Magnafon

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Magnafon
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariasocietà di fatto
Fondazione1949 a Desio
Fondata daGino Magni, Carlo Magni
Chiusura2006 (liquidazione)
Sede principaleDesio
SettoreElettronica, Manifatturiero
Prodotti
  • componenti elettronici
  • elettronica di consumo
  • elettrodomestici

La Magnafon Radio Televisione, nota come Magnafon, è stata un'azienda italiana produttrice di elettronica di consumo, di componenti elettronici e di elettrodomestici di Desio,con sede a Desio (Milano) in via Per Cesano Maderno 98. E' stata chiusa nel 2006, dopo anni di inattività, se non come assistenza e riparazioni. Il suo logo era costituito dalla lettera "M" attraversato dalla scritta "magnafon" e da tre linee parallele, sovrastata dalla scritta "radio" e sovrastante la scritta "televisori", il tutto all'interno di una scudetto.

Storia

La fondazione e il primo decennio di attività (1949-1959)

La ditta Magnafon Radio fu fondata nel 1949 a Desio su iniziativa dell'ing. Carlo Magni insieme al fratello Gino Magni. Gino si sarebbe occupato della progettazione dei pezzi, inizialmente assemblando componentistica, mentre Carlo avrebbe seguito la strategia commerciale. La sede iniziale, a Desio, è all'interno di un palazzo in via Brianza 13, utilizzando, come scocca, dei mobili di legno, progettati e realizzati in modo artigianali da falegnami del luogo.

Negli anni cinquanta inizia la progettazione e la costruzione dei televisori che a fine decennio consterà già di più pezzi a catalogo (TV 9017, 9021, 9027, dal numero dei pollici), accanto ai fonografi con mobile da salotto (FM 109/A,FM 109/C), da mobile (FM 205/F con giradischi, o FM205 senza radio, FM 109F con giradischi o FM 109 senza) e da tavolino (322)[1]. I primi registratori, peraltro, riscuoto notevole successo anche all'estero per il rapporto qualità/prezzo[2]

Gli anni sessanta

Grazie ad una serie di investimenti, negli anni sessanta, viene costruito un nuovo stabilimento, in via per Cesano 98/100, incrementando la produzione ed il numero dei dipendenti. Vengono proposte, rispetto alla concorrenza, alcune innovazioni tecnologiche, quali il cinescopio di dimensioni 25" a visione diretta (brevettato come "sel-bond", con i tuner a transistor già negli anni sessanta (sul modello FB 52) ed attenzione alla costruzione del telaio in modo da renderne semplice l'apertura in caso di assistenza e più efficiente il raffreddamento[3]. La produzione si estende anche agli "stabilizzatori di tensione" all'epoca indispensabili complice l'irregolarità della rete. Amplia la produzione di radio (FM219, FM225) e radio/fonografi (FM 124/F, FM 217/F) anche miniaturizzati (FM 211/F Miniphon), oltre a radioline portatili (329). La caratteristica delle miniradio è quella, oltre alla divisione fra bande, quella di indicare le radio italiane e straniere (nel caso della banda a onde medie); indicazione che veniva prima solo inserita nelle scale parlanti delle radio da salotto. Negli anni sessanta, vengono aperte diverse affiliate per l'assemblaggio e la vendita diretta.

Gli anni settanta

Alla fine del decennio, vengono introdotte linee più moderne, con l'uso di plastica e di colori forti e pastello. La componentistica è spesso mutuata, come avviene per aziende piccole, da altri produttori (ad esempio, nel caso della FM206, che funge anche da amplificatore per eventuali TV, il circuito per la modulazione di frequenza è di progettazione e produzione Mivar). Vengono prodotti anche registratori a bobina (quali il Magnafon M1) Il logo dell'azienda muta, trasformandosi nella scritta "magnafon" in caratteri corsivo, con le lettere fra loro connesse in orizzontale. La produzione si estende ai televisori miniaturizzati, a cui si aggiungono quelli a colori già negli anni settanta, prima dell'introduzione della tecnologia in Italia, con l'uso di nomi di fantasia al posto dei codici (Aster 22, Clip 14, Dalen 26, Daly 16, Davos 14).

Gli anni ottanta

All'inizio del decennio, al rinnovo continuo del catalogo, si aggiunge l'introduzione della prima elettronica di controllo, permettendo di arrivare a cento canali ed all'introduzione del circuito per il televideo (Devon 26 Centocanali, Electronic 24, Elite 25 100C, Mastercolor 26), e si utilizzano i primi codici informatici per la gestione delle schede sia dei tv che delle radio (Digicomputer, I.Rem.control, Logicomputer). La produzione include anche i primi televisori stereo (Trend 21 Bifonico) maxitelevisori a visione riflessa o retrovisione (Reflex 100canali).

Dagli anni novanta alla chisura

Pur avendo esteso il mercato d'esportazione a paesi quali Spagna, Cipro, Grecia e Libia, e costruito una notevole rete di distribuzione e assistenza, la concorrenza straniera e le dimensioni dell'azienda costringono la Magnavox a ridurre fortemente l'attività, progressivamente sparendo di fatto dalla distribuzione, e continuando l'attività di prototipazione e assemblaggio anche conto terzi, ivi incluse progettazioni in joint con ditte straniere.

salvo prestare assistenza per i propri prodotti e vendere prodotti altrui, grazie al proprio settore di ricerca, ai propri laboratori di montaggio e test, ed alla rete sul territorio. Nel 1992 uno dei due fondatori, Carlo, deve ritirarsi dall'attività. Nel 2006, quando l'azienda viene formalmente chiusa, è di fatto ferma da anni e le ipotesi di rilancio o riutilizzo del capannone si infrangono contro la scomparsa dell'altro fondatore, Gino, che avviene nel 2011[4].

Sponsorizzazioni

Nel periodo di massimo splendore, la Magnvox ha sponsorizzato una squadra ciclistica oltre ad altre manifestazioni sportive.

Curiosità

Ad oggi, lo stabilimento di via Per Cesano Maderno risulta dismesso ed il marchio è inutilizzato. E' esistito un produttore britannico con identico nome, senza alcun collegamento con la ditta italiana.

Note

  1. ^ Magnafon, Catalogo 1958.
  2. ^ Board of Trade Journal, Volume 175, 1958, p. 432.
  3. ^ Magnafon, Catalogo 1960.
  4. ^ Desio: addio al patron MagnafonRadio e tv che han fatto storia, su Il Cittadino di Monza e Brianza, 3 ottobre 2011. URL consultato il 19 novembre 2022.

Bibliografia

  • Magni Ketty, La saga Magnafon, AiRe, 2014.

Voci correlate