Pittura romana: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 95.246.67.231 (discussione), riportata alla versione precedente di 2.234.7.61
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Rimozione di avvisi di servizio Modifica visuale
Riga 1: Riga 1:
== Gli stili di pittura Romana ==
[[File:Roman fresco Villa dei Misteri Pompeii 001.jpg|thumb|Affresco dalla [[Villa dei Misteri]]]]
* La '''pittura romana''' è una delle scuole pittoriche che meglio si sono tramandate, nella generale rovina della [[pittura antica]]. I romani assimilarono in larga parte dall'altissima civiltà pittorica greca, imitandone i modelli e le tecniche e creando innumerevoli copie che, come è successo per la scultura, spesso ci permettono di conoscere con una certa approssimazione gli originali.
[[File:Menade.jpg|thumb|''Menade'', da Ercolano]]
La '''pittura romana''' è una delle scuole pittoriche che meglio si sono tramandate, nella generale rovina della [[pittura antica]]. I romani assimilarono in larga parte dall'altissima civiltà pittorica greca, imitandone i modelli e le tecniche e creando innumerevoli copie che, come è successo per la scultura, spesso ci permettono di conoscere con una certa approssimazione gli originali.


La straordinaria conoscenza della pittura romana è dovuta soprattutto alle uniche condizioni di preservazione delle città vesuviane di [[scavi archeologici di Pompei|Pompei]], [[scavi archeologici di Ercolano|Ercolano]] e [[scavi archeologici di Stabia|Stabia]], dove sono stati ritrovati enormi quantitativi di pitture, soprattutto affreschi parietali. Le pitture pompeiane sono databili tra il [[II secolo a.C.]] e la data dell'eruzione, il [[79]] d.C.
* La straordinaria conoscenza della pittura romana è dovuta soprattutto alle condizioni di preservazione delle città vesuviane di [[scavi archeologici di Pompei|Pompei]], [[scavi archeologici di Ercolano|Ercolano]] e [[scavi archeologici di Stabia|Stabia]], dove sono stati ritrovati enormi quantitativi di pitture, soprattutto affreschi parietali.
Un altro grande serbatoio di pitture romane sono i ritratti su tavola delle [[Ritratti del Fayyum|mummie]] in [[Egitto]].
* [[Roma]] ha preservato alcuni notevoli esempi di pitture, ma le più antiche sono elaborati nella capitale e da qui si diffusero nelle province.


== Pittura Trionfale ==
Un altro grande serbatoio di pitture romane sono i ritratti su tavola delle [[Ritratti del Fayyum|mummie del Fayyum]] in [[Egitto]], databili tra la fine del [[I secolo a.C.]] e la metà del [[III secolo]] d.C.
Dal [[III secolo a.C.]] si ha la documentazione di pitture "trionfali", cioè di dipinti portati nei cortei dei [[trionfo|trionfi]] con le narrazioni di eventi della campagna militare vittoriosa o l'aspetto delle città conquistate. La pittura trionfale ebbe influenza nel rilievo storico romano. Un primo esempio di questo genere di pittura lo troviamo quando il consolare [[Manio Valerio Massimo Messalla]] volle pubblicizzare le proprie vittorie creando una serie di pitture parietali nella Curia del [[Senato romano|Senato]] Un secondo esempio ci viene raccontato da [[Gaio Plinio Secondo]], e riguardava la rappresentazione delle [[Guerra contro Antioco III e lega etolica|vittorie di Lucio Scipione]] Un terzo esempio riguardava invece la [[Battaglia di Pidna|vittoria romana sulle forze macedoniche]] , dove le rappresentazioni pittoriche furono esibite dal vincitore [[Lucio Emilio Paolo Macedonico|Lucio Emilio Paolo]].

Ma la stessa [[Roma]] ha preservato alcuni notevoli esempi di pitture, spesso analoghe agli esemplari pompeiani ma più antiche, confermando come i modelli venissero innanzitutto elaborati nella capitale e da qui si diffondessero nelle province.

== Epoca repubblicana ==
[[File:Affresco con scena storica della necropoli dell'esquilino.jpg|thumb|Affresco con scena storica dalla [[necropoli dell'Esquilino]], tra le prime testimonianza di pittura su affresco romana pervenutaci]]

Almeno fin dalla fine del [[VII secolo a.C.]] la pittura ebbe una grande importanza nella produzione artistica medio-italica, come testimoniano le pitture nelle tombe etrusche, apule e campane nonché le fonti letterarie. A Roma si hanno testimonianze dalla prima metà del [[V secolo a.C.]], con la citazione dei pittori italioti e sicelioti Damofilo e Gorgaso, autori della decorazione pittorica del [[tempio di Cerere]], fondato da [[Spurio Crasso]] nel [[493 a.C.]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''Antichità romane'' 6,17 e 94.</ref>. Ciò testimonia la presenza di artisti di varia provenienza, ma non l'esistenza a Roma di una scuola pittorica con caratteri peculiari.

