325449.
  • (FR) Henri Lichtenberger, La philosophie de Nietzsche, 4ª ed., Parigi, Alcan, 1899 [1898], SBN IT\ICCU\IEI\0274068.
  • (DE) Elisabeth Förster-Nietzsche, sorella di Nietzsche, Das Leben Friedrich Nietzsches, opera di due volumi suddivisi in tre tomi, Lipsia, Naumann, 1895-1904 [1895-1897], SBN IT\ICCU\MIL\0349781.
  • Daniel Halévy, La vita di Federico Nietzsche, traduzione di L. Ambrosini, Torino, Fratelli Bocca, 1912, SBN IT\ICCU\PUV\0416297.
  • Francesco Orestano, Le idee fondamentali di Friedrich Nietzsche nel loro progressivo svolgimento, Palermo, Reber, 1903, SBN IT\ICCU\TO0\0116939.
  • Manlio Castiglioni, Il poema eroico di Federico Nietzsche, Torino, Fratelli Bocca, 1924, SBN IT\ICCU\RAV\0105322.

Viene inoltre riportato lo scritto di Georg Brandes su Nietzsche (Friedrich Nietzsche, Eine Abhandlung über aristokratischen Radicalismus, edito a Francoforte nel 1925), oggi reperibile come:

Fabrizio Desideri, alle pp. 18-22, predispone un'esaustiva bibliografia su Nietzsche in tutti i suoi particolari, di cui si citano le seguenti opere:

In Storia dell'etica contemporanea, a p. 317, Fonnesu cita le opere, dal carattere di approfondimento sui temi etici, che vengono ivi riportate secondo i seguenti parametri:

Sulla Genealogia della morale
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  • (DE) Werner Stegmaier, Nietzsches Genealogie der Moral, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1994, ISBN 3534104102.
  • Andrea Orsucci, La Genealogia della morale di Nietzsche, Roma, Carocci, 2001, ISBN 8843018841.
  • (DE) Otfried Hoffe, Zur Genealogie der Moral, Berlino, Akademie Verlag, 2004, ISBN 3050030267.
Su Nietzsche e la morale
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  • Marzio Vacatello, Nietzsche e l'analisi linguistica dei concetti morali, in Etica e oggettività, Grassina [Bagno a Ripoli], Le Monnier, 2004, ISBN 8800860931.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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