Nitocris
Nitocris | |
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Signora dell'Alto e del Basso Egitto? | |
In carica | 2200 a.C.[1]? |
Predecessore | Merenra II? |
Successore | Neferka? |
Nome completo | Nitokerty in antico egizio |
Nascita | Antico Egitto |
Morte | Antico Egitto, 2192 a.C.[1]? |
Luogo di sepoltura | Medinet Habu? |
Dinastia | VI dinastia egizia |
Padre | Pepi II? |
Madre | Neith? |
Consorte | Merenra II? |
Nitokerty, più nota come Nitocris (Νίτωκρις, nome grecizzato utilizzato da Manetone; ... – 2192 a.C.[1]?), è stata una presunta regina egizia della VI dinastia, regnante di proprio diritto per un breve periodo.
Il suo nome si trova nelle Storie di Erodoto e nelle epitomi degli Aigyptiakà del sacerdote ellenistico Manetone, ma la sua effettiva esistenza è oggetto di dibattito[2], mancando completamente fonti o reperti originali egizi che la riguardino[3]. Se realmente esistita, potrebbe essere stata una sorella o sorellastra del faraone Merenra II (che ebbe un regno forse brevissimo intorno al 2200 a.C.[1]) e una figlia del faraone Pepi II (ca. 2278 - 2216/2184 a.C., dibattuto[4][5]) e della regina consorte Neith[6].
Antiche testimonianze e dubbi sulla storicità
Erodoto
Stando alla testimonianza di Erodoto (Storie II, 100), la regina avrebbe invitato gli assassini di suo fratello, definito Re d'Egitto e mai chiamato per nome, a un banchetto per poi ucciderli, facendo inondare la stanza in cui si trovavano dalle acque del Nilo:
«La donna che regnò aveva lo stesso nome della regina babilonese, Nitocri. Della quale dicevano che per vendicare il fratello - l'avevano ucciso gli Egiziani su cui regnava, e così, dopo averlo ucciso, avevano rimesso a lei il regno -, per vendicarlo aveva con un inganno ammazzato molti Egiziani. Costruì una vastissima sala sotterranea, e finse di inaugurarla; ma era un tranello. Invitò quegli Egiziani che sapeva maggiormente responsabili dell'uccisione, e offrì un banchetto a molta gente; ma durante il convito lanciò contro di loro la corrente del fiume, immessa in un largo condotto segreto. Questo dicevano di lei. Ma poi, per sfuggire alla vendetta, si sarebbe, dopo il fatto, gettata in una stanza piena di cenere ardente.»
Manetone
Sesto Giulio Africano invece afferma, riassumendo i perduti Aigyptiakà di Manetone, che sarebbe Nitocris la costruttrice della terza piramide, cioè quella comunemente nota come piramide di Micerino, a Saqqara: gli storici e gli archeologi moderni ne attribuiscono invece l'edificazione al faraone Micerino della IV dinastia egizia[8][9], figlio di Chefren.
«La più bella e la più nobile delle donne del suo tempo, di carnagione chiara e con le guance rosate, che innalzò la terza piramide.»
Manetone fu probabilmente tratto in inganno dalla somiglianza tra il nome regale di Nitocris, Menkara, e il nome originario di Micerino, Menkaura. Nitocris sarebbe quindi il primo sovrano egizio di sesso femminile tramandato dalle fonti antiche, greche ed ellenistiche; non si sa come potrebbe essere giunta al trono, se per matrimonio o assumendo direttamente le prerogative reali in quanto successore del fratello. Altre regine egizie che regnarono personalmente furono Nefrusobek (XII dinastia), Hatshepsut (XVIII dinastia, unica in tutta la storia egizia a regnare come faraone, con titoli maschili[10]) e Tausert (XIX dinastia)[2].
Dibattito sulla sua effettiva presenza in fonti egizie
Nitokerty/Nitocris non è menzionata in alcuna iscrizione originale dell'Egitto antico, anche se alcuni ritengono che un nome illeggibile nella lista reale di Abido sia il suo[2]. Non esistono comunque monumenti col suo nome[2]. Un'opinione piuttosto diffusa fra gli egittologi tende a escludere che Nitocris sia realmente esistita. Si è a lungo pensato che sia il suo il nome "Nitokerty/Nitiqreti" (nt-ỉqrtỉ) che compare in uno dei molti frammenti che compongono il Papiro dei Re conservato al Museo Egizio di Torino, ascrivibile cronologicamente alla XIX dinastia egizia. Si è ritenuto che il lacerto su cui appare "nt-ỉqrtỉ" appartenesse alla posizione dei re della VI dinastia egizia, risultando così una conferma delle testimonianze di Erodoto e Manetone. Tuttavia, analisi microscopiche del Papiro di Torino suggeriscono che il brandello col nome sarebbe stato collocato erroneamente fra i re della VI dinastia, e che si tratterebbe in realtà di una trascrizione imprecisa del praenomen del faraone Netjerkara (ntr k3 r՚) chiamato anche Nitokerty Siptah, della VIII dinastia egizia[6][11][12], il quale nella lista reale di Abido è posto come successore di Merenra II: la posizione tradizionalmente attribuita proprio alla regina Nitocris (la VII dinastia egizia si è rivelata inesistente, nata da un errore nelle antiche descrizioni della cronologia egizia[13]).
