Scolastica (filosofia)

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Immagine di una scuola risalente al XIV secolo.

Scolastica è il termine con il quale comunemente si definisce la filosofia cristiana medioevale, in cui si sviluppò il metodo di pensiero dello scolasticismo, detto anche scolastico[1].

Origini e definizione

Il termine greco σχολαστικός scholastikòs significa letteralmente "istruito in una scuola" e transita per il latino classico e medievale scholasticus "istruito in una scuola", in particolare all'eloquenza e alla retorica, in scuole che già al tempo dell'impero romano (Plinio, Seneca, Quintiliano) erano autonome e autogestite da una propria lex, e davano luogo a scholastica, discorsi argomentativi per praticare l'arte retorica (declamationes) oppure controversie ragionate (controversiae)[2] su uno specifico tema, riprese nel genere della disputatio medievale.

La scolastica ebbe origine dall'istituzione delle scholae, ossia di un sistema scolastico-educativo diffuso in tutta Europa che garantiva una sostanziale uniformità di insegnamento. Esso fu il primo, e forse unico, sistema scolastico organizzato su vasta scala della storia dell'Occidente. Era stato Carlo Magno a volerlo, il quale, dando avvio alla "rinascita carolingia", aveva fondato ad Aquisgrana la Schola palatina, per favorire l'istruzione delle genti e la diffusione del sapere allo scopo di dare unità e compattezza al Sacro Romano Impero. A tal fine si era servito dei monaci benedettini, i quali avevano salvaguardato la cultura dei classici tramite la ricopiatura dei testi antichi, non solo di quelli religiosi ma anche scientifici e letterari: le loro abbazie divennero così i centri del nuovo sapere medievale.

Gli insegnamenti erano divisi in due rami:

  1. l'arte del trivio (ovvero il complesso delle materie letterarie);
  2. l'arte del quadrivio (il complesso delle materie scientifiche).

Preposto all'insegnamento di queste arti cosiddette "liberali" era anticamente lo Scholasticus, a cui in seguito si affiancò un Magister artium, di grado superiore, esperto in teologia. Le lezioni si svolgevano dapprima nei monasteri, poi progressivamente nelle scuole annesse alle cattedrali, e infine nelle università.

La filosofia scolastica cercava di conciliare la fede cristiana con un sistema di pensiero razionale, specialmente quello della filosofia greca. Il "periodo scolastico" si riferisce soprattutto al medio e Basso Medioevo in Occidente, quando il Cristianesimo conobbe una rinascita intellettuale e fu sfidato dal pensiero razionale dell'Islam.

Caratteristiche e metodi

Tommaso d'Aquino

Il carattere fondamentale della filosofia scolastica consisteva nell'illustrare e difendere le verità di fede con l'uso della ragione, verso la quale si nutriva un atteggiamento positivo. A tal fine, essa privilegiò la sistematizzazione del sapere già esistente rispetto all'elaborazione di nuove conoscenze.

L'intento degli scolastici era quello di sviluppare un sapere armonico, integrando la rivelazione cristiana con i sistemi filosofici del mondo greco-ellenistico, convinti della loro compatibilità, e anzi vedendo nel sapere dei classici, in particolare dei grandi pensatori come Socrate, Platone, Aristotele, Plotino, una via in grado di elevare all'accettazione dei dogmi cattolici.

L'utilizzo della ragione, che essi vedevano sapientemente esercitata nei testi greci, veniva messo in rapporto con la fede non allo scopo di dimostrarne i fondamenti, quanto piuttosto per contrastare le tesi eretiche e cercare di convertire gli atei.

Quando gli scritti di Aristotele ripresero a diffondersi in Occidente nel XIII secolo, filtrati dai commenti degli autori islamici, emerse però in maniera drammatica la contradditorietà tra dottrina cristiana e pensiero aristotelico. Dopo un'esplicita condanna di questo da parte dei pensatori agostiniani e della scuola francescana, per i quali Agostino era l'unica autorità, si giunse a una faticosa mediazione ad opera di Tommaso d'Aquino.[4]

Ragione e fede

La disputa sugli universali

Dallo studio dei testi greci nasce il problema degli universali (cioè del logos, della forma) che viene sviluppato in modi differenti per tutta la scolastica.

  • forma ante rem: l'essenza è prima della realtà (o della materia) come ritenevano Platone e Agostino d'Ippona;
  • forma in re: l'essenza al di fuori della materia non ha alcun senso, come insegnava Aristotele;
  • forma post rem: la "cosiddetta" essenza non è che un nome, ovvero una convenzione che deduciamo dall'analisi delle caratteristiche di una serie.

