Cesare Maccari: differenze tra le versioni
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Nato nel [[1840]] a [[Siena]], Maccari iniziò la sua attività artistica inizialmente come [[scultura|scultore]]; in seguito passò alla [[pittura]], divenendo allievo di [[Luigi Mussini]] all'[[Accademia di Siena]].<br> |
Versione delle 08:24, 13 feb 2016
Cesare Maccari (Siena, 9 maggio 1840 – Roma, 7 agosto 1919) è stato un pittore e scultore italiano. È stato anche un importante acquafortista.
Biografia
Nato nel 1840 a Siena, Maccari iniziò la sua attività artistica inizialmente come scultore; in seguito passò alla pittura, divenendo allievo di Luigi Mussini all'Accademia di Siena.
Dopo aver studiato i più importanti pittori veneti del XVI secolo, si recò a Firenze per studiare i grandi pittori rinascimentali fiorentini, quali Raffaello, Leonardo da Vinci ecc. Giunto a Roma, la famiglia Savoia, appena diventata la famiglia reale italiana, gli affidò la decorazione della Cappella Reale del Sudario, che finì di affrescare nel 1873.
La fama che gli derivò da questo importante lavoro aumentò dopo la realizzazione dei famosi affreschi nella «sala Maccari» (che non a caso prende il nome da lui) del Palazzo del Senato (1881 - 1888), affidatigli in seguito ad un concorso da lui vinto. Nella natale Siena sono opera sua gli affreschi nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico; qui si conserva inoltre il quadro «Fabiola», che ottenne un grande successo ed il parere favorevole della critica in una mostra del pittore svoltasi a Roma nel 1870. Altri importanti affreschi si trovano nella Chiesa della Consolazione a Genova, nella Cattedrale dell'Assunta a Nardò (Lecce) e quelli, considerati il suo capolavoro, di una cupola nella Basilica di Loreto (1888 - 1895).
Divenuto uno dei pittori di successo della Roma umbertina, Maccari partecipò alla lottizzazione del nuovo rione Ludovisi facendo realizzare, a partire dal 1902, il villino neogotico agli Horti Sallustiani (completo di torrette, parzialmente abusivo) che ancora mantiene il suo nome. Mentre si occupava di importanti lavori nel Palazzo di Giustizia di Roma, fu colpito da paralisi nel 1909; a seguito di ciò dovette abbandonare ogni attività. Morì a Roma nel 1919. È sepolto presso il Cimitero del Verano di Roma.
Voci correlate
Bibliografia
- G. De Sanctis. Gli affreschi di C. Maccari nel Senato. Roma, 1889
- G. Cantalamessa. Gli affreschi di C. Maccari nella cupola di Loreto. Roma, 1895
- A. Colasanti, in «Encicl. Treccani», XXI (1934), pp. 728-729: li. GalettiE. Camesasca, op. cit. 1951, pp. 1441-1442. L. Servolini, op. cit. 1955, p. 453; A. M. Comanducci, op. cit. 1962, pp. 1044-1045; G.L. Marini, «Dizion. Encicl. Bolaffi». Torino 1975, VII, pp. 80-81.
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Cesare Maccari
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cesare Maccari
Controllo di autorità | VIAF (EN) 55004035 · ISNI (EN) 0000 0000 6634 8801 · SBN VBAV001050 · BAV 495/307326 · Europeana agent/base/118251 · ULAN (EN) 500031383 · LCCN (EN) n2002011808 · GND (DE) 121449491 |
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