Ninja

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati per "Shinobi", vedi Shinobi (disambigua).
Disambiguazione – Se stai cercando ninja di sesso femminile, vedi Kunoichi.
Il ninja Jiraiya, protagonista del racconto tradizionale Jiraiya Goketsu Monogatari

Ninja (忍者?) è un termine giapponese relativamente recente che indica una spia del Giappone feudale (dal 1185 al 1868 circa). Il ninja è per definizione l'esperto nelle tecniche militari di strategia e intelligence che prendono il nome di ninjutsu e che hanno una lunga storia. Tuttavia le fonti storiografiche e enciclopediche giapponesi riferiscono che il termine ninja ha conosciuto una diffusione significativa solo dopo gli anni cinquanta, a partire cioè dalla popolarizzazione - principalmente attraverso manga e trasmissioni televisive - di personaggi conosciuti con questo nome nella letteratura e nel teatro di intrattenimento della tarda epoca periodo Edo (1601 - 1868). Bisogna quindi distinguere il personaggio del ninja, ormai ben noto anche in occidente, dai guerrieri e militari anche molto famosi che negli scontri sanguinosi del medioevo giapponese utilizzarono metodi spionistici (avvalendosi talvolta dell'aiuto di esperti noti come ninjutsutsukai, rappa, shinobimetsuke e altri appellativi). Il mito del ninja merita nondimeno la giusta attenzione per il suo significato e il successo che ha riscosso e continua a riscuotere in Giappone e soprattutto all'estero.

Etimologia

"Ninja" è la lettura "on" dei due kanji 忍者 utilizzati per scrivere shinobi-no-mono (忍ノ者?) un termine nativo giapponese utilizzato per descrivere una persona che praticava il ninjutsu. Tra i sinonimi di ninja vi sono i termini kanja (間者?), shinobi (?) e shinobi no mono (忍ノ者?). In epoca Tokugawa anche il termine Oniwaban (御庭番?) o "custode dei giardini" della dimora shogunale divenne sinonimo di spia. Secondo alcune fonti di tenore romanzesco le spie di sesso femminile avrebbero avuto l'appellativo di kunoichi (くノ一?) un gioco di parole che si riferisce al carattere grafico per "donna" (onna (?)) ed ha anche altre accezioni.

La figura storica dei Ninja

I ninja portavano abiti neri per la notte e abiti di colore marrone-cachi per le ore del giorno: lo sappiamo grazie ad esemplari autentici conservati nel museo Ninja di Iga-Ueno. Erano esperti di arti marziali e la preparazione fisica meticolosa occupava gran parte della loro giornata: uno degli esercizi più in voga era quello di saltare di ramo in ramo roteando il corpo attorno al fulcro costituito dalle braccia tese. All'occorrenza, poi, un Ninja poteva fungere da sicario e compiere un omicidio mirato, ma mai una strage, come alcuni cruenti videogiochi o telefilm ci hanno abituato a vedere. Essi, poi, non erano soltanto delle spie. Oltre allo spionaggio vero e proprio, costoro erano esperti di sabotaggio, tortura, ed appunto, l'eliminazione fisica degli avversari (omicidio mirato), azioni tipiche dei commando. Praticavano le arti marziali ai livelli più eccelsi. Erano, in breve, polivalenti. Non di rado, avevano còmpiti di polizia per il mantenimento dell'ordine pubblico, oppure costituivano una specie di servizio segreto alle dipendenze dello shogun locale. Infine, spesso, erano pure investiti del còmpito di guardia del corpo dello shogun: una specie di guardia pretoriana nipponica.[1]. I Ninja operarono dal 1185 circa alla fine dello shogunato, nel 1868, quando ebbe termine il cosiddetto "Medioevo giapponese". In realtà essi non smisero di esser addestrati, ma il loro utilizzo divenne maggiormente "mirato" e la loro preparazione venne rigorosamente e meticolosamente organizzata a livello centrale da parte dello Stato: diminuirono di numero, ma la qualità delle loro prestazioni aumentò notevolmente. Ad esempio, a differenza di quanto avveniva nei secoli precedenti, a partire dal 1890 essi erano obbligati ad imparare una o più lingue straniere. Figure di agenti infiltrati nelle linee nemiche con caratteristiche identiche a quelle dei Ninja sono state descritte dalle fonti dell'esercito zarista durante la Guerra Russo -Giapponese, e precisamente nelle battaglie del Fiume Yalu, di Mukden e durante l'assedio di Port Arthur. Inoltre, siamo abituati allo stereotipo del guerriero Ninja armato di una sciabola, la Katana, tipica del samurai. In realtà, l'armamento dei Ninja era quanto mai variegato e scelto in base alla tipologia di missione che in quel particolare frangente era da compiere [2]. Pertanto, oltre alla katana, esisteva un arsenale composto da archi e dardi, giavellotti, pugnali, e via discorrendo. Nella fattispecie entravano nel loro corredo:

  • la Katana (sciabola)
  • la Ninjatô (un particolare tipo di spada a profilo dritto e piu corto rispetto alla tradizionale katana);
  • il Sai (uno spadino munito di due uncini laterali simile allo jitte);
  • il Bo (un bastone molto lungo);
  • la Ninjaken e la Shinobigatana (la prima assomiglia ad un pugnale, mentre la seconda è una specie di spada corta, simile al gladium degli antichi romani);
  • la Wakizashi (spada corta) scimitarra);
  • la Jitte(un tipo di spadino corto munito di un solo uncino atto a bloccare fendenti di spada);
  • il Kunaï (un tipo di dardo métallico);
  • le Shuriken o shaken (leteralmente lame volanti sia di forma circolare e oblunghe - dette anche "Stelle dei Ninja")
  • le Shurikenbo chiodi lunghi 20 - 30 centimetri da posizionare negli spazi interdigitali per poter esser lanciati);
  • la Kaginawa (ancorette unite ad una corda, sia da lancio, che per arrampicamento);
  • la Kamayari (una picca con arpione);
  • la Kusarigama (coppia di falcetti uniti da una catena);
  • i Manrikikusari (coppia di piccoli pesi posti all'estremita di una catena]]
  • i Mizugumo (dei galleggianti per attraversamento di fiumi);
  • il Nunchaku (due bastoni corti uniti da una corda a profilo ottagonale, arma tipica del kobudo da non confondere con quelli del kung-fu);
  • le Ashiko (calzature chiodate);
  • il Tegaki e la sua variante, il Shuko (bracciali puntuti e pugni di ferro anch'essi puntuti);
  • il (una spenga);
  • la Fukumibari (una cerbottana);
  • le Makibishi (chiodi a tre punte da disseminare sulle strade) e le loro varianti, le Tetsubishi (dardi a tre punte per egual fine).

Entrarono, in tempi recenti (a partire dal 1700) anche armi da fuoco (piccoli obici quali gli Ōzutsu) e granate Metsubushi (目潰し, "Chiudi occhi", ovvero piccole bombe dirompenti caricate metallica ). In pratica, i Ninja non ebbero in alcuna epoca quell'alone di guerrieri dalle caratteristiche "soprannaturali" che il cinema ci ha da sempre mostrato. Semplicemente, essi erano una casta di guerrieri che operavano in genere singolarmente ed il cui teatro d'azione era talmente vasto che poteva andare dalla semplice raccolta d'informazioni, all'omicidio su commissione.

Collocazione storica dei Guerrieri Ninja

I Ninja comparvero circa nel 1185 con il còmpito di polizia, quindi per mantenere l'ordine nei vari feudi. Nel 1467 venne ufficializzato il loro servizio presso gli shogun locali[3].

I Ninja ed il Cristianesimo Nipponico

Il cristianesimo giapponese, che coincide quasi interamente col cattolicesimo romano, sbarcò in Giappone nel 1549 con San Francesco Saverio (1506 - 1552), braccio destro di San Ignazio di Lojola (1491 - 1556). Ma la rivolta dei contadini di Nagasaki (1637), molti dei quali convertiti al cristianesimo, diede allo shogun il pretesto di reprimere e di mettere al bando la religione cristiana, comminando numerose stragi in tal senso. I Ninja pare abbiano avuto un ruolo di primo piano in quest'opera di repressione [4]. Nel 1640 il cristianesimo giapponese era ufficialmente estinto. Gli editti dello shogunato di Tokugawa (1600 - 1868)del 1633 e del 1639 chiusero il paese in se stesso impedendo ogni contatto con gli stranieri, ad eccezione di un porto franco aperto ai commerci con poche nazioni: iniziava l'isolazionismo (in nipponico: Sakoku]). L'isolamento durò ben due secoli. L'8 Luglio del 1853 l’ammiraglio statunitense Matthew Perry (1794 - 1858) gettò le ancore nella baia di Uraga, vicino alla città di Edo (la moderna Tokyo), al comando di quattro navi da guerra della marina statunitense, chiedendo formalmente l’apertura dei porti del Giappone, la stesura di accordi per i soccorsi in caso di naufragio e la stipula di trattati commerciali. Il 14 Luglio la richiesta venne ufficialmente presentata allo shogun in persona nella città di Kurihama (la moderna Yokosuka), minacciando l'intervento armato in caso di non accoglimento delle sue richieste. Missioni analoghe non avevano ricevuto alcuna risposta precedentemente: vascelli statunitensi tra il 1793 ed il 1809 poterono operare solo sotto bandiera olandese (i giapponesi consentivano solo agli olandesi ed ai cinesi di commerciare nel porto franco di Nagasaki); venne invece respinta nel 1804 la spedizione guidata dal primo ambasciatore russo in Giappone, Nikolai Petrovic Rezanov (1764 - 1807); nel 1846 e nel 1848 nuovamente accadde con le spedizioni al comando dell’ammiraglio statunitense James Bidle(1783 - 1848) e James Glynn (1800! - 1871) rispettivamente. Solo nel 1853, sotto la minaccia delle cannoniere americane del commodoro Perry, il Giappone consentì a riaprirsi ai traffici occidentali e all’invio di missionari. Nel 1854 Perry tornò in Giappone e firmò la Convenzione di Kanagawa che ufficializzò la fine dell'isolazionismo nipponico. Molti di questi missionari, giunti in sèguito all'intervento di Perry, rimasero stupiti di trovare ancora cristiani. Questo fatto pose termine all'isolamento nipponico ed indebolì notevolmente il potere della classe dei samurai, tanto che nel 1868 il potere centrale facente capo all'imperatore prese definitivamente il sopravvento sui feudatari ed avviò la modernizzazione del paese sullo stampo occidentale.

Voci correlate

Note

Collegamenti esterni

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