Utente:Zanekost/Sandbox/Chiesa di San Nicolò della Lattuga
Chiesa di San Nicolò della Lattuga | |
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La posizione della chiesa di "San Nicoletto", alle spalle di quella di San Rocco, nella mappa di Lodovico Ughi (1729). | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Località | Venezia |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano |
Titolare | Nicola di Bari |
Inizio costruzione | 1346 |
Demolizione | prima del 1815 |
La chiesa di San Nicolò della Lattuga, detta anche di San Nicoletto dei Frari, era un luogo di culto cattolico annesso ad un picolo convento della città di Venezia, ubicato nel sestiere di San Polo, dietro al grande convento Frari e alla chiesa di San Rocco ed un tempo celebrata per la qualità dell'apparato pittorico che la decorava. La chiesa fu demolita prima del 1815[1], ormai spogliata completamente in seguito alla soppressione del 1806. Ne sopravvive la memoria nei toponimi di calle e ramo san Nicoleto. Il piccolo convento residuo oggi ospita i frati minori della basilica dei Frari, un tempo insediati nel grande complesso ora occupato dall'Archivio di Stato.
Storia
La chiesa fu voluta, ed anche intitolata al suo santo eponimo, dal patrizio veneziano Nicolò Lion in ricordo della "miracolosa" guarigione da una lunga malattia ottenuta repentinamente nel 1332 nutrendosi della lattuga coltivata nell'orto dei Frari. Il Lion godeva di un notevole prestigio tanto da essere nominato ambasciatore presso il Papa ad Avignone nel 1354. Tornato a in patria e nominato Procuratore di San Marco nel 1355 ebbe un notevole ruolo nello sventare la congiura di Marin Falier[2]. Morì nel 1356 e fu sepolto nella chiesetta da lui voluta; all'epoca della demolizione della chiesa l'arca fu traslata nella cappella dei santi francescani ai Frari. Il nobile procuratore aveva rimesso al giuspatronato perpetuo dei Procuratori de Ultra nel 1332, poi nel testamento redatto prima della partenza per la Francia (13 febbraio 1753) aveva destinato chiesa e convento ai frati minori[3].
Secondo le volontà del fondatore la chiesa e l'annesso nuovo piccolo convento era destinato ad ospitare una dozzina di anziani frati francescani provenienti dal circondario. Aveva anche disposto la costruzione di un altro piccolo convento per i domenicani di Murano. Tuttavia sembra che Lion avesse sovrastimato le potenzialità dei suoi lasciti tanto che i domenicani pensarono di dirottare i fondi alla costruzione della cappella di San Domenico ii San Zanipolo. I procuratori mantennero la loro supervisione fino alla caduta della Repubblica nominanado un guardian preposto al controllo delle eventuali modificazioni richieste dai frati[4].
Il convento fu un apprezzato centro di studi biblici aperto alla divulgazione verso i laici e fin dal XIV secolo i frati avevano raccolto una vasta raccolta libraria che divenne una delle più rinomate biblioteche di Venezia[5].
xxx All'inizio del Cinquecento la chiesa venne ricostruita ma, con il protrarsi dei lavori, venne riconsacrata soltanto nel 1582.
Nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1746, un furioso incendio distrusse gran parte del convento incenerendo anche l'antico archivio, la ricca biblioteca, il refettorio con i dipinti che l'ornavano e la cappella dei Basadonna, un edificio indipendente dalla chiesa ma acostato al convento. Fortuntamente si salvò la chiesa con la sagrestia e un'altra cappella separata, probabilmente distante dalle fiamme[6].
xxx ricostituzioae biblio
Con la proclamazione dei "decreti napoleonici" nel 1806 il convento fu chiuso, passando nelle disponibilità del Demanio, ed i frati furono temporaneamente concentrati, assieme a quelli provenienti dai conventi di Treviso ed Este, nel contiguo convento dei Frari[7]. Qui pochi anni dopo (1810) furono colpiti dalla soppressione degli ordini religiosi che li costrinse a dismettere l'abito monacale, abbandonare il convento e presentarsi nelle diocesi di provenienza per servire nelle parrocchie[8].