Alla fine del [[IV secolo a.C.]] è tramandato un nome di un pittore (mentre non si conserva il nome di alcuno scultore), ''Fabius Pictor'', attivo nella decorazione del [[tempio della Salus]] nel [[304 a.C.]] e probabilmente di famiglia patrizia, come suggerisce il nome (della ''[[gens Fabia]]''). La pittura a quell'epoca aveva un fine prevalentemente pratico, ornamentale e soprattutto celebrativo. Si è ipotizzato che la decorazione di ''Fabius'' fosse a carattere narrativo e storico e che la pittura repubblicana con scene delle [[guerre sannitiche]] nella [[necropoli dell'Esquilino]] possa essere derivata da tali opere (fine IV, inizio [[III secolo a.C.]] la datazione più probabile).

=== Pittura trionfale ===
Dal [[III secolo a.C.]] si ha la documentazione di pitture "trionfali", cioè di dipinti portati nei cortei dei [[trionfo|trionfi]] con le narrazioni di eventi della campagna militare vittoriosa o l'aspetto delle città conquistate<ref>Il [[Mantegna]] immaginò queste pitture nel ''[[Trionfo di Cesare]]'' oggi a [[Hampton Court]], presso [[Londra]].</ref>. La pittura trionfale ebbe sicuramente influenza nel rilievo storico romano. Un primo esempio di questo genere di pittura lo troviamo quando il consolare [[Manio Valerio Massimo Messalla]] volle pubblicizzare le proprie vittorie su [[Cartaginesi]] e [[Siracusa]]ni creando una serie di pitture parietali (''tabula proelii'') nella Curia del [[Senato romano]].<ref name="NH35.22">[[Gaio Plinio Secondo]], ''[[Naturalis Historia]]'', XXXV, 22.</ref> Un secondo esempio ci viene raccontato, ancora una volta da [[Gaio Plinio Secondo]], e riguardava la rappresentazione delle [[Guerra contro Antioco III e lega etolica|vittorie di Lucio Scipione su Antioco III]] degli anni [[190 a.C.|190]]-[[188 a.C.]] (''tabulam victoriae suae Asiaticae'', questa volta poste sul [[Campidoglio]]).<ref name="NH35.22"/> Un terzo esempio riguardava invece la [[Battaglia di Pidna|vittoria romana sulle forze macedoniche a Pidna]] (nel [[168 a.C.]]), dove le rappresentazioni pittoriche furono esibite dal vincitore [[Lucio Emilio Paolo Macedonico|Lucio Emilio Paolo]] durante la [[trionfo|processione trionfale]] (''pictorem ad triumphum excolendum'').<ref>[[Gaio Plinio Secondo]], ''[[Naturalis Historia]]'', XXXV, 135.</ref>


Questo genere di pittura venne utilizzato anche durante tutto il [[impero romano|periodo imperiale]] come ci racconta ad esempio la ''[[Historia Augusta]]'' riguardo alle campagne militari vittoriose di [[Massimino Trace]] ([[235]]-[[237]]). In questa circostanza:
Questo genere di pittura venne utilizzato anche durante tutto il [[impero romano|periodo imperiale]] come ci racconta ad esempio la ''[[Historia Augusta]]'' riguardo alle campagne militari vittoriose di [[Massimino Trace]] ([[235]]-[[237]]). In questa circostanza:
{{Citazione|[Massimino] dispose che fossero dipinti dei quadri raffiguranti le fasi in cui era stata condotta la guerra stessa, e che venissero esposti davanti alla [[Curia (Roma)|Curia]], perché fosse la pittura a raccontare le sue ''res gestae''. Ma dopo la sua morte il Senato, ne dispose la loro rimozione e distruzione.<ref>[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio'', VII, 2.8.</ref>|''[[Historia Augusta]]'' - ''I due Massimini'', 12.10-11.}}
{{Citazione|[Massimino] dispose che fossero dipinti dei quadri raffiguranti le fasi in cui era stata condotta la guerra stessa, e che venissero esposti davanti alla [[Curia (Roma)|Curia]], perché fosse la pittura a raccontare le sue ''res gestae''. Ma dopo la sua morte il Senato, ne dispose la loro rimozione e distruzione.<ref>[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio'', VII, 2.8.</ref>|''[[Historia Augusta]]'' - ''I due Massimini'', 12.10-11.}}


