Tinnura
Tinnura comune | |
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(IT) Tinnura (SC) Tinnùra | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Provincia | Oristano |
Amministrazione | |
Sindaco | Pietro Fadda (lista civica) dall'11-6-2017 (2º mandato dal 13-6-2022) |
Territorio | |
Coordinate | 40°16′08.63″N 8°32′53.44″E |
Altitudine | 328 m s.l.m. |
Superficie | 3,85 km² |
Abitanti | 245[1] (31-3-2024) |
Densità | 63,64 ab./km² |
Comuni confinanti | Flussio, Sagama, Suni |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 09090 |
Prefisso | 0785 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 095088 |
Cod. catastale | L172 |
Targa | OR |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Nome abitanti | (IT) tinnuresi (SC) tinnuresos |
Patrono | sant'Anna |
Giorno festivo | 26 luglio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Tinnura all'interno della provincia di Oristano | |
Sito istituzionale | |
Tinnura (Tinnùra in sardo) è un comune italiano di 245 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna, nella antica subregione della Planargia, conosciuto per i suoi famosi murales. Il centro abitato è unito senza soluzione di continuità con quello di Flussio, comune col quale condivide il corso principale che corrisponde alla strada statale 292.
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Il toponimo "Tinnura" è considerato di origine assai antica, certamente preromana. In esso si rileva in particolare la radice "Tin", derivante dal protosardo "t(h)innía", "thinníga", che indicava, secondo gli studiosi, la pianta del giunco spinoso[3]. L'abitato di Tinnura è ancora oggi famoso per l'uso di tale vegetale (oltre che dell'asfodelo) nei lavori di artigianato.[4][5]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'area fu abitata già in epoca prenuragica, nuragica e romana, per la presenza sul territorio di numerose testimonianze archeologiche, tra cui tombe dei giganti e nuraghi.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Torres e fece parte della curatoria della Planargia. Alla caduta del giudicato (1259) venne governato dai Malaspina e successivamente (1308) entrò a far parte del Giudicato di Arborea. Intorno al 1420 passò sotto il dominio del Regno di Sardegna aragonese e divenne un feudo, concesso inizialmente alla famiglia Villamarina, per poi essere incorporato nel XVIII secolo dai Savoia insieme a Flussio nel marchesato della Planargia, feudo dei Paliaccio. Fu riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.
Ai sensi della Legge Regionale n. 10 del 13 ottobre 2003, che ha ridefinito le circoscrizioni delle nuove province sarde, il comune di Tinnura è passato dalla Provincia di Nuoro alla Provincia di Oristano.
Simboli
[modifica | modifica wikitesto]Lo stemma e il gonfalone del comune di Tinnura sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 16 dicembre 1983.[6]
Lo stemma è un drappo partito di azzurro e di rosso.[7]
Monumenti e luoghi di interesse
[modifica | modifica wikitesto]Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]Sulla stessa via è presente la chiesa parrocchiale di Sant'Anna.
Società
[modifica | modifica wikitesto]Evoluzione demografica
[modifica | modifica wikitesto]Abitanti censiti[8]
Infrastrutture e trasporti
[modifica | modifica wikitesto]Ferrovie
[modifica | modifica wikitesto]Nel comune è presente la stazione di Tinnura, scalo ferroviario posto lungo la linea Macomer-Bosa, in uso dal 1997 per il solo traffico turistico legato al servizio Trenino Verde dell'ARST. Lo scalo è quindi servito da alcune corse a calendario nel periodo estivo, oltre che da eventuali treni effettuati su richiesta di comitive di viaggiatori.
Galleria d'immagini
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Murales
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Murales
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Murales
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Murales
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Murales
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Murales
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024 (dato provvisorio).
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Si vedano in particolare gli scritti di Massimo Pittau nel sito www.pittau.it e gli studi da lui citati, su pittau.it.
- ^ Si veda il sito del comune di Tinnura nella sezione "artigianato e gastronomia", su comune.tinnura.nu.it. URL consultato il 14 marzo 2005 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2008).
- ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 3, Roma, A.C.I., 1985, p. 21.
- ^ Tinnura, decreto 1983-12-16 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 19 ottobre 2021.
- ^ a b Comune di Tinnura, Statuto comunale (PDF). URL consultato il 19 ottobre 2021.
- ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28 dicembre 2012.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Manlio Brigaglia, Salvatore Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006, ISBN 88-7138-430-X. URL consultato il 5 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2021).
- Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 5 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tinnura
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Tinnura
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- La scheda del comune nel portale Comunas della Regione Sardegna, su comunas.it.