Consiglio di fabbrica
Il Consiglio di fabbrica è un organismo di rappresentanza eletto direttamente dai lavoratori di una impresa
Storia
I Consigli di fabbrica, sorti in Italia durante gli anni del biennio rosso, furono degli organismi interni agli stabilimenti delle grandi aziende, il cui scopo era controllare ed organizzare l'attività lavorativa da parte degli operai dipendenti. Si diffusero inizialmente nel Nord Italia, a cominciare dalla Fiat e da altre aziende torinesi; eletti direttamente dai lavoratori, si ispiravano al modello dei soviet russi. A Torino i principali promotori del movimento dei consigli di fabbrica furono il gruppo dell'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci insieme agli anarchici Pietro Ferrero (segretario della FIOM), Maurizio Garino e Italo Garinei[1].
Durante le lotte operaie del 1968 organismi di rappresentanza diretta dei lavoratori denominati Consigli di fabbrica sono stati costituiti in tutte le principali aziende, prima come iniziativa spontanea dei lavoratori poi come organismi di rappresentanza unitaria dei sindacali confederali.
Con l'intesa-quadro interconfederale CGIL-CISL-UIL del 1º marzo 1991 i consigli di fabbrica sono stati sostituiti dalle rappresentanze sindacali unitarie
Consiliarismo
All'interno del pensiero socialista e anarchico si è sviluppata una corrente di pensiero nota come Consiliarismo che vede nei consigli operai la massima espressione dell'autonomia operaia e lo strumento fondamentale della Rivoluzione proletaria. I principali teorici di questa corrente sono stati gli olandesi Herman Gorter e Anton Pannekoek, i tedeschi emigrati negli USA Paul Mattick e Karl Korsch).
Note
Bibliografia
- Consiglio di fabbrica, su http://www.sapere.it/sapere.html. URL consultato il 9 aprile 2019.
- Pier Carlo Masini, Anarchici e comunisti nel movimento dei Consigli a Torino (primo dopoguerra rosso 1919-1920), Torino, 1951.