== Pittura Paleocristiana ==
=== Epoca sillana e cesariana ===
[[File:Casa di via graziosa, scena dell'odissea (attacco dei lestrigoni), I secolo ac.jpg|thumb|left|Casa di via Graziosa, scena dell'Odissea (''Attacco dei [[Lestrigoni]]'')]]
In epoca [[Lucio Cornelio Silla|sillana]] e [[cesare|cesariana]] si colloca la costituzione di una tradizione pittorica romana. Essa viene detta anche "pompeiana", perché studiata nei cospicui ritrovamenti di [[scavi di Pompei|Pompei]] e delle altre città vesuviane sommerse dall'[[Vesuvio#L.27eruzione del 79 d.C.|eruzione del 79]], anche se il centro della produzione artistica fu sicuramente Roma.


Assieme alle sculture, erano arrivate in Italia anche numerosissime pitture greche e molti pittori si erano trasferiti a [[Roma]] dalla [[Grecia]], dalla [[Siria]], da [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]]. Mentre [[Plinio il Vecchio]] si lamentava della decadenza della pittura (intendendo che la vera pittura di merito era quella [[su tavola]], non quella parietale), era già in vigore il "[[quarto stile]]", dall'esuberante ricchezza decorativa.

Era tipico per una casa signorile avere ogni angolo di parete dipinta, da cui deriva una straordinaria ricchezza quantitativa di decorazioni pittoriche. Tali opere però non erano frutto dell'inventiva romana, ma erano un ultimo prodotto, per molti versi banalizzato, dell'altissima civiltà pittorica greca.
[[File:Quarta cella - Capitolium - Brescia (ph Luca Giarelli).JPG|thumb|Affreschi in secondo stile pompeiano nel Santuario repubblicano di [[Brescia]]]]
Si individuano quattro "stili" per la pittura romana, anche se sarebbe più corretto parlare di schemi decorativi. Il [[primo stile]] ebbe una documentata diffusione in tutta l'area ellenistica (incrostazioni architettoniche dipinte) dal III-II secolo a.C. Il [[secondo stile]] (finte architetture) non ha invece lasciato tracce fuori da Roma e le città vesuviane (eccezion fatta per le pareti affrescate del Santuario repubblicano di [[Brescia]]<ref>{{cita libro| autore1=Fabrizio Pesando | autore2=Marco Bussagli | autore3=Gioia Mori | titolo=Pompei: la pittura | anno=2003 | editore=Giunti Editore | città=Milano | ISBN=88-09-03206-3}}</ref>), databile dal [[120 a.C.]] per le proposte più antiche, fino agli esempi più tardi del [[50 a.C.]] circa. Questo è forse un'invenzione romana. Il [[quarto stile]], documentato a Pompei dal [[60]] d.C., è molto ricco, ma non ripropone niente di nuovo che non fosse già stato sperimentato nel passato. In seguito la pittura si inaridì gradualmente, con elementi sempre più triti e con una tecnica sempre più sciatta.

Tra gli esempi più interessanti dell'epoca vi sono gli affreschi con scene dell'[[Odissea]] dalla [[Casa di via Graziosa]], databili tra il [[50 a.C.|50]] e il [[40 a.C.]], probabilmente delle copie eseguite con diligenza (e qualche errore, come nei nomi in greco dei personaggi) di un originale alessandrino perduto databile attorno al [[150 a.C.]]: in queste opere si nota per la prima volta in ambito romano un disporsi compiuto delle figure nello spazio illusionistico della rappresentazione, che sembra quindi "sfondare" la parete.

== Prima epoca imperiale ==
Tra il [[30 a.C.|30]] e il [[25 a.C.]] poteva dirsi pienamente compiuto lo sviluppo del [[secondo stile pompeiano]], con esempi importanti sia a [[Roma]] che nelle città vesuviane. Ascrivibile al [[terzo stile]] è la decorazione della [[Casa della Farnesina]] (di viva freschezza nelle scene pastorali, battaglie navali, vedute portuali, ecc., attribuite al pittore [[Ludius]] o Studius, del quale parla [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]]<ref>''[[Naturalis historia]]'', XXXV, 16.</ref>, [[30 a.C.|30]]-[[20 a.C.]] circa) o la [[Casa del Criptoportico]] a [[Pompei]].

