Pieve di Castelseprio
Pieve di Castelseprio | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Castelseprio 301 abitanti (1751) | ||||
Dipendente da | Provincia di Milano | ||||
Suddiviso in | 18 comuni | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Pieve | ||||
Podestà | lista sconosciuta | ||||
Organi deliberativi | Consiglio generale | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | XIV secolo | ||||
Causa | Secolarizzazione delle pievi | ||||
Fine | 1797 | ||||
Causa | Invasione napoleonica | ||||
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Cartografia | |||||
Pieve di San Giovanni evangelista | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Castelseprio 195 abitanti (1574) | ||||
Dipendente da | Arcidiocesi di Milano | ||||
Suddiviso in | 15 parrocchie | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Pieve | ||||
Prevosto | vedi sotto | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | XII secolo | ||||
Causa | Istituzione delle pievi | ||||
Fine | 1582 | ||||
Causa | Decreto di San Carlo Borromeo | ||||
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La pieve di Castelseprio o pieve di San Giovanni Evangelista di Castelseprio (in latino: Plebis Castelsepriensis o Plebis Sancti Johannis Evangelistae Castelsepriensis) era il nome di un'antica pieve dell'arcidiocesi di Milano e del ducato di Milano con capoluogo Castelseprio.
Il patrono era san Giovanni Evangelista, a cui era dedicata la chiesa prepositurale oggi ridotta ad un rudere archeologico.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La prima attestazione di vita plebana a Castelseprio si può desumere da un documento del 1173 che consiste in una convenzione circa i privilegi concessi al sacerdote di Castiglione Olona da parte della pieve, anche se si sa che il territorio venne cristianizzato attorno al V secolo e forse la fondazione della basilica di San Giovanni Evangelista ebbe origine in quel periodo.[1]
Il primo prevosto noto fu Guiscardo, citato appunto già nel 1173, mentre nel 1245 un suo successore, Alberto, nominato cappellano del papa, riuscì a far approvare i nuovi statuti capitolari che prevedevano l'aggiunta di sei canonici al capitolo.[1]
Sul finire del XIV secolo apprendiamo che il capitolo parrocchiale disponeva di dodici canonici compreso il prevosto che officiavano in tutto il territorio della pieve di Castelseprio che si estendeva su diciannove località, di cui Tradate, con 900 abitanti, era la comunità con il maggior numero di anime da comunione.[1]
Già nel Cinquecento, però, la basilica plebana di San Giovanni evangelista era in pieno decadimento ed una cronaca d'epoca ce la descrive come "circondata da boschi, mentre le case canonicali erano allo stato di ruderi. La cura d'anime si limitava ai pochi abitanti di Torba e al colono residente nei pressi della basilica".[1]
Era ormai inevitabile che altre floride città che facevano parte della pieve si facessero avanti per reclamare una più degna sede canonicale, magari nella loro città. San Carlo Borromeo in persona prese a cuore la situazione e vagliò il problema per ben sedici anni, e infine si risolse a trasferire il centro della pieve a Carnago con decreto del 25 luglio 1582.[1] Quello che all'epoca era il territorio della pieve oggi si estende su un'area di 81,67 km² e una popolazione di 60.000 abitanti su 19 parrocchie del decanato di Carnago.
Diversa sorte ebbe invece la coestensiva pieve secolare e laica nella quella si articolava la provincia del Ducato di Milano: la pieve civile raccoglieva diciotto comuni. I mutamenti ecclesiastici non influenzarono infatti per nulla l'ambito amministrativo civile, rispetto al quale Castelseprio fu il capoluogo della propria pieve per altri due secoli: fu l'invasione di Napoleone del 1797 e la conseguente riforma amministrativa voluta dai rivoluzionari giacobini al suo seguito a determinare la soppressione dell'antico compartimento territoriale, sostituendolo con un nuovo e moderno distretto avente sede a Tradate che si rivelò tuttavia effimero.
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Nella seconda metà del XVIII secolo, il territorio della pieve era così suddiviso:
Dal punto di vista ecclesiastico, tutto il territorio era a quel tempo incluso nella Pieve di San Martino di Carnago.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Liber notitiae sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero. Manoscritto della Biblioteca Capitolare di Milano, a cura di M. Magistretti, U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
- Diocesi di Milano. Sinodo 46°, Milano, 1972, Pubblicazione curata dall'ufficio stampa della Curia arcivescovile di Milano.
- G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII. Chiese cittadine e forensi nel “Liber Sanctorum” di Goffredo da Bussero, Roma, 1974.
- Istituzione dei nuovi vicariati urbani e foranei, 11 marzo 1971, Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, Rivista Diocesana Milanese, 1971.