La biblioteca, che era già stata posta sotto sigilli[9], fu esaminata nel 1808 dal bibliografo Giovanni Rossi[10] che provvide a scegliere i volumi più interessanti che racoglse in nove casse pio inviati all'università di Padova. Dai materiali residui il bibliotecario della Marciana abate Morelli, nel 1812, chiese ed ottenne dal Demanio alcune mappe sciolte «scompagne ed imperfette» per per riparare un mappamondo del Coronelli[11].
Gli stalli intagliati da Girolamo da Feltre[12], assieme alla cantoria e gli armadi della sagrestia erano già stati venduti il 10 marzo 1809 per per 94,16 lire[13].
Descrizione
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Restano poche notizie sull'edificio gotico originario sormontato da un piccolo campanile a vela, oltre al poco che è visibile nella pianta del De' Barbari[14]. Si può solo immaginare che in origine fosse costituita da un unica navata, breve e stretta, chiusa da un'abside poligonale secondo l'uso del periodo. Dai documenti rimasti sappiamo anche che furono fatti alcuni lavori di manutenzione nel 1407 e nel 1410 e che verso, la metà del Quattrocento, sui tre altari erano presenti alcuni dipinti, forse dei polittici, poi scomparsi[15].
La mappa catastale del 1808 ci fornisce soltanto il preciso ingombro nel tessuto urbano e registra un edificio leggermente trapezoidale da cui si estendeva un presbiterio rettangolare[16].
+++rimangono insufficienti indicazioni sull'effetto dell modifiche di metà Settecento
L'accesso alla chiesa era possibile dal Ramo San Nicoletto, una calle ancora esistente che continua a perpetuarne il nome, che introduceva ad una corticella e poi ad un atrio coperto.
1 - Ingresso principale
2 - Cantoria e organo; portelle dell'organo: Paolo Fiammingo,Adamo e Eva; Caino e Abele
3 - Benedetto Caliari, Flagellazione di Gesù (perduto)
4 - Altare della Pietà: Paolo Fiammingo, Pietà con i santi Andrea e Nicolò
5 - Carletto Caliari, Deposizione (sopra la pala; perduto)
6 - Carletto Caliari, Orazione nell'orto (perduto)
7 - Presbiterio
8 - Paolo Veronese, Battesimo e tentazione di Cristo (in basso);
Benedetto Caliari, Ultima cena e lavanda dei piedi (in alto)
9 - Paolo Veronese, Isaia profeta (al centro), Sibilla (in basso, perduto); Carletto Caliari, Angeli con gli strumenti della Passione (in alto)
10 - Altare maggiore: Tiziano, Madonna col Bambino in gloria e sei santi
11 - Paolo Veronese,Ezechiele profeta (al centro), Sibilla (in basso, perduto); Carletto Caliari, Angeli con gli strumenti della Passione (in alto)
12. Palma il Giovane, Discesa nel Limbo (in basso);
Carletto Caliari, Resurrezione (perduto; in alto)
13 - Benedetto Caliari, Cristo davanti a Pilato
14 - Paolo Veronese, Crocifissione (sopra la pala)
15. Altare di San Giovanni Battista: Paolo Fiammingo, Predicazione di Giovanni Battista
16. Alvise dal Friso, Salita al Calvario
17. Marco Vecellio, Vergine Annunciata; Un Profeta (perduto)
Parete sinistra (3-6)
Benedetto Caliari, Flagellazione di Gesù (perduto)
Altare della Pietà: Paolo Fiammingo, Pietà con i santi Andrea e Nicolò (Gallerie dell'Accademia)
Carletto Caliari, Deposizione (sopra la pala; perduto)
Carletto Caliari, Orazione nell'orto (perduto)
Presbiterio (7-12)
Sul fondo della chiesa era il presbiterio rettangolare, elevato da due gradini e separato dall'aula da una balaustrata.