[[File:Villa di livia, affreschi di giardino, parete corta meridionale 02.jpg|thumb|left|[[Villa di Livia]]]]
A cavallo tra la fine del regno di Augusto e l'epoca claudia si collocano gli [[Affreschi del ninfeo sotterraneo della villa di Livia|affreschi della grande sala]] della [[villa di Prima Porta]] di [[Livia Drusilla|Livia]], con la veduta di un folto giardino. Decoratori delle stesse maestranze decorarono probabilmente anche l'[[Auditorium di Mecenate]] (oggi in larga parte perdute senza un'adeguata catalogazione fotografica dopo il ritrovamento). La [[Pittura romana di giardino|pittura di giardini illusionistici]] deriva da modelli orientali (esempi di qualità più bassa si trovano per esempio in alcune tombe della necropoli di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]]) ed in particolare a Prima Porta. Grazie allo sfondo azzurrino e arioso, steso con fini variazioni, è un rarissimo esempio di pittura antica che esprima oltre al senso spaziale anche quello dell'atmosfera.

Forse risale all'epoca di [[Augusto]] anche la famosa sala della [[villa dei Misteri]], dove sono mescolate copie di pitture greche e inserzioni romane.

Nella [[Casa di Livia]] sul [[Palatino]], a [[Roma]], troviamo un esempio classico di [[secondo stile]], col "fregio giallo", festoni appesi tra colonne dipinte, e spunti paesistici con fauna, vivace esempio di pittura a macchia in [[chiaroscuro]] derivata da modelli alessandrini.

Ma se gli artisti romani riguardo ai temi già praticati dall'[[arte ellenistica]] seppero porsi con continuità in quella tradizione, per quanto riguarda i temi locali, privi di modello come le scene storiche o di vita quotidiana, la produzione fu caratterizzata da risultati più periferici e modestamente popolari (come nella pittura con processione della [[Casa di via dell'Abbondanza]] a [[Scavi archeologici di Pompei|Pompei]]).

[[File:Domus fresco.jpg|thumb|[[Grottesche]] di [[quarto stile]] nella [[Domus Aurea]]]]
[[File:Herculaneum-Palestra.jpg|thumb|Affresco con architetture fittizie, dalla basilica di Ercolano]]
Le ricostruzioni di [[Pompei]] dopo il [[terremoto del 62]] videro nuove decorazioni, per la prima volta nel cosiddetto [[quarto stile]], forse nato durante la decorazione della [[Domus Transitoria]] e della [[Domus Aurea]], legate ai nomi del pittore ''[[Fabullus]]'' e di [[Nerone]] stesso.

La distruzione di [[Pompei]] e delle altre città vesuviane avvenne sotto i [[dinastia flavia|Flavi]], conservando una grande quantità di pitture dell'epoca augustea e giulio-claudia, anche se di livello più "artigianale" che artistico. Tra i migliori esempi ci sono:

* [[Scavi di Pompei|Pompei]]:
** la [[casa dei Vettii]],
** la [[casa di Loreio Tiburtino]],
** la [[casa di Giulia Felice]],
** la [[casa di Pinario Ceriale]]
* [[scavi di Ercolano|Ercolano]]
** la [[casa dei Dioscuri]],
** la [[casa del Poeta tragico]],
** la [[casa del Citarista]]
** la [[basilica di Ercolano]]
* [[Stabiae|Stabia]]
** decorazioni di ville e abitazioni più eleganti, dove si notano le mani di artisti-decoratori di maggior raffinatezza e più viva inventiva.

== Epoca traianea ==
Per la pittura nell'età di [[Traiano]] non è disponibile l'ampio catalogo rappresentato dalle città vesuviane, sepolte dall'eruzione del [[79]] d.C. Anche a Roma e nelle città italiche la presenza di pitture di questo periodo è molto scarsa.

Risalgono invece all'epoca di Traiano i più cospicui resti di decorazioni pittoriche nelle province europee dell'Impero: [[Vienne (Francia)|Vienne]] in [[Gallia]], [[Magdalensberg]] in [[Austria]], [[Aquileia]], [[Carnuntum]], [[Aquincum]], [[Savaria]], [[Scarabantia]]. Ciò testimonia il diffuso benessere che ebbe luogo anche nelle province.