Tommaso, sulla scorta di Boezio, riteneva che gli universali esistessero sia ante rem come Idea nella mente di Dio, sia in re come forma delle varie realtà, sia post rem come concetto formulato nella mente dell'uomo.

A Tommaso, sostanzialmente fautore di un indirizzo filosofico realista, si contrapposero i sostenitori del nominalismo, secondo cui l'universale era solamente un flatus vocis,[5] cioè appunto un nome e nient'altro.

Poiché del resto la scolastica si sviluppò in varie scholae europee e quindi in realtà diverse, era inevitabile che in ogni schola, avendo esse differenti esigenze e finalità, i pensieri e i metodi acquistassero caratteristiche diverse. Vi erano quindi scholae più vive e attive dove spesso si accendevano contrasti tra gli intellettuali più conservatori e i maestri d'arte, i più innovativi.

Fonti

Metodi di indagine

Gli scolastici svilupparono in tal modo un peculiare metodo di indagine speculativa, noto come quaestio,[6] basato sul commento e la discussione dei testi all'interno delle prime università. I vari dibattiti, tuttavia, dovevano seguire delle regole e dei riferimenti precisi, tra i quali vi era in particolare la logica formale di Aristotele.[7] Valevano poi le auctoritates, che erano rappresentate dagli scritti dei Padri della Chiesa (filosofia patristica), dai testi sacri, e da scritti della tradizione cristiana.

Affidarsi all'interpretazione fornita in precedenza dalle auctoritates equivaleva, in sostanza, alla decisione di affidarsi a una voce ufficiale e decisa dai concili, per cui esisteva l'auctoritas in campo medico (Galeno), quella in campo metafisico (Aristotele) e quella in campo astronomico (Tolomeo).

Come già aveva fatto notare Giovanni Scoto Eriugena, però, non era la ragione a fondarsi sull'autorità, ma l'autorità a fondarsi sulla ragione: gli Scolastici così mantennero sempre una forte coscienza critica verso le fonti del loro sapere.[8] Sarà il declino della fiducia nella ragione, a partire da autori come Guglielmo di Ockham, che porterà alla fine della Scolastica e dello stesso Medioevo.

Nel XII-XIII secolo, nell'ambito degli studi teologici che si tenevano nelle prime Università europee come Bologna, Parigi, Oxford, si svilupparono diverse ricerche sulla natura, ovvero sul creato considerato opera di Dio, che avrebbero dovuto portare all'intelligibilità dell'opera di Dio creatore. Per i filosofi scolastici della natura la creazione era come un libro aperto che andava letto e compreso, un libro contenente leggi naturali la cui transitorietà era riconducibile a regole immutabili inscritte da Dio al momento della creazione. Tali studiosi pensavano che conoscere quelle leggi avrebbe consentito di elevare l'intelligenza umana e di avvicinarla sempre più a Dio. In quest'ambito si consideravano auctoritates anche filosofi dell'epoca greca e persino pensatori di origine islamica.[9]

Due furono in particolare le scuole di pensiero, attestate peraltro su posizioni alquanto distanti tra di loro, che elaborarono ognuna un proprio metodo scientifico: quella di Parigi, facente capo ad Alberto Magno, seguito dal suo discepolo Tommaso d'Aquino, e quella di Oxford, dove fu attivo Ruggero Bacone.[10] Costoro, pur restando fedeli al metodo aristotelico, si occuparono di filosofia della natura basandosi sulle osservazioni degli eventi e contestando alcuni elementi anti-scientifici del pensiero greco. Tommaso in particolare, noto per aver riformulato in chiave nuova la concezione aristotelica della verità come corrispondenza dell'intelletto alla realtà,[11] sviluppò il concetto di analogia e di astrazione, il cui utilizzo è rintracciabile tuttora in più recenti scoperte scientifiche.[12]

Oltre alla scienza, il metodo scolastico venne applicato anche agli studi di diritto, almeno a partire da Raniero Arsendi in avanti, operante nella scuola di Bologna.[13]

Epoche della Scolastica

Cronologicamente copre il periodo che va dall'IX secolo al Rinascimento. Si suddivide in:

Pre-scolastica (dal IX secolo a 1050 circa)

Contesto storico e culturale

Le origini: la Schola palatina

Lo stesso argomento in dettaglio: Alcuino di York e Schola palatina (Aquisgrana).

Giovanni Scoto Eriugena

Lo stesso argomento in dettaglio: Giovanni Scoto Eriugena.

Tra X e XI secolo: dialettici e antidialettici

Scolastica anteriore o Alta scolastica (dal 1050 circa al XII secolo)

Bassa scolastica: l'apogeo (XIII scolo)

Tarda scolastica (dal XIV al XVI circa)

Sviluppi successivi

Lo stesso argomento in dettaglio: Scolasticismo protestante e Neoscolastica.