L'altar maggiore si elevava sopra altri quattro gradini ed era ornato da due colonne con capitelli corinzi , Questa struttura incorniciava la pala di Tiziano con la Madonna col Bambino in gloria e i santi Caterina d’Alessandria, Nicola di Bari, Pietro, Antonio da Padova, Francesco d’Assisi e Sebastiano fino al 1770 quando dopo l'acquisto da parte del console inglese John Hudny venne rimossa e poi definitivamente acquistata dal papa Clemente XIV e trasferita a Roma. Della pala sostitutiva commissionata a Giuseppe Angeli non è rimasta traccia e non risulta elencata nella relazione delle confische napoleoniche.
I fianchi dell'altare sulla parete di fondo erano quattro coppie quadri bislunghi, l'una sovrapposta all'altra.
Sotto, a sinistra era una coppia di monocromi a rappresentare le finte statue di Isaia profeta e di una Sibilla.
Sul lato opposto erano di nuovo i monocromi di Ezechiele profeta e un'altra Sibilla.
Tutte opere Veronese + la sibille perdut
Sopra ciascuno dei monocromi era no disposte altrettante tele bislunghe rapprentanti degli angioletti con gli strumenti della Passione, unanimemente attribuite al figlio del Veronese Carletto. Certamente vennero realizzate più tardi rispetto all'impostazione del complesso dipinto dal padre e dallo zio in quanto al momento della banedizione della chiesa, data ante quem per la reaòizzazione del resto della decorazione, Carletto aveva soltanto 14 anni. Si considerano comunque opere piuttosto giovanili non confrontabili con le altre opere in questa chiesa, ora perdute, che fonti ci tramandano come realizzate dallo stesso o altri lavori noti sicuramente più maturi.
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Paolo Veronese e aiuti, Isaia Profeta, s.d., olio su tela, 256 x 66 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia, inv. 204
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Carletto Caliari, Angelo con gli Strumenti della Passione, 1588 circa, olio su tela, 294x66 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia, inv. 254
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Carletto Caliari, Angelo con gli Strumenti della Passione, 1588 circa, olio su tela, 294x66 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia, inv. 257
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Carletto Caliari, Angelo con gli Strumenti della Passione, 1588 circa, olio su tela, 294x66 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia, inv. 329
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Carletto Caliari, Angelo con gli Strumenti della Passione, 1588 circa, olio su tela, 294x66 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia, inv. 338
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Paolo Veronese e aiuti, Ezechiele Profeta, s.d., olio su tela, 253 x 67 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia, inv. 266
Le pareti laterali del presbiteri, sopra gli stalli,o erano interamente coperte da tele prodotte dalla stessa compagine: a sinistra il Battesimo e Tentazioni di Cristo del capo bottega, in basso, e l'Ultima Cena e Lavanda dei piedi del fratello Benedetto; a destra era la Discesa di Cristo al Limbo sopra al quale era un'altra opera di Carletto Caliari, la Resurrezione oggi perduta. +++ Palma "rifatto" e citazioni vv
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Paolo Veronese, Battesimo e Tentazioni di Cristo, 1582 circa, olio su tela, 248x450 cm Milano, Pinacoteca di Brera
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Benedetto Caliari, Ultima Cena e Lavanda dei piedi, 1578- 1580 circa, olio su tela, 282x366 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia
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Palma il Giovane, Discesa di Cristo al Limbo, 1577/1589, olio si tela, 235x445 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia in deposito alla chiesa arcipretale di Quero
Parete destra
Cantoria
Sostenuta da quattro pilastri, una cantoria era addossata alla parete di ingresso; reggeva al centro un organo costruito nel 1777 dal sacerdote e organaro Francesco Merlini (notizie dal 1771, †1818) in sostituzione di quello cinquecentesco[17]. Le portelle dello strumento erano state dipinte da Paolo Fiammingo con all'esterno Adamo ed Eva e all'Interno Caino e Abele (oggi, di proprietà delle Gallerie dell'Accademia, sono conservate nella sede della prefettura a ca' Corner)[18]. ++ Nello spazio sottostante la piattaforma le fonti ricorcdano un Profeta dipinto da Marco Vecellio, ora perduto.