== Epoca adrianea ==
Pochi sono i documenti pittorici superstiti dell'epoca di [[Adriano]] e tutti dimostrano una sostanziale ripetizione dei modelli di decorazione parietale tradizionali, come i piccoli paesaggi entro grandi campiture di colore. Quasi assenti sono le architetture fittizie dipinte. Stucchi bianchi e eleganti fregi policromi sono stati rinvenuti nel [[sepolcro degli Anici e Valeri]] e in [[sepolcro dei Pancrazi|quello dei Pancrazi]] sulla [[via Latina]], forse risalenti al [[arte dei primi Antonini|primo periodo antoniniano]].

== Gli Antonini ==
[[File:Fayum-02.jpg|thumb|upright=0.7|Ritratto del Fayyum]]
I resti di pitture prodotte sotto la [[dinastia degli Antonini]], mancando la straordinaria testimonianza delle città vesuviane, sono molto scarsi. Tra questi sono significative le pitture di una villa scavata sotto la [[Basilica di San Sebastiano fuori le mura|basilica di San Sebastiano]] sull'[[Appia Antica|Appia]]. Tra i vari ambienti con decorazioni più tarde, si trova anche uno di epoca antonina, con piccoli paesaggi che svolgono, con alcune differenze sintattiche, lo stile dell'[[arte flavia|epoca flavia]].

Alla scarsità di pitture riferibili a questo periodo in area italica fa da compensazione la straordinaria produzione di [[ritratti del Fayyum]], conservati grazie alle eccezionali condizioni atmosferiche dell'[[Egitto]]. Si trattava di ritratti eseguiti dipinti per privati quando erano ancora in vita e conservati in casa; dopo la morte venivano applicati sulle bende della mummia, con piccoli adattamenti. In queste opere, che dovevano essere comuni in tutto l'impero, si rileva come la tradizione ellenistica continuasse immutata nelle asiane zone dove aveva avuto origine.

== Epoca severiana ==
Per la pittura sotto i [[dinastia dei Severi|Severi]], oltre ad avere scarso materiale pervenutoci, si possono ipotizzare solo datazioni ipotetiche, ricavate dallo studio dello stile di alcuni [[ritratti del Fayyum]] nei quali si nota una semplificazione dei piani, una maggiore evidenza dei contorni e un'intensità fissa dello sguardo accentuata dagli occhi particolarmente grandi. Queste caratteristiche, ben diverse dalla ricca [[Plasticità (arte)|plasticità]] dell'[[arte dei primi Antonini|epoca antoniniana]], troverebbero riscontro nei ritratti di fanciulli e giovanetti prodotti a Roma, tutti attribuibili al periodo dell'anarchia militare.

<gallery>
Image:Portrait du Fayoum 01a.JPG|Ritratto del Fayyum
Image:Portrait d’homme barbu.jpg|Ritratto del Fayyum
Image:Fayum-23.jpg|Ritratto del Fayyum
Image:Fayum-05.jpg|Ritratti del Fayyum
</gallery>

== Sotto Gallieno ==
[[File:Duraeuropa-1-.gif|thumb|Affreschi della sinagoga di Doura Europos]]
Le attribuzioni su base stilistica dei [[ritratti del Fayyum]] ai periodi successivi all'[[arte severiana|età severiana]], sono più che mai incerte, a causa della nascita in Egitto di uno stile più autonomo, impossibile quindi da confrontare con opere datate di altre parti dell'impero.

Sotto [[Gallieno]] alcune pitture, come quelle del [[sacrario di Luxor]], confermano invece come nella pittura ufficiale, almeno nelle province orientali, si mantenesse la tradizione legata all'[[arte ellenistica]]. Altre tracce sono le ricostruzioni di cicli pittorici del III secolo fatte a partire da alcune [[miniatura|miniature]] eseguite tra la fine del V e l'inizio del VI secolo, come le complesse raffigurazioni di battaglie dell'[[Iliade Ambrosiana]]. Dopotutto proprio alla metà del III secolo si passò nella scrittura dei testi dal rotulo di [[papiro]] al codice [[pergamena]]ceo, con una più facile recezione dei modelli parietali nelle illustrazioni.

Alla seconda metà del III secolo risalgono le pitture dell'[[Ipogeo degli Aurelii]], sul viale Manzoni a Roma, dove coesistono figure classicheggianti a pitture con piccole figure entro schemi narrativi, create con rapide pennellate. Pare che il soggetto della raffigurazione sia da mettere in relazione con lo [[gnosticismo]], seppure tardo.

