Lea Padovani

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Lea Padovani nel 1954 circa

Lea Padovani (Montalto di Castro, 28 luglio 1923[1]Roma, 23 giugno 1991) è stata un'attrice italiana.

Lea Padovani nel 1956 circa

Di padre vicentino e madre nativa di Tuscania (VT), Lea Padovani, contro il parere del padre, s'iscrisse all'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma che lasciò nel 1944 per debuttare come soubrette nella rivista Cantachiaro, di Garinei e Giovannini. L'anno seguente, grazie alla sua bellezza e alla sue naturali doti sceniche, entrò nella compagnia di Erminio Macario che la volle nella rivista Febbre azzurra, grazie a cui ottenne il suo primo successo. L'incontro con Macario le consentì di debuttare sul grande schermo nella commedia L'innocente Casimiro.

Nel 1946 ottenne un ruolo di rilievo in Il sole sorge ancora di Aldo Vergano. Notata da Hollywood, recitò in Cristo fra i muratori (1949) di Edward Dmytryk, in cui diede prova delle sue doti di attrice impegnata. Nel frattempo continuò a calcare le scene, alternando ruoli drammatici ad altri brillanti: interpretò Un uomo come gli altri di Armand Salacrou, I parenti terribili di Jean Cocteau, per la regia di Luchino Visconti, e Spirito allegro di Noel Coward.[2][3] Nel 1953 fu al fianco di Ruggero Ruggeri in una tournée a Londra e a Parigi con Enrico IV e Tutto per bene. Il 15 luglio 1954 ricevette un Nastro d'argento speciale per le sue interpretazioni teatrali.

Lea Padovani tra Luigi Silori (a sinistra) e Vittorio Paliotti, nel 1962, nella casa di Silori in viale Gorizia

Negli anni cinquanta continuò con successo sia nel genere comico (Totò e le donne,1952, accanto a Totò, e Il seduttore, 1954, con Alberto Sordi) che in quello drammatico (Fascicolo nero, 1955; Occhio per occhio, 1957). Lavorò anche in televisione in alcuni romanzi sceneggiati, come Piccole donne (1955), Il romanzo di un giovane povero (1957) e Ottocento (1959).

Lea Padovani con lo scrittore Luigi Silori a Roma, nel 1963

A partire dagli anni settanta si allontanò progressivamente dalle scene. L'ultima apparizione degna di rilievo fu nel film televisivo Cuore di mamma (1988), con Ingrid Thulin. Morì nel 1991 a causa di un attacco cardiaco. Poco prima della morte l'attrice raccontò allo scrittore Renzo Allegri alcuni incontri con Padre Pio avvenuti alla fine degli anni cinquanta, chiedendo aiuto per un suo innamorato, malato terminale di tumore.[4]

Nel 1948 nacque una lunga e tempestosa storia d'amore tra lei e l'attore e regista americano Orson Welles.[5]

Nel 2006 il regista Oliver Parker ha diretto il film Fade to Black, tratto dal romanzo Dissolvenza al nero di Davide Ferrario, ispirato ad una storia romanzata coinvolgente l'attrice, interpretata nel film da Paz Vega, e il regista Orson Welles, interpretato da Danny Huston.

Nel 2012 è stato inaugurato a Montalto di Castro dal sindaco Sergio Caci e l'assessore alla cultura Eleonora Sacconi il teatro intitolato a Lea Padovani.[6]

Lea Padovani con Delia Scala in Gran varietà

Teatro di rivista

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Teatro di prosa

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Prosa radiofonica Rai

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Prosa televisiva Rai

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Lea Padovani (a destra) durante le prove della commedia L'ufficiale della guardia, con Luigi Cimara, Paolo Carlini e Tatiana Pavlova

Sceneggiati televisivi Rai

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Lea Padovani, Emma Danieli, Vira Silenti e Maresa Gallo in Piccole donne (1955)

Riconoscimenti

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  1. ^ Lea Padovani, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Il Dramma, n. 16-17, luglio 1946, pp. 114-115
  3. ^ Il Dramma, n. 23-24, ottobre-novembre 1946, pp. 109-110.
  4. ^ Padre Pio e Lea Padovani: il Santo guarisce dal tumore il grande amore dell'attrice, su xn--cristianit-q4a.it. URL consultato il 21 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2015).
  5. ^ Alberto Anile, Orson Welles in Italia, Milano, Il Castoro, 2006, ISBN 88-8033-381-X.
  6. ^ Inaugurato il teatro nel nome di Lea Padovani, su tesoridetruria.it. URL consultato il 21 agosto 2018 (archiviato il 21 agosto 2018).
  7. ^ r.d.g., «Ecco a voi un inedito di Hofmannsthal firmato da Albertazzi Archiviato il 3 settembre 2014 in Internet Archive.», la Repubblica, 30 giugno 1985.

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