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Renhō

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Renhō

Leader dell'opposizione
Durata mandato1º ottobre 2016 –
1º settembre 2017
Capo di StatoAkihito
Capo del governoShinzō Abe
PredecessoreKatsuya Okada
SuccessoreSeiji Maehara

Presidente del Partito Democratico Progressista
Durata mandato1º ottobre 2016 –
1º settembre 2017
Capo di StatoAkihito
Capo del governoShinzō Abe
PredecessoreKatsuya Okada
SuccessoreSeiji Maehara

Ministro di Stato per la rivitalizzazione del governo
Durata mandato8 giugno 2010 –
27 giugno 2011
Capo di StatoAkihito
Capo del governoNaoto Kan
PredecessoreYukio Edano
SuccessoreYukio Edano

Durata mandato2 settembre 2011 –
13 gennaio 2012
Capo del governoYoshihiko Noda
PredecessoreYukio Edano
SuccessoreKatsuya Okada

Ministro di Stato per gli affari dei consumatori e la sicurezza alimentare
Durata mandato14 gennaio 2011 –
27 giugno 2011
Capo di StatoAkihito
Capo del governoNaoto Kan
PredecessoreTomiko Okazaki
SuccessoreGoshi Hosono

Dati generali
Partito politicoCDP
DPJ (2004-2016)
DP (2016-2017)
Titolo di studioLaurea in diritto pubblico
UniversitàUniversità di Aoyama
Professioneex modella, giornalista, annunciatrice

Renhō (anche Renho, Ren Ho o Ren Hou), pseudonimo di Ren'hō Murata (村田 蓮舫?, Murata Ren'hō; Tokyo, 28 novembre 1967), è una politica giapponese.

È stata la prima donna in Giappone ad assumere il ruolo di leader del Partito Democratico Progressista, dal 1º ottobre 2016 al 1º settembre 2017, nonché la prima persona di etnia mista a guidare uno dei maggiori partiti politici giapponesi.

Nata a Tokyo con il nome di Hsieh Lien-fang (謝蓮舫S, Xiè LiánfǎngP) da padre taiwanese (Xie Zhexin, 謝哲信S, Xiè ZhéxìnP) e madre giapponese (Keiko Saitō, 斉藤 圭子?, Saitō Keiko), ha studiato presso l'Istituto comprensivo di Aoyama laureandosi in diritto pubblico nel 1990[1]. Dal 1995 al 1997 ha studiato cinese all'Università di Pechino[2].

Nata come cittadina taiwanese, ha acquisito la cittadinanza giapponese solo nel 1985, quando la legge sulla nazionalità fu modificata per consentire ai figli con almeno un genitore giapponese di diventare a tutti gli effetti cittadini giapponesi[3]. Ha adottato così il cognome della madre, Saitō, seguito dalla pronuncia giapponese del suo nome cinese. Ha in seguito deciso di farsi chiamare semplicemente Renhō.

Nel 1988 ha iniziato la carriera nel mondo dello spettacolo come ragazza immagine per la Clarion, per poi apparire in diversi programmi televisivi e radiofonici in qualità di opinionista. Nel 1993 ha lavorato come annunciatrice per la TV Asahi e la TBS, e in seguito come corrispondendone estera da Taiwan sempre per la TBS[4].

Nel 1993 ha sposato il giornalista Nobuyuki Murata, da cui ha avuto due gemelli nel 1997[5]. È la secondogenita di tre fratelli, uno più grande di un anno e uno più piccolo di due[2]. È parente alla lontana del politico taiwanese Mark Chen, ex segretario generale dell'Ufficio presidenziale della Repubblica di Cina[6].

Carriera politica

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Renhō nel 2008

Renhō è entrata in politica nel 2004, venendo eletta alla Camera dei consiglieri in rappresentanza del Partito Democratico per la circoscrizione di Tokyo[4].

Dopo che il Partito Democratico ha assunto le redini del governo nel settembre 2009, Renhō si è battuta per ridurre gli sprechi fiscali[1][7][8] ottenendo in tal modo il ruolo di ministro di Stato per le riforme amministrative[9] e per la rivitalizzazione del governo prima sotto l'amministrazione Kan e poi nel governo Noda[5]. Ha servito inoltre come ministro per gli affari dei consumatori e la sicurezza alimentare.

Ha vinto le elezioni per la Camera dei consiglieri anche nel 2010[5] e nel 2016[10], venendo eletta nello stesso anno presidente del Partito Democratico Progressista. È diventata così la prima donna in Giappone ad assumere tale ruolo[3], nonché la prima persona di etnia mista a guidare uno dei maggiori partiti politici giapponesi[11].

