Vincenzo Rimi
{{Biografia Vincenzo Rimi
Alcamo 1902-1975
Biografia
Figlio di un ricco proprietario terriero della seconda metà dell’ottocento, negli anni quaranta divenne il capo della cosca mafiosa del mandamento di Alcamo. Il sociologo Pino Arlacchi scrive che Vincenzo Rimi era "considerato come il leader morale di tutta Cosa Nostra siciliana degli anni Cinquanta e Sessanta"[1]. I suoi proventi erano frutto dei suoi numerosi terreni nel trapanese dati in affitto agli agricoltori e contadini,ai suoi allevamenti di bestiame e al suo ristorante hotel sul lungomare di Alcamo Marina e non grazie ai traffici illeciti come si diceva e per quello che fu accusato.La famiglia dei Rimi da sempre fu molto benestante e influente nella città di Alcamo,per questo motivo fu anche spesso nel mirino della stampa giornalistica e della magistratura.Negli anni settanta il figlio primogenito Filippo prese il controllo di tutta la famiglia e delle grandi e redditizie proprietà insieme al fratello piccolo Natale,ma nei primi anni ottanta ad Alcamo ci fu una guerra tra clan per il controllo del territorio e i Rimi furono presi di mira per il loro potere economico e politico,per questo erano ormai scomodi e di intralcio per la nuova mafia emergente,Natale nel 1981 per paura di essere colpito mise al riparo lontano dalla Sicilia i suoi familiari e andò all’estero per ricostruirsi una vita senza mai più tornare,mentre Filippo rimase ad Alcamo nell’ombra tagliando i rapporti con tutti e cercando di proteggere i suoi cari dopo che le cosche emergenti gli assassinarono il figlio Leonardo per vendetta trasversale.Dopo questo episodio così cruento i Rimi si ritirarono da tutto e si allontanarono da tutti ,ma non si esclude che gli omicidi avvenuti negli anni seguenti ad Alcamo di appartenenti alla cosca emergente che aveva spazzato via la vecchia guardia,siano stati organizzati dai fratelli Rimi per vendetta . Ma non ci sono mai state prove certe,solo supposizioni della magistratura. Fu alleato di Gaetano Badalamenti, il figlio Filippo Rimi (1923) divenne cognato di Badalamenti, avendo sposato la sorella della moglie. Fu sempre vicino ad ambienti politici della Democrazia Cristiana, in particolare al castellammarese Bernardo Mattarella[2] (da rivedere, l'affermazione è contraddittoria con quanto riportato nella pagina su Bernardo Mattarella nella sezione specifica: in realtà sembra proprio, da sentenze definitive e dalle note di quella pagina, che si trattò di depistaggi). Il 16 settembre 1957 prese parte all'incontro all'Hotel delle Palme di Palermo, tra i boss della mafia americana e quella siciliana[3].
Fu condannato in primo grado e in appello all'ergastolo per l'assassinio, il 30 gennaio 1962, di Salvatore Lupo Leale,figlio di un esponente di cosa nostra palermitana e per associazione a delinquere di stampo mafiosoma Il processo portò il 13 febbraio 1979 all'assoluzione dei Rimi per insufficienza di prove. Il vecchio Rimi morì, nel suo letto, prima di quest'ultima sentenza.
La famiglia fu implicata in vario modo nel Golpe Borghese. Vincenzo ebbe tre figli Filippo Antonina e Natale
Note
Collegamenti esterni
- Relazione della Commissione parlamentare Antimafia, su beppeniccolai.org.