Esagila
Esagila | |
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Planimetria dell'area sacra di Babilonia: ziqqurat Etemenanki in alto; tempio Esagila in basso | |
Stato | Iraq |
Divisione 1 | Antica Mesopotamia |
Località | Babilonia |
Coordinate | 32°32′02″N 44°25′16.99″E |
Religione | Religione babilonese |
Titolare | Marduk |
Consacrazione | XVIII secolo a.C. |
Sconsacrazione | III secolo d.C. |
Stile architettonico | Babilonese |
L'Esagila (lingua sumerica 𒂍𒊕𒅍𒆷, é-sag-gil-la; lett. "casa", é, nel significato di 'casa' del dio, quindi di 'tempio'; "la cui testa", sag, 'testa', qui inteso come 'pinnacolo'; "è posta in alto", il-la, 'elevata') è il nome sumerico del tempio del dio Marduk, poliade di Babilonia (in accadico Bābilāni, da Bāb-ili; che rende il sumerico KA.DIN.GIR.RA, col significato di "Porta del Dio"[1], la città amorrea fondata nel XIX secolo a.C.) e re degli dèi nella religione babilonese. Presso l'Esagila era collocata la statua di Marduk, il più importante simulacro cittadino del dio.
Insieme alla vicina Etemenanki, poco più a nord del tempio, costituiva il centro religioso principale della città e di tutta l'area circostante.
Storia
Non si conoscono esattamente le origini di quest'importante tempio babilonese, probabilmente eretto durante il regno paleobabilonese di Hammurapi (1792-1750) anche se la sua esistenza può forse essere retrocessa al regno del suo predecessore Sabium (1844-1831 a.C.) Già il Cassita Agum II (regno 1592-1565 a.C.) ne operò un restauro, imitato cinque secoli dal re assiro Salmanassar II (regno 1031-1019 a.C.) che aveva conquistato la città.
I dati cronologici relativi all'Esagila s'infittiscono durante il periodo c.d. "Neo-assiro". Il tempio viene prima ristrutturato dal Caldeo Marduk-apla-iddina II (regno 722-710 a.C.), rivale dei Sargonidi d'Assiria, e poi raso al suolo dall'assiro Sennacherib (regno 705-681 a.C.) quando conquistò Babilonia nel 689 a.C.[2]. Il tempio fu poi ricostruito dal figlio di Sennacherib, Esarhaddon (regno 680-669 a.C.) ed abbellito dal nipote Assurbanipal (regno 669-631 a.C.). Al tempo del re neobabilonese Nabucodonosor II (regno 604-562 a.C.) l'Esagila raggiunga il suo splendore. Secondo Erodoto, il re persiano Serse lo sconsacrò dopo aver messo a sacco la città nel 482 a.C. Alessandro Magno ordinò la ricostruzione ed il tempio continuò a essere mantenuto per tutto il periodo ellenestico. Cadde in rovina con l'abbandono graduale di Babilonia sotto l'impero dei Parti nel I secolo a.C. e smise la sua funzione nel III secolo d.C.
L'Esagila fu riscoperta da Robert Koldewey nel 1900 insieme al resto dell'antica Babilonia ma non fu oggetto di studi analitici prima del 1910.
Descrizione
Nel momento del suo massimo splendore, l'area del santuario era di 170x110 m con una pianta comunque irregolare (vedi immagine a lato).
Così il greco Erodoto narra lo stato del tempio di Marduk nel V secolo a.C.:
«ἔστι δὲ τοῦ ἐν Βαβυλῶνι ἱροῦ καὶ ἄλλος κάτω νηός, ἔνθα ἄγαλμα μέγα τοῦ Διὸς ἔνι κατήμενον χρύσεον, καὶ οἱ τράπεζα μεγάλη παρακέεται χρυσέη, καὶ τὸ βάθρον οἱ καὶ ὁ θρόνος χρύσεος ἐστί: καὶ ὡς ἔλεγον οἱ Χαλδαῖοι, ταλάντων ὀκτακοσίων χρυσίου πεποίηται ταῦτα.ἔξω δὲ τοῦ νηοῦ βωμός ἐστι χρύσεος, ἔστι δὲ καὶ ἄλλος βωμὸς μέγας, ἐπ᾽ οὗ θύεται τὰ τέλεα τῶν προβάτων: ἐπὶ γὰρ τοῦ χρυσέου βωμοῦ οὐκ ἔξεστι θύειν ὅτι μὴ γαλαθηνὰ μούνᾳ, ἐπὶ δὲ τοῦ μέζονος βωμοῦ καὶ καταγίζουσι λιβανωτοῦ χίλια τάλαντα ἔτεος ἑκάστου οἱ Χαλδαῖοι τότε ἐπεὰν τὴν ὁρτὴν ἄγωσι τῷ θεῷ τούτῳ. ἦν δὲ ἐν τῷ τεμένεϊ τούτῳ ἔτι τὸν χρόνον ἐκεῖνον καὶ ἀνδριὰς δυώδεκα πηχέων χρύσεος στερεός: ἐγὼ μέν μιν οὐκ εἶδον, τὰ δὲ λέγεται ὑπὸ Χαλδαίων, ταῦτα λέγω. τούτῳ τῷ ἀνδριάντι Δαρεῖος μὲν ὁ Ὑστάσπεος ἐπιβουλεύσας οὐκ ἐτόλμησε λαβεῖν, Ξέρξης δὲ ὁ Δαρείου ἔλαβε καὶ τὸν ἱρέα ἀπέκτεινε ἀπαγορεύοντα μὴ κινέειν τὸν ἀνδριάντα. τὸ μὲν δὴ ἱρὸν τοῦτο οὕτω κεκόσμηται, ἔστι δὲ καὶ ἴδια ἀναθήματα πολλά.»