Nel luglio 2017, in seguito alla sconfitta del DP alle elezioni dell'Assemblea metropolitana di Tokyo, Renhō ha deciso di dimettersi dal suo ruolo di leader del partito e capo dell'opposizione[12].

In disaccordo con la linea di partito assunta dal DP dopo le elezioni del 2017[13], Renhō è poi entrata a far parte del Partito Democratico Costituzionale, raggruppamento di centro-sinistra fondato da Yukio Edano[14].

Posizioni politiche

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Fin dall'inizio della sua carriera politica Renhō si è occupata principalmente delle questioni politiche riguardo ai diritti dell'infanzia[4]. È inoltre da sempre molto critica riguardo alle scelte diplomatiche del Giappone nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, ed è una forte sostenitrice dell'indipendenza di Taiwan e del suo riconoscimento come Stato sovrano[15]. Si è recata più volte a Taiwan per affari ufficiali e informali, ottenendo grande attenzione dal pubblico e dai media. Ha stretto inoltre importanti legami con i membri anziani del Partito Democratico Progressista di Taiwan[15].

Durante la campagna per le elezioni parlamentari, Renhō si è dichiarata contraria alla modifica dell'articolo 9 della Costituzione, che impone al Giappone di non avere un esercito vero e proprio. Si è espressa invece a favore dell'Abenomics, spingendo tuttavia per maggiori investimenti sull'istruzione e su altre questioni vicine alle donne come la cura dei figli, la parità di retribuzione e la protezione dalla violenza domestica. Ha anche escluso la formazione di un eventuale governo di coalizione con il Partito Comunista Giapponese e si oppone al Partenariato Trans-Pacifico[16].

  1. ^ Salta a: a b (EN) Kan Cabinet (Formed June 8, 2010) STATE MINISTER IN CHARGE OF GOVERNMENT REVITALIZATION - Renho, in The Japan Times. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2011).
  2. ^ Salta a: a b (EN) Tomoko Otake, Japan’s fiscal firebrand, in The Japan Times, 2 maggio 2010. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2016).
  3. ^ Salta a: a b Il Partito Democratico giapponese ha eletto per la prima volta una leader donna, in Il Post, 15 settembre 2016. URL consultato il 21 marzo 2017.
  4. ^ Salta a: a b c Giulia Pompili, Chi è la donna che sfiderà Shinzo Abe, in Il Foglio, 16 settembre 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
  5. ^ Salta a: a b c Valeria Palumbo, Giappone: Renho Murata, prima leader dei democratici, in La Ventisettesima Ora, Corriere della Sera, 16 settembre 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
  6. ^ (EN) Joe Hung, Renho's loyalty is to her family, in The China Post, 19 settembre 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
  7. ^ (EN) Kyodo News, PROFILE: Renho spotlighted in waste-cutting debate, in Mainichi Shinbun, 5 giugno 2010. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2010).
  8. ^ (EN) Jun Hongo, Renho beats drum against waste, in The Japan Times, 10 giugno 2010. URL consultato il 21 marzo 2017.
  9. ^ (EN) William Pesek, Former model gives economic change new meaning, in Bloomberg News, 9 giugno 2010. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016).
  10. ^ (EN) Kyodo News, DP’s Renho wins third Upper House term, in The Japan Times, 10 luglio 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
  11. ^ (EN) Mitsuru Obe, Japan’s Democratic Party Elects Renho as New Leader, in The Wall Street Journal, 15 settembre 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
  12. ^ Giappone: lascia leader dell'opposizione, in ANSA, 27 luglio 2017. URL consultato il 19 settembre 2017.
  13. ^ (EN) Jiji Press, Frustrated ex-DP chief Renho wants to know ‘what kind of party’ CDP is, in The Japan Times, 15 dicembre 2017. URL consultato il 4 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2017).
  14. ^ (EN) Jiji Press, CDP grants membership to former DP leader Renho; DP says resignation not final, in The Japan Times, 28 dicembre 2017. URL consultato il 4 marzo 2019.
  15. ^ Salta a: a b (EN) Joy Su, Japanese politician with roots in Taiwan latest media darling, in Taipei Times, 16 agosto 2004, p. 3. URL consultato il 21 marzo 2017.
    (EN) Huang Tai-lin, President wants Ren Hou to be bridge, in Taipei Times, 17 agosto 2004, p. 3. URL consultato il 21 marzo 2017.
  16. ^ (EN) Tomohiro Osaki, Renho elected leader of main opposition Democratic Party, in The Japan Times, 15 settembre 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN259478055 · NDL (ENJA01193509