Dopo il periodo d'oro, la scolastica conobbe un periodo di lenta decadenza, a causa della perdita dell'unità teologica dei Cristiani dopo la fine del Medioevo.

Il termine "scolastico" assunse da allora una connotazione a volte negativa. Per l'abitudine di affidarsi a un sistema già collaudato per giustificare le proprie tesi, ogni filosofia, anche moderna o contemporanea, che utilizzi e si appoggi su una teoria filosofica già esistente, accordando la propria fede con la razionalità e l'investigazione filosofica, viene perciò definita scolastica.

Si ebbero tuttavia alcuni periodi di rinascita, durante il XIV e il XVI secolo in Spagna, soprattutto nelle università di Salamanca e Valladolid, personaggi di spicco, tra gli altri i domenicani Francisco de Vitoria e Bartolomé de Las Casas, nonché Juan Ginés de Sepúlveda e il gesuita Francisco Suárez. Tanto che si può parlare di Seconda Scolastica, soprattutto con riferimento alla Scuola di Salamanca. «La Scolastica della modernità ha un atteggiamento antiriformista e rappresenta lo strumento concettuale della Riforma cattolica, che viene tuttavia ripreso dall’ortodossia riformata; per questo motivo, essa possiede un carattere interconfessionale e persino universale. Karl Eschweiler, che nel 1928 le diede il nome di «Scolastica barocca», mise in risalto particolarmente la sua universalità. Egli la definì come «ultimo stile di pensiero del continente europeo», che permeava tutti gli ambiti della vita spirituale e sociale, «prima che questo pensiero si sgretolasse nel multiforme gioco di antitetici sistemi privati».»[14] La Seconda Scolastica ha influenzato largamente, attraverso le dispute teologico-giuridiche l'Inquisizione cattolica nel Nuovo Mondo, in virtù del fatto che molti teologi formatisi in Madrepatria andavano a far esperienza nei tribunali d'Oltreoceano finendo con l'arricchire in maniera acuta e penetrante le cause loro sottoposte e giungendo a gettare le fondamenta di quello che sarà l'Empirismo e l'Illuminismo, soprattutto dal punto di vista della salvaguardia dei diritti umani degli indios.[15][16]

Contemporaneamente si può parlare anche di scolasticismo protestante, come di un metodo di pensiero sviluppatosi nelle prime fasi del protestantesimo, che si consolidò durante il XVII secolo, diventando particolarmente diffuso nella creazione di sistemi teologici protestanti come il calvinismo. Benché i maggiori Riformatori protestanti attaccassero la scolastica medioevale per sostenere la completa adesione alle sole Sacre Scritture, si dimostrò impossibile purgare la teologia da metodi e atteggiamenti scolastici, o evitare conflitti che non implicassero complicati ragionamenti teologici ed interpretazioni bibliche.

In seguito, nel XIX secolo, con l'enciclica Aeterni Patris del 1879, papa Leone XIII promosse negli ambienti cattolici un movimento di ritorno alla filosofia scolastica, che venne detto perciò neoscolastico.[17] I maggiori pensatori neoscolastici furono Jacques Maritain ed Étienne Gilson, i quali si proposero di rivalutare la metafisica difendendola dai giudizi negativi del positivismo allora imperante. D'altro lato, combatterono le istanze idealistiche eccessivamente incentrate sul soggetto proprie delle filosofie di Cartesio e di Kant, in favore di una rivalutazione del realismo.

Nel Novecento infine, da alcune parti venne riconosciuto alla scolastica un ruolo positivo e fondamentale per aver contribuito a costruire l'ossatura culturale dell'Europa. Lo scrittore tedesco Hermann Hesse, ad esempio, manifestava grande ammirazione per il modo in cui l'istruzione medievale veniva organizzata e gestita armoniosamente all'interno della scolastica. Nel suo romanzo intitolato Il giuoco delle perle di vetro egli immaginò un sistema di studi, denominato “Castalia” e da lui collocato in un ipotetico futuro, che ricalcava quello della scolastica dei secoli d'oro: in esso si svolgeva la vita e l'educazione dei giovani destinati a preservare e coltivare armonicamente il sapere e lo spirito delle culture del passato.[18]