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Adamo
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Eva
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Caino
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Abele
Il soffitto
Incornicitura solo immaginabile
Controsoffitto a lacunari disposto irregolarmente rispetto alle travature di sostegno
creata in anticipo rispetto l'esecuzione dei dipinti
delle due tele ale estremità est/ovest solo la Sigmatizzazione di san Francesco conserva la forma original quadrilobata
Questa forma ci può solo far immaginare lconformazione originaria dell'altra, la Consacrazione di san Nicola, fu ritagliata eliminando gli estesi lobi laterali per ottenere un tondo ds esporre sul soffitto dell prima sala delle Gallerie dell'Accademia
Dopo il rovinoso incendio xxx1876???xxx che distrusse la Scuola del Rosario con tutte le opere originarie che l'adornavano, e anche alcune opere ivi depositate in attesa di restauaro, fu convenuto di rimediare ornando le mura e il nuovo soffitto di quella che divenne l'attuale applella del Rosario con varie opere provenienti da chiese soppresse. La parte centrale del soffitto di San Nicoletto con l'Adorazione dei Magi e I quattro evsngelisti furono trasferite dalle Gallerie ed inserite in un controsoffitto ottocentesco. Disgraziatamente la disposizione di questo gruppo proprio sopra il ciborio che contiene la statua della Madonna ne rende insoddisfacente l'illuminazione l'osservazione.
ai quattro angoli sono disposti simmatricamente le effigi dei quattro evangelisti
nel primo periodo di conservazione alle Gallerie erano stati cuciti a coppie
Sagrestia
Donato Veneziano ++ commenti
Santi francescani
Cappelle esterne
Le testimonianza storiche ci avvisano delle presenza di due cappelle
Non è invece chiara la collocazione di due cappelle esterne alla chiesa ma ravvicinata, le fonti ci tramandano che una era dedicata a San Francesco e una, di proprietà della famiglia Basadonna, alla Beata Vergine della Pietà[20]. La prima secondo Boschini era «tutta dipinta dal Palma [il Giovane]» con San Francesco che riceve le stigmate sull'altare affiancato dall'Annunciazione oltre a «sette meze Lune concernenti la vita di S. Francesco», autore confermato anche da Zanetti che però omette di descrivere le singole opere[21]. Di queste opere ci è pervenuta la paletta ora nei depositi delle gallerie veneziane, le altre risultano perdute fuorché una lunette con San Francesco penitente e due angeli prestato dalla Pinacoteca di Brera alla procura generale della Repubblica di Milano[22].
La cappella Basadonna godeva di una dignità particolare in quanto Gregorio XIII vi concesse l'indulgenza plenaria per i defunti[23]; l'ambiente conteneva un'Assunta «con molti Angeli à basso. San Nicola, e Santa Chiara da Monte Falco» di Odoardo Fialetti a questa si aggiunsero poi «varj quadri moderni»: la Santssìma Trinità è di Girolamo Brusaferro, l'Angelo Rafaele di Giambattista Pittoni «e gl'altri d'altri autori»[24].
Ciclo della redenzione
Note
- ^ La chiesa viene incidentalmente citata come già «atterrata» in Giannantonio Moschini, Guida per la cittò di Venezia, vol. 2, Venezia, 1815, p. 507.
- ^ Tassini, p. 446.
- ^ Corner 1758, p. 368.
- ^ Humfrey-Sherman 2015, p. 252.
- ^ Hunfrey-Sherman 2015, pp. 248-249.
- ^ Hunfrey-Sherman 2015, p. 252.
