Guerra di Corea

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Soldati statunitensi alla conquista di Seoul

La guerra di Corea determinò la fase più acuta della Guerra Fredda, durante la quale il mondo rimase con il fiato in sospeso, temendo lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale con l'uso delle bombe nucleari, già sperimentate durante la seconda guerra mondiale a Hiroshima e Nagasaki.

La guerra di Corea scoppiò nel 1950 a causa delle tensioni all’interno della Corea, che erano aumentate a causa delle difficoltà di trovare un compromesso che permettesse la riunificazione del paese. In seguito all'invasione della Corea del Sud da parte dell'esercito nord-coreano, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 paesi aderenti all'ONU intervennero militarmente in Corea, nel tentativo di fermare il diffondersi del comunismo.

La situazione

La Corea dopo oltre un trentennio di dura dominazione giapponese, era stata occupata durante la seconda guerra mondiale dall’esercito sovietico al nord e da quello statunitense al sud. Alla fine delle ostilità, ritiratesi le truppe di occupazione, la Corea venne divisa in due zone lungo la linea del 38° parallelo. Nell’area settentrionale si era formato un governo comunista filosovietico con capitale Pyongyang presieduto da Kim Il Sung e in quella meridionale un governo nazionalista filoamericano con capitale Seoul presieduto da Syngman Rhee.

Lo scontro armato

Nella notte del 25 giugno 1950 truppe nord-coreane costituite da circa 80.000 uomini invasero il sud, occupando Seoul. Grazie all'assenza del consigliere sovietico (ritiratosi per protesta contro la presenza della sola Cina nazionalista nell'ONU), gli Stati Uniti ottennero dal Consiglio di sicurezza un voto favorevole all'intervento militare. Si creò una forza internazionale costruita ed organizzata dagli Stati Uniti, comprendente 18 paesi aderenti all’ONU, fra cui Gran Bretagna, Australia, Canada e Turchia.

soldato cinese morto, 1951

Sotto la guida del generale Douglas MacArthur le truppe dell’ONU riuscirono a rallentare l’avanzata nord-coreana, dilagata nella Corea del Sud dove resisteva solo la zona di Pusan, per poi riprendere l’iniziativa con una controffensiva lanciata il 25 settembre, che in breve risalì fino al 38° parallelo e poi penetrò profondamente nel territorio del nord.

Mentre l’Unione sovietica si limitò ad appoggiare il governo comunista, la Cina partecipò ai combattimenti inviando in Corea l'8 ottobre 1950 oltre 180.000 soldati del XIII Gruppo d'Armate, che in breve ricacciarono le truppe dell’ONU al di là del 38° parallelo facendo svanire le speranze di MacArthur in una facile vittoria.


All'inizio del 1951 il presidente americano Harry S. Truman, che fino ad allora aveva appoggiato la conduzione della campagna militare da parte di Douglas MacArthur, temendo un allargamento del conflitto (McArthur si era detto più volte favorevole all'uso delle armi nucleari) preferì sostituirlo con il più moderato Matthew B. Ridgway ed iniziò pochi mesi dopo le trattative fra le parti per una conclusione concordata del conflitto. Negoziati di pace, che si conclusero il 27 luglio 1953 con la firma a Panmunjeom di un armistizio che ristabiliva sostanzialmente la situazione preesistente. La Corea rimase divisa in due stati: Corea del Nord, con capitale Pyongyang e Corea del Sud, con capitale Seoul.

Conseguenze

La guerra di Corea spinse gli Stati Uniti a intensificare la propria azione tesa a circondare i paesi comunisti con un cordone di alleanze politiche e militari. Nel 1951 fu firmato il trattato di pace con il Giappone e fu stipulato il Patto di sicurezza nel Pacifico con Australia e Nuova Zelanda, mentre in Europa si iniziò il riarmo della Germania e aiuti economici furono concessi alla Spagna franchista e alla Jugoslavia, in rotta con l’URSS.

Il costo della guerra

Nella guerra di Corea prestarono servizio 1.319.000 americani, e 54.246 di essi non fecero ritorno (33.686 morirono i battaglia o per ferite, 2.830 per cause non belliche e 17.730 fuori dal teatro di battaglia). Altri 105.785 rimasero feriti. L'esercito sud-coreano ebbe 415.000 morti e 429.000 feriti. Il Commonwealth (Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda) ebbe 1.263 morti e 4.817 feriti. Belgio, Colombia, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Olanda, Thailandia e Turchia ebbero complessivamente 1.800 morti e 7.000 feriti, e metà di questi furono turchi. Secondo le stime ufficiali le perdite cinesi furono 110.400 morti in azione, 21.600 morti per ferite, 13.000 morti per cause non relative al combattimento, 25.600 dispersi e prigionieri e 260.000 feriti. I morti militari nordcoreani furono probabilmente tra i 200.000 e i 400.000. Morirono 1.500.000 civili, di cui 1 milione nordcoreani e 500.000 sudcoreani.

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