Grande importanza rivestono le pitture del [[mitreo]] e, soprattutto, della [[sinagoga]] di [[Doura Europos]], in [[Siria]], con scene del Vecchio Testamento che sono le più antiche illustrazione conosciute di scene bibliche, nel generale divieto della [[religione ebraica]] di rappresentare esseri animati. Questo strappo alla regola ha fatto supporre dunque che le successive iconografie bibliche cristiane non fossero una creazione ''ex novo'', ma potessero essere basate su iconografie giudaiche precedenti. Alcune caratteristiche delle pitture di Doura Europos in effetti sembrano anticipare, di oltre due secoli, la pittura tardoantica prebizantina.

<gallery>
Image:Dura Europos fresco Moses from river.jpg|Doura Europos
Image:Dura Europos fresco worshipping gold calf.jpg|Doura Europos
Image:Dura Europos fresco Sacrifice of Conon.jpg|Doura Europos
</gallery>

== Pittura paleocristiana ==
La [[pittura]] dei primi secoli del Cristianesimo derivò i propri stilemi da correnti artistiche già in atto, legate al [[paganesimo]] o ad altre religioni, attribuendo però alle rappresentazioni altri significati.
La [[pittura]] dei primi secoli del Cristianesimo derivò i propri stilemi da correnti artistiche già in atto, legate al [[paganesimo]] o ad altre religioni, attribuendo però alle rappresentazioni altri significati.


Un esempio emblematico è quello dell'immagine del banchetto, usato già da secoli nell'arte antica specialmente in ambito funerario: divenne la rappresentazione dell'[[Ultima Cena]] e quindi simbolo della celebrazione dell'[[Eucarestia]], la liturgia fondamentale della nuova religione. Gli elementi di similitudine tra raffigurazioni cristiane e pagane nella medesima attribuzione cronologica hanno portato ad avvalorare l'ipotesi che gli artisti lavorassero indistintamente talvolta su commissione di pagani e talvolta di cristiani. Anche lo stile delle pitture va da un iniziale realismo a forme sempre più simboliche e semplificate, in linea con l'affermazione dell'[[Arte provinciale romana|arte ''provinciale'']] e ''[[arte plebea|plebea]]'' nella tarda antichità. Con la fine delle persecuzioni, dal [[313]], la pittura si fece più sfarzosa, come i coevi esempi di pittura profana.
Un esempio emblematico è quello dell'immagine del banchetto che divenne la rappresentazione dell'[[Ultima Cena]] e quindi simbolo della celebrazione dell'[[Eucarestia]], la liturgia fondamentale della nuova religione. Gli elementi di similitudine tra raffigurazioni cristiane e pagane hanno portato ad avvalorare l'ipotesi che gli artisti lavorassero indistintamente. Anche lo stile delle pitture va da un iniziale realismo a forme sempre più simboliche e semplificate.


[[File:Good shepherd 01 small.jpg|thumb|''Buon pastore'' seconda metà del III secolo, [[Catacombe di Priscilla]], Roma]]
[[File:Good shepherd 01 small.jpg|thumb|''Buon pastore'' seconda metà del III secolo, [[Catacombe di Priscilla]], Roma]]
L'[[aniconismo]], cioè il divieto di raffigurare Dio secondo un passo dell'[[Libro dell'Esodo|Esodo]] (XX, 3-5), applicato fino al III secolo, significò la necessità di usare simboli per alludere alla divinità: il sole, l'agnello, simbolo del martirio di Cristo, o il [[pesce]], il cui nome greco (''ichthys'') era l'[[acrostico]] di ''"Iesus Christos Theou Yos Soter"'' ("Gesù Cristo Salvatore figlio di Dio").
L'[[aniconismo]], cioè il divieto di raffigurare Dio secondo un passo dell'[[Libro dell'Esodo|Esodo]], applicato fino al III secolo, significò la necessità di usare simboli per alludere alla divinità: il sole, l'agnello, o il [[pesce]], il cui nome greco era l'[[acrostico]] di ''"''Gesù Cristo Salvatore figlio di Dio".


Altre immagini-segno sono quelle che invece di narrare un avvenimento suggeriscono un concetto: il [[Buon Pastore]], che simboleggiava la [[filantropia]] di Cristo, l<nowiki>'</nowiki>''orante'', simbolo di sapienza, ecc. Anche queste raffigurazioni furono mutuate da iconografie antecedenti: il pastore proviene da scene pastorali o allegorie della primavera, il ''Cristo-filosofo'', deriva dalla figura del filosofo [[Epitteto]] seduto.
Altre immagini-segno sono quelle che invece di narrare un avvenimento suggeriscono un concetto: il [[Buon Pastore]], che simboleggiava la [[filantropia]] di Cristo, l<nowiki>'</nowiki>''orante'', simbolo di sapienza, ecc. Anche queste raffigurazioni furono mutuate da iconografie antecedenti: il pastore proviene da scene pastorali o allegorie della primavera, il ''Cristo-filosofo'', deriva dalla figura del filosofo [[Epitteto]].

