Legendarium: differenze tra le versioni

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Lo [[scrittore]] [[Regno Unito|britannico]] [[J.R.R. Tolkien]] ha utilizzato la parola [[lingua latina|latina]] '''''legendarium''''' per riferirsi a tutte le sue opere che narrano della [[Terra di Mezzo]], in particolare la si ritrova in quattro lettere private che scrisse tra il [[1951]] e il [[1955]].
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Versione delle 19:36, 19 giu 2016

Legendarium

Lo scrittore britannico J.R.R. Tolkien ha utilizzato la parola latina legendarium per riferirsi a tutte le sue opere che narrano della Terra di Mezzo, in particolare la si ritrova in quattro lettere private che scrisse tra il 1951 e il 1955.

Lo stesso termine è utilizzato dagli studiosi della letteratura tolkieniana per riferirsi a tutte quelle leggende elfiche che dal punto di vista dei personaggi de Il Signore degli Anelli sono degli eventi storici, per l'appunto, leggendari.

Origine del termine

Con il termine legendarium si fa riferimento a una raccolta di leggende. In latino, è un nome e originariamente veniva utilizzato principalmente nei testi che trattavano le leggende sulle vite dei santi, ma nel linguaggio corrente viene tradotto con "leggendario", quindi un aggettivo e ha assunto altri significati come quello datogli da Tolkien in riferimento alle sue opere sulla Terra di Mezzo.

Uso del termine da parte di Tolkien

Tolkien, usa il termine legendarium in quattro lettere datate tra il 1951 e il 1955, un periodo nel quale stava cercando di far pubblicare Il Silmarillion insieme a Il Signore degli Anelli spiegando all'editore che erano due opere indivisibili. Le quattro lettere in cui usa il termine sono le seguenti:

  • lettera n° 131 indirizzata a Milton Waldman:[1] «Queste leggende terminano con una visione della fine mondo, il suo disfarsi e il venir ricreato, il ritrovamento dei Silmaril e la "luce davanti al sole".».[2]
  • lettera n° 153 indirizzata a Peter Hastings:[3] «[...] il mio legendarium, specialmente "La Caduta di Numenor" che precedere immediatamente "Il Signore degli Anelli", si basa sul mio punto di vista: che gli uomini sono essenzialmente mortali e non devono cercare di diventare immortali nella carne [...].».[4]
  • lettera n° 154 indirizzata a Naomi Mitchison e datata 24 settembre 1954: «Nella realtà immaginaria di questa storia noi viviamo su una terra rotonda. Ma l'intero legendarium parla del passaggio da un mondo piatto ([...]) a un globo: una transizione inevitabile, credo, per un moderno "creatore di miti" la cui mente è soggetta a sperimentare la stessa "apparenza" degli antichi, in parte alimentata dai loro miti, ma al quale è stato insegnato che fin dall'inizio la terra è rotonda.».[5]
  • lettera n° 163 indirizzata a Wystan Hugh Auden e datata 7 giugno 1955: «Ma l'inizio del legendarium, di cui la "Trilogia" fa parte (ne è la conclusione) era un tentativo di riorganizzare parte del materiale del "Kalevala", specialmente la storia di Kullervo lo sfortunato, in una forma tutta mia.».[6]

Uso in altri autori

Il termine "legendarium tolkieniano" lo si ritrova anche in altri autori, anche se con significati diversi, sebbene alcuni studiosi delle opere di Tolkien non ritengono debba essere usato con significati diversi da quello datogli dallo stesso autore. Il termine lo ritroviamo in:

Inoltre lo si ritrova nella definizione data a The History of Middle-earth nella "J. R. R. Tolkien Encyclopedia": «The History of Middle-earth è uno studio longitudinale dello sviluppo e dell'elaborazione del legendarium tolkieniano compiuto attraverso la trascrizione di manoscritti, con commenti del curatore, Christopher Tolkien».

Note

  1. ^ Della casa editrice William Collins & Sons, a cui chiese di pubblicare le due opere
  2. ^ J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza, p. 170
  3. ^ Manager di una libreria cattolica di Oxford a cui Tolkien rispose dopo che questi gli inviò un commento sulle sue opere
  4. ^ J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza, p. 214
  5. ^ J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza, p. 224
  6. ^ J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza, p. 243

Bibliografia

  • J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza, Milano, Bompiani, 2002.

Voci correlate

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