Liste Reali
Lista di Abido | Lista di Saqqara | Canone Reale | Anni di regno (Canone reale) |
Sesto Africano | Anni di regno (Sesto Africano) |
Eusebio di Cesarea | Anni di regno (Eusebio di Cesarea) |
Altre fonti: Erodoto | |||||||||||||||||||||||||||
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|
4.8
n t q r t y - Nitokerty (net iqeret) |
? | Nitocris | 12 | Nitocri |
Altre datazioni
Autore | Anni di regno |
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von Beckerath | 2193 a.C. - 2191 a.C.[14] |
Malek | 2141 a.C. - 2140 a.C.[15] |
Note
- ^ a b c d Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bompiani, Milano, 2003, p. 469.
- ^ a b c d Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bompiani, Milano 2003, pp. 113-114.
- ^ Clayton (1994), p.67.
- ^ Peter A. Clayton, Chronicle of the Pharaohs: The Reign-by-Reign Record of the Rulers and Dynasties of Ancient Egypt, Thames & Hudson, 2006, p. 64, ISBN 0-500-28628-0.
- ^ Darell D. Baker, The Encyclopedia of the Pharaohs: Volume I – Predynastic to the Twentieth Dynasty 3300 – 1069 BC, Stacey International, 2008, ISBN 978-1-905299-37-9.
- ^ a b J. Tyldesley, Chronicle of the Queens of Egypt, Thames & Hudson, 2006, p. 63, ISBN 0-500-05145-3, ISBN 978-0-500-05145-0.
- ^ Erodoto, Storie, traduzione di Augusta Izzo d'Accinni, Milano, Rizzoli, 2008, pp. 256-257, ISBN 978-88-17-02216-3.
- ^ Mark Lehner, The Complete Pyramids: Solving the Ancient Mysteries, Londra, Thames & Hudson, 2001, p. 221, ISBN 0-500-05084-8.
- ^ Miroslav Verner, The Pyramids – Their Archaeology and History, Atlantic Books, 2001, ISBN 1-84354-171-8.
- ^ Joyce Tyldesley, Hatchepsut: The Female Pharaoh, Londra, Viking, 1996, ISBN 0-670-85976-1.
- ^ Kim Ryholt, "The Late Old Kingdom in the Turin King-list and the Identity of Nitocris", in Zeitschrift für ägyptische, n. 127, 2000, p. 91.
- ^ Alan B. Lloyd, A Companion to Ancient Egypt, Wiley-Blackwell, 2010, pp. 65-67, ISBN 1-4443-2006-8, ISBN 978-1-4443-2006-0.
- ^ Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, 2003, p. 117.
- ^ Chronologie des Pharaonischen Ägypten, Magonza, Philipp von Zabern, 1997.
- ^ Atlante dell'antico Egitto, con John Baines, ed. ital. a cura di Alessandro Roccati, Novara, De Agostini, 1985 [Atlas of Ancient Egypt, Facts on File, 1980], ISBN 88-402-3517-5, SBN IT\ICCU\PUV\0814161.
Bibliografia
- Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003, ISBN 88-452-5531-X.
- Alan Gardiner, La civiltà egizia, traduzione di Ginetta Pignolo, Torino, Einaudi, 1997 [Oxford University Press, 1961], ISBN 88-06-13913-4.
- Viviane Koenig, Nitocris Reine d'Égypte, Parigi, Hachette, 2010, ISBN 2-01-323259-4.
- W.S. Smith, Il Regno Antico in Egitto e l'inizio del Primo Periodo Intermedio - Storia antica del Medio Oriente 1,3 parte seconda, Milano, Il Saggiatore, 1972 [Cambridge University Press, 1971], SBN IT\ICCU\CSA\0112669.
- John A. Wilson, Egitto - I Propilei, vol. 1, Milano, Arnoldo Mondadori, 1967 [Monaco di Baviera, 1961], SBN IT\ICCU\VEA\0067064.
- Federico A. Arborio Mella, L'Egitto dei Faraoni, Venezia, Mursia, 2005 circa, ISBN 88-425-3328-9.
- Pierre Montlaur, Nitocris, Parigi, Albin Michel éditions, 1985, ISBN 2-226-02274-0.
- Nicolas Grimal, Storia dell'antico Egitto, traduzione di Gabriella Scandone Matthiae, Bari, Editori Laterza, 2008, ISBN 978-88-420-5651-5.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) Digital Egypt, su digitalegypt.ucl.ac.uk.
- (EN) Ancient Egypt, su ancient-egypt.org.
- (DE) Eglyphica, su eglyphica.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 14172855 · LCCN (EN) n2005012438 |
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