Filosofi scolastici

Note

  1. ^ Scholasticus era detto, nel Medioevo, chi insegnava in una scuola, quale l'abbazia o l'università.
  2. ^ Karl E. Geogers e Ferruccio Calonghi, Lemma "scholasticus", in Dizionario latino-italiano, 3ª ed.ne, Rosernberg & Sellier, 1989, p. 2470.
  3. ^ La sintesi di San Tommaso e la destinazione universale dei beni, su amp24.ilsole24ore.com.
  4. ^ a b Spettò a Tommaso il compito di recuperare l'aristotelismo e di renderlo compatibile con la fede cattolica riconciliandolo con la dottrina agostiniana. Già Alberto Magno aveva intrapreso un'opera di purificazione del pensiero agostiniano, rifacendosi alle fonti neoplatoniche e si era inoltre reso indipendente dall'autorità aristotelica soprattutto nei campi della botanica e dell'astronomia.[3]
  5. ^ Locuzione latina usata da Anselmo d'Aosta nel XII secolo per definire il nominalismo estremo di Roscellino di Compiègne.
  6. ^ La questione, più che una domanda, era un modo di procedere logicamente a partire da un'aporia o una contraddizione all'interno di un argomento. Secondo B. Geyer «la forma caratteristica in cui la Scolastica pensa ed espone ciò che pensa è la quaestio», che è per lui «il prodotto più caratteristico del pensiero medioevale» (B. Geyer, Der Begriff der scholastischen Theologie, Schroeder, Bonn 1926, pag. 113).
  7. ^ «La certezza della retta comprensione e di un accordo genuino con l'insieme si ottiene grazie ad una "messa in questione" di ogni singola affermazione in concorrenza con affermazioni alternative direttamente e formalmente contraddittorie (propositiones dubitabiles) e una soluzione di tali "dilemmi" attraverso una discussione basata sulle regole della dialettica» (L. M. De Rijk, La philosophie au moyen âge, E.J. Brill, Leiden 1985, pag. 98).
  8. ^ «La vera autorità, in effetti, non contraddice la retta ragione, così come la retta ragione non contraddice la vera autorità; è dunque fuori di dubbio che entrambe promanano da un'unica fonte, e cioè dalla sapienza divina» (Giovanni Scoto Eriugena, De divisione naturae).
  9. ^ Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Demetra, 2000, pag. 206.
  10. ^ James A. Weisheipl, Alberto Magno e le Scienze, pag. 6, trad. it. di Alberto Strumia, Bologna, ESD, 1994.
  11. ^ Il logico e matematico Alfred Tarski ha posto la concezione aristotelico-tomista dell'adequatio rei et intellectus a fondamento della moderna concezione semantica della verità (cfr. Enciclopedia Treccani alla voce "Alfred Tarski"). «La concezione della verità come corrispondenza (adaequatio) oltre che da Tommaso d'Aquino è condivisa da tutti coloro che hanno una concezione realistica della conoscenza, sia nella versione platonica (Platone, Agostino, Popper), sia in quella aristotelica (Aristotele, Tommaso d'Aquino, Tarski), oppure una concezione fenomenistica (Kant)» (cit. da Battista Mondin, Manuale di filosofia sistematica: Cosmologia. Epistemologia, vol. I, pag. 263, Bologna, ESD, 1999).
  12. ^ F. Bertelè, A. Olmi, A. Salucci, A. Strumia, Scienza, analogia, astrazione. Tommaso d'Aquino e le scienze della complessità, Padova, Il Poligrafo, 1999.
  13. ^ Treccani alla voce "Raniero Arsendi".
  14. ^ Angelo Di Berardino, Storia della teologia: Età moderna, Piemme, 2001, p. 240.
  15. ^ Laureano Robles (a cura di), E la filosofia scoprì l'America. Incontro scontro tra filosofia europea e culture precolombiane, Milano, Jaca Book, 2003.
  16. ^ selenedichter Giovanni Di Rubba, L’inquisizione contro gli indios. Il contributo della Seconda Scolastica nella disputa sulla natura giuridica degli indios e sistematizzazione dei crimines: teologi, giuristi, missionari ed inquisitori. Profili generali, su Giovanni dichter Di Rubba, 19 agosto 2016. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  17. ^ Il testo dell'enciclica Aeterni Patris.
  18. ^ Il gioco delle perle di vetro (1943) di H. Hesse, scrittore tedesco ispirato all'ascetismo e cresciuto in un ambiente religioso pietista.
  19. ^ La discussa collocazione di Boezio tra i precursori della scolastica è dovuta alla sua notevole influenza sul dibattito filosofico medioevale, cfr. in proposito: Battista Mondin, La prima Scolastica: Boezio, Cassiodoro, Scoto Eriugena, in Euntes Docete, 44 (1991), pp. 5-30.
  20. ^ Discussa anche la collocazione di Cassiodoro fra gli scolastici; cfr. nota 16.

Bibliografia

Voci correlate

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