- ^ Decreto riguardante le Corporazioni religiose ne' dipartimenti Veneti riuniti al Regno (n. 160 - 28 luglio 1806), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte II, dal 1 maggio al 31 agosto 1806, pp. 809-820. URL consultato il 22 giugno 2019. che estende a Venezia il precedente Decreto sull’organizzazione del Clero secolare, regolare, e delle Monache (n. 45 - 8 giugno 1805), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte I, dal 1 Gennajo al 30 Giugno 1805, pp. 123-140. URL consultato il 22 giugno 2019.
- ^ Decreto portante la soppressione delle compagnie, congregazioni , comunie ed associazioni ecclesiastiche (n. 77 - 25 aprile 1810), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte I, dal 1 Gennajo al 30 Giugno 1810, pp. 264-276. URL consultato il 22 giugno 2019.
- ^ Decreto riguardante i manoscritti e libri de’ Conventi soppressi negli Stati ex Veneti aggregati al Regno (n. 100 - 10 giugno 1810), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte I, dal 1 Gennajo al 30 Aprile 1806, pp. 609-611. URL consultato il 22 giugno 2019.
- ^ Si tratta dell'avvocato Giovanni Rossi (Venezia 1776-1852), attivo per qualche tempo come delegato del Regno Italico per la raccolta dei documenti nei conventi soppressi; cfr. Susy Marcon, Donate alcune opere manoscritte di Giovanni Rossi, su Biblioteca Marciana newsletter, estate 2001. URL consultato il 25 novembre 2024.
- ^ Zorzi 1984/2, pp. 254-255
- ^ Su Girolamo da Feltre non risultano molte notizie se non la lettera dell'ambasciatore di Mantova al duca Vincenzo I Gonzga che suggerisce di metterlo alla prova e lo definisce «ingeniero et intagliatore» che «s'offerisce di venir a dar prova all'altezza sua» Humfrey-Sherman 2015, pp. 279-280, n. 53; cfr: ID scheda 1554, su Archivio corrispondenza Gonzaga.
- ^ Zorzi 1984/2, p. 61.
- ^ Franzoi-Di Stefano, p. 47
- ^ Humfrey-Sherman 2015, p. 250.
- ^ Humfrey-Sherman 2015, p. 252.
- ^ Massimo Bisson, Meravigliose macchine del Giubilo – L'architettura e l'arte degli organi e Venezia nel Rinascimento, Verona, Scripta, 2012, pp. 278-280.
- ^ Gaggiato 2019, p. 190.
- ^ La ricosturzione è basta sulle proposte di Schulz 1961, fig. 66, con le rettifiche di Ruggeri Augusti-Nepi Scire 1988, fig.145 e Hunfrey-Sherman 2015, fig. 25.
- ^ Corner 1758, p. 368; Zorzi 1984/2, p. 254; Gaggiato 2019, p. 189.
- ^ Boschini 1658, Sastier di S. Polo p. 57; Zanetti 1733., p. 309.
- ^ Gaggiato 2019, pp. 192-193.
- ^ Corner 1758, p. 368.
- ^ Boschini 1658, Sastier di S. Polo p. 57; Zanetti 1733, pp. 309-310.
Bibliografia
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- Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello …, Padova, Giovanni Manfrè, 1758, p. 368.
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- Adriana Ruggeri Augusti e Giovanna Nepi Scire, Paolo Veronese Restauri, in Quaderni della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Venezia, vol. XV, Venezia, 1988, pp. 144-169.
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- Peter Humfrey e Allison Sherman, The Lost Church of San Niccolò ai Frari (San Nicoletto) in Venice and its Painted Decoration, in Artibus et Historiae, vol. 36, n. 72, Cracovia, IRSA s.c., 2015, pp. 247-281.
- Alessandro Gaggiato, Le chiese distrutte a Venezia e nelle isole della Laguna, Venezia, Supernova, 2019, ISBN 978-88-6869-214-8.
- Maria Bergamo, La prova e il perdono – Il sacramento della Riconciliazione nel ciclo veronesiano per San Nicolò dei Frari: una lettura iconologica, su Engramma, vol. 186, novembre 2021.