Gradualmente la perdita di interesse verso la descrizione di avvenimenti reali portò a una standardizzazione delle scene simboliche, con un progressivo appiattimento delle figure, preponderanza di raffigurazioni frontali e perdita del senso narrativo: gli artisti infatti adesso alludono al mondo ''spirituale'', che prescinde dall'armonia formale e dalla verosimiglianza delle forme.

== Tecniche ==
{{S sezione|arte|antica Roma}}
{{S sezione|arte|antica Roma}}
=== Pittura parietale ===
=== Pittura parietale ===


Per pittura parietale, si intende un dipinto realizzato a fresco che veniva eseguito su intonaco di calce fresca con colori macinati e diluiti in acqua. La pittura a tempera veniva eseguita diluendo i colori in solventi collosi e gommosi, con il rosso d'uovo e la cera. La pittura ad [[encausto]], invece, la si otteneva con colori miscelati con la cera.
Per pittura parietale, si intende un dipinto realizzato a fresco che veniva eseguito su intonaco di calce fresca con colori macinati e diluiti in acqua. La pittura a tempera veniva eseguita diluendo i colori in solventi collosi e gommosi, con il rosso d'uovo e la cera.


'''Pittura ad encausto'''
Esistono numerosi stili di pittura parietale,i più famosi sono gli [[Pittura pompeiana|stili pompeiani]], che coprono un arco dal [[II secolo]] d.C. al [[79]] d.C. Essi vengono tradizionalmente divisi in quattro stili, partendo dal [[primo stile|I stile]] di stampo greco-sannitico a il [[quarto stile|IV stile]] di stampo neroniano. Ovviamente anche a Roma ci sono grandi esempi di questi quattro stilli pittorici Pompeiani.

''la pittura ad encausto si otteneva con colori miscelati con cera''


=== Pittura su tavola ===
=== Pittura su tavola ===
La pittura su tavola era sicuramente praticata in tutto il Mediterraneo, ma i reperti pervenuteci sono molto rari e limitati unicamente a zone dove le condizioni climatiche hanno permesso la conservazione, come l'[[Egitto]], in particolare la zona del [[Fayyum]], da dove provengono numerosi [[Ritratti del Fayyum|ritratti funerari]].
La pittura su tavola era praticata in tutto il Mediterraneo, ma i reperti sono molto rari e limitati unicamente a zone dove le condizioni climatiche hanno permesso la conservazione, come l'[[Egitto]],da dove provengono numerosi [[Ritratti del Fayyum|ritratti funerari]].


=== Pittura compendiaria ===
=== Pittura compendiaria ===
La pittura compendiaria a Roma è un tipo di pittura eseguita su oggettistica (per es. vasi o piatti). Essa è molto veloce e stilizzata: il pennello sfiora solo velocemente il supporto, su cui è stato fatto prima uno schizzo del disegno. Non vi è marcatura dei contorni, tutto appare spontaneo.
La pittura compendiaria a Roma è un tipo di pittura eseguita su oggettistica. Essa è molto veloce e stilizzata: il pennello sfiora solo velocemente il supporto, su cui è stato fatto prima uno schizzo del disegno. Non vi è marcatura dei contorni, tutto appare spontaneo.

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
* [[Gaio Plinio Secondo]], [[Wikisource:la:Naturalis Historia|''Naturalis Historia'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]].
* [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] e [[Mario Torelli]], ''L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma'', Utet, Torino 1976.
* Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, ''I tempi dell'arte'', volume 1, Bompiani, Milano 1999.

== Voci correlate ==
* [[Pittura romana di giardino]]
* [[Stili pompeiani]]
* [[Mosaico romano]]

== Altri progetti ==
{{Interprogetto|commons=Category:Ancient Roman paintings}}

== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}

{{Pittura romana}}
{{arte romana}}
{{Portale|Antica Roma|pittura}}


[[Categoria:Pittura romana| ]]
[[Categoria:Pittura romana| ]]

Versione delle 18:19, 16 mar 2016

Gli stili di pittura Romana

  • La pittura romana è una delle scuole pittoriche che meglio si sono tramandate, nella generale rovina della pittura antica. I romani assimilarono in larga parte dall'altissima civiltà pittorica greca, imitandone i modelli e le tecniche e creando innumerevoli copie che, come è successo per la scultura, spesso ci permettono di conoscere con una certa approssimazione gli originali.
  • La straordinaria conoscenza della pittura romana è dovuta soprattutto alle condizioni di preservazione delle città vesuviane di Pompei, Ercolano e Stabia, dove sono stati ritrovati enormi quantitativi di pitture, soprattutto affreschi parietali.