«Nel grande santuario di Babilonia, in basso, si trova un altro tempio, in cui sono collocate una grande statua di Zeus assiso, in oro, e accanto una grande tavola d'oro; e d'oro sono altresì il basamento e il trono. A sentire i Caldei per la loro fabbricazione sarebbero stati impiegati 800 talenti d'oro[3]. All'esterno di questo tempio c'è un altare d'oro: e c'è anche un secondo altare, grande, sul quale vengono offerte in sacrificio le vittime adulte: infatti sull'altare d'oro è consentito sacrificare esclusivamente animali da latte; sempre sull'altare più grande i Caldei bruciano ogni anno mille talenti d'incenso[4], quando celebrano la festa del dio. Nell'area del santuario a quell'epoca si trovava anche una statua d'oro massiccio alta dodici cubiti[5]; io personalmente non l'ho vista, riferisco quanto affermano i Caldei. Dario figlio di Istaspe che pure l'avrebbe voluta, non si sentì di portarsi via questa statua: fu suo figlio Serse ad asportarla, arrivando a uccidere il sacerdote che cercava di proibirgliene la rimozione. E questo è l'arredamento del santuario; dentro poi vi sono anche molte offerte di privati.»
La "Tavola dell'Esagila"
I dati della c.d. "tavoletta dell'Esagila"[6], copiata da testi più antichi nel 229 a.C., descrive Esagila nelle righe 1–15 prima di passare alla ziqqurat Etemenanki, hanno aiutato la ricostruzione del tempio. La tavoletta, descritta da George Smith nel 1872, scomparve per qualche tempo in mani private prima di riemergere e di cominciare ad essere interpretata.[7]
La tavoletta Esagila contiene metodi di calcolo babilonesi considerati sacri poiché si legge sul retro "lascia che l'iniziato mostri l'iniziato, il non iniziato non deve vederlo". Sulla parte anteriore, la tavoletta spiega la storia e l'ingegneria del Etemenanki, la "Torre di Babele" della Bibbia.
Note
- ^ Perché da lì gli dèi scendevano sulla terra - Mircea Eliade, Il mito dell'eterno ritorno, Roma, Borla, 1999, p. 23.
- ^ Ho raso al suolo i mattoni e la terra battuta [...] dei templi e dello ziggurat - rif. dal Prisma di Sennacherib, ed. in (EN) Luckenbill DD, The Annals of Sennacherib, University of Chicago Press, 1924, OCLC 506728.
- ^ Pari a circa 28.000 kg.
- ^ Circa 36.000 kg.
- ^ Circa 5,23 m.
- ^ Schmid H (1955), Der Tempelturm Etemenanki in Babylon, la chiama la "Tavola di Anubelshunu".
- ^ George AR (1992), Babylonian Topographical Texts, Louvain, p. 418.
Bibliografia
Fonti
Studi
- Liverani M, Antico Oriente, Roma-Bari, Laterza, 1988.
- Pinnock F, Lineamenti di storia dell'arte e archeologia del Vicino Oriente antico, Parma, 2004.
- Seminara S, Immortalità dei simboli, Milano, Bompiani, 2006.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Esagila
Collegamenti esterni
- Esagila (livius.org)
- The Ancient Middle Eastern Capital City — Reflection and Navel of the World di Stefan Maul ("Die altorientalische Hauptstadt — Abbild und Nabel der Welt," in Die Orientalische Stadt: Kontinuität. Wandel. Bruch. 1 Internationales Kolloquium der Deutschen Orient-Gesellschaft. 9.-10. Mai 1996 in Halle/Saale, Saarbrücker Druckerei und Verlag (1997), p.109-124.