Un altro grande serbatoio di pitture romane sono i ritratti su tavola delle mummie in Egitto.

  • Roma ha preservato alcuni notevoli esempi di pitture, ma le più antiche sono elaborati nella capitale e da qui si diffusero nelle province.

Pittura Trionfale

Dal III secolo a.C. si ha la documentazione di pitture "trionfali", cioè di dipinti portati nei cortei dei trionfi con le narrazioni di eventi della campagna militare vittoriosa o l'aspetto delle città conquistate. La pittura trionfale ebbe influenza nel rilievo storico romano. Un primo esempio di questo genere di pittura lo troviamo quando il consolare Manio Valerio Massimo Messalla volle pubblicizzare le proprie vittorie creando una serie di pitture parietali nella Curia del Senato Un secondo esempio ci viene raccontato da Gaio Plinio Secondo, e riguardava la rappresentazione delle vittorie di Lucio Scipione Un terzo esempio riguardava invece la vittoria romana sulle forze macedoniche , dove le rappresentazioni pittoriche furono esibite dal vincitore Lucio Emilio Paolo.

Questo genere di pittura venne utilizzato anche durante tutto il periodo imperiale come ci racconta ad esempio la Historia Augusta riguardo alle campagne militari vittoriose di Massimino Trace (235-237). In questa circostanza:

«[Massimino] dispose che fossero dipinti dei quadri raffiguranti le fasi in cui era stata condotta la guerra stessa, e che venissero esposti davanti alla Curia, perché fosse la pittura a raccontare le sue res gestae. Ma dopo la sua morte il Senato, ne dispose la loro rimozione e distruzione.[1]»

Pittura Paleocristiana

La pittura dei primi secoli del Cristianesimo derivò i propri stilemi da correnti artistiche già in atto, legate al paganesimo o ad altre religioni, attribuendo però alle rappresentazioni altri significati.

Un esempio emblematico è quello dell'immagine del banchetto che divenne la rappresentazione dell'Ultima Cena e quindi simbolo della celebrazione dell'Eucarestia, la liturgia fondamentale della nuova religione. Gli elementi di similitudine tra raffigurazioni cristiane e pagane hanno portato ad avvalorare l'ipotesi che gli artisti lavorassero indistintamente. Anche lo stile delle pitture va da un iniziale realismo a forme sempre più simboliche e semplificate.

Buon pastore seconda metà del III secolo, Catacombe di Priscilla, Roma

L'aniconismo, cioè il divieto di raffigurare Dio secondo un passo dell'Esodo, applicato fino al III secolo, significò la necessità di usare simboli per alludere alla divinità: il sole, l'agnello, o il pesce, il cui nome greco era l'acrostico di "Gesù Cristo Salvatore figlio di Dio".

Altre immagini-segno sono quelle che invece di narrare un avvenimento suggeriscono un concetto: il Buon Pastore, che simboleggiava la filantropia di Cristo, l'orante, simbolo di sapienza, ecc. Anche queste raffigurazioni furono mutuate da iconografie antecedenti: il pastore proviene da scene pastorali o allegorie della primavera, il Cristo-filosofo, deriva dalla figura del filosofo Epitteto.

Pittura parietale

Per pittura parietale, si intende un dipinto realizzato a fresco che veniva eseguito su intonaco di calce fresca con colori macinati e diluiti in acqua. La pittura a tempera veniva eseguita diluendo i colori in solventi collosi e gommosi, con il rosso d'uovo e la cera.

Pittura ad encausto

la pittura ad encausto si otteneva con colori miscelati con cera

Pittura su tavola

La pittura su tavola era praticata in tutto il Mediterraneo, ma i reperti sono molto rari e limitati unicamente a zone dove le condizioni climatiche hanno permesso la conservazione, come l'Egitto,da dove provengono numerosi ritratti funerari.

Pittura compendiaria

La pittura compendiaria a Roma è un tipo di pittura eseguita su oggettistica. Essa è molto veloce e stilizzata: il pennello sfiora solo velocemente il supporto, su cui è stato fatto prima uno schizzo del disegno. Non vi è marcatura dei contorni, tutto appare spontaneo.

  1. ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 2.8.